sabato 23 maggio 2015

FAMIGLIA BOTTELLI



Battista Bottelli di Caidate.
Il 16.10.1668 compare come testimone di matrimonio. “16 ottobre 1668. Gio. Battista Nollo figlio del q. Gio. Angelo della cura di Caidate ha contratto il matrimonio per verba de presenti con Elisabetta Baleria figlia di messer Giacomo alla presenza et interrogazione di me prete Giovanni Orlando coadiutore di Azzate, essendo pur anche presenti per testimoni il rev. prete Agostino Bosso et Gio. Battista Bottello di Caidate. Le pubblicazioni tanto in Azzate quanto in Caidate sono state fatte in tre giorni festivi continui adì 29 e 30 settembre e 7 ottobre, né è stato opposto impedimento alcuno”. (A.P.A.).



Maddalena Bottelli di Morazzone
Padre incognito.
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   |
   |--- Antonio Odoardo Bottelli
         n. Azzate 24.5.1694[1]




A.C.A. – Titolo III – Cartella 4, Fascicolo 4.

10 novembre 1851
Esenzione per miserabilità.
Provincia di Como, Distretto di Varese, Parrocchia di S. Maria, Comune di Azzate.

Dichiaro io sottoscritto come Bottelli Salvatore, già mio parrocchiano, morì nello stato il più miserabile non avendo sostanza di sorta alcuna, né fondi, né capitali fruttiferi, né case.
Il presente si rilascia dietro invito dell’Amministrazione Comunale.
F.to il Parroco di Azzate Angelo Cazzaniga.


Il 9 dicembre 1851 la Giunta Municipale di Azzate, a firma dei Deputati dell’Estimo Gio. Battista Riva e Cristoforo Orrigoni, scrive all’I.R. Commissario Distrettuale di Varese che le spese di lire 16.10 per cure prestate dall’Ospedale Maggiore di Milano a Salvatore Bottelli saranno a carico del Comune di Azzate in considerazione della sua miserabilità.


Azzate Comune nel Distretto XVIII della provincia di Como deve all’Ospitale Maggiore di Milano per cure e trattamento prestati al cronico Salvatore Bottelli dal 27 giugno 1851 fino al giorno della sua morte avvenuta il 13 luglio 1851 lire 16.80

Il signor Agostino Colli esattore comunale del corrente anno e duraturo a tutto l’anno 1852 pagherà all’Ospedale Maggiore di Milano lire 16.80 quali sono per cure e trattamento prestati al cronico Salvatore Bottelli morto il 13 luglio 1851.






Conto del signor Bottelli Enrico capomastro di Azzate.

1853 maggio 12 dato n. 12 bastardotti consegnati a
Daverio convenute                                                      lire   34
Giugno 10 dato n. 6 travi e n. 6 bastardotti                                                                                        
Consegnati a daverio convenuto                                  lire 165
Dato codeghette braccia 2000                                    lire 100
Grondali braccia 100                                                  lire   17.10
Luglio 1 consegnato altre travi n. 7 convenuto
a soldi 39.6                                                                 lire 149.12.6
Assi di pobbia braccia 60 a soldi 45 compreso
la condotta                                                                  lire 135
                                                                                  --------------
In tutto                                                                        lire 601.2.6

Luglio 26 ha ricevuto a conto Bartolomeo Baroffio
a Varese                                                                     lire 117
Agosto 1 ricevuto a Varese io Carlo Baroffio   lire 183
Novembre 20 ricevuto io Carlo Baroffio a Varese       lire 100
                                                                                  ---------
Ricevuto in tutto                                                          lire 400

1854 2 ottobre. Ricevuto a conto del suddetto n. 1 Genova e n. 32 lire austriache che sono in tutto lire 150 per sei … ricevuti 7 1/2 : Sono in tutto lire 557 ½ .




[1] "24 maggio 1694. Antonio Odoardo figlio di padre incognito e di Maddalena Bottella di Morazzone  è stato battezzato da me prete Giovanni Orlando curato coadiutore d'Azzate. Padrino è stato il dr Antonio Orrigone". (A.P.A.).

ORATORIO DI S. ANTONIO



Presso l’Archivio Storico Diocesano di Milano, nella sezione Visite Pastorali, Pieve di Varese, Volume 32, è inserito un disegno della chiesa di S. Antonio di Azzate del tempo di S. Carlo o di poco posteriore.
La chiesa viene rappresentata in pianta, ma alcuni particolari, come la porta e le finestre, vengono esplosi in fuori o in dentro, di 90°.
La chiesa è lunga 26 braccia e larga 12 braccia e mezzo.
Nei muri perimetrali si aprono tre finestre (due a sinistra e una a destra) che nella rappresentazione vengono esplose in fuori di 90° e danno la visione errata di iniziare a livello del suolo.
In facciata si apre la porta (terminante con architrave sorretto da due capitelli) e l’occhio (il rosone) con la solita rappresentazione esplosa di 90°.
Sulla destra vengono indicati la pila dell’acqua benedetta su un fusto di colonna e il campanile (che appare decisamente sproporzionato) munito sembrerebbe di una campana, terminante con una croce sulla cui asta sventola una banderuola.
L’altare (largo 19 once) è racchiuso da un’abside semicircolare, sopraelevata rispetto all’aula per i fedeli, alla quale si accede con due gradini alti in tutto mezzo braccio.
La chiesa ha una copertura a volta alta 19 braccia mentre quella dell’altare è più bassa ma non si riesce a leggere di quanto (forse 10 braccia?).
Annessa alla chiesa vi è la casa del cappellano.


