Francesco Maria Sforza duca di Milano. |
Bianca Maria Visconti moglie di Francesco Maria Sforza. |
Il segretario Cicco Simonetta, d’ordine del duca di Milano
Francesco Sforza, invia una serie di ordinazioni a vari sudditi affinché
ottemperino alle sue disposizioni. Si tratta di quindici lettere scritte dal 15
agosto 1450 al 13 febbraio 1451, che presentiamo nella forma originale.
Una in particolare, quella del 24 ottobre 1450, è
interessante poiché è scritta alla Comunità e al Comune di Azzate.
Francesco Sforza ordina di alloggiare il condottiero
Sagramoro Miraldo da Parma con altri due uomini d’arme e provvedere loro cibo e
dare strame per i cavalli.
Il loro passaggio nelle nostre zone non deve essere stato
del tutto pacifico poiché il 23 novembre successivo lo stesso duca ordina ad
Ambrogio Crivelli[1], podestà di Varese, su
istanza del condottiero, di liberare il suo saccheggiatore, probabilmente
imprigionato, che dovrà prima restituire il maltolto a tutti i derubati.
Caricatura di Galeazzo Maria Sforza attribuita a Cicco Simonetta. |
Registro n. 2.
N. 710 - Francesco Sforza alla comunità e al
comune di Azzate 1450 ottobre 24, Milano
Hominibus et comuni Azzate. Perché deliberamo presto provedere al logiamento de quelli nostri soldati che sonno allogiati lì in quello loco, volimo et cossì per la presente ve commendiamo che debiati teniri et allogiare in quello nostro loco Carlo da Parma cum duy altri homini d'armi del spectabile nostro conductiero Sacramoro da Parma, et provedergli de stramo per li cavalli vivi et cossì per lo vivere loro secondo haveti facto fin al presente. Et questo non manchi per quanto haveti ad caro la gratia nostra. Data Mediolani, die xxiiii octobris 1450.
Cichus.
N. 947 - Francesco Sforza ad Ambrogio
Crivelli 1450 novembre 23, Milano
Potestati Varesii De precibus annuamus spectabilis et strenui armorum ductoris nostri Sagramoris de Parma , contentamur et volumus quod detentum per vos saccomanum suum post harum receptionem statim libere relaxetis, omni contradicione remota. Intendimus, tamen, quod prius satisfieri faciatis integre hiis quibus saccomanus ipse res aliquas abstulerit, si qui comparuerint de illo querimoniam facientes. Modiolani, die xxiii novembris MCCCCL.
Cichus.
Francesco Sforza ordina che sia dato al luogotenente di
Alessandria Raimondo Testagrossa il suo salario per il periodo in cui fu
capitano del divieto di Alessandria. La lettera è indirizzata al referendario
Lancillotto Bossi e al tesoriere Gassare Taccono.
Dagli studi di Caterina Santoro conosciamo molti degli
incarichi che il duca di Milano gli affidò.
Lettera di nomina 19 maggio 1450: referendario di
Alessandria per 6 mesi. Stipendio fiorini 20 solvendorum de ordinario.
Il 1° dicembre 1450 viene confermato per altri 6 mesi.
Lettera di nomina 23 giugno1460 da Milano: referendario di
Pavia a partire dal 1° aprile1463 per 2 anni al posto di Alessandro
Castiglioni.
Lettera di nomina 12 maggio 1464: confermato dal 1°
gennaio per altri 2 anni. (E' detto nobile uomo).
Lettera di nomina 24 maggio1463 da Milano: magistrato
delle Entrate e dei Possessi di Pavia a partire dal 1° gennaio passato per 2
anni. Stipendio fiorini 10.
Lettera di nomina 4
dicembre 1467 da Milano: magistrato delle Entrate Ordinarie ad beneplacitum. Stipendio fiorini 32.
Nel 1447 è detto abitante a Milano in Porta Ticinese nella
Parrocchia di S. Maurilio.
Decurione[2].
