Alla base di tutto c’era il problema di far arrivare il
sale, custodirlo, distribuirlo e riscuotere la rispettiva tassa che andava a
Milano.
La quantità di sale che ogni comunità poteva prendere non
era libera, ma era fissata dai magistrati milanesi in base al numero degli
abitanti e del bestiame domestico. L’inchiesta e la comunicazione sul numero
dovevano essere compito dei podestà e del cancellieri, la materiale gestione
del sale era invece della comunità.
Ad Azzate tale incarico, come gli altri, veniva appaltato di
anno in anno al maggior offerente, che doveva poi anche lui presentare garanti
e giurare sull’onestà del suo ufficio.
DOCUMENTO N. 957
23 febbraio 1593
Supplicazione dei Nobili.
Illustre Magistrato,
i nobili e
Sindaco del luogo di Azzate, servitori delle Signorie Vostre ai dì passati le
fecero intendere con suo memoriale d’aver fatto un compartito generale di tutto
il corpo del sale tassato al Comune di quel luogo per la scossa dei carichi
pagati dal loro postaro alla regia Camera l’anno 1592, e dì aver assegnato a
tutti, anche i Cittadini[1], che
sempre hanno abitato e abitano in villa la loro debita porzione, conforme
all’ordine di Sua Maestà, e di questo illustre Tribunale, e perché detto
postaro[2] loro
troppo favorevole a detti cittadini suoi parenti allegava non voler obbedire
tale compartito generale, ma si bene un altro particolare fatto da villani di
questa terra di parte del sale, e inclusi detti cittadini con una particella di
sale, et esclusi detti supplicanti, lasciandogli il passato carico, come che
detti ordini di Sua Maestà non siano fatti anche per loro, et perciò detti
supplicanti ottennero decreto delle SS.VV. allì 27 genaro passato che detto
postaro servi puntualmente detto compartito generale et … altro in contrario lo
deducesse fra quattro giorni.
Ora pare che questi cittadini per intorbidare il negozio e
per voler seguitare il solito di non pagare cosa alcuna abbiano ottenuto dalle
SS.VV. un altro decreto, di effetto che poiché l’ordinazione fatta tra i
cittadini e i rurali non comprenda i beni civili, che perciò non siano
molestati al pagamento dei carichi rurali per i loro beni censiti con la città
di Milano, e soliti pagare con essa i carichi civili, non ostante detto
compartito fatto (come dicono) sopra i beni civili.
E perché detto presupposto che i beni degli avversari siano
civili, e per essi paghino i carichi con la città, e che il compartito sia
fatto sopra i beni civili, non è vero, neanche può impedire l’esecuzione del
compartito generale fatto conforme agli ordini di Sua Maestà.
Poiché è notorio che il carico del sale è personale e tutti
quelli che abitano in villa devono anche pagare il censo del sale e tutte le
gravezze che si sogliono ripartire sopra le persone, sì per conto della testa
come delle bocche, come comanda Sua Maestà, né può impedire l’ordine dato a
supplicanti.
Non di meno esso postaro troppo appassionato verso detti
cittadini, usurpandosi l’ufficio di questo illustrissimo Tribunale, persevera
in voler servare detto compartito particolare fatto dai villani, e del tutto
ricusa detto compartito generale fatto dai supplicanti, conforme a detti ordini
di Sua Maestà e di questo illustrissimo Tribunale, e a questo modo più vale
l’autorità di questo postaro che gli ordini di Sua Maestà e delle SS. VV. fatti
con matura cognizione di causa e conforme la giustizia.
Laonde detti nobili e sindaco supplicano resti
l’illustrissimo Magistrato servito dire che si persista in quello è stato
ordinato a favore dei supplicanti sopra l’osservazione del compartito generale
fatto conforme alle disposizioni dell’ordine di Sua Maestà e dell’illustrissimo
Magistrato, che se poi l’allegra pretensione dei cittadini che i loro beni
paghino o no i carichi con la città, e non quelli dei supplicanti, sarà vera e
di qualche considerazione a proposito come non è per essere il sale carico
personale come sopra e perché tutti i beni di quello Comune pagano realmente i
carichi, l’illustrissimo Magistrato intese le parti procederà di giustizia,
poiché per la sola asserzione dei cittadini aiutati da detto postaro con si
deve ritardare l’esecuzione degli ordini di Sua Maestà e dell’illustrissimo
Magistrato e poiché anche detto postaro minaccia di far fare esecuzione ai
supplicanti contro la forma di detto comparto generale anche.
Ordinare poiché detto postaro e cagione di detto disordine,
e già che la Camera
resta pagata, che non molesti i supplicanti almeno contro la forma di detto
compartito senza ordini delle SS. VV.
Letto nell’illustrissimo Magistrato Ordinario è stato detto
che s’intimi alla sua parte contraria con ordine che nel termine di giorni
quattro risponda in mano dell’infrascritto segretario, perché non si debba
concedere il supplicato, e se repliche per le parti volendo, e frattanto, e per
modo di provvisione e senza pregiudizio delle ragioni delle parti il detto
postaro riscuota a carichi conforme al compartito generale.
F.to Joseph Zachessul pro Gio. Jacobo
Nota dei nuovi cittadini della terra d’Azzate, quali non
pagano sale rurale, e hanno cominciato pagare l’anno 1592 in esecuzione
dell’ordine di Sua Maestà e dell’illustrissimo Magistrato ordinario, come
appare per detto ordine e grida.
Marco Antonio[3] e
figlioli del q. signor Egidio Francesco di legge cristiana. (Vedi
File:Marcoan2).
Matto Bossi del q. signor Ippolito. (Vedi File:Famiglia n.
28).
Mario Bossi del q. signor Pietro Francesco. (Vedi File:Ramo
di Rabalio Bossi).
Gio. Battista Bossi del q. signor Stefano e suoi nipoti.
(Vedi File:Famiglia n. 27).
Lodovico Bossi del q. signor Ottaviano. (Vedi File:Famiglia
n. 37).
Gio. Alberto Bossi del q. Francesco.(Vedi File:Beltrami).
Giuseppe Bossi del q. signor Gio. Paolo. (Vedi File:Famiglia
n. 29).
Prete Arcangelo e Ferrando fratelli Bossi del q. Arcangelo.
(Vedi File:Bossi Arcangelo – prete).
Gli eredi della q. signora Caterina Bossi cioè il signor
Benedetto, Cesare e fratelli Piccinelli e suoi nipoti. (Vedi File:Famiglia n.
2).
Sembra di capire che alcuni nobili di Azzate, per il solo
fatto di essere tassati anche in Milano, e per certi favoritismi ad essi
concessi dall’esattore di Azzate loro parente, non pagassero la tassa rurale
che gravava interamente sulla restante popolazione del Comune in dispregio
degli ordini del Re e del Magistrato Ordinario.
Finalmente, a partire dal 1592, anche questi nobili,
considerati cittadini milanesi, anche se residenti in villa, cominciarono a
pagare la tassa cosiddetta sul sale rurale e sono personaggi che noi ben
conosciamo.
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