N. 10 – AMBITO DI
VARESE
LACUALE – VIARIO – NATURALISTICO – OROGRAFICO
Strutture
naturalistiche di definizione dell’ambito:
L’elemento naturalistico più caratterizzante del sistema
idrico è il lago di Varese, primo piano della veduta del paesaggio alpino del
Monte Rosa.
Il sistema orografico e incentrato sul massiccio del Campo
dei Fiori, icona della religiosità della Riforma cattolica, con il
caratteristico profilo che inizia con il Forte di orino, prosegue con la cima
omonima, in monte Pizzella, il monte Chiusarella, alle cui spalle sorgono il
monte Martica, il monte Poncione, il monte Minisfreddo, il monte Monarco, il
monte Useria ed infine il monte Orsa. Una successione di vallette
perpendicolari alla giacitura montuosa disegnano la monumentalità naturalistica
e religiosa del luogo.
Dal lato sud del lago di Varese si staccano le penisole
moreniche che si rastremano e si sfrangiano verso la pianura costruendo il
tipico paesaggio collinare. La valle dell’Olona incide profondamente la pianura
mentre la valle dell’Arno meno profonda disegna un percorso più di superficie.
La collocazione naturalistica di Varese lo colloca al centro
dell’ambito.
Strutture storiche di
definizione dell’ambito:
- Viabilità
A titolo di semplice informazione si allegano le seguenti
note. Con l’avvento di Milano a capitale dell’Impero (286-402 d.C.) Varese si
trova inserita in un sistema viario che le testimonianze territoriali,
documentali e cartografiche (Tabula Peutingheriana e Itinerarium Antonini Augusti), hanno consentito agli storici di ricostruire con assoluta precisione.
L’imponente apparato infrastrutturale romano militare ed economico ammontava a
53.000 miglia pari a 78.505 Km. Di viabilità principale oltre le reti locali.
Varese, inserita in questa opera di infrastrutturazione, era collegata con
l’nello transpadano interregionale, dal quale uscivano le radiali dirette in
Europa, in Mauritania, Numidia, Tripolatia, Pirenaica, nel Medio Oriente. Il
sistema misto di anulari e radiali consentiva percorrenze veloci e in tutte le
direzioni.
I punti nodali sono individuabili nel collegamento con
Ivrea-Eporedia, con Aosta-Augusta Praetoria (passi del Piccolo e Gran S. Bernardo), con Torino-Augusta Taurinorum (passi del Moncenisio e Monginevro),
con vado Ligure-(Francia, Spagna, Mauritania), con Coira (Rodano, Reno), con
Verona-Trento (Brennero, Vipiteno), con Aquileia (regioni danubiane), oltre che
con Roma evidentemente.
Mentre la ricostruzione della grande viabilità consolare è
certa, la viabilità locale dà luogo tra gli storici, a modeste differenze
interpretative con probabilità tutte attendibili e tra loro alternative.
Per Varese le direttrici fondamentali e dirette furono
Milano-Varese-Bellinzona-Coira e la direttrice Milano-Sesto calende. La prima
direttrice Milano-Varese fu articolata in tre percorrenze come si osservato
nella descrizione degli ambiti, due parallele ai lati dell’Olona derivate circa
all’altezza di Legnano dalla Mediolanum-Verbanus, e una terza coincidente,
salvo piccole varianti, con Strada Statale 233.
La Mediolanum-Verbanus diretta a Sesto Calende-Angera
coincideva approssimativamente come orientamento e finalità con l’attuale
Strada Statale 33. Un punto importante fu certamente Sesto Calende per i
collegamenti con i passi del Moncenisio, del Monginevro, del Piccolo e Gran San
Bernardo, e attraverso la Pedemontana con Aquileia.
Le vie in uscita da varese cono dirette verso la
Valganna-Val Marchirolo-Ponte Tresa, Valganna-Valcuvia-Luino, verso
Gavirate-Laveno, Gavirate-Sesto, e Varese-Como.