105. Francesco Sforza al luogotenente di
Alessandria e a Lancillotto Bossi e Gaspare Taccono 1450 agosto 15, Lodi
Locumtenenti, referendario et thexaurario civitate Alexandrie. Dilecti nostri, volemo et siamo contenti che fati pagare a Raymondo Testagrossa, nostro capitaneo del diveto, dele condemnagioni che luy ha facte et mandate ala Camera nostra el suo salario per lo tempo che luy è stato al dicto officio, secondo se contene nele sue littere, tanto de quelle dal Fregarolo quanto dell'altre ve pareranno. Data Laude, die xv augusti 1450.
Cichus.
253. Francesco Sforza a Bartolomeo Porro,
Damiano Bossi, Giacomo Scrovegni da Padova, Giacomo Suardi, al podestà di
Alessandria e a Marchiolo Trivulzio 1450 settembre 3, Lodi
Francesco Sforza manda agli arresti domiciliari due sudditi a Como, due
a Novara e due ad Alessandria. [123r] Potestati (1) et officiali bullectarum Cumarum (2).
Dilecti nostri, per certi respecti mandiamo a stare lì Antonio Bonono et Rodulfo Favallo, pertanto volimo che li receptiati in quella nostra città et provedati che se presentano nanzi ad voy una volta el dì. Laude, die iii septembris 1450.
Cichus.
In simili forma potestati (3) et officiali bullectarum Novarie (4), de Marco Longo et Christoforo de Quinteris.
In eadem forma potestati (5) et officiali bullectarum Alexandrie (6), de Aluysio de Villanova et Antonio Garoffolo.
Cichus.
(1) Identificato come Bartolomeo Porro (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 238).
(2) Identificato come Damiano Bossi (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 244).
(3) Identificato come Giacomo Scrovegni da Padova (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 292).
(4) Identificato come Giacomo Suardi (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 297).
(5) Non identificato (la carica è segnalata da SANTORO, Gli uffici, p. 528, dal 1450 novembre 20 con Bartolomeo Porro).
(6) Identificato come Marchiolo Trivulzio (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 532).
347. Francesco Sforza a Lancillotto Bossi
1450 settembre 14, Milano
Francesco Sforza ordina che i due cavallari da lui assunti alla posta di
Serravalle vengano pagati mensilmente. Referendario Alexandrie (1).
Perché havemo ordinato de presenti che stiano duy cavallarii ala posta de Seravale, pertanto volimo che ad ogni hora mandirà lì da te misere Blaso de Axereto per lo pagamento de diti cavallari, li debi respondere dela rata loro de mese in mense, perché havimo disposto el pagamento d'essi se faza lì e de presenti, pur ad requisitione del prefato miser Biasio gli daray una prestantia per uno, azò se posseno metere imponto de quello li bisogna, avisando dito misere Blasio de quanto ti scrivimo, ad ciò ch'el sapia quello havirà a fare, et che te mande in scripto dicti cavallari, intendendo la dicta prestanza la paga d'uno mese como se dà ali altri cavallari. Data Mediolani, xiiii septembris 1450.
(1) Identificato come Lancillotto Bossi (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 530).
440. Francesco Sforza a Lancillotto Bossi e
Gaspare Taccono 1450 settembre 19, Milano
Francesco Sforza ordina a Lancillotto Bossi e Gaspare Taccono che diano
ad Antonello del Borgo il denaro che gli spetta per cavalcare come gli è stato
ordinato. Referendario (1) et thexaurario Alexandrie (2).
Ad ciò che Antonello dal Borgo possa cavalcare a fare quanto gli è stato ordinato, volimo et ve comandiamo che subito, havuta questa, gli faciati assignacione deli denari che gli toca per la rata sua, como se contene in la nostra littera in Borgogli, [156r] non essendo facta in Borgoglio al conte Gasparo assignacione alcuna deli denari che gli tocano. Et questa assignacione faciamo fare lì al dicto Antonello per respecto che gli ha arme soe in pegno, senza le quale, como sapeti, lui non porria cavalcare, siché spazatello prestissimo et non lo teneti in tempo. Data Mediolani, die xviiii septembris 1450.
