INTERESSANTE SCOPERTA DURANTE ALCUNI LAVORI IN UNA VECCHIA CASA DI AZZATE
Azzate, 21 luglio 1961
In una casa per le condizioni della quale l’aggettivo
vecchia sarebbe dolce eufemismo è stato scoperto un affresco del ‘400 che
sembra si possa attribuire ad Antonino da Tradate o ad uno dei suoi discepoli[1]. La
notizia di per sé sarebbe già importante (anche se ancora non si ha una perizia
sicura sull’affresco stesso) ma è anche il modo con cui l’immagine è venuta
alla luce che costituisce motivo di interesse.
Siamo, dunque, in una casa molto vecchia al centro del
paese, o meglio, in uno di quegli agglomerati di case gobbe, sbilenche,
tortuose come si costruivano una volta e tali che è difficile dire se siano le
strade a seguire le costruzioni o viceversa. Una vaga tradizione racconta che
questa casa come di un antico monastero[2].
E non sarebbe da escludere poiché nel cortiletto interno
vediamo due belle finestre in cotto che potrebbero provarlo[3].
Fatto sta che alcuni giorni or sono, in una camera della
proprietaria di un’ala di questo vetusto edificio (la signora Alessandrina
Giamberini) un improvviso rovinio di calcinacci e d’intonaco provoca un buco di
40 o 50 centimetri. Bisogna ripararlo. Si chiama il muratore che arriva armato
di martello e dopo aver “saggiato” il muro sentenzia che è bene raschiare tutto
l’intonaco per avere un lavoro ben fatto. Si mette al lavoro e dopo pochi colpi
appaiono le prime macchie di colore. “Non sarà nulla” – avrà detto forse tra sé
il bravo lavoratore. “Sarà qualche macchia dei muri vecchi”. Ma, intanto, man
mano che il suo lavoro progredisce, anche l’affresco prende forma rivelandosi
poco a poco sotto le mani (purtroppo
inesperte) dell’uomo. Ed infatti, alla fine, l’immagine di Nostro Signore Gesù
appare completa, ma malauguratamente intaccata in maniera assai rude. I colpi
di martello sono visibili anche nella foto e sono colpi che hanno causato danni
non lievi.
Però, in tutto lo sfacelo, il viso è rimasto intatto,
bellissimo, con una espressione di tristezza davvero inconsueta.
L’immagine è quella di Nostro Signore Risorto. Undici segni di resurrezione e di vita incipiente sono
espressi in undici raggi di luce che dipartono dalle spine della corona e dalla
larga ferita al costato.
Sotto, su quella che sarebbe la parete del sepolcro è un
lunga iscrizione in latino e a caratteri gotici, non decifrabile per intero. A
sinistra sul muro non ancora ben ripulito di intravede un ramo (di quercia?)
che ha un palese significato simbolico, ed altre iscrizioni.
Dopo un primo momento di stupore, i presenti attoniti hanno
incominciato a chiedersi la provenienza di quell’affresco ed i primissimi
pareri[4] (che
diamo con beneficio d’inventario) parlano – come abbiamo detto – di Antonino da
Tradate e di un periodo storico compreso tra il ‘400 e il ‘500.
Oltre a questo ora scoperto, si pensa che nella casa siano
“sepolti” altri pezzi di notevole valore storico e artistico. Ciò verrebbe a
dimostrare come l’antica casa un tempo fosse stata veramente un monastero
abitato.
L. T.[5]
(Estratto da: L’Italia, sabato 22 luglio 1961).
Stemma dei Bossi sul prospetto della cosiddetta Casa Magni. |
[1] Laura Comi, esperta di
Antonio da Tradate, da me interpellata in merito, ne esclude in modo categorico
la paternità.
[2] Nessun documento parla di
eventuali conventi esistenti ad Azzate.
[3] E’ stato accertato che si
tratta di una casa di proprietà della nobile famiglia Bossi, come si può
chiaramente intuire dai due stemmi affrescati.
[4] Si fa sicuramente
riferimento al prof. Carlo Alberto Lotti che, successivamente, ha provveduto
allo strappo dell’affresco e, malauguratamente, alla sua vendita.
[5] Luciano Tibiletti.
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