giovedì 21 novembre 2013

Tutti gli avi di Azzate nell'albero genealogico

Ugo Marelli, corrispondente del quotidiano “La Prealpina” ha adattato la presentazione di Antonio Masetti Tannini al volume GLI ALBERI DEL RE di Antonio Rinchetti, Il Cordusio, Niardo (Brescia), 1992 alle esigenze di Giancarlo Vettore che da molti anni si prefigge lo scopo di “scrivere” la Storia di Azzate e della nobile Famiglia Bossi.
La storia di un paese ricostruita attraverso gli alberi genealogici delle famiglie abitanti: protagonista dell’avventura lo storico di Azzate Giancarlo Vettore che, con un lavoro durato alcuni anni, ha ricostruito, attraverso gli archivi parrocchiali e comunali, gli ascendenti degli ultimi cinque secoli degli abitanti di Azzate, paese della Val Bossa in provincia di Varese.

 

PRESENTAZIONE


Compilare genealogie significa prendere coscienza di appartenere ad una Famiglia, di aver degli antenati dei quali si desidera conoscere i nomi, stabilirne la successione e scoprire i legami di sangue esistenti con altre famiglie che discendono da un comune avo. Questo risponde al Comandamento: “onora il padre e la madre”, ed al grande precetto della Carità, in ossequio al quale il cristiano si impegna ad amare il prossimo.
Voglio aggiungere che per amare bisogna conoscere, e la genealogia ci fa conoscere tanti personaggi ai quali si estende il nostro amore filiale e fraterno.
Nei secoli passati la struttura della società o l’organizzazione economica mantenevano unite le famiglie in uno stesso caseggiato o cascinale o in forma di “consorterie” o comunioni domestiche come quelle che fiorirono nei territori Lombardo e Romano-Ravennate che prepararono le condizioni al sorgere dei Comuni. Non è vero che le comunità gentilizie medievali si limitassero alla sola classe nobiliare, anche se la torre od il castello rimanevano il centro di aggregazione del gruppo e del consorzio garantendo così l’unità del patrimonio che la potenza del casato non consentiva di frazionare. Anche per tutte le classi sociali la vita si basò a lungo, sotto i vari aspetti politico, economico, giuridico e sociale, più che sull’individuo, sul gruppo domestico-familiare, del resto la vita isolata presentava, soprattutto per i più poveri, non poche difficoltà. Oggi nuove esigenze socio-economiche costringono molte persone a portarsi nelle città o in terre lontane, abbandonando il paese natio, e nel volgere di alcune generazioni rimane nei discendenti solo un vago ricordo nel cognome che le leggi moderne non consentono di cambiare come avveniva nei secoli passati. Tuttavia la lontananza geografica non impedisce d’indagare e riscoprire legami di parentela con la famiglia d’origine e con altre famiglie ormai radicate in altri luoghi, anzi, proprio questa dispersione, talvolta anche nelle più remote regioni della terra, suscita nel cuore degli emigrati il desiderio di riscoprire le proprie “radici” e riallacciare legami di parentela che parevano ormai sciolti.
Ho potuto constatare quanto sia ancora vivo questo desiderio. Ho ricevuto molte lettere di italo-americani dagli U.S.A. e di discendenti di emigrati in altri stati del nostro e di altri Continenti nelle quali si chiedeva di inviare notizie su famiglie e singole persone d’origine varesina. Talvolta queste richieste erano motivate da gravi situazioni di lavoro od economiche la cui soluzione era possibile solo con il recupero della nazionalità italiana già posseduta da un avo emigrato nella prima metà del secolo scorso quando ancora non esisteva l’Anagrafe comunale, e l’unica testimonianza storica era rappresentata dai registri parrocchiali.
Bastava dunque dimostrare con un semplice atto di Battesimo che un antenato in linea diretta era nato in Italia.
Purtroppo le condizioni fornite per la ricerca erano vaghe ed insufficienti e talvolta non consentivano di evadere la giusta richiesta. In questi casi fare genealogia è un servizio sociale di primissimo ordine, ma vi sono anche aspetti negativi dai quali è bene prendere le distanze così come San Paolo si dimostrava diffidente verso “coloro che andavano dietro a favole e genealogie interminabili” (I Tim., 4) mettendo così in guardia i fedeli da quelle favole gnostiche che distoglievano l’attenzione dalla vera dottrina Evangelica che estende la salvezza a tutte le genti attraverso Gesù Cristo.
E’ pure da deprecare come nel passato: “molti genealogisti, un numero eccessivo per la verità, hanno compiuto ricostruzioni familiari senza autentici fondamenti di prova e, ancor peggio, inventandole di sana pianta[1].
I veri genealogisti, studiosi seri di Storia e delle Discipline ausiliarie della stessa, utilizzano il materiale gelosamente conservato negli archivi, con profondo rispetto lo esaminano con metodo scientifico consapevoli di portare un valido contributo alla storia generale, alla storia dell’Arte, della Letteratura, della Vita religiosa, economica e della società.