CAPPELLANIA DI S. ANTONIO

Azzate - Via Volta - Oratorio di S. Antonio.


Bramosa la Comunità di Azzate di mantenersi quei privilegi che per ben quattro secoli è in possesso di godere dalla pietà del religiosissimo fondatore della Cappellania di S. Antonio circa l’elemosina della mistura, quali siccome l’integrità dei predecessori beneficiati non ha mai sognato mettere in dubbio, così si avvisa possa essere più arrendevole il presentaneo signor titolare, che con troppo sottile interpretazione procura di offuscarli.
Abbenché fin dallo scorso anno siasi fatto ogni sforzo dalla medesima dandole a dividere con ben fondate ragioni, quanto chiara fosse la mente del testatore a favore dei poveri, ed il rev. sig. titolare ciò non ostante abbia mostrato di non restarne persuaso, stima ora del caso, anche prescindendo dalle di già mentovate ragioni il mostrarle, quanto sia uniforme alla disposizione del fondatore il sentimento della legge.
Egli è cosa incontrastabile che qualora trattasi di legato annuo, questi adempir si deve anche in quell’anno che poca o niuna sia statala raccolta, quando però questa negli anni antecedenti o susseguenti abbondante sia in modo di poter supplire al difetto dell’anno scarso. E che ne sia la verità veggasi quanto sia puntuale il testo nella “legatum ita est 17 ... (?) vini ... (?) de annuis legatis, di cui le parole sono queste. Vini Falerni, quod domi nasceretur, quotannis in annos singulos, binos culeos heres meus Attio dato. Etiam pro eo anno quo nihil vini natum esset, deberi duos culeos si modo ex vindemia cetterorum annorum dari possit”.
Veggansi altresì i detti quanto camminino d’accordo col mentovato testo, e specialmente il Cameral. de sing. reb. per fideic. relict. lib. 3 in verbo annua quaest. 7 dove a meraviglia conferma l’anzidetta opinione.
Posto un tal principio di ragione del tutto applicabile al nostro caso, come potrà esimersi il rev. sig. titolare dall’annua prestazione dell’elemosina anche nel caso d’infortunio, trattandosi d’una Cappellania si pingue, che dedotti i pesi rimane ancora una assai maggiore quantità d’annua rendita, di quella sia necessaria pel congruo sostentamento d’esso signor beneficiato.
Per mettere anche più in chiaro questa verità piaccia al signor titolare l’osservare la pratica di codesta Curia Arcivescovile, qual è per appunto che ogni qualvolta succede tempesta o altra disgrazia, per cui un beneficiato venga reso impotente per la scarsezza del raccolto alla celebrazione delle messe di quell’anno, viene poi obbligato nell’anno di seguente raccolta al totale adempimento anche delle omesse, quando però la rendita del Beneficio sia superiore al peso dell’annua messa quotidiana.
E qui ritengasi, che applicando questa pratica al nostro caso consimile di Legato Pio (lasciando per ora intatto ciò che dispone a favore dei poveri anche in caso d’infortunio il provvido fondatore) non sarà bensì tenuto il Signor Titolare all’adempimento del legato nell’anno di scarsa o niuna raccolta, ma però sarà senza dubbio obbligato supplire la mancanza dell’anno antecedente coi grani che raccoglierà nell’anno susseguente, come lo comprova il suddetto Cameral. nel luogo già citato al n. 7.
Si aggiunge per ultimo, che quantunque fossimo nel caso, che la rendita dei fondi assegnati per questo legato si diminuisse perpetuamente, ciò nonostante, quando il Legato non fosse obbligato a ricavarsi tassativamente da un fondo, ma la percezione del medesimo s’estendesse in generale a tutti i fondi assegnati in dote alla Cappellania, il che si verifica nella presente disposizione, ritenuta sempre la circostanza, che la rendita sia maggiore dei pesi imposti al beneficiato, come succede nel caso nostro, sarà sempre tenuto il Signor Titolare, giusta la regola di ragione di sopra espressa, all’adempimento del suddetto legato, come chiaramente si deduce dal già lodato Cameral. al n. 8.


Regno d’Italia
Addì 4 ottobre 1874
Azzate, Circondario di Varese Provincia di Como

