lunedì 21 ottobre 2013

Lapidario azzatese


Il 25 marzo 2008 Varese News presentava il progetto “Museo Epigrafico e Lapidario Verbanese. Parte Prima. Cimiteri dell’Alto Verbano Lombardo” con queste parole: “Non fuggite le tombe: sono archivi di pietra!. Gli archivi si presentano sotto forme non solo cartacee. I cimiteri sono luoghi di conservazione delle spoglie dei defunti, luogo dove ad essi si tributa mesto affetto e accorato ricordo privato. Ma i campisanti sono anche preziosi e tutt’altro che tristi depositi di memorie, scritte nella pietra delle lapidi e dei tumuli. Pietra che purtroppo è tutto, fuorché duratura. Le lapidi dei cimiteri e delle chiese cimiteriali sono state spezzate, disperse, cotte per fare calcina, scalpellate perché ingombranti politicamente, o semplicemente rimosse perché non utili o disutili, o inutili.
Ma la nostra storia è la nostra coscienza, il nostro futuro prende le mosse dal nostro passato. Non fuggite dunque le tombe: molto hanno da insegnare, da tramandare, da dire al tempo nostro presente, al tempo che verrà”.


Secondo la Cronica di Donato Bossi questa nobile famiglia milanese avrebbe origini addirittura anteriori all'era volgare e avrebbe adottato l'insegna del bue bianco dopo averla vista sopra una nave egiziana risultata utile alla fuga.
Pietro Boccalino d'Orta, nella sua Historia riferisce che i Bossi ebbero già residenza in Milano sin dall'anno 150 dopo Cristo e Benigno, divenuto santo e ventesimo vescovo della diocesi ambrosiana (465-472) fu il primo illustre personaggio ad "haver ornato questa famiglia". Un altro arcivescovo, Ansperto, sedette sulla cattedra di Sant'Ambrogio dall'868 all'881 ed è ritenuto essere il fondatore della chiesa di San Satiro.
Maffeo Bossi, amico dell'imperatore Lotario III di Sassonia venne da questi nominato, nel 1128, suo vicario generale di Lombardia e governatore di Lodi.
A suo onore si trovano questi antichissimi versi: "Nomen in Insubribus Bossiis temere, primumque: Ne de te taceat vir bello, paceque Mapheae maxime non tantum hui, verun et Laudensibus esse Lotharius voluit Caesar, dominumque ducemque".
Signoreggiarono di certo i Bossi sia nell'Insubria che nelle valli, castelli e ville[1] onde non ci si deve meravigliare se da parente e compagno lo trattò l'imperatore Federico I, avendo forse i vecchi di Svevia con questi potentissimi sovrani fatte parentele e amicizie.
Parimenti questi antichissimi versi dicono di Maffeo: "Ut vero Italiam venit Federicus amavit hos socios, tamquam, aut heredes sanguineos, ampla ornamenta illis regolit, donoque, censeus".
Dopo i favori ottenuti da Federico Barbarossa, la casata crebbe in prestigio ed in considerazione tanto da essere inclusa nella Matricola di Ottone Visconti del 1377.
Ormai inserita nel patriziato cittadino, si schiera nel partito ghibellino.

Milano. Palazzo Litta. Origines Bossiae gentis.



Si tratta di una scultura della seconda metà del XIV sec. dei Maestri Campionesi. La parte frontale presenta tre formelle pressoché quadrate di cui la più significativa è quella centrale. In essa sono raffigurati: la Vergine assisa in trono che sostiene il Divin Pargoletto.)

Milano. Chiesa di S. Marco. Arca di Giacomo Bossi.


Genuflesso, in atto di donare alla Madonna il modello di una chiesetta (che ha tutte le caratteristiche dell'antica Chiesa di S. Marco) è raffigurato Giacomo Bossi, scalzo, vestito con l'abito di cavaliere, con la spada sul fianco sinistro. L'offerente è presentato alla Madonna dai santi Ambrogio e Giovanni Battista, riconoscibili il primo dai paramenti vescovili e dallo scudiscio che tiene nella mano destra; il secondo dagli abiti da anacoreta e dalla croce. Giacomo Bossi morì nel 1355.
(Vedi anche lo stemma di Gabriele Bossi, suo nipote).

Milano. Chiesa di S. Marco. Arca di Giacomo Bossi.