Tra i vari Archivi quelli parrocchiali sono luoghi privilegiati per la ricerca genealogica, come lo studioso di Azzate ora ci conferma. In ossequio alla disciplina canonica contengono i registri anagrafici, cioè registri di Battesimo, Matrimonio, Morti, Cresima, Stato d’anime, risalenti alla metà del secolo XVI allorché il Concilio di Trento ed i Vescovi diocesani imposero ai Parroci la tenuta per garantire l’unità e la indissolubilità del Matrimonio che nei secoli precedenti veniva celebrato in forma privata alla presenza dei testimoni ma senza la registrazione che avrebbe attestato ufficialmente la celebrazione sacramentale di cui gli stessi sposi sono ministri. Infatti i primi due registri resi obbligatori, furono quello di Battesimo e di Matrimonio, talvolta uniti nello stesso volume. Con queste disposizioni si volevano evitare due pericoli derivanti dalla mancata registrazione, quello della bigamia e dei matrimoni tra consanguinei.
Altra fonte per la ricerca genealogica e costituita dagli Atti notarili che si riferiscono a testamenti, contratti di compra-vendita, o di prestazione d’opera. In tali documenti privati che, per essere stati rogati da un Notaio, hanno carattere ufficiale, si trovano nomi di contraenti, di destinatari di eredità, di testimoni e degli stessi Notai, sempre accompagnati dal nome del genitore e sovente anche da quello dell’avo.
Se la ricerca nei registri parrocchiali anagrafici può risalire fino al secolo XVI, quella condotta sugli atti notarili consente di ritrovare nomi di personaggi vissuti due o tre secoli prima.
Gli atti notarili si trovano in archivi privati, gentilizi, comunali, parrocchiali, vescovili e di pubbliche istituzioni, ma soprattutto negli Archivi di Stato dei capoluoghi di Provincia o delle antiche capitali di Stati italiani.
Nell’Archivio Arcivescovile di Milano si trovano molti atti di investitura di terre e decime in Val Bossa fatte a privati cittadini o a Comuni tramite i loro legali rappresentanti o sindaci di cui vengono citati i nomi, come si è visto per gli atti notarili. Sempre nell’Archivio Arcivescovile, nelle pratiche relative a Matrimoni, si trova spesso la ricostruzione di ascendenze genealogiche fatta per stabilire il grado di consanguineità dei contraenti e verificare se esiste un impedimento al Matrimonio.
Fonte privilegiata per la ricerca genealogica degli ascendenti e dei collaterali rimane, dunque, l’archivio parrocchiale con i suoi registri anagrafici, le altre fonti citate possono essere utilizzati come afferma Lorenzo Caratti[2]: “sussidiariamente solo con funzione di integrazione e di controllo”. Da ultimo voglio notare come i primi registri anagrafici parrocchiali contengono solo i dati essenziali (nome, cognome, soprannome, professione, età, paternità), mentre quelli prestampati imposti dal regno Lombardo-Veneto, e controfirmati dall’I.R. Delegato Provinciale, contengono un formulario molto dettagliati ed uniforme che consente di usufruire di preziosi dati al fine della ricerca.
Amplia è la bibliografia in materia genealogica alla quale è opportuno fare riferimento nella ricerca, nella rilevazione dei dati e nella stesura definitiva del lavoro. Tralasciando di riportarla in questa sede, rimane all’opera, citata, del Caratti ed alla più recente ed aggiornata di Claudio De Dominicis[3].
Si tratta di un manuale impostato su criteri scientifici nel quadro delle Discipline ausiliarie della Storia, che costituisce un indispensabile sussidio per tutti coloro che si accingono con serietà a compiere questo genere di ricerca.
A questi studi genealogici viene ora ad aggiungersi l’iniziativa … (del Comune di Azzate?), piccolo centro della Val Bossa, ma ricco di storia documentata sin dall’alto Medioevo, che merita di essere conosciuta ed imitata anche da altri luoghi dove non mancano archivi ricchi di dati e che attendono solo ricercatori competenti e meticolosi come chi, nel silenzio e nascondimento ha atteso per lunghi anni a ricomporre il disegno di un meraviglioso mosaico di migliaia di tessere i cui nomi pare rivivano in questi alberi genealogici.
A tutti coloro che hanno cooperato alla ricerca ed alla stesura di quest’opera giunga il nostro plauso e perenne riconoscenza.
                                                                                                Ugo Marelli



[1] L. BORGIA, prefazione al libro di C. DE DOMINIUS, Lineamenti di scienza genealogica, Roma 1999).
[2] L. CARATTI, Genealogia, Hoelpli, Milano 1969.
[3] Lineamenti di scienza genealogica, genealogia familiare e ricerca anagrafica in Italia, Gruppo archeologico Romano, Roma 1990.

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