Si premette che nel 1845 il nob. Gio. Battista Riva ebbe in ampliazione della sua casa massarizia in questo Comune al comunale n. 30 ad intraprendere una fabbrica, il cui lato verso mezzogiorno fu elevato sopra parte di un muro di cinta, che chiude uno spazio esistente lungo tutta la fronte posteriore del confinante Oratorio e caseggiato attiguo al comunale n. 34 ed in mappa al n. 845 del beneficio Ecclesiastico laicale di S. Antonio Abate.
Che essendo a quell’epoca amministratore del Beneficio il consigliere conte Luigi Bossi, fece esso amichevole opposizione a quella fabbrica, ritenendo quel muro di esclusiva proprietà del Beneficio.
Che però attesa l’amicizia vigente tra le due famiglie, in luogo di porsi in un conflitto legale, convennero d’accordo in un precario in data 21 ottobre 1846 col quale,  mantenendo le cose nello stato attuale di fatto, si riservavano intatte le rispettive ragioni di proprietà di quel muro, da espedirsi se e quando fosse dai medesimi trovato opportuno, e frattanto si determinava un compenso in denaro da soddisfarsi ed anche soddisfatto dal Signor D. Gio. Battista Riva al beneficio per l’occupazione di muro, di cui sopra, compenso da restituirsi qualora un promosso giudizio gli fosse stato favorevole.
Che finalmente più altro non avvenne in proposito nei molti anni decorsi, duranti i quali i nominati Bossi e Riva passarono a miglior vita.
Si premette altresì che il conte Francesco Bossi del suddetto fu conte Luigi, quale patrono del beneficio di S. Antonio predetto, n’ebbe in base alla legge 15 agosto 1865 a rivendicare i beni costituenti la sua dotazione e ad ottenere lo svincolo e la libera disponibilità con atto 16 novembre 1869 n. 993 dell’Ufficio del Registro in Varese, depositato dappoi negli atti del dottor Antonio Laurin notaio in Milano al n. 2209 come ottenne anche nei rapporti Ecclesiastici piena sanatoria dalla Curia Arcivescovile di Milano e così restituito il locale dell’Oratorio ad uso profano.
Vennero in oggi gli attuali proprietari dei summenzionati stabili confinanti fra loro Bossi e Riva, nella determinazione di togliere di mezzo in via amichevole il citato precario 21 ottobre 1846 e decampando dalle rispettive ragioni di una proprietà esclusiva, definire in modo stabile e certo i rispettivi diritti pel muro in questione, e togliere di possibili future contestazioni tra i loro eredi e successori.
Riunitisi quindi nella Casa Riva al comunale n. 26 il Signor conte Francesco Bossi fu conte Luigi, domiciliato in Milano Corso Venezia n. 53 e qui temporariamente dimorante, ed il Signor cavalier D. Claudio Riva fu nob. Gio. Battista, domiciliato in Como contrada Rusconi n. 325 e qui pure temporariamente dimorante, stipulando per sè ed eredi.
Addivennero alla presente privata scrittura, che intendono debba valere in ogni miglior modo.
  1. Confermano le parti tutto quanto fu esposto in narrativa da ritenersi come qui fosse riportato.
  2. Entrambi i contraenti Bossi e Riva convengono e dichiarano di volere che d’oggi innanzi il muro di cinta che percorre in retta linea lungo la retrofronte dell’Oratorio ed annessa casa colonica già del soppresso Beneficio di S. Antonio ed ora Bossi confinante colla proprietà Riva, abbia a ritenersi muro comune divisorio a tutti i conseguenti effetti di ragione e di legge.
  3. Che la restante parte di detto muro dopo la porzione occupata dalla fabbrica Riva abbia a mantenere in perpetuo nello stato in cui si trova al presente e quindi che nessuna delle parti contraenti e loro successori possa erigervi sopra altra fabbrica e manufatto qualsiasi.
  4. Il signor conte Francesco Bossi poi dichiara, che ritenuto il già seguito compenso al Beneficio, come in detto precario, per la porzione di muro oltre la metà occupata, come sopra, colla fabbrica Riva , di nulla più avere a pretendere per detto titolo. Del resto saranno obbligate le parti contraenti nell’adempimento di ciò che fu sopra assunto e promesso sotto responsabilità delle loro persone e beni presenti e futuri a termini di ragione.
Fatto in doppio originale , uno per ciascuno dei nobili contraenti per rispettive norme e di ragione.
Tanto promettono le parti di osservare e mantenere e previa lettura conforme si sottoscrivono alla presenza dei sottonominati testimoni.

Claudio Riva
Francesco Bossi
Giuseppe Triacca testimonio
Girolamo Bossi testimonio


Milano, 25 luglio 1884

Al Nob. Cav. Claudio Riva.

In seguito alla domanda fattami dal di Lei fattore Giuseppe Galli di innalzare il muro che divide le nostre proprietà nelle case ai numeri 22 e 23 in Azzate; noi sottoscritti vi aderiamo a condizione che sia a di Lei spesa sistemato il tetto della stessa nostra casa nella parte che deve rialzarsi, che siano di conseguenza innalzati i fumaioli già esistenti, che nella conversa di nostra proprietà verso a levante nell’ala di tetto a mezzogiorno abbia a mettere in canale in lamiera dalla larghezza di non meno di 50 cm. e dal peso di Kg. 3.500 al metro non meno lungo sino al muro maestro di nostra proprietà, che sia coperto il tetto di nostra proprietà dalla gronda sino al muro maestro pure di nostra proprietà doppio a motivo della lunghezza dell’ala, e che sia pure alzata un poco l’ala di nostra proprietà al colmo già esistente, tutto ciò a di Lei spesa, ed in via precaria cioè riservando sempre il diritto in caso di innalzamento di mettere il colmo al primiero stato.
In fede ci sottoscriviamo

Colli Giuseppe fu Angelo
Colli Celeste fu Angelo
Conti Amalia vedova Colli

Colgo l’occasione di salutarlo cordialmente e nome anche di mia mamma.

                                              Giuseppe


(Annotazione a matita: Colli Giuseppe prestinaio, fuori Porta Ticinese, Via Gentilino n. 20 Milano).
















