martedì 6 marzo 2018

VIA FRANCIGENA DEI PELLEGRINI




La Via Francigena è storicamente la via che viene dalle “France”. Anticamente, e ancora prima di Sigerico, con tale nome è stato chiamato il cammino che partiva dai confini ovest dell’Italia. I rami principali attualmente utilizzati sono due. Uno è quello usato dai pellegrini che vanno e vengono dal Cammino di Santiago, dalla Spagna e dal sud della Francia: entrando dal passo del Monginevro si percorre la Val di Susa e passati per Torino si arriva a Vercelli.
L’altro è quello che percorrono i pellegrini che vengono dal nord della Francia e dall’Inghilterra che passano dal Passo del Gran San Bernardo e Aosta arrivano anch’essi a Vercelli. Da Vercelli il cammino diventa unico e si sviluppa lungo l’itinerario che passa da Pavia, Piacenza, Fidenza, Passo della Cisa, Pontremoli, Lucca, Siena, Bolsena, Viterbo e Roma.
A questo itinerario si può aggiungere la via che percorre la costa ligure partendo da Ventimiglia e che raggiunge il tracciato della Via Francigena a Sarzana, al confine con la Toscana.
Proseguendo poi oltre Roma, è stata aperta nel 2007 la Via del Sud che conduce fino ai porti d’imbarco per la Terra Santa: Bari , Brindisi, Otranto e S. Maria di Leuca.
La Via Francigena viene nominata per la prima volta in un antico documento dell’876. Si parla di Via Francisca che veniva dalla Francia e portava viandanti e pellegrini fino a Roma e poi oltre, fino a Gerusalemme o nell’altra direzione fino a Santiago di Compostela.





ANTICHI SENTIERI



Prima di descrivere il percorso che faremo domani a piedi, occorre dare qualche informazione sulla Via Francigena o Romea poiché si ritiene che la strada che corre sotto la Collina di San Quirico, scende a Vegonno e si dirige verso il fiume Ticino, sia un percorso che effettuavano i pellegrini per raggiungere la più importante e rinomata Via Francigena.



E’ un percorso che gli amanti della natura conoscono molto bene e si innesta nella più famosa e frequentata passeggiata nella Piana di Vegonno che, nel passato, ebbe un ruolo molto importante, oggi sminuito da altre vie di comunicazione più consone alle esigenze della vita moderna.



Questo è il simbolo del pellegrino che è stato adottato per contrassegnare la segnaletica della Via Francigena.



Con la linea tratteggiata vedete il cosiddetto itinerario di Sigerico effettuato nel 990 (decimo secolo) da Canterbury fino a Roma.
Con la linea continua vedete i vari percorsi medioevali che si sono susseguiti.



Un’altra cartina in cui sono evidenziati i nomi dei vari “cammini” e delle varie “vie” con le varianti che si potevano anche percorrere via mare.



Questo invece è il percorso diretto da Canterbury fino a Roma.



Per entrare in Italia c’era no tre alternative:  quella del Gran San Bernardo, quella del Monginevro e quella di Ventimiglia.
Le prime due si congiungevano a Vercelli; la terza si congiungeva a Sarzana.



Questo è l’assetto delle strade romane, le cosiddette vie consolari, parte delle quali furono utilizzate dalla Via Francigena, specialmente la Via Emilia e la Via Cassia.



Nel 2007 è stata aperta la Strada del Sud che da Roma porta in Puglia fino a Santa Maria di Leuca.
Da qui, via mare, il cammino proseguiva per la Terra Santa e per Gerusalemme.



L’abbigliamento tipico del pellegrino era costituito da un grande cappello, il mantello, i pantaloni, i sandali, la bisaccia e il bastone con la borraccia per l’acqua.



Questo invece è un pellegrino del Cammino di San Giacomo di Compostela con la caratteristica conchiglia.



In una stampa antica due pellegrini che si incontrano e si dirigono verso un monastero, luogo di accoglienza per eccellenza dei pellegrini che qui potevano ricevere conforto corporale  e spirituale.



Un pellegrino dei nostri tempi che, all’abbigliamento tradizionale, aggiunge un ombrello, appeso al collo del suo mantello.



Anche le grandi chiese e le grandi abbazie venivano scelte dai pellegrini per pregare sulle reliquie dei santi e, qualche volta, facevano delle deviazioni pur di raggiungerle.



L’attrezzatura dei pellegrini di oggi è più tecnologica. Notate i materassini, le rachette e c’è persino un ombrello.



