lunedì 30 gennaio 2017

SISTEMA INFRASTRUTTURALE IMPERIALE


N. 10 – AMBITO DI VARESE
LACUALE – VIARIO – NATURALISTICO – OROGRAFICO

Strutture naturalistiche di definizione dell’ambito:
L’elemento naturalistico più caratterizzante del sistema idrico è il lago di Varese, primo piano della veduta del paesaggio alpino del Monte Rosa.
Il sistema orografico e incentrato sul massiccio del Campo dei Fiori, icona della religiosità della Riforma cattolica, con il caratteristico profilo che inizia con il Forte di orino, prosegue con la cima omonima, in monte Pizzella, il monte Chiusarella, alle cui spalle sorgono il monte Martica, il monte Poncione, il monte Minisfreddo, il monte Monarco, il monte Useria ed infine il monte Orsa. Una successione di vallette perpendicolari alla giacitura montuosa disegnano la monumentalità naturalistica e religiosa del luogo.
Dal lato sud del lago di Varese si staccano le penisole moreniche che si rastremano e si sfrangiano verso la pianura costruendo il tipico paesaggio collinare. La valle dell’Olona incide profondamente la pianura mentre la valle dell’Arno meno profonda disegna un percorso più di superficie.
La collocazione naturalistica di Varese lo colloca al centro dell’ambito.

Strutture storiche di definizione dell’ambito:
- Viabilità
A titolo di semplice informazione si allegano le seguenti note. Con l’avvento di Milano a capitale dell’Impero (286-402 d.C.) Varese si trova inserita in un sistema viario che le testimonianze territoriali, documentali e cartografiche (Tabula Peutingheriana e Itinerarium Antonini Augusti), hanno consentito agli storici di ricostruire con assoluta precisione. L’imponente apparato infrastrutturale romano militare ed economico ammontava a 53.000 miglia pari a 78.505 Km. Di viabilità principale oltre le reti locali. Varese, inserita in questa opera di infrastrutturazione, era collegata con l’nello transpadano interregionale, dal quale uscivano le radiali dirette in Europa, in Mauritania, Numidia, Tripolatia, Pirenaica, nel Medio Oriente. Il sistema misto di anulari e radiali consentiva percorrenze veloci e in tutte le direzioni.
I punti nodali sono individuabili nel collegamento con Ivrea-Eporedia, con Aosta-Augusta Praetoria (passi del Piccolo e Gran S. Bernardo), con Torino-Augusta Taurinorum (passi del Moncenisio e Monginevro), con vado Ligure-(Francia, Spagna, Mauritania), con Coira (Rodano, Reno), con Verona-Trento (Brennero, Vipiteno), con Aquileia (regioni danubiane), oltre che con Roma evidentemente.
Mentre la ricostruzione della grande viabilità consolare è certa, la viabilità locale dà luogo tra gli storici, a modeste differenze interpretative con probabilità tutte attendibili e tra loro alternative.
Per Varese le direttrici fondamentali e dirette furono Milano-Varese-Bellinzona-Coira e la direttrice Milano-Sesto calende. La prima direttrice Milano-Varese fu articolata in tre percorrenze come si osservato nella descrizione degli ambiti, due parallele ai lati dell’Olona derivate circa all’altezza di Legnano dalla Mediolanum-Verbanus, e una terza coincidente, salvo piccole varianti, con Strada Statale 233.
La Mediolanum-Verbanus diretta a Sesto Calende-Angera coincideva approssimativamente come orientamento e finalità con l’attuale Strada Statale 33. Un punto importante fu certamente Sesto Calende per i collegamenti con i passi del Moncenisio, del Monginevro, del Piccolo e Gran San Bernardo, e attraverso la Pedemontana con Aquileia.
Le vie in uscita da varese cono dirette verso la Valganna-Val Marchirolo-Ponte Tresa, Valganna-Valcuvia-Luino, verso Gavirate-Laveno, Gavirate-Sesto, e Varese-Como.
Il sistema infrastrutturale imperiale era integrato dalle vie d’acqua del lago Maggiore, del Ticino, e secondo alcuni storici, dell’Olona.

Comuni compresi nell’ambito:
In senso orario, Gavirate, Comerio, Barasso, Luvinate, Varese, Malnate, Gazzada, Schianno, Buguggiate. Morazzone, Caronno Varesino, Castronno, Brunello, Azzate, Galliate Lombardo, Daverio, Crosio della Valle, Casale Litta, Inarzo, Bodio Lomnago, Cazzago Brabbia, Biandronno.


(Estratto da: PAESAGGIO – Cartografia provincia Varese).

LE STRADE ROMANE

Le strade a lunga percorrenza di realizzazione pubblica, definite anche consolari, rappresentavano un fattore determinante della colonizzazione romana: favorivano i movimenti degli eserciti, gli scambi commerciali, i legami tra Roma e i territori conquistati e la loro progressiva romanizzazione. Su di esse si svolgeva il cursus publicus, l’efficiente servizio di posta dello stato.
La struttura del piano stradale veniva realizzata per durare a lungo: si ricorreva alla posa di una massicciata di fondazione entro una trincea sul cui fondo veniva disposto un primo strato di pietrame di grandi dimensioni per consolidarlo; quindi un secondo strato composto da pietre più piccole e cocciame, per finire con un livello di pietrisco, sabbia e calcina. Su di esso si allettava un lastricati di pietre squadrate e ben connesse o, in alternativa, un piano in acciottolato.
Il dorso della strada, fiancheggiato da un marciapiedi generalmente in battuto, era displuviato, in modo da favorire il deflusso delle acque nei fossi di scolo laterali.

LA MEDIOLANUM-VERBANUS

L’esistenza della strada è stata ipotizzata ricorrendo a documenti scritti, epigrafi, toponimi, carte storiche e geomorfologiche, dati archeologici riferibili soprattutto a contesti funerari, che in alcuni casi si dispongono a ridosso del tracciato stradate stesso, insediamenti, epigrafi, tesoretti monetari perlopiù di età romana.
Alcuni rinvenimenti di epoca protostorica e altomedioevale dimostrerebbero inoltre l’esistenza di un percorso precedente alla realizzazione della strada romana e la sua sopravvivenza in epoca medioevale.
Il tracciato della Mediolanum-Verbanus, supporto alla via fluviale che collegava il Verbano al Po attraverso il Ticino, aveva inizio da Milano, che rappresentava l fulcro di un’ampia rete viaria a sviluppo radiale, alla Porta Giovia presso l’attuale Castello, dove un’iscrizione documenta l’esistenza di un collegio di cavallanti.
La via attraversava quindi gli attuali territori di Pero e Rho, da dove correva parallela alla sponda sinistra dell’Olona, al sicuro da impaludamenti e alluvioni, attraverso Nervino, S. Lorenzo di Parabiago, S. Vittore, Legnano, sino a Castellana; qui attraversava il fiume e raggiungeva Gallarate, passando a nord di Busto Arsizio e proseguendo verso Somma, Sesto Calende, dove sono emersi i resti di un luogo di sosta, sino ad Angera, importante scalo commerciale sul lago.
A Somma diverse necropoli a cremazione (II a.C. – I d.C.) sono state rinvenute a ridosso del suo percorso: sotto il calzificio Ferrario; all’incrocio tra via Albania e via Locatelli; sotto il supermercato “Il Gigante”; in via Visconti, presso il bivio di madonna della Prea.
Dal punto di vista strutturale, doveva trattarsi di una via acciottolata, in analogia con altri tracciati dell’Italia settentrionale, dove i lastricati erano limitati alle aree urbane e a quelle di poco periferiche, mentre le strade extraurbane erano in ciottoli fluviali e in battuti di ghiaia e pietrisco.


(Estratto da: Le strade romane- WordPress).

domenica 29 gennaio 2017

MESSE FESTIVE NELL'ORATORIO DI SAN ROCCO DI AZZATE


Abbiamo sempre avuto l’impressione che nell’Oratorio di San Rocco le funzioni religiose fossero molto rare in quanto l’edificio sacro veniva aperto soltanto due volte all’anno: il 16 agosto in occasione della festa di San Rocco e il 4 novembre per la commemorazione dei caduti delle due grandi guerre.
In via eccezionale fu aperto qualche volta per la celebrazione di matrimoni.
In passato le cose andavano diversamente e si fa fatica a capire come mai un monumento così bello sia stato quasi del tutto dimenticato. Tutti lo vedono per essere posto in una zona leggermente sopraelevata, lungo una strada di grande scorrimento, ma pochi l’hanno potuto vedere al suo interno. Se qualcuno si azzarda a chiedere informazioni la risposte che più spesso potrà ricevere è questa: “Quella chiesa è sempre chiusa!”. Meno male che c’è un cartello giallo della Pro Loco che dà due sintetiche informazioni: “Chiesa di S. Rocco. Antico fonte battesimale di Azzate. Affreschi del XVIII sec. Vi era annesso il vecchio cimitero”. (Vedi foto)

Il documento n. 755 del nostro archivio ci informa che il chierico Paolo Castiglioni fu Bernardo di Morazzone dovrà celebrare n. 80 messe annue nei giorni festivi nell’Oratorio di San Rocco di Azzate ed altre n. 6 messe alla settimana nell’Oratorio di Dobbiate, secondo quanto fu stabilito l’11 luglio 1776 dal fu prete Gio. Battista Daverio, con l’assegnazione di annue lire 392 da conseguirsi dai presentanei conduttori consorti Piccinelli e loro successori, affittuari dei beni di Varese, Dobbiate, Azzate, Galliate, Brunello, Giubiano, Comerio e Barasso.