Casa di S. Antonio cioè nel Vicolo verso S. Antonio e posteriore a detta Chiesa in Azzate: livello di lire 16 annue. Derivata dall’eredità di D. Alfonso Bossi.

A novembre 1765
In abbreviaturis mei notarii et causidici collegiati infrascripti inter alia sic ut infra scriptum est, reperitur, videlicet.

(In latino, si fa il riassunto)

D. Alfonso Bossi fq. D. Stefano abitante in Milano P.O.P.S. Vittore e 40 Martiri e di presente, in occasione della vendemmia, dimorante in Azzate (... nunc vero occasione vindemmiarum commorans in loco Azzati seu Acciati) concede in enfiteusi perpetua a D. Antonio Francesco (et ex dispositione aviti eius ascendentis nuncupand. Jo. Stephanum Bossium filium ill.mi quondam Domnini D. Joannis P.V.P.S. Petri supra Dorsum Mediolani il sedime di casa sita in Azzate dove si dice nella Stretta di S. Antonio consistente in una “mansione” con suo superiore fino al tetto incluso, parvo stabulo, curia, aliisque comoditatibus prout in facto, cui fanno coerenza da una parte in prefato investiente, dall’altra l’Oratorio di S. Antonio Abate, dall’altra iul vicolo detto la Stretta, e dall’altra il rev. Giovanni Bossi e anche la casa da lui acquisita dai fratelli Biondi.

Fatto in una delle sale inferiori della casa rurale di me notaio e C.C. sita in Azzate presenti D. Ambrogio Tamborini fq. Gio. Battista abitante in Brunelloe Marco Antonio Baratelli fq. Gerolamo abitante in Gazzada pronotai.
Testimoni rev. Giuseppe Macchi f. Carlo Antonio P.O.P.S. Vito in Pasquirolo di Milano ora dimorante in Azzate, Carlo Antonio Mai fq. Pietro abitante nella Cascina Pagliaro di Morazzone e Pietro Torniamenti fq. Ambrogio abitante in Azzate.

S.T. J.C. Ludovicus Dionisius Cajetanus Bossius Mediolani notarius et causidicus filius quondam nob. J.C. D. Julii Casaris P.T.P.S. Mariae ad Circulum Mediolani.


Nell'Archivio Parrocchiale di Azzate (sezione legati, cartella 1, foglio 7) esiste la copia della fondazione della Cappellania presso la Chiesa di Sant'Antonio avvenuta ad opera di Guidetto Bossi il 4 maggio 1354.
Il frontespizio dice: " Fundatio Cappellaniae Sancti Antonii Abbatis in loco Azziati Diocesis Mediolani Plebis Varisii de jure patronatu familiae de Bossiis praedicti loci facta a quondam Domino Guidetto Bossio die 3 Mai anno 1354 per specialem concessionem diei  15 januarii anni 1353 habitam ab Joanne Vicecomite  tunc Archiepiscopo et generali Domino Mediolani, ut habetur ex instrumento recepto per dominum Guillelmum de Panceriis publico Mediolani notario die et anno funfationi supradictae".
La prima pagina dice: "Haec est copia fundationis Capellae Sancti Antonii loci Azziati. 4 maggio 1354. In nomine Domini Amen. Pateat omnibus hoc praesens instrumentum publicum inspecturis, quod anno a Nativitate eiusdem Millesimo tercentesimo quinquagesimo quarto Indictione septima, die quarto mensis Mai coram Venerando Viro Domino Rugerio de Solbiate Praeposito Ecclesiae Sanctae Mariae de Gallarate Mediolanensi Diocesis Capellano, et ad infrascripta Comissario Apostolico Domino Joannis Dei, et Apostolicae Sedis gratia Sacrae Matris Ecclesiae Archiepiscopi specialiter deputato, ut patet per patentes litteras ipsisus Domini Archiepiscopi sigillatas et vero sigillo pendenti, quarum tenor sequitur in hac forma.
Joannes Dei et Apostolicae Sedis gratia Sanctae Matris Ecclesiae Archiepiscopus dilecto nobis in Christo presbitero Rugerio de Solbiate Praeposito Ecclesiae Sanctae Mariae de Gallarate nostrae Mediolanensi Ecclesiae dioc. capellano nostro salutem in Domino. In illis suditorum nostrorum desideriis gloriamur, quae sapere conspicimus Dei laudem et eis eo libentius annuimus, quo Divini Numinis cultus".

(Estratto da Vazzoler, pag. 12 e 13).

"A pochi anni di distanza dalla fondazione della cappellania di S. Lorenzo al Castello di Azzate del sac. Beltramo Bossi, un altro membro della nobile famiglia azzatese provvedeva ad arricchire il patrimonio ecclesiale di Azzate.
Il 4 maggio 1354 veniva infatti canonicamente fondata la cappellania Bossi presso il costruendo oratorio di Sant'Antonio Abate.
La richiesta del committente Guidetto Bossi di Azzate era stata accolta dall'arcivescovo Giovanni Visconti che aveva poi delegato per il disbrigo della pratica il sac. Ruggero da Solbiate, prevosto della chiesa di S. Maria a Gallarate.
Guidetto Bossi aveva destinato numerosi beni immobili per la realizzazione dell'edificio e dell'annesso adempimento liturgico quotidiano a carico di un cappellano, scelto dalla sua famiglia e discendenti, e con l'obbligo di risiedere in loco.
Disponeva altres che il cappellano eletto dovesse essere necessariamente "sacerdos", vietandogli di coprire altri incarichi e di disporre di altri benefici.

