lunedì 11 maggio 2015

FRANCESCO TURRI DI MONTONATE DEBITORE DI STEFANO BOSSI




Come sappiano i documenti ufficiali, per molti secoli, vennero scritti in lingua latina.
Sono scritte in latino le prime annotazioni riguardanti i battesimi e i matrimoni amministrati dal parroco di Azzate Luigi Daverio; sono il latino tutti i rogiti notarili riguardanti compra-vendite di terreni; sono in latino i testamenti, ecc. e poi, via via, il “volgare” (l’italiano) prende il sopravvento.
Un documento del 1713 che qui riproduciamo, riguardante un pignoramento di beni disposto dal Pretore del Seprio in pregiudizio di Francesco Turri di Montonate che non ha pagato al nobile Stefano Bossi il canone livellario (ossia l’affitto) di certi terreni.
Come si vede tutto l’atto è scritto in latino ma la parte che interessa, ossia i beni da pignorare, che sono una caldara e un caldaro di rame, sono scritti in italiano in modo che chiunque possa comprendere chiaramente quello che si andrà ad eseguire.



Curioso anche l’indirizzo: si tralasciano le “formule di cortesia” tipo Illustrissimo Signore oppure Colendissimo Signore mio Padrone Osservandissimo per passare al più stringato Messer Francesco Turro e, per prepararlo alla sorpresa che gli sta cadendo addosso, lo si qualifica come “depositario d’una Caldara di rame et un Caldaro di rame

Ricordiamo che i cognomi si declinavano: qui Turro sta per Turri, così come Francesco Bossi era Francesco Bosso e Francesca Bossi era Francesca Bossa.

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