mercoledì 1 gennaio 2014

Bossi di Bruzella e di Monte

Nel 1420 undici Bossi appartenenti a tre famiglie originarie del Mendrisiotto ottennero la cittadinanza di Como. Un Francesco Bossi, probabilmente di Milano, fu vescovo di Como tra il 1420 e il 1434 e prese parte al concilio di Basilea. Il ramo dei Bossi di Monte generò una folta schiera di costruttori, molti dei quali risedettero all’estero, soprattutto a Praga. Un Antonio Bossi di Mendrisio fu capostipite di una famiglia di organari che si stabilí a Bergamo nel 1635 e poi a Milano.
Nel 1654, a Vienna, l’imperatore Ferdinando III concesse ad Antonio Bossi, ufficiale dell’esercito ed ex cassiere della Regia del Sale, lettere di nobiltà del Sacro Romano Impero col predicato von Bossi. Nel 1736 l’imperatore Carlo VI conferí a Wenzel Joseph Bossi e ai suoi discendenti il titolo di cavaliere del reame di Boemia, confermando il predicato von Bossi.
I Bossi di Bruzella, dal canto loro, ebbero ramificazioni a Morbio Superiore e a Vacallo. Molti di loro lavorarono all’estero come artigiani ed artisti. Nel 1615 il maestro Francesco risiedeva a Roma, mentre altri Bossi furono attivi a Civitavecchia e a Spoleto. Nel secolo scorso Emilio Bossi, uomo politico, pensatore e scrittore, si distinse per il ruolo svolto nella promozione economica delle valli. Secondo Ottavio Lurati, il cognome Bossi viene da Jacobo (Giacomo) attraverso la variante Jacobossi.
Lo stemma raffigura un bue passante, solitamente d’argento in campo rosso. Nella variante adottata dai Bossi di Bruzella il bue su sfondo rosso è accompagnato da un piano verde. Il capo azzurro è attraversato da un bastone argenteo ai lati del quale vi sono due stelle d’oro. I Bossi di Balerna hanno incluso nel loro scudo gentilizio un capo d’oro con aquila nera, quelli di Pazzallo un capo azzurro con tre stelle d’oro, sostenuto da una banda d’argento.

                                        
Bruzella, Statua di Emilio Bossi (Milesbo).

«La fede non ragiona, non esamina, non discute, non investiga, non scopre nulla; mentre la scienza fa precisamente l'opposto, e non impone nulla, nemmeno il bene, ma lo fa conoscere come lo splendor del vero, e lo fa amare propagandolo colla persuasione. Illuminando le intelligenze essa ingrandisce e nobilita anche i cuori: la sensibilità più squisita è quella che si sviluppa e si affina nella ricerca del vero.
Non solo adunque non è più necessaria l'illusione di un uomo-dio per condurre l'umanità al bene; non solo, anzi, è necessario abbandonare definitivamente questa illusione che fu causa di tanti guai; ma occorre di emancipare definitivamente la morale da ogni tutela teologica e da ogni infiltrazione mistica e soprannaturale per renderla veramente umana.»

                                                                                                                               Milesbo


Bruzella, Valle di Muggio.







Nessun commento:

Posta un commento