LA CHIESA DI SANT'ANTONIO

Questa chiesa esisteva senz'altro fin dal 4 maggio 1354, quando Guidetto Bossi fondava per questa chiesa un pingue beneficio. Tra l'altro, si dovevano distribuire 17 moggia di mistura.
Con bolla del 15 gennaio 1536 Papa Giulio III ordinò che si pensasse con questo beneficio al maestro dei fanciulli.
Le leggi eversive soppressero il beneficio e la cappellania e la chiesa fu chiusa al pubblico.
Ricordiamo che questo edificio fu in seguito sede di una falegnameria, prima del Signor Magnini e poi del Signor Pietro Vanoni.
Il redattore di alcune note, scritte alcuni anni fa, cos affermava: "All'interno si scoprono sotto l'intonaco pregevoli affreschi e decorazioni. Purtroppo la chiesa si trova in uno stato d'incuria e abbandono, nonostante sia un monumento nazionale e nonostante il recente interessamento di persone ed Enti. Richiede urgentissime misure di sicurezza e provvedimenti di restauro".
L'attuale proprietario, il Signor Ernesto Colli, ha reso accessibile e sicuro l'edificio adibendolo a deposito di botti. Lo stesso afferma che sotto l'intonaco non esiste, sicuramente, alcun affresco.
La chiesa di Sant'Antonio ci si presenta oggi inserita in modo continuo in un gruppo di edifici prospicienti la Via Volta.
Presenta una bella facciata, che risulta composta da elementi architettonici di stile romanico e rinascimentale.
Di epoca romanica ci appaiono le murature ed il bel rosone in cotto, nonché la semplice struttura a capanna.
Interventi successivi, testimoniati dalla data "Anno Domini 1525", dovevano modificare la semplice facciata con l'inserimento di elementi rinascimentali: come il portale in pietra che riproduce nella sua classicità il motivo del tempio greco: due lesene con capitello composito (stile ionico e stile corinzio) sono sormontate da un aggettante timpano triangolare con rilievi architettonici.
All'interno la chiesa risulta divisa in due campate di dimensioni quasi quadrate. Ognuna di esse aveva copertura costituita da quattro volte a vela sottolineate da un leggero costolone. Oggi una di queste è caduta e si vede il soprastante soffitto a spioventi con travature in legno.
La parete di fondo, nella quale si inseriscono una piccola abside semicircolare con copertura a volta, è sottolineata da un motivo decorativo plastico che richiama il portale esterno: le due lesene sono abbellite da motivi decorativi imitanti un bassorilievo, sui toni del grigio.
La decorazione della parte absidale è profondamente alterata da interventi arbitrari eseguiti in epoca recente e attualmente ci si presenta come segue: al centro, nell'abside, una Madonna in maestà con Bambino su uno sfondo con due nicchie e drappo grigio sorretto da due teste d'angelo (il tutto rimaneggiato o fatto ex novo); ai lati due figure a mezzo busto emergenti dallo sfondo: a sinistra Sant'Antonio, a destra una figura femminile.
Il catino absidale è stato recentemente decorato con un intreccio di tralci di vite e grappoli, mentre nell'arco, ripartite in piccole scene, vi sono le storie di Sant'Antonio, anche qui parzialmente rifatte.

Per un'approfondita analisi storica sarebbe opportuno prendere visione del materiale giacente presso l'Archivio Storico Diocesano di Milano:

SCRIPTURAE VETERES ECCLESIAE PAROCHIALIS S. MARIAE LOCI ACIATI PLEBIS VARISII:

Volume 32 (1573-1574): Cappella di Sant'Antonio. Nota dei redditi. Tariffa dei funerali in Azzate (Quinterno n. 2 e 3); Decime rifiutate. Paramenti della Cappella di Sant'Antonio (1586) (Quinterno n. 4). Bella planimetria della chiesa con descrizione. Elenco nominativo del clero (Quinterno n. 5). Descrizione della chiesa di Sant'Antonio di patronato; uniti due disegni a penna (Quinterno 6).

Volume 67 (1140-1612): Azzate, Cappella di Sant'Antonio. Suo patronato (Quinterno n. 14).

