martedì 8 ottobre 2013

Il libro della nobiltà lombarda - I Bossi

 Rassegna storica delle famiglie nobili lombarde attraverso un millennio - Le imprese - Le vicende, promossa dalla CAUSA PIA CARCANO – Milano.


BOSSI

Secondo la  Chronica di Donato Bossi questa nobile famiglia milanese avrebbe origini addirittura anteriori all'era volgare e avrebbe adottato l'insegna con il bue bianco dopo averla vista sopra una nave egiziana risultata utile alla fuga.
Pietro Boccalino da Orta, nella sua Historia riferisce che i Bossi ebbero già residenza in Milano sin dall'anno 150 d.C. e BENIGNO, divenuto santo e ventesimo arcivescovo della diocesi ambrosiana (465-472) fu il primo illustre personaggio ad "havere ornato questa famiglia". Un altro arcivescovo, ANSPERTO, sedette sulla cattedra di Sant'Ambrogio dall'868 all'881 ed è ritenuto essere il fondatore della chiesa di San Satiro; MAFFEO, amico dell'imperatore Lotario III di Sassonia venne da questi nominato, nel 1128, suo Vicario generale di Lombardia e governatore di Lodi.
Dopo i favori ottenuti da Federico Barbarossa, la casata crebbe in prestigio ed in considerazione tanto da essere inclusa nella Matricola di Ottone Visconti del 1277. Ormai inserita nel patriziato cittadino, si schiera nel partito ghibellino: ALBERTO, nel 1331, viene nominato membro della commissione milanese incaricata di riformare gli statuti comunali delle leggi dei Torriani. Ma nel 1322 DIOMEDE viene citato nel processo canonico intentato contro i fautori dei Visconti dopo essere stato, nel 1317, ambasciatore di Matteo Visconti presso il pontefice Giovanni XXII per la questione della scomunica.
Stabilitasi la dominazione viscontea, GIACOMO, consigliere di Giovanni Visconti è inviato, nel 1350, come ambasciatore presso Astorgio di Durafort; VASSALLINO, in qualità di agente visconteo, ottiene l'incarico di allacciare trattative con Amedeo VI di Savoia e la Chiesa nel 1374.
Durante i trenta mesi dell'Aurea Repubblica Ambrosiana, TEODORO, che fu tra i fondatori di essa, si pronuncia in favore della ripresa delle ostilità contro Venezia ed è inviato dai Capitani milanesi a congratularsi con Francesco Sforza per la presa di possesso di Milano. Il di lui fratello, LUIGI, iscritto al nobile collegio dei dottori, era stato parimenti favorevole all'avvento del "Gran Sforzesco" quale novello duca e subìta l'accusa, come il suo consanguineo, di alto tradimento ai danni dell'Aurea Repubblica, bandito e confiscato, venne scagionato da ogni sospetto per intercessione di Carlo Gonzaga. Si inserisce in questo periodo il noto cronista milanese DONATO (1436-1500 ca.) notaio ed autore di una Chronica universale dalle origini del mondo sino al 1492, in lingua latina e interessante soprattutto per la storia dell'epoca viscontea.
Con l'avvento di Francesco I Sforza al ducato di Milano, il predetto Luigi otteneva da questi il feudo di Meleto Lodigiano, quindi il ramo principale discendente da un capostipite in persona di ARNALDO, vivente nel XII sec., esprimeva: GIOVANNI (1428-1492), letterato e padre di MATTEO, feudatario di Meleto e conte palatino, di LUIGI (+1482) senatore, di FRANCESCO, cameriere ducale e del nominato DONATO. Questa casata espresse numerosi esponenti nell'amministrazione dello Stato di Milano: furono magistrati delle Entrate Straordinarie: ANTONIO (1450), VIRGILIO (1541) e SIMONE (1590).
Furono notai della camera ducale e del governo di Madrid: GIOVANNI PIETRO (1487),GABRIELE (1450), GEROLAMO (1496), GIOVANNI BATTISTA (1510), altro VIRGILIO(1531), BENEDETTO (1533) e PIETRO FRANCESCO (1561). Furono avvocati fiscali:SIMONE (1489), EGIDIO (1526), altro SIMONE (1579), e il marchese GALEAZZO (1672).
FABRIZIO, figlio del prenominato Antonio, dopo essere stato Vicario di Provvisione nel 1601, senatore e ambasciatore, ottenne da Filippo IV, re di Spagna, il titolo di marchese di Musso con diploma 3 luglio 1620. Il di lui figlio, GIOVANNI GALEAZZO (+1684) venne eletto Vicario di Provvisione nel 1655, Capitano di Giustizia nel 1664 e quindi senatore e podestà di Pavia.
Furono dei LX Decurioni della città di Milano per la linea dei marchesi di Musso:GALEAZZO (dal 1648 al 1686), FABRIZIO BENIGNO (1694-1709), SIMONE (1733-1759) e BENIGNO (1759-1796). Per la linea dei signori di Val Bodia (ottenuto come feudo in forza di acquisto fatto nel 1538): EGIDIO (dal 1536 al 1549), MARCO ANTONIO (1550-1571), EGIDIO (1571-1593) e altro EGIDIO (1592-1595). Da GALEAZZO (n. 1699), citato tra i predetti Decurioni, e da Eleonora Della Porta dei conti di Rovello, disceseroBENIGNO (1731-1815) decurione, ciambellano, dei XII di Provvisione, morto senza discendenza mascolina e GIOVANNI (1735-1802) il di cui figlio BENIGNO GEROLAMO(1788-1870) successo alla zio omonimo nel titolo marchionale: amico del Confalonieri e del Pecchio, fu oppositore del predominio francese in Italia, fervente patriota, partecipò ai moti del 1821 e dovette esulare a Ginevra dove conobbe il Buonarrotti. Condannato a morte in contumacia a Milano nel 1824 si trasferì a Londra, poi a Edimburgo e di nuovo a Ginevra dove conobbe il Sismondi, ne sposò la nipote Adelina Bertrand e ottenne la cittadinanza elvetica.