Nel 1772 i fratelli Castiglioni fu Bernardo posseggono in Azzate pertiche 20.14 del valore di scudi 118.4.5


(Vedi il post: Daverio prete Gio. Battista, pubblicato il 21 aprile 2015).

PERSONAGGI ILLUSTRI DI AZZATE


Fra gli illustri personaggi che hanno soggiornato ad Azzate non possiamo dimenticare la regina Maria Cristina di Borbone, vedova di Carlo Felice re di Sardegna, che ha abbellito il castello di Azzate con il parco all’inglese e per poterlo annaffiare fece costruire un acquedotto che portava l’acqua del Colle di San Quirico nella villa. La sovrana fece inoltre costruire nel 1838 l’acquedotto che poi sarebbe divenuto il celebre lavatoio del Fontanone.
Ricordiamo il generale Giacinto Cottalorda, marito della contessa Marianna Bossi, il prode soldato di Austerlitz, del quale si conserva nella sua lapide al cimitero di Azzate la celebre citazione di Alessandro Manzoni: “Che belle ferite ho visto sulla fronte del bravo e buon generale Cottalorda! Ma su quante fronti se ne devono vedere perché l’Italia sia Italia?”.
Ricordare il professor Amintore Fanfani, allora insegnante presso l’Università Cattolica di Milano, ospite nella grande villa della contessa Elena Benizzi-Castellani unitamente a Carlo Alberto Carutti, cognato di Giovanni Testori, ricordato da Vittorio Sgarbi nella sua recente conferenza al Teatro Castellani.
Ricordiamo il barone Giuseppe Baroffio Dall’Aglio che ha lasciato in eredità alle suore del Sacro Monte di Varese la Villa Cornelia e un ingente patrimonio artistico per costituire il Museo Baroffio.
Ricordiamo il nobile Giacomo Cottalorda e la moglie Evelina Tellini che hanno lasciato tutti i loro beni all’Asilo Infantile di Azzate.
Ricordiamo il commendator Ugo Introini realizzatore della famosa tessitura poi denominata Tessitura Maino.





(Vedi anche: Per Fausto Vedani – Comune di Gorla Maggiore: Alla riscoperta di un illustre casato: i Bossi di Azzate).

giovedì 26 gennaio 2017

CIMITERO DI SAN ROCCO



Foto 1
L’area attigua  a San Rocco e lo stesso Oratorio nel corso del XVIIII secolo
hanno subito una trasformazione importante. A  seguito dell’ editto di Saint Cloud emanato nel 1804 da  Napoleone si stabilì che le tombe venissero poste al di fuori delle mura cittadine,  e così Azzate si adeguò. Dismisero  il cimitero attiguo alla Chiesa Parrocchiale e ne edificarono uno “fuori dal centro storico”: la scelta fu  a San Rocco.

Foto 2 Mappa
Una scelta forzata che ha creato non pochi screzi tra le autorità civili e religiose.

Foto 3  vecchio cimitero
In questa mappa del 1843 vediamo come era edificato il primo cimitero

Foto 4  ampliamento
Nel corso dell’800 Azzate ebbe uno sviluppo demografico importante. Le autorità civili decisero l’ampliamento dell’area cimiteriale. In questa mappa del 1884 in colore rosso si evidenzia il nuovo progetto che incorporava ampiamente l’esistente cimitero evidenziato in giallo.

Foto 5 particolare ampliamento
come si può notare il progetto pregiudicava fortemente l’utilizzo e la funzionalità dell’Oratorio di San Rocco e l’allora Parroco don Luigi Redaelli si oppose fortemente, ma le autorità civili portarono ugualmente a termine i lavori.
In particolare il porticato per le tombe delle nobili famiglie fu edificato in appoggio alle mura perimetrali dell’Oratorio; fu chiusa una porta sul lato sinistro che immetteva alla zona cimiteriale;  fu creato un corridoio, lasciando così un’unica finestra nel presbiterio che risultava fortemente oscurata e, per ultimo, non avendo la disponibilità di una camera mortuaria si impossessarono arbitrariamente di una metà della sacrestia, aprendo un passaggio esterno per accedervi dal camposanto.
Il progetto  fu portato a termine: San Rocco subì un mutamento importante, ne valse la pena? No, perché dopo appena 20 anni sorse la necessità di trovare una nuova area cimiteriale più spaziosa.
Nel 1929 si decise la costruzione dell’attuale cimitero di Vegonno  e in quello di San Rocco non vennero più inumati i defunti. L’Amministrazione Comunale diede la possibilità, a chi ne faceva richiesta, di trasportare a proprie spese i cadaveri nel novo cimitero di Vegonno. Azzate aveva in questo modo due cimiteri ma nel 1958 giunse il  momento di sacrificare quello antico che le impietose ruspe in pochi giorni rasero al suolo. L’intervento provvidenziale del prevosto don Angelo Cremona riuscì a salvare dalla distruzione le tombe della nobile famiglia Bossi e quelle dei parroci di Azzate che furono trasportate a Vegonno.

Foto 6
In quest’unica fotografia in nostro possesso datata anni 50 si vede il muraglione del cimitero ed il cancelletto che permetteva l’uscita sul sagrato dell’Oratorio di San Rocco.

Foto 7 mappa
Questa mappa datata anni 50 incuriosisce poiché dalla Chiesa Parrocchiale  si arrivava attraverso  la “ Via al Cimitero” al viale che portava all’entrata del camposanto.


Foto 8 Tram
Come si vede in questa fotografia degli anni ‘20 con l’attigua fermata della tramvia elettrica.

Foto 7 rimettere la mappa
Dal paese scendeva  la “via S. Rocco” che terminava ai piedi dell’Oratorio.
Due percorsi ben distinti: quello antico che proveniva dal Pumarieu, dal Puvié altrimenti detto dell’Osteria della Colomba e giungeva in modo perpendicolare alla facciata dell’Oratorio; quello più moderno che percorreva l’attuale Via Vittorio Veneto e, attraversati i binari della tramvia, percorreva il viale alberato e conduceva direttamente nel camposanto.


Foto 8
In quest’immagine un gruppo di bambini dell’asilo accompagnati dalla suora salutano un feretro funebre, la foto li ritrae in via San Rocco con alle spalle l’Osteria della Colomba. Era usanza delle famiglie più facoltose di fare accompagnare il feretro dai bambini dell’Asilo Infantile che indossavano una mantellina ed il baschetto. Il più grande di loro portava la bandiera.
L’accompagnamento si fermava a San Rocco per non costringere i bambini ad un lungo percorso e che potevano così ritornare all’Asilo attraverso l’attuale Via Cottalorda.


AMPLIAMENTO CIMITERO DI SAN ROCCO


Abbiamo visto nel capitolo dedicato alla Villa Cottalorda-Prestini come il 23 maggio 1865 si affaccia sulla scena azzatese Carlo Stefanini fu Francesco che acquista dall’eredità giacente di Severo Calcagni il fabbricato su due piani composto da 26 vani in Via Belvedere 47 che diventerà la villa che conosciamo con i terreni circostanti per il prezzo di lire 10.000
Un anno più tardi (25 ottobre 1866) tutta la partita di pertiche 20.14 viene rivenduta all’ingegner Antonio Caneva fu Giuseppe che la paga lire 10.747
Per eredità 16 maggio 1883 il solo mappale n. 77/1 consistente in una casa d’affitto e d’abitazione passa al fratello Giovanni Caneva che pochi giorni dopo (20 giugno) la rivende ad Enrico Ramazzotti fu Giuseppe, forse imparentato con Ausano Ramazzotti che nel 1815 iniziò a vendere vini, liquori e prodotti d’erboristeria tra cui erbe, radici, bucce d’arancia e cortecce aromatiche. Le sue conoscenze gli permisero di creare una delle bevande più celebri e versatili a base di genziana, china, rabarbaro, cannella, origano, arancia dolce di Sicilia, arancia amara di Curaçao e altri ingredienti, creando quel liquore tonico, corroborante e digestivo, di sapore armonico e morbido, con sentore d’arancia e moderatamente alcolico che divenne famoso quando Ausano aprì un bar vicino alla Scala dove serviva, in luogo del caffè, l’Amaro Ramazzotti.