Da casa 22 giugno 1874                                    N. 914,10

Preg.mo Sig. ed Amico,
                                       le dò immediatamente le notizie chiestemi colla gradita sua d'oggi perché domani, tempo permettendo, andrò a Varese e perché è bene che abbia detta notizia preventivamente alla venuta dell'ingegnere del quale ebbi questa mattina avviso, che verrà qui martedì ossia dopo domani.
La casa colonica con annesso Oratorio di Sant'Antonio è marcata col numero di mappa 845 di tavole 4 coll'estimo di lire 2.1.4
Fu sempre affittata per annue milanesi lire 70 e questo reddito notificai al Demanio per le vigenti tasse nessun peso gravita per questo stabile.
Dal qui annesso tipo rileverà il numero e qualità dei locali componenti l'attuale parte colonica, ed i miei concetti comunicati all'ing. per la riduzione dell'Oratorio ad abitazione.
Solo dopo la comunicazione all'ing. delle mie idee ebbi ad esaminare le disposizioni del codice in materia di fabbrica, onde evitare qualsiasi causa di contrasto coi confinanti, ed allora quelle disposizioni di legge mi fecero sorgere il pensiero di avantaggiare di lonzi (?) col prolungare i muri laterali dell'ex Oratorio fino all'appoggio del muro del di lei fabbricato che diventerebbe muro comune divisorio coi debiti compensi come di legge, la quale è fatta per evitare contestazioni. Non so cosa ne dir... l'ingegnere e se potrà la cosa insinuarsi in linea tecnica.
Ad ogni modo per questo punto io, osservando il principio propostomi di far le cose in piena armonia coi confinanti e tanto pi- trattando di famiglia amica anche con beneficio del mio interesse, chiedo che ella mi faccia conoscere direttamente le sue intenzioni in proposito che io le accetterò ed abbandonerò, se occorre, il suddetto mio pensiero.
La spesa per la riduzione ad abitazione del locale dell'Oratorio, di cui deve rifarsi il tetto ....., mio zio Don Pietro pratico in simili faccende la reputa di circa Lire 3.000 il cui frutto in ragione del 5% si crede ricavabile dall'affitto dei muri locali. Va rimurata anche la facciata verso strada, levando tutti gli sporti e rendendola a muro piano con gronda lineare come le case di fronte.
Mi pare di avere esaurite le cose chiestemi. La riverisco distintamente
e con sempre
                               di lei dev.mo ed amico
                                     Francesco Bossi

        A      | Caseggiato Riva | Corte Riva          A
        l      |                 |                     l
        t      |-----------------|----------------|    t
        r      |        1      Loggia con cinta   |    r
        e      |--------:--------|------|---------|    e
               |   2    :   3    |   7  | Cucina  |
        p      |        :        |-|----|----|----|    p
        r      |........:........| |         |----|    r
        o  :   |        4        | |--------------|    o
        p  :   |.................|           Cesso|    p
        r  :   |           :     |           |----|    r
        i  |   |     5     :  6  |           | S  |    i
        e  |   |           :     |   Corte   | t  |    e
        t  |   |           :     |           | a  |    t
        à  |   |           :     |           | lla|    à
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         Strada o Contrada di Sant'Antonio

                     SPIEGAZIONE

La parte in nero con la denominazione dei locali è l'attuale casetta colonica. Superiormente vi è fienile e cascina e tre camere da letto una della quali con camino per l'allevamento dei bachi da seta.
La parte tratteggiata sono le nuove opere per ridurre l'Oratorio ad abitazione e cioè:

1. Alcova ove esisteva l'altare da demolirsi
2. Cucina
3. Cucina
4. Sito di scala
5. Officina da falegname
6. Portico
7. Sagrestia da unirsi alla parte colonica

Superiormente ai numeri 2,3,5 e 6 vi saranno quattro camera da letto.
Si farebbero due affitti: l'uno bottega e cucina a piano terreno con due camere da letto superiori; l'altro cucina e terreno e due camere da letto superiori.
Queste sono le mie idee che comunicai all'Ing. Arulazzi.

       
Azzate, 12 settembre 1874                                 N. 914,14

Preg.mo Sig. ed Amico,
                                       la ringrazio d'avermi subito comunicato il progetto di riattamento della gi... Chiesa di Sant'Antonio da lei combinato coi riguardi di buon vicino e con quei gentilizi modi che le sono propri.
Sulla proposta d'acquisto fondi sebbene in massima non sia ora mia intenzione di farne, pur quando abbia nota del perticato, cottimo, qualità, rendita del fondo e prezzo, potrei decidermi anche pro questo.
Così desidero sapere il valore dell'attual locale Sant'Antonio e l'importo delle spese restauri. Con la nota consegnatami potrò io stesso fare il calcolo per il di lei ritorno da Milano.
Ora volendo può riscontrare al pregiato di lei foglio prima della di lei partenza null'altro potrei dirle e la prego solo a conservarmi la benevolenza sua e ritenermi colla pi- sentita stima.

                               Dev.mo serv. ed amico
                                   Claudio Riva

Tengo a di lei richiesta le relative carte per osservazioni in proposito finché non le occorrono.

29. Sgombro delle materie d'avanzo.
24. Materiale ritraibile dalla volta da cedersi all'assuntore.
Escavazioni m. 26,51 60x80
Muri di fondam. 15,29
Finitura m. 186,37
Aprimento finestra n. 10
Canne di camino n. 11
Torconi in camino n. 4
Demolizione del muro LM e del volto della Chiesa avuto riguardo alla ....
Contorno di cotto formato in calce a sponda della latrina m. 3,57
Suolo di mattoni doppi cotti e cemento
Volto di cotto m. 1,50x2,50x0,15
Sopramattonata a sostegno della scala e muro a ..... della latrina m. 1,80
Riboccatura e stabilitura m. 757,81
Riboccatura in pieno e pilastri
Soglie d'assi n. 4
Gradino lungo m. 1,20 largo 0,30
Tutta alzata m. 0,20
Scossi finestra n. 13
Soglia e cappelli di camino e fil di muro larghi 1,40 n. 4
Gradini n. 40
Sider di latrina n. 1
...... di camino grandi con .... n. 2
......

Interno dell'ex Oratorio di S. Antonio.


Interno dell'Ex Oratorio di S. Antonio.



