(Gio.) Luigi Bossi q. Stefano q. Cristoforo q. Antonio q.
Beltramino q. Enrico
q. Rinello q. Bardino q. Bossetto q. Tosabue.
Abitante a Milano in Porta Cumana nella Parrocchia di S.
Marcellino
L’11 febbraio 1531 acquista un sedime sito in Garbagnate
pieve di Bollate più un
campo detto il Campo di pertiche 10 per il prezzo di lire
180.
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|--- D. Carlo
Antonio Bossi
| Testò nel 1580.
| Di Malduro (?) o forse notaio di Malduro
(?)
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|--- D. Livia
Bossi
| Sp. Lodovico Scotti ex tutela 1566.
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|--- D. Federico
Bossi
| L'Indice Lombardi presso A.S.Mi. registra
un rogito del notaio Lodovico
| Varesi q. Stefano riguardante una sua
investitura verso Dionigi Pergami
| q. Giovanni, Pietro Calimeri q. Andrea e
Battista Quinti q. Tomaso, avvenuta
| in Milano il 21.3.1531 sotto il n. 430/8.
| Idem, un'obbligazione di Federico,
Angela e sorelle Bossi q. Gio. Luigi,
| avvenuta in Milano il 22.9.1531 sotto il
n. 4460, verso Gio. Battista Beolchi.
|
Idem, un rogito del notaio Lodovico Varesi q. Stefano riguardante una
sua
| vendita a Ettore Marzi q. Fabiano,
avvenuta in Milano il 10.12.1535 sotto il
| n. 5322.
| Nel 1535 è elencato fra "Quelli qual
non habiteno in Caidà et non levano sal":
| m. Federigo Bossi. (A.S.Mi., Censo, p.a.,
13a, Comparti per estimo sec. XVI).
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|--- D. Ippolita
Bossi
| Sp. 1525 Filippo Beolchi.
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|--- D. Angela
Bossi
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|--- D. Bernardo
Bossi
| Notaio.
| Testa nel 1581.
| L'Indice Lombardi presso A.S.Mi. registra
un rogito del notaio Gerolamo Corio
| q. Damiano riguardante la sua creazione a
notaio imperiale, avvenuta in Milano
| il 23.7.1492 sotto il n. 6.
| Il 6.8.1625 suo nipote can. Luigi paga al
prete Paolo Rusca curato di S.
| Marcellino lire ... per un annuale da lui
stabilito[1].
| Sp. a) Laura Nebulona; b) Clara Siroli f.
Guidone.
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|--- D. Gio.
Stefano Bossi
| 1552
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| |--- Sigismondo Bossi
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| |--- Bartolomeo Bossi
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|--- D. Gerolamo
Bossi[2].
Sp. Margherita
Bernareggi f. Gio. Pietro e Pasitea di Spinetta Campofregoso.
|
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|--- Gio. Stefano Bossi
| n. 1594 + 1635
| Dei XII di provvisione di Milano.
| Abitante a Milano P.C.P.S. Marcellino.
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| |--- Clara Margherita Bossi
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Dotata di lire 3.000
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Sp. Luigi Bossi di Arluno.
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| |--- Bianca Bossi ---------------------------------------------|
| Figlia legittimata[5].
|
| Erede ex tutela 1635. |
| + Azzate 18.2.1662
|
| Sp. 1640[6] |
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|---
Antonio Bossi |
| Cavaliere ordinario di S. Stefano 1594. |
! + 11 luglio 1597. |
| E’ raffigurato nella galleria dei ritratti
Bossi ad Azzate. | |
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|--- Bianca Bossi
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Stefano Bossi q. Gio. Antonio q. Stefanino q. Stefano …..
q. Tosabue |
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|--- Gio. Antonio
Bossi detto “Passerino” |
n. 1534 +
1574
|
Sp. Bianca Carnaghi |
n. 1543
|
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|---
Giuseppe Francesco Bossi |
n.
Azzate 29.8.1570
|
+
4.3.1630 |
Sp. a) 28.8.1601 Gerolama Bossi f. Gio. Battista; |
b)
8.5.1612 Francesca Bossi f. Alfonso; |
c)
Caledonia Visconti. |
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|--- Carlo Antonio Bossi ---------------------------------------|
detto “Passerino”
+ Azzate 23.10.1654
|
|
|--- Gio.
Stefano Bossi[7] n. Azzate 18.6.1644
|
|
|--- Bianca Bossi
Sp. 1693 Antonio Francesco Bossi, legittimato nel
1708[8].
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|--- Vespasiano Bossi
Sp. 1752 Cecilia Rosnati.