Il 26 ottobre 1898 lo stesso fabbricato viene acquistato da Maria Evelina Tellini fu Luigi maritata Giacomo Cottalorda per il prezzo di lire 18.500

Qualche anno prima, nel 1882, viene convocato il Consiglio Comunale di Azzate per il giorno 26 giugno e vi partecipa in qualità di consigliere il commendator ingegner Antonio Caneva, che supponiamo abitasse nella villa di cui sopra, e nella sua veste di membro della Commissione appositamente costituita illustra i progetti dell’ampliamento del Cimitero di Azzate annesso all’Oratorio di S. Rocco.
Fra i progetti ne figura uno da lui stesso predisposto che contempla l’allargamento del Cimitero verso la collina di S. Quirico, incorporando porzione di terreno di proprietà della Prebenda Parrocchiale di Azzate.
L’ampliamento del Cimitero era una questione che si trascinava da anni e la sua realizzazione era ormai divenuta una urgente necessità.
Per questi motivi l’ingegner Caneva si dichiarava disposto a redigere anche il progetto di dettaglio, qualora il Consiglio Comunale avesse adottato la soluzione da lui proposta.
Il 15 novembre 1882 il Consiglio Comunale approva invece il progetto di massima dell’ingegner Giacomo Cova di Varese e lo incarica di stendere il progetto con i dettagli e colla relazione, riducendo al massimo le spese e sospendendo, per il momento, la costruzione del portico e semplificando il muro di sostegno. Autorizza inoltre la Giunta Municipale ad acquistare il terreno occorrente prelevando la somma necessaria dalle disponibilità di cassa.
Il 14 febbraio 1883 l’ingegner Giacomo Cova presenta il progetto dettagliato che viene successivamente (17 luglio) approvato dalla Regia Prefettura Provinciale di Como ed il sindaco di Azzate conte Gio. Battista Castellani-Fantoni fu Carlo il 18 agosto stipula con il parroco di Azzate don Luigi Redaelli fu Carlo, da poco nominato dall’arcivescovo Nazari di Calabiana parroco di Azzate (6 marzo 1883) la compra-vendita del terreno occorrente consistente nei mappali n. 886 aratorio (ora con robinie) di pertiche 0.89 rendita catastale lire 1.57 ed il mappale n. 887 zerbo di pertiche 0.39 rendita catastale di lire 0.06 per un totale di pertiche 1.28 rendita catastale di lire 1.63 per il prezzo convenuto di lire 260,75 e sotto le seguenti condizioni:

1. Il contratto si intende definitivamente stipulato dal giorno della superiore approvazione.
2. Il possesso e regolare godimento del terreno seguirà dal giorno della legale registrazione del
    presente contratto.
3. Dal quel giorno saranno a carico del Comune di Azzate tutte le imposte e tasse efficienti il fondo
    stesso.
4. Il venditore parroco Luigi Redaelli dovrà garantire a termine di legge la piena proprietà a libertà
    ipotecaria dei terreni.
5. Tutte le piante esistenti sui fondi si cedono di qualunque età e dimensione si intendono di
    proprietà del venditore signor parroco Redaelli.
6. Le spese e tasse di bollo e registrazione della presente scrittura privata si ritengono  a tutto carico
   del Comune acquirente.

Il 26 maggio 1882 il Sindaco di Azzate rivolge al Parroco di Azzate don Luigi Redaelli la formale richiesta di vendita del terreno di proprietà della Prebenda Parrocchiale e l’11 giugno successivo questi si dichiara ben disposto a cedere la superficie occorrente per l’ingrandimento del Campo Santo al prezzo che verrà stimato dall’ingegner Giacomo Cova e plaude ad una opera lodevole e utile per il bene della Parrocchia.

Il 22 settembre il Consiglio Comunale delibera di procedere all’asta per l’appalto dei lavori e il 3 ottobre successivo il Sindaco conte Gio. Battista Castellani-Fantoni fa pubblicare il seguente avviso:

“Approvato dalla Regia Prefettura provinciale il progetto 14 febbraio 1883 dell’ingegner Giacomo Cova di Varese per l’ampliamento del Cimitero comunale, il Sindaco sottoscritto, ai sensi dell’articolo 102 n. 12 della legge comunale e provinciale, pubblica il seguente avviso d’asta che avrà luogo nel giorno di sabato 27 corrente ottobre alle ore 11 antimeridiane nell’Ufficio comunale di Azzate, colle norme stabilite dalla legge in vigore sulla contabilità generale dello Stato e sotto la stretta osservanza delle seguenti prescrizioni:

1. L’asta sarà aperta in base al peritale prezzo di lire 8.182,24 per tutte le opere di costruzione.
2. Le condizioni d’appalto ed i relativi capitolati sono fin d’ora ostensibili presso l’Ufficio
    municipale di Azzate.
3. Non saranno ammesse a far partito che persone pratiche dell’eseguimento di opere pubbliche e di
    conosciuta responsabilità, le quali dovranno inoltre garantire le loro offerte col deposito di lire
    800 sia in numerario, sia in effetti pubblici dello Stato al prezzo di borsa, sia in libretti della
    Cassa di Risparmio in Milano e sua figliale in Varese.
4. Il deposito potrà essere fatto tanto alla stazione appaltante che presso l’Esattore comunale signor
    Cesare Mazzola-Conelli in Varese, ed in quel’ultimo caso dovrà essere comprovato mediante
    dichiarazione dallo stesso rilasciata.
5. I termini fatali per la diminuzione del ventesimo sono fin d’ora stabiliti a giorni 15 e scadranno a
    mezzodì del giorno di domenica 11 novembre 1883.
6. La delibera seguirà colla estinzione dell’ultima candela vergine a favore dell’ultimo migliore
    onerente ed in base alla perizia e capitolato uniti ai progetti 14 febbraio 1883 precitato.
7. Nel caso in cui entro il termine dei fatali venisse fatta ulteriore offerta in miglioria del prezzo di
   deliberamento, si procederà di nuovo ad altro incanto definitivo”.

Il 12 novembre il segretario comunale Antognazza certifica che entro i termini stabiliti non è stata presentata alcuna offerta in diminuzione al prezzo di lire 7.165 provvisoriamente deliberato con il capomastro Antonio Belli di Varese.

Il 14 febbraio 1883 viene stilata dall’ingegner Giacomo Cova di Varese la seguente valutazione del porticato con annesso camera mortuaria proposto da costruire nel nuovo cimitero comunale di Azzate aderente all’Oratorio detto di S. Rocco, a seconda della pianta e prospetto delineato nel foglio di disegno allegato sotto A e già indicato nel progetto di massima esaminato ed approvato dal Consiglio Comunale nella seduta straordinaria del giorno 15 novembre 1882.

Scavo di terra pel fondamento del portico ed annesso camera mortuaria:
lato di levante m. 17.60 x m. 1 x m. 0.60 = mc. 10.56
lato di mezzodi m. 4.60 x m. 1 x m. 1 x m. 0.60 = mc. 2.76
lato di tramontana m. 3.50 x m. 1 x m. 0.60 = mc. 2.10
lato di tramezze m. 4.60 x m. 1 x m. 0.60 = mc. 2.70
In totale mc. 18.18 a lire 6.65                                                 comportano lire 14.81

Muri di sassi in calcina pei fondamenti nello scavo sopra 
Praticato mc. 18.12 a lire 7.30                                              comportano lire 132.27
Muri di sassi in calcina fuori terra sino al piano del
Porticato mc. 30.30 x m. 1.10 x m. 0.50 = mc. 16.66
a lire 8.50                                                                               comportano lire 141.61
Muri di sassi misti a cotti in calcina sino al piano della
cornice di finimento del portico compreso i fianchi e
la tramezza mc. 30.30 x m. 3.50 x m. 0.50 = mc. 53.02
deducesi le parti rettangole delle arcate e cioè n. 3 da
m. 2.20 x m. 2.00 x m. 0.50 = mc. 6.60 rimangono di
muratura mc. 46.42 a lire 11.50                                              comportano lire 533.83
Nel prezzo dei muri si è compreso anche la riboccatura
e stabilitura da applicare.
Cornice di gronda del portico, con canale di ferro,
frontalino in vivo e cornice sottoposta in cemento in
lunghezza di m. 19.20 a lire 11.30                                           comportano lire 216.96
Soffitto di travotti ed asse con caldana superiore e
sottoposto plafone aderente al soffitto tutto completo
m. 13.00 x m. 4.00 = mc. 52 più m. 4.60 x m. 3.00 =
mc. 13.80 che sommano a mc. 65.85 a lire 4.70                     comportano lire 309.26
Tavolato di cotto m. 3.20 x 3.50 = mc. 11.20 a lire 3.50         comportano lire 39.20
Suolo in lastre di bevola del portico e della camera
mortuaria: per il portico m. 13.00 x m. 3.50 = mq. 45.50
per la camera m. 4.60 x m. 2.90 = mq. 13.34 sommano
mq. 58.84 a lire 4.80                                                              comportano  lire 282.43
Zoccolino e cimasa allo stillobato del portico in
lunghezza m. 18 a lire 6.50                                                      comportano lire 117.-
Gradini di sariccio per le scale per ascesa dal piano del
Camposanto al piano del portico n. 10 a lire 8                         comportano lire 80.-
Parapetto in ferro a difesa delle scale e della campata
di mezzo del portico del peso approssimativo di Kg. 120
a lire 0.80                                                                               comportano lire 96.-
Tetto di coprimento del portico e camera attigua tutto
Compreso mq. 97.50 a lire 3.50                                             comportano lire 341.25
Canali e tubi di scarico delle pluviali del tetto m. 8.50
a lire 1.80                                                                               comportano lire 15.30
Chiudimenti da portine in due ante in fusto e fodera tutto
Compreso n. 2 a lire 35                                                          comportano lire 70.-
Serramento da finestre per la camera mortuaria in
Semplici antini a vetro d’oscuro interne n. 1 a lire 40               comportano lire 40.-
Colombari da eseguirsi sotto al piano del portico nelle
località segnato in prospetto compreso anche la lastra
di marmo di Carrara per la chiusura della bocca n. 9 a
lire 35                                                                                     comportano lire 255.-
Importo approssimativo per opere accessorie ed
imprevedute                                                                            comportano lire 100.-
                                                                                                                ------------
Totale importo del portico e camera mortuaria                                          lire 2781.92