Una diramazione dei Bossi si formò da un RABAGLIO, figlio del capostipite Arnaldo, signore di Azzate presso Varese ed espresse: EGIDIO, podestà di Alessandria, di Bergamo e di Novara, creato senatore dall'imperatore Carlo V; FRANCESCO (+1584), governatore di Perugia, vescovo di Gravina e quindi di Perugia e poi di Novara nel 1579;MARCANTONIO (1579) cavaliere aurato, padre di GEROLAMO, storico e poeta, professore di Pavia e CARLO (n. 1750) barnabita, letterato con i quali ebbe fine la linea dei Bossi di Azzate, continuata con i discendenti di BERNARDO e confermata nella nobiltà e nel titolo comitale con decreto del Tribunale Araldico nel 1781 e nel 1816. Questa linea venne iscritta nell'Elenco Ufficiale con il titolo di "patrizio milanese" per maschi primogeniti, e con trattamento di "don" e di "donna".
La linea primogeniale, riconosciuta nell'antica nobiltà e nei titoli spettantigli dal Tribunale Araldico nel 1770, venne iscritta dell'Elenco Ufficiale con i titoli di "patrizio milanese" per discendenza maschile e di "marchese di Musso" per maschi primogeniti, oltre al trattamento di "don" e di "donna".
Le vicende della casata Bossi non sono certamente terminate con il sec. XVIII perché il ramo detto di Bodio (località del Varesotto), di agnazione comune con i conti Bossi di Azzate, già dal 1377 iscritto nella "Matricula" di Ottone Visconti, è stato rappresentato fino al 1999 con donna Antonietta.
Amdebue i rami principali discendono da un ARNOLDO di Milano il cui figlio RABALIO, nel 1290, dette origine al ramo di Azzate. Da questa località la famiglia si trasferì a Bodio dove tuttora vive il figlio del fu PIETRO ed infine a Reggio Emilia ed a Casorate Sempione (Varese). Nel Varesotto la casate dette il proprio nome alla Val Bossa che ha come centro Azzate e, attraversato il Lago di Varese, trovasi all'inizio della menzionata valle la località di Bodio sede del ramo omonimo dei Bossi. Tra i più significati rappresentanti dei Bossi di Bodio è annoverato San Benigno, arcivescovo di Milano, due beati (Gerolamo e Cambio) ed un cardinale, Guidone. Nel 1489 i discendenti del detto ramo si fregiarono per le loro benemerenze verso il Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza del titolo di "nobilibus de Bossiis de Acciate". Documenti notarili redatti sotto l'occupazione dell'Austria dimostrano che questi Bossi godevano di diritto dei titoli nobiliari tanto che un don GIUSEPPE CARLO(1799-1890) del fu don Galeazzo, bisnonno degli attuali rappresentanti della famiglia, risulta iscritto nei registri dell'Imperial Regio Ufficio delle Ipoteche di Milano quale possessore di estesi beni fondiari e domiciliato in Contrada della Bagutta al civico n. 839. Detta casa, per la parte rustica, è oggi occupata dal noto Ristorante Bagutta (dove nel 1926 venne istituito il famoso premio letterario) mentre per la parte nobile è di proprietà della famiglia Orsi-Rossari. Da detto Giuseppe Carlo discesero sei figli tra cui GALEAZZO(n. 1834) padre di GIUSEPPE (visse solo 14 mesi), CARLO (+1890), ANDREA (+1893) che non ebbero discendenza a Giuseppina (+1895) e PIETRO (n. 1870) dal quale sono discesi: Maria Luigia (n. 1913), Antonietta (n. 1911, +1999) e TEBALDO (n. 1910). Ai Bossi è sempre spettato il trattamento di Don e di Donna ed il titolo di nobile (per maschi e per femmine) in forza di decreto di riconoscimento 10 giugno 1941. Gli attuali rappresentanti sono: Nob. CESARE, dottore commercialista nato a Madrid il 5 maggio 1899, figlio del grand'ufficial Pietro (+1937) e di Maria Lazzaro, marito di Laura Colombo dalla aule ebbe PIETRO ULISSE ANTONINO (n. 1926) avvocato che è padre di Elena (n. 1960), di CESARE ALESSANDRO (n. 1962) e di ANDREA (n. a Reggio Emilia nel 1968). Fratelli: PIETRO (n. a Madrid 1901-1955) e LUIGI (n. a Madrid 1903) padre di FRANCO ALBERTO (n. a Ornavasso 1932) dottore, di Anna Maria (n. 1935) e di MARCO LUIGI (N. 1936) padre a sua volta di Anna Rosa (n. a Milano 1965) e di PIETRO MARIO (n. a Milano 1967).
Milano ha dedicato una via alla casata Bossi e lo stemma originario, che presenta un bue d'argento che agita gambe e corna in campo rosso, è simbolo evidente di forza dinamica. La stessa etimologia del cognome (chiaro riferimento alla nota qualità di legno "bosso") può essere un fortunato auspicio di felice progenie.

