martedì 22 ottobre 2013

Prefazione di Giancarlo Vettore


Stemma del Comune di Azzate.

                                                                PREFAZIONE

Narrare la storia di Azzate e della nobile famiglia Bossi è, a questo punto, dopo tanti anni di ricerche, cosa abbastanza facile. Azzate sarebbe stato come tutti gli altri paesi del Varesotto se ad un certo punto non si fosse interposto Tosabue Bossi, quel personaggio che viene considerato il capostipite del cosiddetto ramo di Milano, ma che ebbe interessi anche nel nostro paese.
Correva l’anno 1168 e inizia quella discendenza di padre in figlio che ci porterà fin quasi ai nostri giorni. Poche famiglie possono vantare ascendenti così remoti e rimanere radicati su un territorio per un periodo così lungo. La concomitanza di spazio e tempo, in questo caso, ha fatto da collante tra un territorio ed una famiglia ed è suggestivamente rappresentata pittoricamente nel grande albero genealogico oggi esistente in Villa Necchi Della Silva di Schianno e proveniente dalla Villa Bossi-Riva-Cottalorda di Azzate, per secoli tradizionale abitazione di famiglia.



Il quadro ad olio del XVIII secolo è pervenuto agli attuali proprietari per ragioni testamentarie ed è un peccato che il paese di Azzate ne sia stato privato poiché è l’unica testimonianza visiva del racconto che stiamo per incominciare.
Dovrà passare un secolo per ritrovare Rabalio Bossi, capostipite di un altro ramo della nobile famiglia Bossi, che nel 1290 viene detto signore del castello e borgo di Azzate.
Vedremo comparire sulla scena azzatese altri rami della nobile famiglia a dimostrazione di una consorteria ben organizzata e radicata sul territorio che è tutta presa a mantenere in famiglia il privilegio acquisito.
Cercheremo di dimostrare che il titolo di signore attribuito a Rabalio Bossi non era soltanto onorifico ma coincideva con l’effettiva proprietà del castello e borgo di Azzate.
Forse siamo in presenza di quella nobiltà cittadina che si è spostata in campagna per mettere a frutto e al sicuro i suoi privilegi e, a farne le spese, è il popolo ignorante e nullatenente.
Dispiace pensare che la bella Azzate, posta su un pendio che degrada verso il lago, fosse privilegio di una sola famiglia e al popolo non rimanesse altra soddisfazione che guardare il bel panorama, soddisfazione per altro molto mitigata dal fatto di avere la pancia vuota.
Basti pensare quanti azzatesi sono passati e non hanno lasciato alcuna traccia dietro di loro ma hanno contribuito a mantenere il signore arroccato nel suo castello che, invece, ha perpetuato il suo nome e la sua discendenza.
Meno male che almeno la Chiesa a partire dal XVI secolo ha pensato di censire tutti i battezzati e il loro nome verrà ripreso almeno altre due volte in occasione del loro matrimonio e della loro morte.
Poche altre sono le occasioni in cui i poveri azzatesi possono lasciare traccia del loro nome nei documenti ufficiali mentre i signori Bossi che hanno proprietà e privilegi da salvaguardare si premurano di perpetuarli attraverso gli atti notarili che conservano gelosamente negli archivi di famiglia.
Era questa l’arma di cui disponeva la nobiltà per dimostrare di fronte ai terzi le proprie prerogative e, oggi, questa massa di documenti serve a noi per ricostruire le vicende di una famiglia e di un paese.
Azzate e i Bossi, intimamente uniti insieme come entità spaziale e familiare, escono dalla scorsa delle pergamene in epoca antecedente al Mille e ci permettono di delineare una storia che ci auguriamo sia di facile comprensione ai nostri lettori.

                                                                                                   GIANCARLO VETTORE











Giugno 1955
DOCUMENTI DELLA NOB. CASA BOSSI

Il conte Don Benigno Bossi morendo nel 1941 lasciava con ultima sua volontà alla moglie Donna Elisa Borroni ed al figlio Don Luigi Bossi  (alquanto deficiente) di consegnare al Parroco tutti i documenti e pergamene della nobile famiglia, discendente ed erede del grande antenato S. Benigno Bossi, arcivescovo di Milano.
Nel 1955, quando Don Luigi Bossi veniva ritirato nella Casa del Veterani (giacché fu soldato nella guerra 1915-18) detti documenti vennero consegnati al Prevosto Don Angelo Cremona che li ha disposti in Archivio Parrocchiale.
In fede                          
                                                                                             Sac. Angelo Cremona Prevosto di Azzate



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