DESCRIZIONE delle opera da eseguirsi per l’ampliamento del Cimitero Comunale di Azzate sulle basi del progetto di massima presentato dal sottoscritto ingegnere, stato approvato dal Consiglio Comunale in seduta straordinaria del 15 novembre 1882.
La specificazione è data in relazione ai fogli di disegno che formano parte integrale del progetto e questi disegni sono:

a) foglio n. 1 portante la planimetria del Cimitero attuale coll’Oratorio di S. Rocco e
    strada limitrofa segnato in nero; il progetto di suo ampliamento cogli accessorii in
    rosso, il tutto in scala metrica nel rapporto di 1 a 200.
b) foglio n. 2 portante la sezione longitudinale dell’attuale Campo Santo preso sulla
    mezzaria dello stesso.
c) foglio n. 3 le sezioni trasversali in corrispondenza alla linea rossa segnata in
    planimetria.
    La scala adoperata per queste sezioni è nel rapporto di 1 a 200.
d) foglio n. 4 portante il prospetto dell’ingresso pel nuovo Campo Santo in scala
    metrica nel rapporto di 1 a 100.
Le linee e tinte nei disegni sono quelle che generalmente si adottano in pratica, e cioè le linee nere quelle del terreno attuale, le linee rosse quelle del progetto. La tinta gialla gli scavi da praticare e quelle da demolire e la tinta rossa gli alzamenti da eseguire.
L’ampliamento del Cimitero va eseguito a seconda del delineato in pianta, verso il lato di mezzogiorno estensivo anche verso il lato di levante sempre su fondo della Prebenda Parrocchiale di Azzate cadente in quella mappa ai numeri 886 e 887, ciò che costituisce una figura regolare formata da due rettangoli uno maggiore contro all’Oratorio di S. Rocco, e l’altro minore a levante dell’ingresso attuale, collegati fra di loro da una figura trapezia colla base maggiore eguale alla larghezza del maggior rettangolo, e colla base minore eguale alla larghezza del rettangolo minore.
Il rettangolo maggiore, misurato internamente al Campo Santo, sarà il lunghezza di metri 42,50 ed in larghezza di metri 23,30 ed il rettangolo minore sarà in lunghezza di metri 19 ed il larghezza di metri 15, ed il trapezio di unione ha un’altezza di metri 4,30 il tutto come meglio vedesi indicato con numero ossi nella pianta generale.
Tracciato sul terreno la figura stata assegnata al progetto, verranno eseguiti tutti quegli scavi di terra che reputasi necessari per assegnare al nuovo piano del Campo Santo quello che risulta segnato nelle rispettive sezioni trasversali e longitudinali, scavo che va esteso non solo alla superficie compresa fra la cinta del Campo Santo stesso, ma ben anche per tutta la strada del lato di mezzogiorno che corrisponde alla cuna selciata da praticarsi dietro alla cinta stessa, ed al muro di sostegno del laterale fondo residuo della Prebenda Parrocchiale, adoperando il materiale estratto a riempimento delle piccole porzioni da rialzare, trasportando altrove e fuori dal Campo Santo e della proprietà Comunale in luogo innocuo la materia crescente[1].
Stabilito il nuovo piano del Campo Santo nel senso longitudinale che nel senso trasversale si darà luogo agli scavi di terra per dar luogo al fondamento della nuova cinta spingendo l’altezza di questo scavo a metri 2 sotto al nuovo piano del Campo Santo nella costante larghezza di metri 0,70
Ultimato lo scavo ed assicurato il terreno circostante con opportuni assiti, qualora la natura del terreno fosse scorrevole, si darà incominciamento al muro di fondamento della nuova cinta, il quale sarà pure in altezza di metri 2 grosso costantemente metri 0,65
Sul quale in seguito verrà eretta la cinta che racchiude il progettato ingrandimento, di cui verrà detto in seguito.
In quelle tratte di muro di fondamento che rimane esteriormente al piano campagna, in particolar modo sulla tratta aggiunta verso tramontana in prossimità della strada comunale, e per una tratta del lato di levante che forma ingresso, questo e nelle parti esterne va regolato a scarpa proporzionale al 1/10 di sua altezza.
Circoscritto l’area aggregata al vecchio Campo Santo col muro di fondamento sopra cennato, verrà tutta quella superficie smossa interamente, spingendo il movimento del terreno per metri 2 di altezza sotto al muro pieno passandolo uniformemente col zappone in modo da levare tutti i sassi che eccedano la grossezza di metri 0,05 come in generale viene prescritto per i Cimiteri, e questo spurgo verrà praticato anche per la terra che verrà adoperata nei pochi alzamenti da effettuarsi.
Eseguita la costruzione del muro di fondamento e effettuato lo spurgo del terreno aggregato, si darà luogo all’erezione della nuova cinta, ben addentellandosi col muro dell’Oratorio di S. Rocco verso il suo esterno ove deve essere a contatto, nonché col muro di cinta dell’attuale Cimitero che non viene demolito.
Questo muro di conta avrà la costante altezza sopra il piano del Cimitero metri 2,20 grosso costantemente metri 0,45 lasciandosi però nel muro che serve d’ingresso del Campo Santo, che è verso levante, come al disegno, apertura larga metri 3,20 la quale verrà munita lateralmente da pilastri anch’essi in muratura della grossezza in quadro di metri 0,60
Tanto il muro di cinta internamente ed esternamente nonché quelle parti di fondamento che esistono fuori terra verranno riboccati in pieno.
Ultimata la cinta alle dimensioni indicate, tanto quelle di nuova costruzione, quanto quella tratta di vecchio Campo Santo che non viene demolita, salvo regolarizzazione della sua sommità per quest’ultima, verrà coperta da lastra di molera in larghezza di metri 0,55 grosse nel mezzo di metri 0,10 ed ai lati metri o,07 lastre che avranno lunghezza non minore di metri 1,50
A sostegno del fondo della Prebenda Parrocchiale di Azzate lungo tutto il lato di mezzogiorno del Campo Santo, ripiegando anche verso levante che comprende parte dell’accesso d’ingresso del Campo Santo, come al disegno di planimetria, verrà eretto muro di sassi in assecco rivestito per metri 0,15 in calcina che sarà mantenuto per tutto il lato di mezzodì sempre parallela alla nuova cinta al Campo Santo, muro che avrà un’altezza fuori terra di metri 2 grosso in sommità col 1/5 di scarpa esternamente, appoggiato su fondamento che sarà minore di metri 0,60 che verrà questo eseguito tutta in calcina.
Questo muro di sostegno del fondo verrà costantemente tenuto distante dalla cinta nuova verso mezzodì di metri 0,60 la quale lista verrà sistemata a cuna in selciato per lo scolo delle acque provenienti e dal fondo superiore e dal terrapieno stesso, e verso levante sarà discosto dalla cinta di prospetto di metri 5 regolata la parte in corrispondenza alla mezzaria del muro Campo Santo sotto area di cerchio col raggio di metri 4,50 e come vedesi delineato in pianta.
In questo muro di terrapieno verranno lasciati diversi fori regolarmente ed uniformemente ripartiti e disposti in linea retta ed alternati quelli inferiori dai superiori, alla distanza l’uno dall’altro metri 2,60 per quelli su una stessa linea, nella formazione di questi fori verranno esclusi i mattoni.
Tutte le parti in vista di questo muro di terrapieno verranno riboccate a rasa pietra.
La lista di terra compresa fra il muro di terrapieno e la cinta del Campo Santo, come già si disse, va regolata a cuna di selciato con minuti ciottoli scaricanti verso levante, e le acque ivi percorrenti verranno poi guidate in apposito tombino che si dovrà costruire in contatto al muro del Cimitero che gli serve d’ingresso, in lunghezza di metri 17 scaricate sulla strada comunale del Cimitero, tombino che avrà di luce metri 0,60 di larghezza per metri 0,40 di altezza fra murelli di sassi in calcina grossi metri 0,30 con selciato al fondo e lastre di sariccio di coprimento le quali rimarranno metri 0,25 inferiore al piano dell’accesso.
Come è detto e come vedesi anche dalla planimetri l’ingresso del Campo Santo viene esercitato dal lato di levante sul davanti del quale verrà formato piazzaletto che comprende tutta la fronte del muro di cinta in larghezza costante di metri 5 regolata sulla parte centrale sotto arco di cerchio del diametro di metri 9.
Il suo piano sarà in parte inclinato dal piano della strada comunale da cui si accede sino al primo pilastro laterale d’ingresso, indi pressoché orizzontale pel resto, e come meglio verrà stabilito al caso pratico durante l’esecuzione dell’opera.
Tutta questa superficie sistemata a piazzaletto verrà sparsa viva ghiaia minuta e crivellata.
L’ingresso la Campo Santo come dall’apposito foglio di disegno, sarà sulla mezzaria del Campo Santo ampliato, verso il lato di levante, in larghezza di metri 2,20 fra pilastri in muratura grossa in quadro metri 0,50 alti metri 3 compresa anche la cimasa di coprimento dei pilastri stessi e di zoccoli di sariccio a tre lati di ciascun pilastro.
A formare soglia dell’apertura d’ingresso, verrà posto in opera lastra di sariccio lunga metri 2,20 larga 0,60 grossa non meno di metri 0,12 bene appoggiata in calcina sul muro di fondamento sottoposto[2].
A chiudi mento dell’apertura d’ingresso si porrà in opera cancello di ferro  in due ante girevoli internamente della lunghezza di metri 2,20 alto contro ai pilastri metri 2,40 tutto compreso, e nel mezzo metri 2,60 terminato sotto sagome con croce nel mezzo e come al disegno che al caso pratico verrà consegnato all’assuntore, durante i lavori del Campo Santo.
Ciascun’anta del cancello sarà fermata da una piantana si cui fira in grossezza di metri 0,04 in quadro con pollice dal basso e piletta assicurata con piombo in un pezzo di sariccio da metri o,25 in quadro alto metri 0,20 ed internantesi nel suolo in prossimità all’angolo del pilastro, ed all’alto da un grosso occhio di ferro a zanca ripartito in due braccia della lunghezza di metri 0,50: all’altro esterno avvi piantana formata da due reggie ad angolo retto ciascuna in larghezza di metri 0,04 per metri 0,008 che formato battuta con le altre due reggie dell’anta opposta.
Le piantane verticali saranno fra di loro ben collegate con n. 5 reggie trasversali una di fondo larga metri 0,04 grossa metri 0,15 e le altre pure larghe metri 0,04 in grossezza di metri 0,12 ripartite come al disegno da produrre.
Fra le piantane esterne verranno ripartite n. 8 piantane verticali da metro 0,012 in quadro bene collegati colle reggie trasversali terminanti superiormente a freccia e come meglio. Allo zoccolo verrò aggiunto altro piantoncello intermedio bene collegato colle reggie orizzontali che lo ferma.
Tra le reggie verticali che formano battuta delle due ante vi scorrerà catenaccio quadro formato da un quadretto di metri 0,015 che si internerà nella soglia al basso e di un uncino all’alto, catenaccio che sarà munito da manetta di ferro pel suo movimento. Serratura e chiave la quale verrà collocata a metri 1,20 dal piano della soglia.
A farvi battuta del cancello contro la soglia ed assicurata in un pezzo di sariccio si porrà in opera unghia di ferro bene assicurata con piombo nel sasso, sarà in lunghezza di metri 0,12 ed in larghezza di metri 0,05 con un’altezza di metri 0,035 contro il cancello.
Il cancello con tutti i suoi annessi va lavorato finemente adoperando ferro nostrano sarà eseguito a perfetto fior d’arte ed inverniciato con una prima mano di minio ben applicato e due mani successive color bronzo oscuro.
In corrispondenza al cancello del Campo Santo nell’interno dello stesso sulla nuova mezzaria, verrà praticato viale che si estende sino in prossimità all’Oratorio di S. Rocco, viale che avrà la costante larghezza di metri 2.
A disimpegno poi degli spazi destinati alla tumulazione dei cadaveri verranno praticati altri vialetti secondari, i quali saranno ripartiti nei modi indicati in planimetria, e tanto sul viale principale, quanto sui vialetti secondari verrà sparsa una quantità di ghiaietto minuto e ben crivellato scevro da terra in altezza non minore di metri 0,03
Se durante la costruzione della nuova cinta in ampliamento dell’area del Cimitero ed in special modo nell’addentellamento di questa colla vecchia cinta, si trovasse opportuno, per una più solida costituzione e legamento con quello, distruggere una parte della cinta attuale e muro di terrapieno sottoposto, già stato altre volte assicurato con muro a scarpa, questa verrà eseguita colle debite precauzioni e colla occorrente puntellazione alle parti residue, e questa rinnovazione potrà essere fatta per una lunghezza non minore di metri 8 salvo il variare questo al caso pratico, mantenendo le dimensioni del terrapieno o conta superiore, quelle già sopra accennate per la cinta nuova potendo reimpiegare i materiali ritraibili della demolizione, qualora questi siano conformi al contratto.
Fra le disposizioni del regolamento per l’esecuzione delle leggi sanitarie in data 6 settembre 1874 al capo IV titolo III art. 61 è detto che: “…. In ogni cimitero sarà una camera mortuaria per custodire i cadaveri finché non vengano sepolti”.
Nel cimitero attuale esiste in angolo di tramontana e levante piccolo stanzino destinato appunto a questo uso, il quale salve poche modificazioni da introdurre in causa dell’interramento di una porzione della vecchia cinta, può essere ancora conservato provvisoriamente, ed in causa di questa esistenza provvisoria non venne fatta alcuna prescrizione di altro nel progetto ampliamento.
Qualora però la Giunta Municipale credesse opportuno distruggere l’attuale camera mortuaria, ed eseguirne altra per le occorrenze del nuovo Cimitero, questa potrà essere fatta e collocata in angolo di mezzogiorno e ponente a contatto del muro esterno della sagrestia annessa all’Oratorio di S. Rocco come è segnato con punteggiato rosso nella planimetria, costruzione che deve essere fatta pure in via provvisoria e ciò in causa della soppressione per ora del portico ed annesso stanzino proposto costituire nel progetto di massima inoltrato al Consiglio Comunale ai sensi del deliberato nella seduta straordinaria del giorno 15 novembre 1882.
Le opere che potranno venire eseguite a mezzo dell’appaltatore, verranno rilevate all’epoca del collaudo e compensato allo stesso ai prezzi che verranno stabiliti dall’ingegnere incaricato del collaudo.