Arma: Di rosso, al bue d'argento, passante.



BIBLIOGRAFIA
-         Donato BossiCronaca bossiana
-         Giorgio GiuliniMemorie, tomo III, pagg. 354, 650
-         Caterina SantoroGli Uffici del dominio sforzesco, pagg. 246, 376, 213, 551, 532
-         Paolo MoriggiaHistoria dell'antichità di Milano, pagg. 473, 476
-         Franco AreseElenchi dei magistrati patrizi di Milano (1535-1796), in "Archivio Storico Lombardo" 1957
-         Elenco generale della Nobiltà Italiana (1966) - Casa Editrice l'Araldica - Libro d'oro, 1969-72, pagg. 240-1.

BOSSI

  
Casata ticinese e considerata tra le più note famiglie del Canton Ticino nel periodo 1500-1700, cioè dalla fine della soggezione di questo territorio al Ducato di Milano avvenuta nel 1516 e sino all'annessione alla Confederazione Elvetica. Centri di espansione di questa casata, nel territorio ticinese, furono Monte e Bruzella, due villaggi all'imbocco della Valle di Muggio: nel territorio italiano, Porto Ceresio ed Azzate. L'anno 1420 vide l'ammissione alla cittadinanza di Como di ben undici Bossi appartenenti a tre famiglie oriunde dai due villaggi  mendrisiani. A Como, tuttavia, preesistevano casate dello stesso nome ed una di queste proveniva da Milano. Un FRANCESCO, fu vescovo di Como (1420-1434) e prese parte al Concilio di Basilea.

Arma (comune a tutti i Bossi): bue passante, d'argento in campo rosso.

BIBLIOGRAFIA
A.L. RivaArmoriale Ticinese, pag. 53.

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