Il sistema infrastrutturale imperiale era integrato dalle
vie d’acqua del lago Maggiore, del Ticino, e secondo alcuni storici,
dell’Olona.
Comuni compresi nell’ambito:
In senso orario, Gavirate, Comerio, Barasso, Luvinate,
Varese, Malnate, Gazzada, Schianno, Buguggiate. Morazzone, Caronno Varesino,
Castronno, Brunello, Azzate, Galliate Lombardo, Daverio, Crosio della Valle,
Casale Litta, Inarzo, Bodio Lomnago, Cazzago Brabbia, Biandronno.
(Estratto da: PAESAGGIO – Cartografia provincia Varese).
LE STRADE ROMANE
Le strade a lunga percorrenza di realizzazione pubblica,
definite anche consolari, rappresentavano un fattore determinante della
colonizzazione romana: favorivano i movimenti degli eserciti, gli scambi
commerciali, i legami tra Roma e i territori conquistati e la loro progressiva
romanizzazione. Su di esse si svolgeva il cursus
publicus, l’efficiente servizio di posta dello stato.
La struttura del piano stradale veniva realizzata per durare
a lungo: si ricorreva alla posa di una massicciata di fondazione entro una
trincea sul cui fondo veniva disposto un primo strato di pietrame di grandi
dimensioni per consolidarlo; quindi un secondo strato composto da pietre più
piccole e cocciame, per finire con un livello di pietrisco, sabbia e calcina.
Su di esso si allettava un lastricati di pietre squadrate e ben connesse o, in
alternativa, un piano in acciottolato.
Il dorso della strada, fiancheggiato da un marciapiedi
generalmente in battuto, era displuviato, in modo da favorire il deflusso delle
acque nei fossi di scolo laterali.
LA
MEDIOLANUM-VERBANUS
L’esistenza della strada è stata ipotizzata ricorrendo a
documenti scritti, epigrafi, toponimi, carte storiche e geomorfologiche, dati
archeologici riferibili soprattutto a contesti funerari, che in alcuni casi si
dispongono a ridosso del tracciato stradate stesso, insediamenti, epigrafi,
tesoretti monetari perlopiù di età romana.
Alcuni rinvenimenti di epoca protostorica e altomedioevale
dimostrerebbero inoltre l’esistenza di un percorso precedente alla
realizzazione della strada romana e la sua sopravvivenza in epoca medioevale.
Il tracciato della Mediolanum-Verbanus,
supporto alla via fluviale che collegava il Verbano al Po attraverso il Ticino,
aveva inizio da Milano, che rappresentava l fulcro di un’ampia rete viaria a
sviluppo radiale, alla Porta Giovia presso l’attuale Castello, dove
un’iscrizione documenta l’esistenza di un collegio di cavallanti.
La via attraversava quindi gli attuali territori di Pero e
Rho, da dove correva parallela alla sponda sinistra dell’Olona, al sicuro da
impaludamenti e alluvioni, attraverso Nervino, S. Lorenzo di Parabiago, S.
Vittore, Legnano, sino a Castellana; qui attraversava il fiume e raggiungeva
Gallarate, passando a nord di Busto Arsizio e proseguendo verso Somma, Sesto
Calende, dove sono emersi i resti di un luogo di sosta, sino ad Angera,
importante scalo commerciale sul lago.
A Somma diverse necropoli a cremazione (II a.C. – I d.C.)
sono state rinvenute a ridosso del suo percorso: sotto il calzificio Ferrario;
all’incrocio tra via Albania e via Locatelli; sotto il supermercato “Il
Gigante”; in via Visconti, presso il bivio di madonna della Prea.
Dal punto di vista strutturale, doveva trattarsi di una via
acciottolata, in analogia con altri tracciati dell’Italia settentrionale, dove
i lastricati erano limitati alle aree urbane e a quelle di poco periferiche,
mentre le strade extraurbane erano in ciottoli fluviali e in battuti di ghiaia
e pietrisco.
(Estratto da: Le strade romane- WordPress).
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