Il 15 novembre 1883 con intervento del Sindaco e degli assessori conte Bossi Lampugnani e nobile Claudio Riva, nonché dell’appaltatore Antonio Belli, vengono segnati sul terreno tutti i punti fissi a demarcazione dei limiti esterni della cinta racchiudente il progettato ampliamento, e si sono segnati tutti gli altri punti esterni.
Successivamente per sostanziali modificazioni che si vollero introdurre al progetto, allo scopo di mettere la mezzaria del Campo Santo in direzione normale alla mezzaria dell’Oratorio di S. Rocco cui il Cimitero è aderente, si invitò di nuovo l’ingegnere Giacomo Cova a tracciare sul terreno i limiti dell’ingrandimento in relazione alla ideata modificazione e nel giorno 3 dicembre 1883, si effettuò il sopraluogo, e di comune intelligenza colla Giunta Municipale si collocarono di nuovo i picchetti sulla nuova linea, mantenendo sempre le dimensioni primitive, e con questa variante, si dovette portare variazione anche alla strada comunale detta del Cimitero con occupazione di fondo di ragione del cavalier Vittorio Avogadro di Collobiano del conte Filiberto che fu assenziente.
Assegnati questi nuovi limiti dell’ampliamento del Cimitero si invitò l’appaltatore Antonio Belli a sollecitare l’esecuzione.
In conseguenza della introdotta ragionale modificazione, vengono variate in molta parte tanto i movimenti di terra che le opere murarie da eseguire, e queste varianti verranno tenute a calcolo all’epoca del finale collaudo sia per le parti a credito che per quelle a debito dell’appaltatore.
L’assuntore Belli dichiarava di essere edotto di tutti gli obblighi portati dal suo contratto, ed in particolare modo di tutte le prescrizioni accennate nel capitolato d’appalto impegnandosi dell’esatto adempimento di ogni e singolo articolo, ed eseguire il lavoro in conformità allo stesso.

Il 1° dicembre 1883 il conte Vittorio Avogadro di Collobiano scrive alla Giunta Municipale di Azzate manifestandogli la sua intenzione di voler cedere gratuitamente circa 300 metri quadri del campo aratorio detto il Pomairolo occorrente per l’ampliamento del Cimitero alle seguenti condizioni:

1. Il suolo della strada comunale soprastante al Campo, essendo stato elevato ne
    viene di conseguenza che è necessaria una forte cunetta con relativa pendenza e
    strati superiori ed inferiori, onde venga impedita la stagnazione dell’acqua nel campo.
2. La terra di coltura del fondo ceduta sia messa sul campo di proprietà Collobiano,
    ora vuoto, sparsa regolarmente sulla parte non seminata.
3. Il Comune indennizzi il colono per qualunque danno derivante per occupazione
    provvisoria del terreno da lui condotto.
4. Il Comune provveda a suo carico al trasporto della siepe e della sistemazione della
   cunetta di cui sopra.
5. Per la misura si starà all’ingegnere del Comune.
6. Per il prezzo del terreno ceduto, nonché per i dettagli di sistemazione ambe le
    parti si atterranno alle indicazioni sia verbali o risultanti dal disegno di Ernesto
   Galli.

Il presumibile prezzo di lire 102 del terreno ceduto il conte Collobiano lo destina per i ¾ alla locale Congregazione di Carità e per l’altro quarto alla Società di Mutuo Soccorso di Azzate e limitrofi paesi.
La partita catastale n. 117 di pertiche 7.72 lire 51.29 viene suddivisa in:
a - di pertiche 7.25 lire 48.16 rimane al signor Avogadro cav. Vittorio di Collobiano del
conte Filiberto;
b - di pertiche 0.47 lire 3.13 passa al Comune di Azzate per deviazione strada comunale
      ed ingrandimento del Cimitero.
      (E’ allegata una piantina).

Un gesto tanto generoso da parte del conte di Collobiano viene però malamente contraccambiato dagli incaricati del Comune di Azzate che, probabilmente per indolenza o per errore, cambiano il tracciato dell’ampliamento del Cimitero, suscitando le più vive proteste del conte che il 7 dicembre da Torino scrive una infuocata lettera al Sindaco per l’abusiva occupazione di circa 22 metri quadri di terreno sui quali insistono delle piante di gelso che nel modo più assoluto non devono essere abbattute.
L’11 dicembre il Sindaco si affretta a rispondere al conte, riconoscendo l’arbitrio commesso, ma giustificandolo con l’esigenza di rendere più armoniosa la curva della strada e lo invita a mostrarsi ancor più magnanimo nei confronti del Comune concedendo il suo benestare alla maggiore occupazione di terreno che, in questo caso, sarebbe di un totale di metri quadri 436, come rilevato dall’ingegner Belli coll’assistenza di Ernesto Galli fattore del conte di Collobiano il giorno 3 dicembre.