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|
|--- Annibale Bossi
Antonio Bossi di Milano discende, da parte del padre, da
Gerolamo, figlio di Luigi di Stefano Bossi e di Susanna di Filippo Rainaldi, e,
da parte della madre, da Margherita, figlia di Giovanni Pietro di Giovanni
Battista e di Pasitea di Spinetta Campofregoso.
Il detto Antonio supplicò il granduca Cosimo I medici di
concedergli l’abito di cavaliere milite dell’Ordine di S. Stefano.
Il 18 aprile 1594, i dodici cavalieri del consiglio
inviarono una informazione al granduca, nella quale esposero che il consiglio
aveva veduto e considerato quanto il supplicante aveva prodotto e che aveva
trovato che egli aveva giustificato, per un processo fatto in Milano davanti
all’ordinario ecclesiastico con l’assistenza di un cavaliere e per fede del
collegio e dei dodici di provvisione della detta città, che traeva origine, per
padre, dai Bossi, per madre, dai Bernareggi e, per ava paterna e materna, dai
Rainaldi e dai Campofregosi, tutte famiglie reputate da tempo antico nobili
della detta città; che gli uomini delle dette famiglie erano nati da legittimi
matrimoni; che avevano goduto onori, privilegi, dignità, uffici e magistrature
supreme di Milano; che erano vissuti cristianamente; che dei Bossi uno era
presidente del magistrato ordinario del consiglio segreto del governatore,
altri erano stati dei maestri del magistrato straordinario, vicari di
provvisione e del consiglio ordinario, uno vescovo della città di Ferrara; che
i Rainaldi avevano avuto dottori di collegio, vicari di provvisione, senatori,
presidenti; che i Bernareggi e i Campofregosi avevano avuto cavalieri
onoratissimi; che egli supplicante aveva l’età di anni 24; che era ben disposto
e di buona vita.
Il 6 giugno 1594, con un rescritto fu disposto: “Diaseli
l’habito”.
Il 30 ottobre 1594, il detto Antonio prese l’abito di
cavaliere milite dell’Ordine di S. Stefano, all’età di anni 24, in Pisa, per mano del balì Adriano
Urbani, gran priore.
Il giorno 11 luglio 1597, furono celebrate le sue esequie[9].
(Estratto da BRUNO CASINI, I cavalieri degli statti
italiani membri del Sacro Militare Ordine di S. Stefano papa e martire, Volume
I, Edizioni ETS).
DOCUMENTO N. 782
30 maggio 1612
Fascicolo di scritture in cui si contengono un istrumento
per un impiego fatto dal venerando Ospedale Maggiore di Milano per l’eredità di
una casa del signor Gio. Battista Scaccabarozzi, del quale impiego ne ha fatto
sicurtà il signor Gio. Stefano Bossi fq. Gerolamo, ricorsi all’eccellentissimo
Senato di Milano per la pretesa del
Fisco sull’eredità vacante dei beni e case di Brusuglio, di cui voleva
impossessarsi. Decisioni del tempo e sentenza.
Scrittura, intimazione, sessioni, procure, comparizioni,
pretensioni dei signori Frasconi, eccezioni. Contraddittori.
Un altro istrumento del 1555 in cui il magnifico Aluigi Bossi
si fa rinuncia di una casa posta sotto la cura di S. Marcellino al signor Gio.
Filippo con patto però che non la possa alienare ne lui ne i suoi figli e stia
presso i suoi successori in eterno.
Un altro istrumento del 1671 rogato dal notaio Arcangelo
Nobili in cui per aggiustamento il signor Emilio Arrigoni feudatario di Brone
si accontenta ricevere lire 1.600 per ogni e qualunque sua ragione nonché
questo credito del nob. Gio. Stefano Bossi.
ARRIGONI
La famiglia Arrigoni originaria di Vedeseta, e che si
suddivise in vari rami, vanta molti uomini distinti.. Omettendo i nomi di
quelli, di cui si parlò più sopra, e di cui si terrà parola in seguito, ricorderemo: Fabio e Mario fratelli di Pier
Paolo, decurioni della città di Milano,
da cui discesero i conti feudatari di Broni; Pompeo ed Orazio suoi nipoti, il
primo cardinale ed arcivescovo di Benevento morto a Napoli nel 1616, il secondo
avvocato fiscale ed autore di opuscoli legali; Pier Jacopo, professore di
retorica nel collegio di S. Simone in Milano ed autore di un opuscolo
latino stampato nel 1623; Giovanni,
cameriere del duca Francesco I Sforza; Matteo, uomo facoltoso a Brescia nel 1438;
Gio. Pietro, uno dei dodici del reggimento di Milano nel 1564; Paolo,
presidente del Senato di Mantova nel 1578; Vincenzo, vescovo in Dalmazia;
Orazio, commensale del duca Guglielmo di Mantova; Lelio, ambasciatore dei duchi
di Mantova a Roma ed ajo di Ferdinando che nel 1615 lo insignì di privilegi per
tutta la famiglia; Camillo, primo cameriere del duca; Scipione, capitano delle
guardie del duca; Ferdinando, coppiero dell’imperatrice Leonora, poi
maggiordomo del duca di Retelois; Nicolò, gran cancelliere dell’Ordine del
santissimo Sangue; Alessandro, vescovo di Mantova; Gio. Maria, capitano di
fanteria, dal cui fratello Lucio discende l’egregio signor marchese Decio
Arrigoni, alla cui gentilezza mi professo pubblicamente obbligato per avermi
favorito di alquante notizie.
