A grande richiesta. Il piccolo edificio sconsacrato tanto
caro agli azzatesi sarà visitabile.
Curiosa la storia del piccolo edificio: ospitò una
falegnameria e divenne anche la cantina di un’osteria.
Il portone di legno della chiesetta di Sant’Antonio tornerà
ad aprirsi per le visite al pubblico anche oggi e domenica, dalle 17 alle 19.
L’apertura 2Lampo” straordinaria del piccolo edificio sacro, oggi
sconsacrato, avvenuta giovedì pomeriggio
ha riscosso un ottimo successo. In molti però non essendo riusciti a sfruttare
l’occasione hanno chiesto di prorogare l’apertura. Richiesta accolta con grande
disponibilità dai proprietari Ernesto e Francesco Colli, storici gestori
dell’osteria Monti che fino a qualche anno fa apriva i battenti proprio in Via
Volta, accanto a Sant’Antonio.
Così gli azzatesi potranno “respirare” ancora per qualche
ora l’atmosfera di sacralità che ancora si avverte tra quelle mura, nonostante
il luogo non sia più dedicato alle celebrazioni religiose. Potranno anche
vedere, magari per la prima volta, un bene considerato della comunità (anche se
di proprietà privata) con esposta la riproduzione fotografica, fedele anche
nelle dimensioni, del “Corpo di Cristo morto nella tomba”, il quadro di Hans
Holbein citato da Papa Francesco nella sua prima enciclica. Il quadro, infatti,
o meglio una copia fedele dell’originale che si trova nella chiesa
parrocchiale, ma venne rinvenuto proprio in Sant’Antonio. Altro motivo di
interesse è la storia di questa piccola chiesa, che negli anni ha ospitato un
laboratorio di falegnameria, prima di diventare la cantina del vino
dell’osteria: All’interno vi sono ancora due enormi botti a testimonianza di
ciò. Infine gli azzatesi potranno scoprire alcune chicche di Villa Bossi
Zampolli: gli amorini della balaustra, perduti per sempre per via di un furto,
ma che si possono ammirare grazie alle opere (30 lavori a pastello e olio su
tela) del pittore locale Giorgio Filimberti, esposte per l’occasione.
(Estratto da: La Prealpina
di sabato 3 agosto 2013, di Andrea Della Bella).
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