Il 21 gennaio 1884 il conte Collobiano aderisce alla richiesta formulatagli dal Sindaco e concede la maggiore occupazione di terreno alla stesse condizioni del 1° dicembre, rinunciando al relativo prezzo a favore della Congregazione di Carità di Azzate.

Superati questi ostacoli si pone mano ai lavori che vengono portati a termine nel giro di pochi mesi e il 5 luglio 1884 il capomastro Antonio Belli di Varese scrive al Sindaco conte Gio. Battista Castellani-Fantoni perché gli venga corrisposto il saldo delle opere eseguite.
Si riunisce il Consiglio Comunale e viene deliberato di affidare una commissione composta dal Sindaco conte Gio. Battista Castellini-Fantoni, l’ingegener Giuseppe Bossi-Lampugnani, il dottor Piero Castiglioni, il signor Ernesto Galli, il ragionier Giovanni Rasina, il nobile cavalier Claudio Riva ed il ragionier Antonio Morandi perché formuli delle proposte sulla distribuzione dei monumenti antichi, la vendita del terreno, la vendita delle tombe, le tasse per le lapidi e le iscrizioni.

Il 18 novembre 1884 il signor Ernesto Galli presenta il conto dei danni che ha subito il fondo del conte Collobiano che sommano a lire 37,50 come da specifica:

per frumento stai 4                                                                                         lire 13
paglia stari 1 ½                                                                                               lire   4,50
foglia stari 2 a lire 10                                                                                      lire 20
                                                                                                                      -----------
                                                                                                                      lire 37,50
Viene anche presentato il conto dei lavori eseguite ad economia che sommano a giornate 189 come da specifica:

- levare la terra coltura del campo del signor conte Collobiano             giornate n. 48
- adattamento della terra sulla nuova strada, per lo spostamento
  della stessa                                                                                        giornate n. 24,25
- piantagione della siepe lung    o la strada                                           giornate n.   6
- trasporto delle casse dei defunti nel Cimitero                                     giornate n. 15,25
- abbassamento e trasporto della terra del Monte per alzare
   quella che mette a Brunello                                                              giornate n. 36
- servizio al selciatore per mettere strada                                             giornate n. 11
- adattamento della terra per formare viali fuori del Cimitero,
  piantagione delle piante, semina della lolierella                                   giornate n. 38
- adattamento del piazza letto davanti alla Chiesa, scarpe, ecc.            giornate n. 21,50
                                                                                                          --------------------
                                                                                                          giornate 200
da dedursi                                                                                          giornate  -11
                                                                                                          ---------------
rimangono da compensare                                                                  giornate n. 189

L’orticoltore Carlo Albizzati di Galliate Lombardo presenta il suo conto che somma a lire 77,75 come da specifica:

N. 35 ligustrum a lire 0,60                                                                              lire 21
N. 45 Eonibus a lire 0,50                                                                               lire 23,50
N.   4 tuje eridoides a lire 1,50                                                                       lire   6
N. 14 sofora jaconica a lire 1,75                                                                    lire 24,50
N.   1 cipresso … a lire 1,75                                                                          lire   1,75
Condotta e imballaggi                                                                                     lire   2
                                                                                                                      ----------
                                                                                                                      Lire 77,75
alle quali si aggiungono altre lire 26,40 per fornitura di altri materiali:

- ripari di stecche di abete n. 48 con n. 48 lacci di mojetta
  di ferro a lire 0,35                                                                                        lire 16,80
- per cadaun laccio a lire 0,2                                                                          lire   9,60

Il falegname Andrea Arioli presente la sua nota spese:

Rifatta una pandora e lucidata                                                                         lire 35
Un tavolo di rovere per la camera mortuaria                                                    lire   7,50
Un attaccapanni                                                                                              lire   1,50
                                                                                                                      -----------
                                                                                                                      lire 43

L’11 aprile 1884 anche i fratelli Garampelli di Milano Porta Tenaglia, negozianti in farine e granaglie, presentano il loro conto:

Stari 3 lojetto a lire 2,60                                                                                 lire 7,80
Trasporto                                                                                                       lire 0,50
                                                                                                                      ----------
                                                                                                                      lire 8,30

Il 26 giugno 1884 Onofrio Lanzetti Onofrio, lattoniere e tornitore. Varese. Via Pozzovaghetto n. 222 presenta il suo conto per aver fatto una vaschetta di zinco con manette per la camera mortuaria
Al prezzo di lire 5,50

Moranzoni Luigi e Casoli Carlo tagliapietre presentano il loro conto per lavoro eseguito in Azzate nell’anno 1883 per ordine del signor Antonio Belli e compagno di Varese:

N. 15 paracarri di granito a lire 3                                                                    lire 45

Il 4 gennaio 1886 il Sotto Prefetto di Varese scrive in forma confidenziale al 
Sindaco di Azzate dicendo essergli venute all’orecchio irregolarità circa le 
opere aggiuntive sostenute per l’ampliamento del Cimitero per fugare le quali 
si rende necessario il collaudo definitivo dal parte dell’ingegner Zafferri.
Questi viene pertanto sollecitato ad eseguire il collaudo e presenta una nota 
spese per complessive  lire 11.911,90 di cui va creditore il capomastro Belli.

Anche l’ingegner Giacomo Cova di Varese presenta il suo conto:

Valore di stima del porticato colle catacombe sotterranee suoi laterali
Giusta la perizi                                                                                                lire 5.459,41
Da questo valore si deduce l’importo dei sotterranei laterali al porticato,
come da calcoli istituiti valutati                                                                         lire    795,64
                                                                                                                      ---------------
Rimangono di valore del solo porticato con sotterranei annessi                         lire 4.663,77

Il valore sopra indicato, ridotto … d’asta, si deducono:
per le catacombe laterali                                                                                 lire    696,75
per il porticato da destinarsi per cappelle di famiglia                                        lire 4.084,07
A questo aggiungesi l’importo per il restauro dell’Oratorio,
valutato senza ribasso                                                                                     lire    688,63
                                                                                                                      ---------------
                                                                                                                      lire 5.469,45
                                                                                                                                
Abbiamo visto che il Parroco di Azzate don Redaelli aveva accolto favorevolmente la proposta del Comune di ampliare il Cimitero di S. Rocco ma non mancarono da parte sua momenti di profonda amarezza quando, arbitrariamente, la Giunta Municipale decise di dividere i 2/3 della sagrestia dell’Oratorio di S. Rocco per ricavarne la camera mortuaria, sollevando anche le proteste della Fabbriceria e dei Priori della Confraternita[3].




Il 26 marzo 1886 la Giunta Municipale di Azzate rispondeva alla Sotto Prefettura di Varese fornendo le seguenti motivazioni:

Le maggiori spese sostenute trovano la loro ragione e la loro giustificazione nella circostanza addotta nella relazione peritale dell’ingegner Zafferri. Fu in …. appunto a tale relazione che il Consiglio trovò opportuno accordare la richiesta sanatoria.
Dovendosi pertanto provvedere al saldo della costruzione e  al pagamento delle specifiche dei periti in una somma complessiva di circa lire 3.000, la Giunta propose ed il Consiglio Comunale con deliberato 20 febbraio accettò di richiedere all’esattore la sovvenzione di detta somma in conto corrente all’interesse del 5 ½% con facoltà di ammortizzare detto capitale in qualsivoglia epoca mediante il versamento della somma ricavata dalla vendita delle cappelle e posti distinti del Cimitero.
Nessun migliore provvedimento finanziario si presentò alla Giunta ed il Consiglio accettava la proposta della rappresentanza municipale ebbe a riconoscerla vantaggiosa ed opportuna più che non stipulando un mutuo con un privato e con un istituto di credito, difficile a ottenere trattandosi di una cifra piccola da ammortizzare in breve spazio di tempo.
La scrivente, posti i schiarimenti di cui sopra, fa caldi voti perché l’onorevole Deputazione Provinciale sanzioni al più presto il deliberato del Consiglio Comunale di Azzate.
Unisce alla pratica il progetto primitivo delle opere.


La cartella relativa alla pratica dell’ampliamento del Cimitero di S. Rocco si chiude con un documento del 20 settembre 1892 con il quale il Sindaco di Azzate certifica d’aver ispezionato i registri di stato civile – atti di morte – dall’anno 1882 a tutto il 1891 e che il numero medio dei defunti in detto decennio è di 220 tra adulti e fanciulli.

Il Cimitero di S. Rocco venne definitivamente smantellato nell’ottobre 1958, quando furono esumati i resti di don Cazzaniga e don Redaelli per essere riposti nella tomba dei parroci al Cimitero nuovo.



