lunedì 5 marzo 2018

IL BUE NELL'INSUBRIA



Bisogna dire che in Val Bossa la raffigurazione del bue è molto frequente: lo ritroviamo per lo più affrescato su edifici sacri e profani ed anche scolpito su vari elementi architettonici.
La scultura realizzata dall’artista Giorgio Bernasconi nel 2011 si è ispirata ad un antico stemma della nobile famiglia Bossi che era servito alla Pro Loco di Azzate per impreziosire la sua carta da lettere ed assumerlo a quello che oggi chiameremmo il logo.
Siamo quasi certi che il bozzetto venne realizzato dal pittore azzatese Giuseppe Triacca, così come aveva realizzato lo stemma di prevosto quando don Angelo Cremona venne scelto nel 1951 per guidare il vicariato foraneo.
Quando venne creata la piccola aiuola spartitraffico davanti all’ingresso del Palazzo Municipale all’inizio della Via Volta, si volle in qualche modo intitolare la scultura appositamente realizzata a quel bue che ricorreva così frequentemente nelle nostre zone che storicamente venivano denominate come Insubria e la cui massima espressione è racchiusa nell’intitolazione dell’Università degli Studi di Varese.
Azzate, che era stato il centro più importante della Val Bossa e si eleva in modo eminente sui colli dell’Insubria, come recita un breve passo della narrazione fatta dallo storico ….., aveva il suo monumento celebrativo con uno dei suoi simboli più rappresentativi.
I parrocchiani del Vicariato di Azzate augurano al suo nuovo pastore tutti quei pregi che sono caratteristici del bue sul quale vegliano protettrici la fede, la speranza e la carità simboleggiate nelle tre stelle che brillano incielo.
“Cognovit bos possessorem suum”. Il bue è così intelligente che può riconoscere il suo proprietario e questa sua capacità viene messa in risalto per aumentare altre sue virtù che sono universalmente riconosciute come la pazienza, la laboriosità, la sottomissione, la docilità, ecc.

Gianbattista Capretti, Ernesto Colli e Giorgio Bernasconi.



Stemma del Prevosto di Azzate.

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