Cichus.
(1) Identificato come Lancillotto Bossi (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 530).
(2) Identificato come Gaspare Taccono (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 531).
441. Francesco Sforza a Lancillotto Bossi e
Gaspare Taccono 1450 settembre 19, Milano
Francesco Sforza ordina a Lancillotto Bossi e Gaspare Taccono di dare al
proprio conestabile, Luca Schiavo, cento ducati d'oro. Referendario (1) et thesaurario Alexandrie (2).
Siamo contenti et volimo che a Lucha Schiavo, nostro conestabile (3), faciati dare et daghi tu thesaurario, ducati cento d'oro de quelli denari dovevano pagare li homeni de Cassino per lo termine de luglio agosto et septembre, come etiamdio vi scrive Pietro Acceptante de ordinatione nostra. Mediolani, die xviiii septembris 1450.
Cichus.
(1) Identificato come Lancillotto Bossi (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 530).
(2) Identificato come Gaspare Taccono (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 531).
(3) La persona e la carica non sono segnalate da SANTORO, Gli uffici.
479. Francesco Sforza a Lancillotto Bossi
1450 settembre 23, Milano
Francesco Sforza informa che le poste sono ferme a Dorno e perciò la
corrispondenza venga inviata là e non la si trattenga. Si provveda, inoltre, al
pagamento dei cavallari, compresi quelli di Serravalle. [162v] Referendario Alexandrie (1).
Haviemo ricevuta vostra littera et inteso quanto scriviti del facto deli cavallari, et cetera. Vi dicemo che le poste sonno ferme a Dorni, pertanto avendo ad mandare littere vogliati mandare ad Dorni perché le poste sonno ordinate ad Dorni et ad Binascho, et non vogliati retenire le littere lì duy o tri dì che poriano essere de tale importantia che gli andaria la testa, come l'altro dì che fureno retenute uno dì. Ceterum volimo che provediati al pagamento deli cavallari, secondo l'ordine dato ad Pietro Acceptante et cossì volimo sia proveduto alli cavallari de Seravalle, per modo ce possano servire et siano tenuti a fare lo debito. Et non manchi. Mediolano, die xxii septembris 1450.
Iohannes de Ulesis.
(1) Identificato come Lancillotto Bossi (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 530).
581. Francesco Sforza a Lancillotto Bossi
1450 ottobre 2, Milano
Francesco Sforza ordina a Lancillotto Bossi di portarsi con 4 o 6 uomini
di Quargnento sul luogo dove egli designerà, alla presenza di testi e di un
notaio, il posto dove costruire un mulino sul fiume Tanaro. [182r] Referendario Alexandrie (1).
Concessimus communi et hominibus nostris Quarnienti quod possint construere et construi seu hedificari facere in flumine Tanegri molendinum unum a bancha de rivo supra, pro usu dictorum communis et hominum. Quapropter volumus et tibi precipiendo mandamus quatenus te transferas super locum, una cum quattuor sive sex ex hominibus predicti loci Cuarnienti, et diligenter videas situm et locum magis comodum pro dictis nostris hominibus, ipsumque dictis hominibus assignes, presentibus testibus et notario, qui instrumentum conficiat de assignatione siti dicti molandini. Mediolani, ii octobris 1450.
Cichus.
(1) Identificato come Lancillotto Bossi (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 530).
616. Francesco Sforza a Lancillotto Bossi
1450 ottobre 6, Milano
Francesco Sforza ordina che delle 200 moggia di frumento date dalla
comunità di Quargnento se ne destinino 180 alla corte ducale, mentre le 36 lire
del noleggio si prendano sul censo di Cassine. Referendario Alexandrie (1).
