Come
sappiano i documenti ufficiali, per molti secoli, vennero scritti in lingua
latina.
Sono
scritte in latino le prime annotazioni riguardanti i battesimi e i matrimoni
amministrati dal parroco di Azzate Luigi Daverio; sono il latino tutti i rogiti
notarili riguardanti compra-vendite di terreni; sono in latino i testamenti,
ecc. e poi, via via, il “volgare” (l’italiano) prende il sopravvento.
Un
documento del 1713 che qui riproduciamo, riguardante un pignoramento di beni
disposto dal Pretore del Seprio in pregiudizio di Francesco Turri di Montonate
che non ha pagato al nobile Stefano Bossi il canone livellario (ossia
l’affitto) di certi terreni.
Come si
vede tutto l’atto è scritto in latino ma la parte che interessa, ossia i beni
da pignorare, che sono una caldara e un caldaro di rame, sono scritti in
italiano in modo che chiunque possa comprendere chiaramente quello che si andrà
ad eseguire.
Curioso
anche l’indirizzo: si tralasciano le “formule di cortesia” tipo Illustrissimo
Signore oppure Colendissimo Signore mio Padrone Osservandissimo per passare al
più stringato Messer Francesco Turro e, per prepararlo alla sorpresa che gli
sta cadendo addosso, lo si qualifica come “depositario d’una Caldara di rame et
un Caldaro di rame
Ricordiamo
che i cognomi si declinavano: qui Turro sta per Turri, così come Francesco
Bossi era Francesco Bosso e Francesca Bossi era Francesca Bossa.
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