LA MAROGNA E L'ORETTO




La vigna annessa alla suddetta casa da nobile del Pomairolo, il Roncasnino, la Marognetta con bosco annesso ed un pezzo di terra detto Loretto si godono da 16 e più anni a questa parte dalla signora donna Giuseppe figlia di detta d. Maria vedova del fu signor Ottavio Beretta abitante in Belgirate per sue ragioni dotali e come si può vedere dai rispettivi atti di tutti i suddetti signori possessori contro di detta signora Maria e signor Stefano, la maggior parte dei quali sono nelle scritture di detti defunti[1].


FAMIGLIA N. 99[2]

Famiglia composta da marito e moglie e un figlio che non hanno lasciato altra traccia. E’ detta della Marogna ma abitano in Vegonno.


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| c. Geronimo della Marcegna d'anni 34 non chr. |
| c. Orsina sua moglie d'anni 30 non chr.              |
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Gerolamo della Marogna (in alcune trascrizioni: della Marcegna).
n. 1539
Sp. Orsina n. 1543. Vivente ed abitante in Azzate nel 1573, comunicata
e non cresimata.
Abitanti in Vegonno.
   |
   |
   |--- Gio. Pietro della Marogna
          n. Azzate 20.2.1574[3]






8 luglio 1677

Scrittura di convenzione seguita tra i signori Carlo Alberto Bossi e signori Claudio e Pietro fratelli parimenti Bossi sopra certi carichi in territorio di Azzate, con nota dei beni civili e copie due di scrittura chirografaria tra il signor Coadiutore della Parrocchiale di Azzate, ed il signor Stefano Bossi fu signor Alfonso sopra la pezza di terra detta Oretto in detto territorio di Azzate.


MAROGNA. Fa parte dei beni toccati a Gio. Stefano Bossi e provenienti dal fedecommesso disposto dal fu Gio. Battista Bossi il 29.7.1677[4].
Nel 1683 la MAROGNETTA di pertiche 9 tocca ad Alfonso Bossi. Essa era stata comprata da suo zio Gio. Battista Bossi il 23.2.1666[5].
Un bosco detto in Marogna il 13.4.1520 viene diviso tra i fratelli Simone e Stefano Bossi ed i loro nipoti Luigi e Fabrizio. Vi fanno coerenza: da una parte la strada, dall'altra Gaspare Bossi, dall'altra gli eredi di Gio. Antonio Bossi e dall'altra Gio. Donato Bossi. E' di circa 9 pertiche[6].


             ..............................................................................
                                         Strada
             ..................|-------------------------------------|..................
                               |                                              |
                               |                                              |
                               | Bosco detto in Marogna      |
Gio. Donato Bossi | di pertiche 9 circa.                  | Gaspare Bossi
                               |                                              |
                               |                                              |
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                              Eredi di Gio. Antonio Bossi



Investitura del Falcetta.

1° aprile 1738

Il Sig. D. Gio. Stefano Bossi a nome e di commissione della Sig.ra Giuseppa Beretta Bossi dà in affitto semplice a Gio. Battista Falcetta figlio del fu Giuseppe la casa dove abitava il Pellandino con il luogo detto l’Oretto di ragione della suddetta Signora per anni 9 con che paghi di fitto ogni anno:

1.      frumento moggia 1
2.      in denari lire 28
3.      la metà delle noci
4.      le uve del suddetto luogo

il frumento dovrà pagarlo a S. Lorenzo prossimo del suddetto anno e a S. Martino e le lire 28.
In più il suddetto Signore a nome e di commissione come sopra, dà e concede in affitto semplice al suddetto Falcetta il luogo detto la Marognetta per anni 9 che di presente gode il Bossetto con che paghi di fitto ogni anno:

1.      in denari lire 11
2.      la metà dell’uva

e il primo pagamento dovrà farlo a S. Martino del venturo anno 1739 senz’altra replica, obbligandosi che la persona propria sotto reffezione d’ogni spesa e a danni, e come meglio, volendo che la presente valga come se fosse pubblico e giurato istrumento e in fede.

Gio. Stefano Bossi dò in affitto e concedo come sopra.
Io Andrea Bossi a nome e di commissione del suddetto Falcetta qui presente per non saper esso scrivere ha dato licenza a me di sottoscrivere la presente quale promette e si obbliga come sopra.




[1] Vedi documento n. 1015.
[2] Sessantaduesima ed ultima famiglia nell’elenco dei vicini,
[3] "Adì 20 di febraro per me prete Aluisio Daverio curato di Azzate è stato baptezato Gio. Pietro hieri nato dalli jugali Hieronimo et Orsina detti della Marogna habit. in Vegono, levato per Gio. Antonio detto delli Togniti habit. in Vegono". (A.P.A.).

[4] Vedi documento n. 67.
[5] Vedi documento n. 810.
[6] Vedi documento n. 150.

venerdì 22 maggio 2015

IL POMAIROLO E LA PREIA




7 gennaio 1758

Fitto che deve pagare Natalino Orlandi sopra la Preia e Pomirolo ricevuto in cambio dall’ill.mo Sig. Conte Bossi per quello riguarda il corrente 1758, giacché dal S. Martino 1758 in avanti, la detta Preia e Pomirolo si sono affittati al medesimo in corpo a tutti gli altri beni della Signora Barbara ed è come segue:

  1. frumento sopra la Preia suddetta stari 6.3
  2. frumento sopra il Pomirolo suddetto stari 1
  3. segale sopra il Pomirolo stari 1
  4. miglio sopra la Preia moggi 1.2
  5. in denaro a S. Martino lire 3
  6. l’uva resta riservata per metà alla Signora D. Barbara e per quello riguarda dal S. Martino 1758 in avanti, si osserverà l’investitura da farsi, e che resta già conciliata questo giorno 7 gennaio 1758.