Fu l’Arrigoni uno degli otto giureconsulti eletto
dall’imperatore Carlo V alla compilazione delle Nuove Costituzioni, ma come scrittore non abbiano di lui che alcune
difese e consulti legali parte stampati e parte inediti.
Di opuscoli di giurisprudenza furono pure autori altri tre
Arrigoni.
Il primo di nome Nicolò nacque in Cremeno da Giovanni e
Caterina Arrigoni sorella del sullodato Luigi, e morì nel 1638. Il secondo ebbe
nome Pietro Paolo, nacque in Esino Superiore da Giacomo e fu regio senatore in
Milano, ove morì verso il 1674. Il terzo che ebbe maggior fama, si chiamò
egualmente Pietro Paolo e fu figlio di Gio. Maria e di Giusta Gazzari. Esercitò
l’avvocatura in Milano e scrisse varie opere, che andarono in gran parte
smarrite: Ci restano però ancora: Tractatus
de legittima et canonica electione serenissimi Ludovici de Riparia in verum
inperatorem, de que privilegiis a beo concessis (Mediolani 1686), nonché
due volumi di osservazioni sugli Statuti di Milano e ben trenta di consultazioni
legali. Lascià pure un manoscritto intitolato: Historica Commentaria de Nobili Famiglia Arrigona, plurimis Documentis,
Princupumque Diplomatibus comprovata. Cessò di vivere nel 1641 e non nel
1640 come erroneamente scrissero i biografi di lui senza dirne la provenienza.
(Estratto da Notizie storiche della Valsassina e delle terre
limitrofe).
Giacomo Rusconi nel 1824 acquista la possessione di Verderio
e comuni limitrofi dal marchese Decio
Arrigoni (il nonno).
(Estratto da Famiglia Ruscone).
1920. Azzate. Il compianto marchese Decio Arrigoni lascia
lire 4.000 alla Congregazione di Carità perché venga convertita in certificati
nominativi i cui interessi dovranno essere ripartiti fra i due anziani più
bisognosi del paese. Altre lire 500 sono state elargite alla stessa
Congregazione per i poveri del paese.
(Estratto da: La casa di Dando).
[1] Vedi documento n. 548.
[2] Vedi File: Luigi 4.
[3] Vedi documento n. 638.
[4] In un istrumento rogato da
Arcangelo Nobili nel 1671 Emilio Arrigoni feudatario di Broni si accontenta di
ricevere lire 1.600 per ogni e qualunque sua ragione nei confronti del genero
d. Gio. Stefano. (Vedi doc. N. 782).
[5] Istrumento della sua
legittimazione del 9.9.1622. (Vedi doc. n. 892). Tra i sottoscrittori c’è il
card. Carlo Borromeo.
[6]
Premesso che il 27 marzo 1630 Gio. Stefano Bossi
con suo testamento lasciava a sua figlia Bianca tanti beni della sua eredità
fino alla concorrenza di lire 50.000 purché si maritasse con uno della famiglia
Bossi, Carlo Antonio Bossi e Bianca Bossi, col consenso del giureconsulto
collegiato Baldassarre Castelbesozzi di lei tutore, promettono di prendersi
rispettivamente in marito e moglie e viene stabilito che la dote di lire
50.000 sia da valere sulla proprietà di
Robecchetto. (Vedi doc. 710).
[7] Il nonno Gio. Stefano nel
suo testamento del 1630 dispone che al nipote sia imposto il nome di Gio.
Stefano.
[8] Da chi è stato legittimato?
Questa notizia la dà il Sitoni. (A.S.Mi.).
[9] ASPi, OSSt, SI 166, XII,
I. 1593-1596, n. int. 1278; RI 394, c. 104r e v; Part 60, cc. 57v-58r; P 654,
XX, III. 1592-1596, n. int. 56; AA 1182, p. 116 ; AA 1186, c. 123S.
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