Il Moriggia (PAOLO MORIGGIA, Storia della nobile città di Milano) riferendo di Gabriele Bossi lo qualifica come un gentiluomo milanese che, trovandosi potente e ricco, fabbricò a sue spese la Chiesa di S. Ambrogio ad Nemus con gli altri edifici annessi.
E' tradizione che S. Ambrogio (340-397) usasse di quando in quando, lasciare la città e ritirarsi in una casetta in mezzo ad un bosco attraversato da un fiumicello, a meditare e a scrivere.
Casa e bosco disparvero, ma rimase il nome al luogo, che si chiamò S. Ambrogio ad Nemus (al bosco).
Importantissimo fu il convento sorto accanto alla casetta che fu nel frattempo trasformata in chiesa. Esso sfuggì alla distruzione dei Goti del 539 e, attraverso vicende alterne, sopravvisse fino al 1375 quando il papa Gregorio XI, in un suo rescritto da Avignone dell'11 dicembre al Priore di S. Ambrogio ad Nemus, concedeva a questi frati di condurre la vita con la professione e la regola di S. Ambrogio, usando il rito ambrosiano.
E' probabile che l'intervento di Gabriele Bossi riferito dal Moriggia si identifichi proprio al 1389, anno in cui il tempio subì radicali trasformazioni ed assunse il titolo di Basilica.
Nel 1396 anche il duca di Milano Gian Galeazzo Visconti manifestava la sua benevolenza verso questo convento, concedendo l'esenzione dai dazi e dalle gabelle.
Appartenne Gabriele a un'importante famiglia di giureconsulti; egli stesso vi fece parte dal 1385 al 1392 e nel 1386 fu dei XII di provvisione. (Documento conservato in A.S.C. - Raccolta Landoni - Cartella n. 4 presso l'Archivio Storico Civico e Bibliopteca Trivulziana presso il Castello Sforzesco di Milano. 1.7.1743 comparizione di D. Antonio Francesco Bossi figlio dell'ill.mo D. Gio. Stefano per il riconoscimento della sua nobiltà, pagg. 2 e 3). Suo nonno (leggi: padre) Giacomino fu ascritto al Collegio dal 1348 al 1355 ed ottenne anche il titolo di conte palatino. Con privilegio concesso dall'imperatore Carlo IV nel 1355, estratto in autentica forma dalle membrane del Venerando Collegio dei Notai di Milano, ottenne la facoltà di poter creare notai in virtù della particolare amicizia che lo legava allo stesso imperatore per essere stato suo auditore nel sacro imperiale palazzo e suo familiare domestico. Sotto i Visconti fu consigliere di Giovanni e nel 1350 fu inviato come ambasciatore presso Astorgio di Durafort. Gli fu contemporaneo Vespasiano, suo fratello, che godette degli stessi privilegi imperiali e viene nominato in un documento del 4 giugno 1375 come procuratore ducale di Bernabò Visconti.

Milano. Chiostro di S. Ambrogio ad Nemus.

TERRITORIO D’AZZATE detto della VALLE BOS-
SIA PIEVE DI VARESE DUCATO DI MILA-
NO misurato dal Geometra CARLO DE COELHO
& FONSECA in occasione della Misura Generale del No-
vo Censimento dello Stato di MILANO principiata il giorno
28 Maggio e terminata XI Luglio.
Coll'assistenza di Francesco Martignone, Antonio Nicolino e Tomaso Mirasole.
Copiata dal Disegnatore Antonio Cusani in fogli 14.
ANNO MDCCXXII

Varese. Archivio di Stato. Catasto di Maria Teresa.


"Fu poi molto accanita la contesa che nel secolo XVII si era destata intorno alla famiglia di San Benigno vescovo  di Milano nel secolo V, se fosse, cioè, dei Bossi o meglio dei Bensi, lite che ai nostri giorni (1878) sarebbe tosto caduta da sé, ma che in quel tempo fu seriamente giudicata dalla corte di Roma in favore dei primi, per un suggello che i Bossi avevano presentato, già rinvenuto nel 1582 entro l'urna del presule quando San Carlo ne riconobbe le ceneri; non avvertendo, come nota il Sassi, che al cadere dell'impero, l'antico uso dei cognomi gentilizi rimase per più di cinque secoli dimenticato, per cui non parve risollevarsi che intorno al secolo XI (Saxius, archiep. Med., serie I, 129 S. Benigno).
Al quale proposito aggiunge il Fumagalli, che l'argomento del suggello renderebbe vieppiù sospetta la cosa".[1]
Duomo di Milano. Tavola cronologica degli arcivescovi.