La Via Francigena, dove era possibile, cercava di sfruttare le antiche strade consolari costruite dai Romani.
Qui vediamo un pellegrino moderno che cammina sul caratteristico “basolato” di una strada romana.


 Altri pellegrini su una strada consolare.



Questi potremmo essere noi domani alla camminata di Vegonno da S. Giorgio alla torre di San Quirico.



Un pellegrino dei nostri tempi con nessun tipo di attrezzatura moderna.



Dei giovani percorrono spensierati un tratto della Via Francigena. Quasi sicuramente non andranno fino a Roma, ma per loro è forse un’occasione per vivere i sentimenti che animavano gli antichi pellegrini.



Qui vediamo un certificato di passaggio che, con l’apposizione dei vari timbri, poteva essere la dimostrazione di aver percorso tutta la Via Francigena o parte di essa.



Questa è la caratteristica segnaletica della Via Francigena con il pellegrino stilizzato.



Questo potrebbe essere il percorso di un pellegrino che utilizzava la nostra strada.
Possiamo fare l’ipotesi che giungesse dalla Valganna e quasi sicuramente avrebbe fatto sosta o, comunque, sarebbe passato accanto alle seguenti chiese: (leggere).


 Con l’ausilio delle mappe del cosiddetto Catasto di Maria Teresa del 1722 vediamo come era disegnata la strada che a noi interessa.



Come potete vedere dal cartiglio si tratta della mappa di Azzate, in pieve di Varese, che è stata realizzata appositamente per



Il conte don Giulio Cesare Bossi che era uno dei più grossi proprietari di terreni di Azzate.



Qui vedete i terreni di Vegonno che confinano con il territorio di Brunello.



Stringendo l’inquadratura possiamo distinguere con maggiore precisione la strada che segna anche il confine tra i due paesi.



Stringiamo ancora un poco e vediamo di seguire sulla mappa luoghi a tutti conosciuti in modo da capire perfettamente dove siamo.
Qui c’è l’attuale cimitero.
Questa è la strada che prosegue per Vegonno.
Qui c’è la Trattoria del Cacciatore.
Qui c’è l’attuale Oratorio di San Rocco.
Questa è la strada che prosegue per la cosiddetta Piana di Vegonno.
Questo è il punto preciso dove faremo partire il nostro “Antico sentiero”.



Questa è la vera mappa del Catasto di Maria Teresa.
Vi faccio vedere lo stesso punto che abbiamo assunto come inizio del nostro “Antico sentiero” che, come potete vedere, una volta si trovava vicino all’Oratorio di San Giorgio.
L’oratorio era in posizione diversa dall’attuale: più verso la collina e si trovava in condizioni assai precarie. Tanto è vero che venne riedificato nella posizione attuale, più vicino alla case coloniche.
La freccia indica il punto preciso del confine del territorio di Caidate e di quello di Brunello.



Rivediamo lo stesso punto, messo in relazione con le case di Vegonno. Notate il mappale n. 524 che riprenderemo nella slide successiva.



Mappale n. 524 che abbiamo lasciato nella slide precedente.
Il sentiero continua.
In prossimità del mappale n. 655 il sentiero si biforca: inizia la cosiddetta Strada delle Varossole.
Il nostro “Antico sentiero” abbandona il confine e rientra sia a destra che a sinistra in territorio di Azzate.
Il sentiero inizia a salire.



Al termine del sentiero in salita, un breve pianoro e poi l’incrocio con la strada che dall’Oratorio di San Rocco sale a Brunello.
Il nostro sentiero prosegue e passa sotto i mappali 647 e 646 che sono parte dell’attuale proprietà Bassetti Forsasetti.



Una visione d’insieme della Collina di san Quirico.
Vi faccio notare la strada che dall’incrocio di prima scende all’Oratorio di San Rocco.
La strada provinciale (Via Piave) non era ancora stata costruita.
Vedete il Castello di Azzate, l’Osteria della Colomba.
Per andare a Daverio si doveva passare davanti al Castello e si scendeva dalla strada del Fontanone.



In questo particolare vedete la “Cappella di San Rocco”.
La strada che sale a Brunello si biforca e sotto la fattoria Canale inizia la strada che porta a Vegonno. (Questa strada veniva percorsa per recarsi al cimitero senza dover percorrere la provinciale, trafficata dalle automobili).



La tecnologia ci consente oggi di vedere i nostri territori ripresi dal satellite.
Qui abbiamo una panoramica del nostro “Antico sentiero”. (Mostrare il percorso con la freccia del mouse).

 

Nessun commento:

Posta un commento