Due affreschi, apparentemente slegati uno dall’altro, sono
forse l’unica testimonianza che ci è rimasta dell’antico Oratorio di San
Biagio, oggi distrutto, che una volta era inglobato nella Villa Bossi-Zampolli,
comunemente denominato il Castello di Azzate, o nelle sue immediate vicinanze.
Un edificio dedicato al culto non è facilmente distruggibile
soprattutto per l’affezione che si è
creata nei fedeli, i quali considerano la sua perdita quasi come una
diminuzione della loro fede.
E’ risaputo che la frazione di Castello disponeva di un
altro edificio dedicato al culto, l’Oratorio di San Lorenzo, ma essendo di
juspatronato della nobile famiglia Bossi, sentivano più loro quello di San
Biagio che potevano frequentare con minore soggezione ed era officiato dal
curato di Azzate o da un ecclesiastico forse da loro stessi scelto e, comunque,
non imposto dai Bossi che custodivano gelosamente il diritto di eleggere il
cappellano di San Lorenzo che, guarda caso, era sempre scelto fra i rampolli
della loro famiglia.
Due edifici religiosi alla frazione Castello erano proprio
un’esagerazione e diventa veramente fuori portata se si considera che nel
territorio di Azzate esistevano altri oratori, oltre alla chiesa parrocchiale
di Santa Maria.
Nel centro del paese esisteva l’Oratorio di Sant’Antonio,
anch’esso di juspatronato della nobile famiglia Bossi, l’Oratorio
dell’Immacolata, l’Oratorio di San Rocco, l’Oratorio di San Giorgio a Vegonno e
l’Oratorio delle Case Vecchie o Madonnina del Lago.
Si era perso da molto tempo l’uso del forse più antico
Oratorio di San Quirico e Giulitta sulla Collina di S. Quirico e tutti questi
edifici sacri fanno comprendere l’importanza che aveva la Parrocchia di Azzate
in seno al Vicariato di Varese, uno dei più importanti della diocesi milanese,
che fin dal ….. contava ben …… altari e luoghi dedicati al culto.
Non è difficile comprendere che una situazione così florida
di edifici religiosi è stata agevolata dalla presenza sul territorio della
nobile famiglia Bossi che aveva a disposizione un enorme patrimonio immobiliare
i cui proventi potevano essere devoluti al mantenimento degli edifici
religiosi.
“Tu madre di Dio sei commossa dalle preghiere, infatti la beatitudine di Dio gazie a te diviene clemenza e amore”.
Queste parole scritte in latino sull’invocazione posta nella
parte inferiore dell’affresco non si addicono di certo allo scalone d’onore che
immette ai saloni del piano nobile della villa in quanto sono più proprie ad un
luogo di culto e lo stesso affresco lo vedremmo meglio in una chiesa piuttosto
che in una villa di delizia, come doveva essere nelle intenzioni del suo
costruttore la Villa Bossi-Zampolli, comunemente detta il Castello di Azzate.
Sorge il dubbio che lo scalone d’onore abbia inglobato un
muro preesistente dove era rappresentato in modo del tutto consono l’affresco
che rappresenta la Madonna con il Bambino e due santi.
La villa era collegata direttamente con il preesistente
Oratorio di S. Lorenzo al Castello, dove la nobile famiglia Bossi poteva
esternare la sua devozione alla Vergine e quindi non aveva bisogno di altri
luoghi per rendere omaggio alla Madre di Dio.
Nelle relazioni delle visite pastorali condotte dagli
arcivescovi di Milano si parla spesso di una Madonna del Castello che potrebbe
essere stata conglobata dalla nuova villa fatta costruire dal 1771 al 1779 dal
conte Claudio Luigi Bossi. In questo caso l’affresco in questione farebbe parte
di un oratorio distrutto e si potrebbe giustificare la sua insolita collocazione
odierna.
Il tondo della Madonna con il Bambino, compreso tra le due
finestre, dà quasi l’impressione di essere stato inserito sopra le figure dei
due santi.
Il restauratore Mauro Nicora vede nell’affresco due mani:
quella della Madonna con Bambino e quella dei due santi.
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