L’azzatese Giorgia Toso, allieva della Civica Scuola
d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano con il suo articolo Passi del marzo 2005, su richiesta da
Radio Popolare che commemorava il sessantennale della Resistenza, rievocava il
partigiano Renato Colli di cui è intitolata una via del nostro paese.
“ Io non c’ero durante la resistenza, non ero ancora
nata e quindi non c’ero. Io non c’ero, ma ci sono oggi. Io non c’ero, ma ci
sono nei racconti di allora che ascolto oggi, quindi è come se ci sono allora e ci fossi oggi; come
quando passeggio per il mio paese, imbocco una via e so che sto camminando in
via Renato Colli e che lui Renato Colli è stato prima di tutto azzatese come
me, e poi partigiano, c’è scritto sul cartello: via Renato Colli (e un po’ più
in basso, sopra una strisciolina blu) partigiano. Chi sa se anche lui avrà
percorso questa strada? Via Renato Colli, sarà mai stata percorsa da Renato
Colli? Si tratta di una strada piuttosto importante: unisce la Provinciale al
cuore del paese. Io non c’ero, come posso sapere se lui abbia mai percorso
questa strada? Non sono una testimone del suo passaggio: non sono una
portatrice di testimonianze di chi è stato testimone. I miei percorsi di
testimonianza attraversano vie, piazze, racconti, lezioni, libri come La ragazza di Bube o Il sentiero dei nidi di ragno. Si,
quest’ultimo mi è piaciuto in modo particolare e dopo averlo letto mi sono
chiesta: ma poi quanta gente avrà camminato su quel sentiero? E in che modo?
Come io cammino per le vie del mio paese o come? Penso che i passi si
differenzino dai tragitti e dalle intenzioni nel percorrerli. Immagino quel
sentiero di resistenza percorso con straziante quotidianità da passi che hanno
sfidato la neve, il fango, il vento, la pioggia piove. Passi in stivali, passi
in sandali, passi scalzi, passi in zoccoli, zoccoli. Passi veloci, passi
corridori, passi furtivi, passi vigili, passi nascosti, passi bui, buio. Passi
affaticati, passi assonnati, passi stanchi, passi per resistere. Passi per
resistere alla quotidianità che aspetta l’azione, la vera azione, quella che
tutti ricordano, quella che i più si aspettano, quella grazie alla quale
chiamano una via col tuo nome: morire, ecco l’azione più evidente: morire o
almeno scomparire sulle montagne, dietro una collina. Andarsene facendo passi
di resistenza, resistenza alla fame, al freddo alla malattia, alla lontananza,
alla paura. Passi che hanno resistito all’assenza dell’amico, della famiglia,
dell’affetto, del sorriso. Passi che anche alla presenza del nemico hanno
continuato su quel sentiero fangoso. Passi in punta di piedi, passi di
traverso. Passi guidati da bussole, passi guidati da bossoli. Passi sudati,
passi feriti, passi insanguinati, sangue. Passi decisi, determinati, sicuri, convinti.
Passi che si incontrano, che s’interrogano, che si trovano, che si riflettono,
che s’innamorano, anche. Passi indecisi, dubbiosi, titubanti, traditori, a
volte. Passi che odorano di polvere da sparo, di polenta, di polline. Passi di
tutti quelli che con quotidiana fatica hanno percorso quel sentiero, il
sentiero della resistenza. E di questi sentieri che sono stati tracciati un po’
dovunque, non solo dalle grandi città alle montagne, ma anche, dalla campagna
alle montagne. Così è successo nel mio silenzioso paese da dove, raccontano, un
giorno un giovane uomo, un gran camminatore, decise di dare una direzione molto
precisa ai suoi passi. Iniziò ad appoggiare un piede dopo l’altro puntando
sempre verso le montagna. I suoi passi prima sicuri e guardinghi divennero in
poco tempo determinati, costanti e pronti all’azione. Un piede davanti
all’altro, un piede dopo l’altro, un piede e l’altro, un due, un due e i suoi
passi si trasformarono presto in corsa, e correva tracciando nuovi sentieri,
percorrendo i vecchi, che lo portavano sempre in quella direzione. E la sua
corsa sembra non sia mai finita.
Una via del mio paese, oggi, porta il suo nome: via
Renato Colli, si tratta di una via secondaria, ma importante, conduce dalla
Provinciale nel centro del paese, inizia con una breve discesa, poi si
trasforma in pianura, quindi si stringe e lentamente sale, sale e diventa
ripidissima, ma lì, ormai sei già nel cuore del paese. Una strada secondaria
via Renato Colli, una strada che unisce la Grande Storia al cuore di un paese.
Lungo questa via oggi camminano centinaia di passi,
passi giovani, anziani, passi indifferenti, frettolosi, stanchi, allegri,
passi. Passi di oggi che percorrono i sentieri di ieri e passi di ieri che
tracciano le vie di oggi.
(Estratto dall’Archivio di ateatro).
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