Molti conoscono
il celebre quadro di Andrea Mantenga, ma non tutti sanno che sesso faceva parte
della collezione del pittore Giuseppe Bossi, che aveva studiato all’Accademia
di Brera. Gli eredi del pittore nel 1824 donarono alla Pinacoteca di Brera il quadro
che ancor oggi fa bella mostra di sé ed è così importante da essere considerato
l’opera d'arte che maggiormente rappresenta Milano, la sua storia e la sua
identità. Il dipinto è stato
votato dal 54% delle quasi seimila persone che hanno partecipato al sondaggio
online di Expoincittà,
nel quale si chiedeva di scegliere sei tra i 25 capolavori custoditi nei musei
del capoluogo lombardo.
Notizie
storico-critiche:
Il dipinto è generalmente identificato con il "Cristo in scurto"
citato da Ludovico Mantegna in una lettera del 2 ottobre 1506 indirizzata a
Francesco Gonzaga, in cui il figlio di Andrea proponeva al cardinale Sigismondo
l'acquisto di due quadri rimasti nello studio paterno: "L'introduzione del
culto di Cibele a Roma", identificabile con l'opera ora a Londra, National
Gallery, e il "Cristo in scurto", entrato a far parte delle
collezioni di Sigismondo Gonzaga. Il cardinale però non ne ultimò il pagamento,
come testimonia una lettera alla Marchesa Isabella d'Este. L'opera fu poi
scelta per ornare il camerino di Margherita Paleologa nei nuovi appartamenti di
Palazzo Ducale, appena terminati da Giulio Romano nel 1531, insieme ad altri
cinque preziosissimi dipinti. Dopo il sacco di Mantova (1630 - 1631) l'opera
entrò a far parte delle collezioni del cardinal Mazzarino a Roma e
successivamente nella collezioni di Camillo Pamphili; quest'ultimo lo avrebbe
donato a Luigi XIV, presso il quale lo avrebbe visto Bernini. Il dipinto
sarebbe stata acquistato in Francia per entrare all'inizio del secolo XIX nelle
collezioni di Giuseppe Bossi. K. Christiansen (in Andrea Mantegna, catalogo
della mostra Londra - New York 1992) ipotizza invece che il "Cristo
morto" sarebbe confluito nelle collezioni di Pietro Aldobrandini dalle
collezioni estensi in seguito alle complesse vicende ereditarie dei beni di
Alfonso II d'Este. Il dipinto sarebbe infatti giunto a Ferrara nel 1579, in
seguito al matrimonio fra Alfonso II e Margherita Gonzaga, che avrebbe portato
con sè numerosi dipinti per decorare la sua cappella privata. Le opere del
cardinal Aldobrandini, conservate nella villa di Montemagnopoli, divennero poi
proprietà di Camillo Pamphili, sposo di Olimpia Aldobrandini nel 1647 e
andarono disperse in varie vendite fra la fine del XVIII e gli inizi del XIX
secolo, quando nel 1806 Antonio Canova acquistò l'opera di Mantegna per conto
di Giuseppe Bossi.||Secondo un'altra ipotesi (cfr. catalogo Gonzaga. La celeste
galleria, 2002, p. 195 con bibliografia precedente) il dipinto di Mantegna,
dopo la permanenza a Ferrara, sarebbe tornato a Mantova, al seguito di
Margherita Gonzaga, vedova di Alfonso II, nel 1597, insieme ai suoi beni;
l'opera di Mantegna risulterebbe presente nell'inventario mantovano del
1626-1627, fra le collezioni particolari di Vincenzo I, fratello di Margherita.
Collocato nel camerino delle Dame da Ferdinando, l'opera sarebbe da
identificare con il dipinto (un quadro con N.S. tolto dalla croce con le Marie
che piangono in scurto) menzionato in una lettera di Daniel Nys al gran
cancelliere ducale Alessandro Striggi, datata 17 ottobre 1627, fra i dipinti
che avrebbero dovuto raggiungere al più presto l'Inghilterra. Citato nelle
collezioni di Carlo I con la precisa indicazione della sua provenienza, il dipinto
compare nuovamente nella vendita dei beni del re d'Inghilterra, dove se lo
aggiudica per 20 sterline Harrison. In casa Harrison il dipinto è citato come
'at Borghiana' , che sembra alludere all'altra versione del dipinto, ammirata
forse dall'inglese durante la sua permanenza a Roma, nella collezione Borghese,
dove il dipinto menzionato dagli inventari Aldobrandini confluì temporaneamente
in seguito alle nozze di Olimpia Aldobrandini con Paolo Borghese. ||Messo in
vendita quasi subito da Harrison, il dipinto sarebbe stato acquistato dal
cardinal Mazarino, su segnalazione di Antoine de Bordeaux ; il dipinto è
minuziosamente descritto nell'inventario Mazarino del 1661 insieme all'
"Andata al Calvario" (Oxford, Christ Church). Poco chiaro è il
destino delle collezioni del Cardinal Mazarino dopo la sua morte, ma già nel
1665 molte opere di sua proprietà entrarono a far parte di collezioni private
francesi. Il dipinto di Mantegna sarebbe potuto tornare in Italia alla fine del
secolo XVIII per essere acquistato dal Canova per le collezioni di Giuseppe
Bossi.
(Estratto da
Wikipedia).
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