[1] POMPEO LITTA, Famiglie illustri, Bossi di Milano.



[1] MORIGGIA, Libro III dell'antichità di Milano, cap. XVIII.

Possono rientrare nel lapidario azzatese anche altre lapidi commemorative (nelle varie chiese, le lapidi dei caduti, sulla torre di S. Quirico, le lapidi migliari, ecc.).


La lapide ricorda che lo slargo fu creato grazie al dono del terreno fatto da Benigno Bossi per comodità e decoro della villa di Vincenzo Dandolo nel 1813.
Villa oggi chiamata Dandolo-Oppliger-Selene è in stile neoclassico edificata nel 1810 su disegno dell'arch. Leopoldo Pollack[1], con sopralzo del 1833; è dotata di parco.
Su un camino è affrescato lo stemma della nobile famiglia Bossi.




[1] Lo stesso architetto che progettò la facciata della Basilica di S. Vittore a Varese.

BENIGNO BOSSIO
OB AREAE PARTEM
ULTRO DONATAM ADVERSARUM AEDIUM
 DECORI ET COMMODO
VINCENTIUS DANDOLUS
CRATI ANIMI MON.
P.
ANNO MDCCCIII



A BENIGNO BOSSI
PER AVER SPONTANEAMENTE DONATA
UNA PARTE DELL'AREA
A DECORO E COMODITA'
DELL'EDIFICIO DI FRONTE
 VINCENZO DANDOLO
CON ANIMO RICONOSCENTE
POSE QUESTO MONUMENTO

NELL'ANNO 1803
Varese. Slargo di Via Walder. Lapide di Benigno Bossi.

Quasi sicuramente, esclusivamente i nobili Bossi di Azzate avevano diritto a essere sepolti nella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria, oltre agli ecclesiastici, naturalmente, e ne abbiamo la testimonianza da quanto ha lasciato scritto il notaio Giuseppe Antonio Grassi, figlio di Paolo abitante in Varese, che il 2 luglio 1774 rilasciava una dichiarazione in cui si faceva garante che nel tumulo posto nella Chiesa di Santa Maria di Azzate vi era una lapide sulla quale era scolpito lo stemma della nobile famiglia Bossi e riportava la dedica fatta porre nel 1758 dai fratelli Giovanni Battista e Antonio Francesco Bossi a ricordo del loro padre Giovanni Stefano e del loro antenato Giovanni Antonio.

D.O.M.
SP. ET M.D. JOA. ANT.
TRIT. PATRI CONDIT.
JO. STEPH. GENIT. O. REST.
ANT. F. PHYS. COLL. ET
JO. BAPT. BOSSIUS J.C.C.
FIL. MAER. P.

ANNO MDCCLVIII


Del 1791 è la scritta sulla tribuna della chiesa di San Lorenzo al Castello di Azzate:

TRIBUNAM
EX VETUSTATE LABENTEM
STATOR MAIOR
COMES ALOYSIUS BOSSI
PATRONUS
AERE PROPRIO RENOVABAT
MDCCXCI


Di qualche anno più antica una pergamena recentemente ritrovata, murata sul fronte della villa, con l'iscrizione in corsivo: "Alojsius Comes Bossius Supremus in Novo comensi Urbe Vigiliarum Praefectus Imperante Maria Teresia Comitis Juli Caesaris Filius, Mariae Teresiae comitissae Locatelli Vienensis Maritus; Francisci et Claudi Pater a Fundamernti erigebat anno 1771 aetatis suae quinquagesimo primo". Sulle assicelle contenenti la pergamena si legge la data 17 luglio 1771.


ALLA SALMA VENERATA
 DEL GENERALE GIACINTO COTTALORDA
 PATRIZIO TORINESE
 FREGIATO DELL'ORDINE MILITARE DI SAVOIA
 DELLA CROCE MAURIZIANA
 DELLA LEGIONE D'ONORE
 NATO A TORINO IL 13 LUGLIO 1781
 MORTO A MILANO IL 13 MARZO 1860
 FU TRA I PRODI D'AUSTERLITZ
 DA NAPOLEONE PRIMO ASCRITTO
CAVALIERE DELL'IMPERO.