[1] Potrebbe essere stato in questa occasione che la lapide funeraria del conte Castellani Tettoni fu portata nei terreni del Roncasnino dove venne ritrovata dal fratello di Mariuccia Mai.
[2] Forse è qui che si farà seppellire il curato di Azzate don ….
[3] A.P.A., Liber chronicus, I, pag. 64).

lunedì 16 gennaio 2017

BOSSI-LAMPUGNANI


Singolare la circostanza che gli unici due figli maschi di Giuseppe Bossi di Milano abbiano abbracciato, entrambi, la carriera ecclesiastica e abbiano aggiunto al proprio cognome quello dei Lampugnani.
Poco conosciamo sul loro trascorso ad Azzate: almeno uno vi morì alla veneranda età di 99 anni nel 1778 e possiamo supporre che abbiano condotto una vita molto agiata, a giudicare dal vasto patrimonio immobiliare che possedevano a titolo personale e in virtù dei benefici ecclesiastici di cui erano stati investiti. Il prete Gio. Stefano era titolare del Beneficio di S. Antonio, mentre suo fratello prete Giacomo Carlo era titolare del Beneficio di S. Francesco eretto nella Chiesa Parrocchiale di Azzate.
Ma la cosa più singolare è che abitavano in quella splendida dimora che oggi conosciamo come Villa Piana, circondati probabilmente da numerosa servitù, che aveva il compito di accudire alle loro persone e al governo della grande casa e del grande parco.
Si saranno mai posti i due ecclesiastici il perché di quella loro situazione che, quantunque molto agiata, non avrebbe permesso loro di trasmettere tanta abbondanza ai loro discendenti? La loro eredità passò in altri Bossi-Lampugnani che si erano affacciati sulla scena azzatese come semplici Bossi e possedevano due appezzamenti di terreno su quella lingua del territorio di Vegonno che propende verso Caidate.
Ce li possiamo immaginare i due fratelli nella loro tonaca nera che si avviavano dalla Piazza Bossi (come era
allora chiamata la piazzetta su cui prospettava la loro villa e la Ca’ Mera), attraversavano la Piazza dei Fichi (come era allora chiamata la Piazza Nuova o Piazza Cairoli) e imboccavano la Contrada di S. Antonio.
E’ probabile che il prete Gio. Stefano si fermasse alla Chiesa di S. Antonio dove celebrava la messa quotidiana prevista dal suo beneficio, mentre il prete Giacomo Carlo proseguiva fino a raggiungere la Chiesa Parrocchiale di S. Maria dove celebrava la messa quotidiana sotto il titolo di S. Francesco all’altare maggiore.
Tutto ciò è verosimile se immaginiamo che le due messe fossero celebrate alla stessa ora ma è più probabile che fossero invece celebrate in orari diversi per dare così ai fedeli più mattutini e a quelli che potevano riposare più a lungo la possibilità di assistervi.
Si noti che queste due non erano le uniche messe che venivano celebrate in Azzate poiché c’era anche quella celebrata dal parroco, dal coadiutore e dagli altri titolari di benefici ecclesiastici.





Giuseppe Bossi di Milano
Sposa Anna Lucrezia.
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   |
   |--- prete Gio. Stefano Antonio Bossi-Lampugnani
   |     n. a Milano il 27.12.1679 nella Parrocchia di Santa Maria Segreta.
   |     Cappellano titolare di S. Antonio in Azzate.
   |      + Azzate 10 Giugno 1778 all’età di 93[1] anni.
   |
   |--- prete Giacomo Carlo Bossi-Lampugnani
         In una nota del 1756 (?) si dice che è obbligato alla celebrazione di cinque messe
         la settimana e un annuale sotto il titolo di S. Francesco, al momento assente da
        Azzate per la morte del padre Giuseppe di Milano[2].
         Titolare del Beneficio di S. Francesco eretto nella Parrocchiale di Azzate.
         Nel 1772 possiede assieme a suo fratello prete Giovanni 48 pertiche di terreno
         corrispondenti al mappale n. 836 (Villa Piana), casa di propria abitazione con
         parco marcato in mappa con il n. 210 del Catasto di Maria Teresa.
         Il 27.5.1783 i mappali n. 836 con 202, 204 e 211 passano ad Antonio Bossi
         Lampugnani q. Carlo.
         (Questo spiega come mai l’abitazione di due preti passa ai congiunti. Questa
         abitazione è l’attuale Villa Piana).





Il 20 marzo 1764 il prete Gio. Stefano viene in possesso di una vigna denominata Vigna di S. Antonio d’Azzate al Pagliate in territorio di Castronno di pertiche 3 circa per rinuncia di Pietro Broggini fu Pietro Francesco di Castronno.
Ecco la sottoscrizione del 26 marzo 1774 rilasciata dal notaio: “Faccio ampia ed indubita fede io infrascritto Carlo Giuseppe Portabò notaio collegiato causidico di Milano figlio del fu Gio. Battista altre volte notaio collegiato e causidico di Milano abitante nel territorio di Bosto castellanza del Borgo di Varese, mediante il mio giuramento di verità pronto a deporlo avanti qualunque tribunale, siccome avendo io infrascritto sotto questo giorno letto l’istrumento di rinuncia fatta da Pietro Brogino del q. Pietro Francesco abitante in Castronno pieve di Castelseprio ducato di Milano a favore del nobile e M.R. prete d. Giovanni Bosso come titolare della Cappellania eretta nell’Oratorio di S. Antonio del luogo d’Azzate dell’utile dominio e naturale possesso d’una pezza di terra vigna chiamata la Vigna di S. Antonio d’Azzate al Pagliate ossia al Paiate situata nel territorio di Castronno, coherenza da due parti le reverende Madri del Sacro Monte sopra Varese, dall’altra l’eccellentissimo signor conte di Castelbarco, dall’altra strada di pertiche tre circa, come pienamente ne consta dal detto istrumento di rinuncia rogato dal fu signor Francesco Concone notaio apostolico della Curia Arcivescovile di Milano il 20 marzo 1764 e parroco del luogo di Daverio[3].
Io Carlo Giuseppe Portabò notaro collegiato di Milano attesto quanto sopra”.




Mappale n. 836 casa di propria abitazione con orto n. 210 (attuale Casa Piana)
Rev. Giacomo Bossi e fratello q. Giuseppe.
27.5.1783 a Bossi-Lampugnani Antonio q. Carlo con i n. 202, 204 e 211.
5.7.1787 il suddetto acquista il n. 847.
22.7.1824 a Bossi-Lampugnani cav. Carlo q. Antonio con i n. 202, 204, 207, 211, 837 (dependance Villa Piana) e 847 (Corte Frigerio).
23.9.1830 il suddetto acquista il n. 843.
18.12.1/837 il suddetto acquista il n. 206 da Lotterio Giovanni q. Felice.
17.10.1844 all'eredità dei fratelli Lampugnani.
29.3.1879 il n. 836 passa al Catasto Urbano[4].


N. 4
Io Giuseppe Orlando del q. Giovanni d'anni 34 della terra di Azzate pieve di Varese, come massaro notifico cum juramento, & sub poena falsi tenersi, e possedersi dal Molto Reverendo Signor Giacomo Bosso titolare della messa quotidiana sotto il titolo di S. Francesco eretta nella Parrocchiale di Azzate gli infrascritti beni posti nella terra di Azzate pieve di Varese in pezzi sette confinanti con l'illustrissimo Signor Marchese Bosso, il Nobile Signor Paolo Bosso, strada, Paolo Bassano, il Signor Carlo Gaspare Masnago, Giovanni Bassano, il Signor Ippolito Frotta, il Signor Canonico Frattino, il Signor Nicola Mariano, il Signor Dottore Giovanni Bosso, il Signor Stefano Bosso, il Signor Dottor Alberto Alemagna, la Parrocchiale d'Azzate, il Signor Dottor Ippolito Piccinelli, la Causa Pia Frascona:

- Aratori asciutti con alberi                                          p. 22.21
- Vitate, e aratorie con moroni, e altri alberi                 p. 27.13
- Pascoli semplici                                                        p. 12.12
- Boschi di castagne                                                    p.  2. 1
- Boschi da taglio per legna con qualche albero            p. 12.22
- Ortagli o giardini e siri di case                                   p.  1.22
- Zerbi                                                                        p.  9.18
                                                                                   --------
Quali pertiche unite fanno la somma di                         p. 89.13

Sopra quali beni pago al suddetto Reverendo Signor Prete Giacomo Bosso l'infrascritti fitti cioè lire settanta, frumento moggia 4, segale moggia 5 stara 4, miglio moggia 2, vino computato un anno con l'altro per verosimile brente 10.
Li suddetti beni sono goduti a fitto semplice parte per investitura rogata dal notaio fu Signor Sebastiano Bosso ilo di 27 aprile 1710 e parte senza investitura in scritti.
Li suddetti beni per non essere esenti, abenché di ragione ecclesiastica, sono stati censiti in soldi 4 denari 1/4 1/16 64 d'estimo, onde ha pagato il suddetto Reverendo Signor Giacomo Bosso titolare suddetto.



Illustrissimo e Reverendissimo Signore.

Fa bisogno il prete Gio. Stefano Bosso servo umilissimo di V.S. illustrissima e reverendissima la fede del suo battesimo, né potendo questa havere senza speciale facoltà di V.S. illustrissima e reverendissima alla medesima ricorre.
Humilmente supplicandola dar ordine a chi s’aspetta acciò si estragga detta fede.
Il che &

Aedatur non tunc pro criminalibus ad offens. … exorando.
Mediolani ex Palatio Archiepiscopalis.
G.B. Stampa civaciur generalis primo julii 1726

"Faccio fede io sottoscritto curato di S. Maria Segreta come nel libro dei battesimi di questa chiesa è registrato come segue: “Ventisette dicembre milleseicentosettantanove (1679) Gian Stefano Antonio figlio del signor Giuseppe Bossi e della signora Anna Lucrezia jugali nato il ventisei detto mese fu battezzato dal reverendo Don Benedetto Fredielli curato. Compadre fu il signor Policarpo Sgravoletti parrocchia di S. …. al Gallo.
Dato il 1° luglio 1726
                                    d. Angelo Gabriele Manni curato suddetto".



donna Giuditta Bossi-Lampugnani sp. intorno al 1849 Giulio Molo.