Havemo ordinato che dela summa de mogia ducento de frumento, quali li homini de Quarniente de presente ne danno per subsidio, se ne conducano moza cento ottanta per uso dela corte nostra. Et perché siamo informati che per nollo fino a Pavia d'esse moza cento ottanta si haverà a pagare soldi quattro per mogio libre xxxvi imperiali, volimo che quelle libre xxxvi vel quello che intenderay che dicto frumento costarà per nollo tanto fin a Pavia, provedi de havere del termino de septembre del censo de Cassine et li numeri secondo seray informato da Raynaldo Testagrossa, a cui havemo de questo dato commissione. Data Mediolani, die vi octobris 1450.
Cichus.
(1) Identificato come Lancillotto Bossi (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 530).
815. Francesco Sforza a Gabriele e
Lancillotto Bossi 1450 novembre 10, Milano
Francesco Sforza ammonisce Gabriele e Lancillotto Bossi di saldare il
debito che hanno con Francesco da Fossato, che ha già accordato una dilazione. Gabrieli et Lanziloto de Bosiis.
Vuy sapeti che altre volte ad complacentia de miser Aluysino et vostra nuy ve fossemo favorevole ad ciò non foste molestati per lo debito haveti cum Francesco da Fossato, nostro citadino, et fecemo opera cum lo dicto Francesco che ve expectasse per alcuni dì et questo facemo credendo nuy che dovesti essere valent'homini et observare la promessa. Adesso è stato da nuy el dicto Francescho, lamentandosse de vuy et dicendo che l'è passato el termino de duy mesi et tanto più quanto è da callende in qua et anchora non gli è facto el dovere, et suplica vogliamo provedere non sia menato più in longa. Pertanto, parendone giusta questa sua rechesta et non possendo più patire tanta instantia quanto el ne fa continuamente, ve confortiamo et admoniamo che subito et senza dilatione lo vogliati fare contento de quello debe havere, in modo non hahiamo più querella, certificandovi che non lo facendo vuy ne serà necessario provedere alla satisfatione sua per altra via nì poteremo fare altramente del nostro honore, advisandone dela receptione dela presente et dela intentione vostra circa ciò. Mediolani, die x novembris 1450.
Cichus.
938. Francesco Sforza al luogotenente di
Alessandria e a Bartolomeo Porro e Lancillotto Bossi 1450 novembre 21, Milano
Francesco Sforza ordina al luogotenente di Alessandria e a Bartolomeo
Porro e Lancillotto Bossi, rispettivamente podestà e referendario della stessa
città, di restituire a Giuliano Ghiglino il bestiame, non costringendolo a
pagare il sussidio. Dominis locumtenenti, potestati (1), referendario Alexandrie (2).
Habiamo novamente intexo dal nobile dilecto nostro Iuliano Ghiglino como, non havendo luy possuto far presentare le nostre littere quale pridie scrivevamo a vuy, locotenente nostro, aciò gli facesseve restituire certo suo bestiame gli haveva tolto Antonello dal Borgo, nostro squadrero, per le qual nostre leterre volevamo ch'el dicto bestiamo liberamente gli fosse restituito et non gli fosse dato molestia alcuna per lo subsidio che debbe pagare quella nostra citade, attesa la exencione et promessa che ha dala dicta comunità, donec fusse dechiarato a cui spectasse de pagare, vedendo li soy lì ch'el dicto bestiame fidiva maltractato, gli anno rescosse con certe promesse et securtade de pagare dicto subsidio o de consignare esso bestiame, etiam non obstante littere che noy scrivessimo. Per la qual cosa, deliberando noy che al dicto Iuliano non sia facto torto, volemo et sì ve commandiamo expressamente che, non obstante alcuna obligacione, deposito o instrumento facto per veruno per casione del dicto bestiame verso lo dicto Antonello, per qualuncha modo sia facto, non faciate astringere esso Iuliano né le sue securtade ad consignare esso bestiame ho a pagare quella quantitade de danari gli fi comandato per esso subsidio. Volemo anchora che per dicto Antonello né per veruno altro non lasiate fare alli predicti molestia alcuna, quantuncha minima, fin a tanto non sia cognosuto et determinato se luy doverà pagare o non. Per la qual cosa si la dicta comunità pretende de havere rasone alcuna contra dicto Iuliano, per la qual il debia essere costrecto ad pagare per lo dicto subsidio, mandi qui da noy uno suo messo, perché, audita et intexa una parte e l'altra, li faremo quela declaracione che la rasone vorà. Mediolani, die xxi novembris 1450.