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AL PRODE SOLDATO
GLI IMPERITURI OMAGGI
ALLO SPOSO, AL PADRE
IL PIANTO
DELLA CONSORTE MARIANNA CONTESSA BOSSI
E DEI FIGLI CARLO, GIACOMO, LUISA.


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"Che belle ferite ho visto sulla fronte
del bravo e buon generale Cottalorda! Ma su quante
fronti se ne devono vedere perché l'Italia
sia Italia?"

                                   Alessandro Manzoni




Alla santa e venerata memoria
della nobile MARIANNA BOSSI
del fu conte LUIGI
vedova del generale GIACINTO COTTALORDA
esempio costante di domestiche virtù
madre amorosissima adorata
il giorno 8 aprile 1881 in Milano
spirava nelle braccia dei suoi figli
che tanto l'amavano
e che la piangeranno sempre.





Qui dorme nell'eterno riposo
il nobile GIACOMO COTTALORDA
gentiluomo di stampo antico
accreditatissimo agente di cambio
onorato di perenne fiducia
dalla Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde
benefattore insigne
dell'Asilo d'infanzia di questo suo paese.

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Benedizioni e pace all'anima sua.



n. 24 ottobre 1847 m. 5 febbraio 1917.


Nobile donna
NORINA MARIA EVELINA COTTALORDA
nata TELLINI.
Forte spirito in fragili membra
anima buona generosa
tutta accesa di carità
pronta sempre a lenire le altrui sofferenze
sopportò eroicamente le proprie
che la trassero a morte
lasciando inconsolabile nel pianto
il consorte adorato
cui fu compagna in letizia
e confortatrice in ansie e in tristezze.
Nata a Lucca            Morta in Azzate
12 ottobre 1857          19 settembre 1908


                (Giannino Antona Traversi).



Accanto alla tomba del padre
glorioso soldato sabaudo
al cui nobile esempio informò la sua vita intera
riposa il nobile cavaliere
colonnello CARLO FELICE COTTALORDA
ufficiale d'ordinanza di S.M. Umberto
cavaliere dell'ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.

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Nato il 28 febbraio 1845
Morto il 23 settembre 1906
Per tutta la sua laboriosa milizia
e negli anni brevi del riposo
tre ideali seguì con affetto costante:
patria, famiglia, religione
e da essi ebbe il pietoso e fedele ricambio

di onore e di amore e di pace.


Qui riposa
la nobil donna ANGIOLA RIVA vedova nobile COTTALORDA.
Elette virtù attinse dalla nobiltà
della sua stirpe
e come creatura di Dio ebbe sembianze d'angelo.
Madre soave abbellì il culto della famiglia
sentì profonde le divine impressioni
di natura ed arte.
Amò con tenace tradizione la sua terra
e gli umili.
Caro fu il suo sorriso a tutti.
Passò beneficando, santificò gioie e dolori
e nell'abbandono della sua fede immensa
sostenne l'angelico trapasso.

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Alle desolate figlie
Daria e Valentina
sia luminoso esempio la sua divina ascesa.
n. a Como               m. in Azzate
14 aprile 1861          17 dicembre 1940.



Donna DARIA GIACINTA COTTALORDA
ultima di sua gente
in nobiltà di animo e di fede
raccolse ed insegnò
la distinta dignità del tratto
la fiducia e l'amore alla vita
l'armonia nel pensiero e nell'opera
il coraggio nella solitudine.


n. a Como          m.in Azzate

7 gennaio 1889     11 aprile 1971.




Qui riposa la nobile
donna VALENTINA COTTALORDA

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L'anima sua
assetata di bellezza e di poesia
spazia nelle pure regioni del cielo.
La sorella e quanti ebbe cari
ne rievocano le doti di mente e di cuore
l'attività e la forza serena d'animo
nella gioia e nel dolore.


n. a Como           m. in Azzate
19 gennaio 1891     12 settembre 1956





Pace e preghiere
all'anima
di
MARIA BERTOLOTTI COTTALORDA.
n. il 7 gennaio 1886 m. il 27 agosto 1910



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Alla dolce memoria
di

FERNANDA COTTALORDA

che
appena adolescente
seppe virtuosamente soffrire
meritando il paradiso


Nata a Como       Morta in Azzate
2 luglio 1892     29 luglio 1905




Affettuoso mesto ricordo
di

ELEONORA COTTALORDA

che
sfiorando la terra per soli 5 mesi
con ali d'angelo
tornava al cielo.
Nata a Como            Morta in Como
25 ottobre 1898        1° gennaio 1899

QUI TRASPORTATA DA COMO
NEL MCMLXIV
RIPOSANO NELLA TOMBA DEI CONGIUNTI
NOBILI COTTALORDA
LE VENERATE SALME DELLA
NOBILE FAMIGLIA RIVA DI S. VITALE.