Foglio n. 335 del Registro della Popolazione di Azzate:

Antonio Bossi
   |
   |
   |--- Carlo Bossi
         Nel 1732 possiede in Azzate due mappali: il n. 715 aratorio di pertiche 3.9
         corrispondente a mq. 2.207,25 e n. 716 prato di pertiche 4.22 corrispondenti
         a mq. 3.215,50 che sono gli ultimi due mappali della punta di Vegonno verso
         Caidate[5].
            |
            |
            |--- Antonio Bossi-Lampugnani
                  + Milano 14.10.1819
                   Il 27.5.1783 acquista il mappale n. 836 con 202, 204 e 211 dal rev.
                  Giacomo Bossi f. Giuseppe.
                   Il 25.5.1819 acquista il mappale n. 837 da Barbara Bossi Orrigoni.
                   Il 24.6.1819 acquista da D. Idelfonso Bossi q. Stefano il mappale n.
                   837 come da istrumento rogato da Giuseppe Baroffio notaio residente
                   in Varese[6].
                     |
                     |
                     |--- D. Giovanni Bossi-Lampugnani
                     |     Eredita con i fratelli la sostanza del padre.
                     |
                     |--- Cav. D. Carlo Bossi-Lampugnani
                     |     Assieme ai fratelli Giovanni e Maria maritata Prata succede per
                     |     testamento olografo dell'8.3.1817 dopo la morte del loro padre,
                     |     avvenuta in Milano il 14.10.1819. Il testamento fu poi aperto
                     |     avanti all'I.R. Tribunale di prima Istanza di Milano sotto il
                     |     27.10.1819 e depositato nei rogiti del dott. Giuseppe Carozzi
                     |     notaio residente in Milano. I mappali sono il n. 199, 202, 204,
                     |     207, 211, 836, 837, 847[7].
                     |     Il cav. don Carlo Bossi-Lampugnani q. Antonio acquista da
                     |     Gaetano Landriani il mappale n. 843 come da istrumento
                     |     dell'8.6.1824 rogato dal notaio di Varese Giuseppe Baroffio[8].
                     |     Il 22.7.1824 subentra nei mappali n. 836 con 202, 204, 207 e
                     |     n. 837, 847 da suo padre Antonio[9].
                     |     Il 18.12.1837 acquista il mappale n. 206 da Giovanni Lotterio
                     |     f. Felice.
                     |    Sp. Teresa Fumagalli figlia di Giuseppe.
                     |       |
                     |       |
                     |       |--- ing. Giuseppe Bossi-Lampugnani
                     |       |     Il 31 dicembre 1844 unitamente ai suoi fratelli e alla madre
                     |       |     come usufruttuaria entra in possesso dei beni del padre in
                     |       |     Azzate di pertiche 64.2 del valore di scudi 532.4.3[10].
                     |       |
                     |       |--- nob. Ingegnere Enrico Bossi-Lampugnani
                     |       |     n. Milano.
                     |       |     + Azzate 20.8.1895[11]
                     |       |
                     |       |--- Giovanni Evangelista Bossi-Lampugnani
                     |       |      n. Azzate 21.11.1816
                     |       |      + 20.10.1890[12].
                    |        |
                    |        |--- Carlo Magno Bossi-Lampugnani
                    |        |     n. Azzate 6.11.1817
                    |        |    + 9.2.1891[13].
                    |        |
                    |        |--- Angelo Francesco Bossi-Lampugnani
                    |        |     n. Azzate 5.10.1818
                    |        |     + 12.5.1896[14]
                    |        |
                    |        |--- Giuditta Bossi-Lampugnani
                    |        |      Il 23 giugno 1859 rinuncia in favore dei fratelli della sua
                    |        |      quota sull’eredità paterna[15].
                    |        |
                    |        |--- Alessandro Bossi-Lampugnani
                    |        |
                    |        |--- Carolina Bossi-Lampugnani
                    |        |
                    |        |--- Lorenzo Bossi-Lampugnani
                    |        |     + 27.7.1853
                    |        |     Il 15 gennaio 1856 la sua quota parte dell’eredità paterna passa
                    |        |     agli altri fratelli e alla madre[16].
                    |        |
                    |        |--- Enrico Bossi-Lampugnani
                    |        |
                    |        |--- Eugenio Bossi-Lampugnani
                    |
                    |--- donna Maria Bossi-Lampugnani
                           Sposa Prata.



Da D. Antonio Bossi-Lampugnani q. Carlo (Foglio n. 38) a Bossi-Lampugnani D. Giovanni, Carlo e D. Maria maritata Prata fratelli e sorella q. D. Antonio (Foglio n. 35) successi per testamento olografo 8 marzo 1817 e dopo la morte del loro padre avvenuta in Milano il 14 ottobre 1819, quale testamento fu poi aperto avanti all’I.R. Tribunale di prima istanza in Milano il 27 ottobre 1819 e depositato nei rogiti del notaio Giuseppe Carozzi residente in Milano. (Vedi voltura n. 35 del 11 gennaio 1820).
I mappali sono:
n. 199/1 di pertiche 4.6
n. 199/2 di pertiche 0.12
n. 202 di pertiche 16.19
n. 204/1 di pertiche 17.11
n. 204/2 di pertiche 6.-
n. 207 di pertiche 5.18
n. 207 ½ di pertiche 0.18
n. 211 di pertiche 1.5
n. 839 di pertiche 1.32
porzione del n. 837 di pertiche 0.10
n. 847 di pertiche 0.13
per un totale di pertiche 55.14


Voltura n. 218. Bossi Lampugnani eredità giacente di don Carlo q. don Antonio provvisoriamente amministrata da Bossi Lampugnani ing. Giuseppe q. cav. don Carlo per definitivo decreto di aggiudicazione dell’eredità paterna emesso dall’I.R. Tribunale Civile di prima Istanza in Milano del 31 dicembre 1844 n. 42887 passa a Bossi Lampugnani ing. Giuseppe, Giovanni, Carlo, Angelo, Giuditta, Alessandro, Carolina, Lorenzo, Enrico ed Eugenio fratelli e sorelle fu cav. don Carlo e Fumagalli Teresa q. Giuseppe usufruttuaria di una parte. Tutta la partita di pertiche 64.2 scudi 532.4.3

Voltura n. 274. Bossi Lampugnani ing. Giuseppe, Giovanni, Carlo, Angelo, Giuditta, Alessandro, Carolina, Lorenzo, Enrico ed Eugenio fratelli e sorelle fu cav. don Carlo e Fumagalli Teresa fu Giuseppe usufruttuaria di una parte per cessione fatta dalla sorella Giuditta della di lei quota che le spettava sull’eredità paterna e ciò in base all’istrumento 23 giugno 1859 n. 937 rogato dal notaio Cesare Chiodi di Milano, passa a Bossi Lampugnani ing. Giuseppe, Giovanni, Carlo, Angelo, Alessandro, Carolina, Lorenzo, Enrico ed Eugenio fratelli e sorelle fu cav. don Carlo e Fumagalli Teresa fu Giuseppe usufruttuaria di una parte. Tutta la partita di pertiche 64.2 scudi 532.4.3

Voltura n. 289. Bossi Lampugnani ing. Giuseppe, Giovanni, Carlo, Angelo, Alessandro, Carolina, Lorenzo, Enrico, Eugenio fratelli e sorelle fu cav. Carlo e Fumagalli Teresa fu Giuseppe usufruttuaria di una quota per acquisto della quota che spettava alla sorella Carolina come da istrumento di cessione del 30 marzo 1855 al n. 1513 rogato dal notaio Cesare Chiodi di Milano, passa a Bossi Lampugnani ing. Giuseppe, Giovanni, Carlo, Angelo, Alessandro, Lorenzo, Enrico ed Eugenio fu don Carlo e Fumagalli Teresa fu Giuseppe usufruttuaria di una parte. Tutta la partita di pertiche 64.2 scudi 532.4.3






[1] Per la verità gli anni sono 99.
[2] Vedi cartella n. 731 fascicolo XVI Archivio di S. Vittore di Varese.
[3] Curioso il fatto che il notaio apostolico della Curia Arcivescovile di Milano fosse anche parroco di Daverio.
[4] Vedi documento n. 846.
[5] Vedi Catasto |i Maria Teresa.
[6] Vedi il n. 32 elle volture catastali.
[7] Vedi il n. 35 delle volture catastali.
[8] Vedi il n. 116 delle volture catastali.
[9] Vedi Catasto di Maria Teresa.
[10] Vedi voltura n. 218.
[11] A.S.Mi. Ufficio del registro successioni di Milano.
[12] A.S.Mi. Ufficio del registro successioni di Milano.
[13] A.S.Mi. Ufficio del registro successioni di Milano.
[14] A.S.Mi. Ufficio del registro successioni di Milano.
[15] Vedi voltura n. 274.
[16] Vedi voltura n. 301.