Azzate, 19 novembre 1772

Nel suddetto giorno s’è piantato un termine di là della siepe in fine al mio giardino affittato a mastro Battista Olivarez per dividere il fondo di ragione dell’ill.mo Sig. D. Antonio Bossi, ed il fondo di ragione del Sig. D. Giovanni Bossi coll’intervento del Sig. Ingegnere Migliavacca delegato, con altresì il Sig. D. Carlo Bossi ed il Sig. Amabile Bianchi ed il prete D. Giuseppe Ghiringhelli agente dell’ill.mo Sig. D. Antonio Bossi, quali tutti furono presenti, ed hanno riconosciuto essere messo in giusta positura; v’è ancora di mezzo altro termine che piglia di mira un sasso messo nel muro di ragione del Sig. D. Giovanni Bossi, dove addimanda, che la siepe debba andare in retta linea, di più evvi altro termine che divide il fondo dell’ill.mo Sig. D. Antonio Bossi con il giardino goduto dal suddetto Olivarez, ed è di cantone tra il fico di ragione dell’ill.mo Sig. D. Antonio Bossi, dove in seguito viene la siepe solita farsi piantare


dal suddetto Sig. D. Antonio Bossi come s’è convenuto nella scrittura fatta dall’agrimensore Sig. Emanuele Pinciara, quale determinò di dovesse piantare detta siepe in dirittura del muro morto, ed allora quando si piantasse di vivo, fosse lontana secondo prescrivono gli Statuti cioè 9 once; questo è quanto s’è riconosciuto nel suddetto giorno alla presenza dei suddetti Sig. Ingegner, Sig. D. Carlo Bossi, Sig. D. Giuseppe Ghiringhelli e Sig. Amabile Bianchi, ed io ne ho fatto una memoria in iscritto affine di potersi ricordare di quanto s’è riconosciuto con i tre termini di sopra enunciati, e per ultimo mi sono sottoscritto.

                                                   Idelfonso Bossi


Il persicheto della vigna dietro la casa                           pertiche 17. 4
Brughiera detta la Costa di Biogio (?) in territorio
di Brunello                                                                              “     4.-
Altra brughiera detta come sopra                                            “     6.-
Brughiera in territorio di Caidate                                              “    22.-
Prato in territorio di Caidate detto S. Maria                          “     4.16
Prato detto il Pravezzo (?)                                                       “    23.-
Vigna aratoria detta Serpiano                                                  “    16. 4
Brughiera annessa al detto Serpiano                                        “     2.16
Brughiera detta la Carraga                                                      “    20.21
Brughiera detta la Carraga di Sotto                                         “     5. 6
Campo aratorio detto il Cantone                                             “     6.12
Brughiera detta il Marcio                                                         “     7.19
Campo detto il Marcio di Sopra                                              “    13.12
Prato detto il Baraso (?)                                                          “     2.-
Prato e vigna detto il Prato grasso                                           “    10.15
Altro campo di sotto al Prato grasso                                       “     3.-
Vigna aratoria del suddetto Prato grasso                              “     6. 2
Segue (?) della Brughiera annessa al detto Prato grasso      “     2. 2
Vigna detta la Vignola                                                             “     6.-
La Vignazza aratoria                                                               “    16. 8
Selva annessa ossia brughiera                                                  “     8.14
Il prato della Vignazza                                                “     4.14
Altro prato detto Longo di Sotto                                             “     -.21
Un campo aratorio detto il Campazzo                                  “     5. 4
Segue il bosco dietro al detto Campazzo                              “     1.10
Campo detto il Campazzo di Sopra                                      “     6. 6
                                                                                              ----------
                                                                                   pertiche 226.  3


(Immagine 758)
Campo detto il Ramello                                                          “     6.21
Campo aratorio detto il Moggio                                              “     3. 7
Campo aratorio detto il Moggio di mezzo                            “     5.20
Campo detto il Brugno                                                            “     9.23
Un campo detto il Vargeli (?)                                                  “    12. 7
Un campo detto il Senté                                                          “     8.-
Bosco detto il Genestré                                                           “     5.10
Brughiera detta il Moncone                                                     “     5.10
Prato detto la Terza (?)                                                           “     7.22
Prato detto d’Incastro                                                             “     5. 3
                                                                                              ----------
                                                                                  pertiche 294.14


Pertiche della misura dell’Ingegner Cillia n. 238




Il 28 settembre 1787 viene affittato a Carlo Ambrogio Bianchi di Morazzone che abita nella casa da nobile di D. Idelfonso Bossi. (Vedi File Documento n. 1.023).
Il Pomairolo, se si fa riferimento alla Villa Mazzocchi, era molto più esteso di oggi ed arrivava probabilmente fino alla Cascina del Pomairolo e all’attuale Viale delle Rimembranze.

Dalla fotografia del quadro dipinto da Egidio Nicora.
Dal volume per l’ingresso di don Luigi Cantù. (Vedi doc. n. 3.019).