1813 - 1925.      

EDES HAS ATTAVORUM BOSSIORUM A
JOANNE BOSSIO PATRE ADAUCTAS
MATTHEUS BOSSIUS IURECONSULTUS ET
SENATOR DETERSO SITU AMMOTA-
QUE RUINOSA SOLITUDINE AMPLIFI-
CAVIT TUM ECIAM MURO ET VALLO
COMMUNIVIT CONSITISQUE AR-
BORIBUS VIRIDARIO ET ORTHIS
EXORNAVIT 1495


QUESTE COSTRUZIONI DEGLI ANTENATI DEI BOSSI
DA GIOVANNI BOSSI PADRE ACCRESCIUTE
MATTEO BOSSI GIURECONSULTO E
SENATORE SU UN LUOGO DISTRUTTO E
ABBANDONATO AMPLIO' ED INOLTRE
CON UN MURO ED UN FOSSATO FORTIFICO'
ED ABBELLI' CON ALBERI, PARCO ED ORO

NEL 1495


D.O.M.
NOB. VIRO FRANCISCO BOSSIO
QUOTIDIANI SACRI
AD HOC ALTARE FUNDATORI
CAROLUS CESAR BOSSIUS NEPOS
SACELLI INSTAURATOR
MONUMENTUM P.
ANNO SAL. MDCCXXIX


LAPIDE MURATA ALL'ESTERNO DELLA BASILICA DI S. MARIA ASSUNTA DI GALLARATE



D.O.M.
HORATIO BOSSIO I.C.
PROTH.° AP.° NOVARIEN. ECC.e
CAN.CO ORD.° AC MA. PAEN.°
QUI ANNO MDCXIII
VII CAL. MARTII
HIC VITA CESSIT SIBI VERO
ET PAULAE SYMONETAE UXORI
ADHUC VIVENTIBUS
TABERNACULUM HOC
QUIETIS POST FATA IULIUS FR.
EXTRUEN. CUR.
MDCXVIII CAL. OCT.



A Dio Ottimo e Massimo.
A Orazio Bossi giureconsulto
protonotaio apostolico, canonico
ordinario, penitenziere maggiore
della chiesa novarese
che nel 1613
il 7 marzo
da questa vita se ne andò
ed a sé e a Paola Simonetta sua moglie,
ancora viventi,
questo tabernacolo
per il loro eterno riposo il fratello Giulio
curò che fosse costruito
1° ottobre 1618.


DEO OPT. MAX.
FR. THOMAS BOSIUS CLAVASIONEN.
VIR OPTIMUS ET HOMO DOCTISS.
HIEROSOLIMITANOR DIV.
PROCANCELLATIUS MOXMELI
TEN PRIMUS EO EX ORDINE
EPISCOPUS HIC SITUS EST IN
CHRISTO VIXIT ANN PLUS
MINUS XLIL OBIIT IDIBUS
AUGUSTI MDXXXIX
S.T.AE.Q.
NUNQUAM MORITUR

QUI BENE VIXERIT


LAPIDE NELLA CHIESA DI S. ANGELO A MILANO




D. O. M.
SACELLUM
AB HIPPOLITA BOSSIA HIERONIMI ROZONI
OLIM UXORE
DIVO HIERONYMO
EXTRUCTUM DICATUM DOTATUM
PRAEFECTI CONSORTIO MISERICORDIAE
HUIUS CIVITATIS HAEREDES
ICONE PICTURIS CLATHRIS
ET SOLO MARMOREO ABSOLVERUNT
TABULAMQUE EX LEGE TESTAMENTI
MEMORIAE MULIERIS BENEFICAE
P.  P.

ANNO SAL. 1564



LAPIDE NELLA CHIESA DI S. ANGELO DI MILANO




SEP.
D. HYPPOLITAE
 BOSSIAE

Lapide all'esterno del Santuario della Madonnina del Lago.

Lapide all'esterno del Santuario della Madonnina del Lago.

Cimitero di Azzate.






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