Stemma del Comune di Azzate. |
PREFAZIONE
Narrare la storia di Azzate e della nobile famiglia Bossi è,
a questo punto, dopo tanti anni di ricerche, cosa abbastanza facile. Azzate
sarebbe stato come tutti gli altri paesi del Varesotto se ad un certo punto non
si fosse interposto Tosabue Bossi, quel personaggio che viene considerato il
capostipite del cosiddetto ramo di Milano, ma che ebbe interessi anche nel nostro
paese.
Correva l’anno 1168 e inizia quella discendenza di padre in
figlio che ci porterà fin quasi ai nostri giorni. Poche famiglie possono
vantare ascendenti così remoti e rimanere radicati su un territorio per un
periodo così lungo. La concomitanza di spazio e tempo, in questo caso, ha fatto
da collante tra un territorio ed una famiglia ed è suggestivamente
rappresentata pittoricamente nel grande albero genealogico oggi esistente in
Villa Necchi Della Silva di Schianno e proveniente dalla Villa Bossi-Riva-Cottalorda
di Azzate, per secoli tradizionale abitazione di famiglia.
Il quadro ad olio del XVIII secolo è pervenuto agli attuali
proprietari per ragioni testamentarie ed è un peccato che il paese di Azzate ne
sia stato privato poiché è l’unica testimonianza visiva del racconto che stiamo
per incominciare.
Dovrà passare un secolo per ritrovare Rabalio Bossi,
capostipite di un altro ramo della nobile famiglia Bossi, che nel 1290 viene
detto signore del castello e borgo di Azzate.
Vedremo comparire sulla scena azzatese altri rami della
nobile famiglia a dimostrazione di una consorteria ben organizzata e radicata
sul territorio che è tutta presa a mantenere in famiglia il privilegio
acquisito.
Cercheremo di dimostrare che il titolo di signore attribuito
a Rabalio Bossi non era soltanto onorifico ma coincideva con l’effettiva
proprietà del castello e borgo di Azzate.
Forse siamo in presenza di quella nobiltà cittadina che si è
spostata in campagna per mettere a frutto e al sicuro i suoi privilegi e, a
farne le spese, è il popolo ignorante e nullatenente.
Dispiace pensare che la bella Azzate, posta su un pendio che
degrada verso il lago, fosse privilegio di una sola famiglia e al popolo non
rimanesse altra soddisfazione che guardare il bel panorama, soddisfazione per
altro molto mitigata dal fatto di avere la pancia vuota.
Basti pensare quanti azzatesi sono passati e non hanno
lasciato alcuna traccia dietro di loro ma hanno contribuito a mantenere il
signore arroccato nel suo castello che, invece, ha perpetuato il suo nome e la
sua discendenza.
Meno male che almeno la Chiesa a partire dal XVI secolo ha
pensato di censire tutti i battezzati e il loro nome verrà ripreso almeno altre
due volte in occasione del loro matrimonio e della loro morte.
Poche altre sono le occasioni in cui i poveri azzatesi
possono lasciare traccia del loro nome nei documenti ufficiali mentre i signori
Bossi che hanno proprietà e privilegi da salvaguardare si premurano di
perpetuarli attraverso gli atti notarili che conservano gelosamente negli archivi
di famiglia.
Era questa l’arma di cui disponeva la nobiltà per dimostrare
di fronte ai terzi le proprie prerogative e, oggi, questa massa di documenti
serve a noi per ricostruire le vicende di una famiglia e di un paese.
Azzate e i Bossi, intimamente uniti insieme come entità
spaziale e familiare, escono dalla scorsa delle pergamene in epoca antecedente
al Mille e ci permettono di delineare una storia che ci auguriamo sia di facile
comprensione ai nostri lettori.
Giugno 1955
DOCUMENTI DELLA NOB. CASA BOSSI
Il conte Don Benigno Bossi morendo nel 1941 lasciava con ultima sua volontà alla moglie Donna Elisa Borroni ed al figlio Don Luigi Bossi (alquanto deficiente) di consegnare al Parroco tutti i documenti e pergamene della nobile famiglia, discendente ed erede del grande antenato S. Benigno Bossi, arcivescovo di Milano.
Nel 1955, quando Don Luigi Bossi veniva ritirato nella Casa del Veterani (giacché fu soldato nella guerra 1915-18) detti documenti vennero consegnati al Prevosto Don Angelo Cremona che li ha disposti in Archivio Parrocchiale.
In fede
Sac. Angelo Cremona Prevosto di Azzate
DOCUMENTI DELLA NOB. CASA BOSSI
Il conte Don Benigno Bossi morendo nel 1941 lasciava con ultima sua volontà alla moglie Donna Elisa Borroni ed al figlio Don Luigi Bossi (alquanto deficiente) di consegnare al Parroco tutti i documenti e pergamene della nobile famiglia, discendente ed erede del grande antenato S. Benigno Bossi, arcivescovo di Milano.
Nel 1955, quando Don Luigi Bossi veniva ritirato nella Casa del Veterani (giacché fu soldato nella guerra 1915-18) detti documenti vennero consegnati al Prevosto Don Angelo Cremona che li ha disposti in Archivio Parrocchiale.
In fede
Sac. Angelo Cremona Prevosto di Azzate
Nessun commento:
Posta un commento