mercoledì 23 ottobre 2013

Colonnello Enrico Parenti

Per tutti ad Azzate era il colonnello. Un distinto signore, piuttosto schivo, che veniva a passare le sue vacanze estive in Villa Cottalorda e da ultimo in Villa Castellani.
Aveva una particolare simpatia per donna Daria Cottalorda che gli aveva concesso il privilegio di riordinare l'archivio della nobile famiglia Bossi che le era pervenuto dai suoi antenati.
Sicuramente donna Daria e sua sorella donna Valentina avrebbero avuto la cultura sufficiente per provvedere direttamente a tale riordino ma, evidentemente, consideravano più vantaggioso e proficuo dedicarsi ad altre mansioni, quali l'amministrazione del cospicuo patrimonio immobiliare in provincia di Varese e di Como, da cui traevano i frutti per il loro sostentamento.
Già il fatto di abitare in quella sontuosa villa che una volta era stata la "casa da nobile" del cosiddetto ramo Bossi di Milano, comportava di avere a disposizione un discreto patrimonio finanziario e non era raro il caso che si sentisse riferire dai contadini di Azzate che i terreni da loro lavorati fossero di proprietà delle "Parniselle" poiché è proprio con questo soprannome che venissero etichettate le due signorine che non convolarono mai a giuste nozze.
Il colonnello aveva invece a sua disposizione una discreta cultura e molto tempo libero che poteva dedicare a leggere quelle vecchie carte e decidere se collocarle nella prima, nella seconda o nella terza sezione.
Molto spesso gli capitava di imbattersi in documenti scritti in latino e doveva dar fondo alle sue conoscenze scolastiche giovanili.
Altre volte la sua pazienza era messa a dura prova e, allora, gli scappava qualche commento sagace come quello che viene riprodotto qui sotto. Sembra sentirgli dire: "E' inutile che stiamo qui ad alambiccarci il cervello sui beni di Castronno, tanto non ci sono più!" nel senso che non fanno più parte del patrimonio dei Cottalorda poiché sono stati venduti.

Note autografe del colonnello Enrico Parenti.
Il colonnello morì per primo e fu sepolto ad Azzate. Quando morì la moglie Maria Carolina Sylos Labini, il figlio Fabio penso di riunire le due salme ad Azzate e questa è la lapide funebre che ricorda i due coniugi.

Cimitero di Azzate. Tomba del contrammiraglio Enrico Parenti
e della moglie Maria Carolina Sylos Labini.

La lapide al Cimitero di Azzate è stata messa in opera a cura del figlio Fabio in ricordo dei propri genitori. Accanto alle spoglie del contrammiraglio deceduto nel 1974 a Roma sono state  riposte le ceneri della seconda moglie Maria Carolina Sylos Labini, deceduta a Frosinone in una casa di cura nel 2007. “Silentium verbum Dei”: il silenzio è la parola di Dio. Questa massima può avere anche questo significato: “Il silenzio è d’oro”.

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