Il 25 settembre 2004 fu un giorno nefasto per la Villa
Bossi-Zampolli di Azzate, come si può rilevare dal frontespizio del volumetto
edito da Porro & C. Art Consulting, che pubblicizzava l’Asta 10 per la vendita di “Mobili, dipinti
e arredi del Castello di Azzate”.
Il cospicuo patrimonio
pazientemente accumulato dal dottor Nino Zampolli, che per anni aveva arredato le numerose sale
della villa, comunemente detta il Castello di Azzate, stava per essere venduto
al miglior offerente.
Anche lo stemma della regina Maria
Cristina di Borbone, che aveva abitato la villa dal 1838 al ….. venne
aggiudicato con il tradizionale colpo di martello dal banditore e si è persa
così l’unica testimonianza del passaggio della reale figura ad Azzate.
Degli arredi del conte Claudio
Luigi Bossi, costruttore della villa dal 1771 al 1779, non era rimasto nulla ad
eccezione degli affreschi di Giovanni Battista Ronchelli per il semplice fatto
che non si potevano strappare dai muri, altrimenti sarebbero stati venduti anche
quelli, come conseguenza del declino cui era andata incontro la nobile famiglia
e tutto quello che non era stato trasportato a Como, nuova dimora anche per
ragioni d’ufficio, era stato venduto per cercare di sanare i debiti contratti.
Di Lorenzo Obicini che aveva
acquistato la villa nel 1810 non è rimasta alcuna traccia tranne il suo nome e
miglior sorte non toccò ai discendenti del conte Filiberto Avogadro di
Collobiano che ricevette la villa per disposizione testamentaria della regina
Maria Cristina, in segno di riconoscenza per i buoni servigi ricevuti
nell’opera di restauro dell’Abbazia di Autecombe dove si trovavano le tombe dei
Savoia.
Una copia fedele della celebre
statua di Maria Cristina attorniata da un aspirante pittore e da un giovane
poverello aveva adornato una nicchia prospiciente il parco della villa e poi se
ne era persa la traccia. Si dice che fosse stata donata al parroco di Azzate
don Angelo Cremona che per qualche tempo l’aveva ricoverata in cantina e
qualcuno l’aveva potuta osservare quando si allestiva la pesca di beneficenza
denominata “Pozzo di San Patrizio”.
Dell’acquedotto fatto costruire
dalla regina dal Colle di San Quirico fino alla villa, per irrigare il vasto
parco all’inglese da lei realizzato, è rimasta soltanto la tubatura, interrotta
il prossimità della strada provinciale per Daverio, e quindi la preziosa acqua
non arriva più al Castello e nemmeno alla fontanella che era stata predisposta
nella piazzetta antistante il suo ingresso per uso della popolazione e con il
giusto fine di non sprecare l’acqua in eccesso agli usi domestici della villa
che invece potevano tornare di molta utilità ai contadini.
Nella cosiddetta Sala delle Armi
facevano bella mostra si sé i ritratti ad olio degli antenati Bossi che vennero
asportati e molto probabilmente venduti, mentre rimasero affrescati sul muro le
cornici ed i nomi dei personaggi che, evidentemente, non potevano essere
strappati.
Queste testimonianze non vennero
mai ricoperte con nuove imbiancature e tutte le famiglie che si alternarono del
possesso della villa rispettarono queste “reliquie”, testimonianza di un
passato molto più florido e che, almeno, rispettava i nomi propri di persona e
l’anno della loro morte.
Paolo Bossi, Giulio Cesare Bossi,
…. sono infatti gli antenati del conte Claudio Luigi Bossi.
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