Iohannes.
(1) Identificato come Bartolomeo Porro (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 528).
(2) Identificato come Lancillotto Bossi (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 530).
1025. Francesco Sforza al luogotenente di
Alessandria e a Lancillotto Bossi 1450 dicembre 1, Milano
Francesco Sforza distoglie il luogotenente di Alessandria e Lancillotto
Bossi, referendario di Alessandria, dall'importunare Luchino Beccaria volendolo
obbligare a contribuzioni da cui è esente. Locumtenenti (1) et refendario Alexandrie (2).
Siamo avissati per querella de Luchino de Beccaria qual tene el loco dela Priosa che lo voliti astrenzere a carichi inusitati, ciò a contribuire per lo subsidio et imbotate contra el tenore et disposicione di suoi privilegii. Per levarli adoncha ogni materia de querela, ve cometiamo et volemo provideati non gli sia dato molestia alcuna contra l'usato, immo gli sia observato quello gli è stato obsarvato per lo passato. Data Mediolani, ut supra.
Cichus.
(1) Identificato come Lancillotto Bossi (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 530).
1404. Francesco Sforza al luogotenente di
Alessandria e a Lancillotto Bossi 1451 gennaio 12, Milano
Francesco Sforza replica al luogotenente di Alessandria e a Lancillotto
Bossi, referendario della stessa città, di non dar noie agli uomini di Cassine
per l'imbottato. Locumtenenti et referendario Alexandrie (1).
Como per altre nostre littere date a Lode a xiiii de decembre proximo passato ve scripsimo, cossì de novo ve replicamo et dicemo che per modo alcuno non debbiati molestare né fare molestare l'homini della terra nostra de Cassina per casone delli aventagii delli incanti delle imbotate, perhò non gli sonno obligati, perché, prima che fosse facto mencione d'esse imbotate, essi homini eranno convenuti cum noy, della qual cosa ve ne certificamo. Il perché, como havemo dicto, volimo non gli faciati fare molestia alcuna. Mediolani, xii ianuarii 1451.
Cichus.
1587. Francesco Sforza a Sillano Nigri, ad Antonio
Bossi e ai Maestri delle entrate straordinarie 1451 febbraio 13, Lodi
Francesco Sforza scrive a Sillano Nigri, ad Antonio Bossi e ai Maestri
delle entrate straordinarie dicendosi scontento della «compositione dela
possessione del Pavese». Vuole che per Domino Silano de Nigris, domino Antonio Bosso et Magistris intratarum extraordinariarum.
Havemo inteso quanto ne ha riferito Augustino Baracho per vostra parte circha el facto dela compositione dela possessione del Pavese, al che respondendo dicemo che le dicte compositione non ne piaceno a quel modo ne havite mandato a dire, ma perseveramo in quello vi scripsemo in questi dì, cioè che con rasone dovesti prendere a nome dela Camera nostra doe o tre possessione dele migliore, perche vuy, miser Sillano, sapeti che le littere, le quali hebeno quella comunità da nuy, disponono che niuno debia essere tolto dala possessione, nisi cognito prius de iuribus suis. Siché concludendo replicamo de novo che con colore de rasone et non altramente debiati prendere ala Camera [407r] nostra doe o tre dele dicte possessione, perché cossì facendo trovarite che gli venirà voglia de venire a migliore compositione de quella ne havite mandata a dire como etiamdio ve referirà el dicto Augustino per nostra parte. Laude, xiii februarii 1451.
Cichus.
(Estratto da: LombardiaBeniCulturali).
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