MAESTRI PER IL
CONTADO. ISTRUZIONE PRIMARIA E SOCIETA’ LOCALE NELLE CAMPAGNE MILANESI (secolo
XV) di Federico Del Tredici.
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2. Trovare menzione di scuole e maestri, tra migliaia di
atti notarili, è senza dubbio fatto di fortuna. Ma della propria buona stella
non bisogna abusare troppo. Far passare le imbreviature del notaio di Azzate
Silvestro Bossi[1], tra le più antiche
conservate in Archivio di Stato di Milano, significa ad esempio immediatamente
imbattersi in materiali interessanti. Primo fra tutti, l’accordo raggiunto nel
1399 tra alcuni esponenti della nobile parentela Bossi ed il magister gramatice Stefano da Bizzozzero
perché questi si trasferisse ad Azzate e qui tenesse scuola[2]. E
così a voler mettere l’una in fila all’altra le sparse indicazioni raccolte
circa l’esistenza di scuole pubbliche – nel senso di aperte a tutti, non
necessariamente gratuite né, come si vedrà, sostenute dai comuni locali –
l’elenco raggiunge una qualche lunghezza.
Nel Seprio, la parte nord-occidentale del contado milanese, maestri
operavano naturalmente nei maggiori borghi. A varese, a Busto Arsizio, a
legnano e Gallarate, ove per certo l’insegnamento primario impartito a pueri de Gallarate e forenses ricadeva
nella sfera degli interessi comunali. L’esigenza di scuole è però documentata
anche in relazione a centri borghigiani di minor confidenza demica, come
Angera, Castano e forse Lonate Bozzolo. Casi noti, sempre per rimanere
nell’area sepriese, sono poi quelli di Castiglioni Olona e Tradate, da un punto
di vista demografico poco più che grossi villaggi, ben lontani – ancora nel
Quattrocento – dal raggiungere la soglia di 1000 abitanti.
Ed in effetti ciò che per certi versi più stupisce notare è
la presenza, spesso assai risalente, di pubbliche scuole anche in centri minori,
se non francamente minimi. È il caso sopra ricordato di Azzate. Ma anche di
Masnago, nei pressi di Varese, villaggio già nel 1445 dotato di una scuola,
come attesta un atto rogato «in scholis gramatice dicti loci», ove nel 1449 si
impegnò a risiedere e ad insegnare il doctor gramatice Stefano Besozzi. Di
taglia superiore a Azzate e Masnago, ma in ogni caso di ridotte dimensioni,
erano poi i villaggi di Caravate, Gavirate, Besozzo, Carnago, Locate, Solbiate
Arno, Nerviano. Tutti segnati dalla presenza di insegnanti intenti a
trasmettere il loro sapere ai locali pueri: sempre «si dicti scolares adiscere
vellent», come era specificato nel contratto stipulato nel 1481 tra alcuni
abitanti di Carnago ed il maestro Baldassarre Rasini.
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4. Istituita per decisivo impulso di una ristretta élite
locale, una scuola come quella di Missaglia era dunque a tutti gli effetti una
scuola pubblica. Non certo gratuita, come d’altra parte non erano gratuite le
scuole sostenute dalle autorità comunali nei maggiori borghi milanesi, ma
aperta a chiunque avesse i mezzi per frequentarla. Secondo un meccanismo che –
come detto – vediamo largamente ripetersi in quasi tutti gli altri centri
minori del contado di Milano. Nel 1481, ad esempio, al maestro Baldassarre
Rasini, ingaggiato da alcuni abitanti di Carnago perché tenesse scuola ai sei
scolari che gli avrebbero mandato, era consentito espressamente accogliere
altri alunni. Alunni che avrebbero dovuto essere «in toto dicti domini
magistri», costituendo per Baldassarre una fonte di reddito ulteriore rispetto
alle 54 lire imperiali garantitegli dai genitori dei sei scolari “originari”.
Così anche ad Azzate, al principio del Quattrocento; ma così pure ad Asso, dove
il maestro avrebbe potuto ricevere altri studenti oltre ai 18 per i quali gli
era assicurato un salario di 100 lire terzuole; a Masnago (1449); a Galbiate
(1496), et cetera.
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Un contado, per farla breve, in cui la gente più importante
non stava nei luoghi più importanti, e manteneva una sorta di distanza rispetto
al mondo dei comuni locali. Profondamente caratterizzato da un policentrismo “a
matrice agnatizia” che appare senz’altro essere prima giustificazione della
grande diffusione di sedi d’insegnamento primario anche nelle località più
inattese. Ad esistere non era in fondo la “scuola di Azzate”, villaggio di
poche decine di anime. Ma quella che – pur aperta a chiunque potesse e volesse
accedervi, come si è detto – era anzitutto la scuola dei Bossi di Azzate. I
quali poi in quanto Bossi e non in quanto membri del comune di Azzate
assumevano i maestri per i loro figli. Così, se la distribuzione delle scuole
pubbliche nel Milanese appare rispondere solo molto parzialmente ad una logica
di gerarche insediative, è avendo in mente mappe meno comunitarie e più
“parentali” che questa mostra una sua coerenza. Talora, persino, una sua
prevedibilità.
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Nel numero di quanti nel XV secolo tennero scuola tra Adda e
Ticino, troviamo così individui originari di alcuni dei maggiori centri del
territorio, come Giovanni Alberto Bossi, forse il più noto tra costoro,
insegnante nella sua Busto Arsizio e nella vicina Legnano; o come Baldassarre
Rasini, gallaratese, già menzionato in qualità di maestro a Carnago, ed Antonio
Tatti, varesino, titolare nel 1417 della scuola di Caravate. Ad essi si
aggiungono uomini provenienti da più piccoli insediamenti, ed è il caso di
Andreolo Villa (maestro e notaio a Merate, 1435), Giovanni Galimberti (fratello
di notaio e maestro a Crevenna, almeno dal 1415), Battista Rocchi (maestro a
fine secolo ad Olginate), Giorgio Piantanida (di Lonate Pozzolo, insegnante
nella vicina Castano nel 1469).
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