venerdì 16 marzo 2018

CASCINA CATERINA



Angelo Francesco Malinverno[1]
Sp. Caterina Parravicini.
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   |--- Domenico Malinverno
   |      n. Albese    18.10.1829
   |     Contadino.
   |     Ingresso in Azzate 1854, abbandona Azzate per Brunello 11.11.1881
   |     Sp. Teresa Turri f. Maurizio e Angela Albizzati n. Montonate 28.9.1836
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   |         |--- Maria Malinverno
   |         |     n. Azzate 1859
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   |         |--- Angelo Malinverno
   |         |     n. Azzate 17.8.1860
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   |         |--- Luigi Malinverno
   |         |     n. Azzate 18.7.1862
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   |         |--- Alessandro Malinverno
   |         |     n. Azzate 13.1.8164
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   |         |--- Giuseppe Angelo Malinverno
   |         |      n. Azzate 1.8.1865
   |         |      Servente.
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   |         |--- Francesco Achille Malinverno +
   |         |      n. Azzate 16.3.1867 + Azzate 3.8.1868
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   |         |--- Palmira Filomena Malinverno
   |         |      n. Azzate 4.6.1869
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   |         |--- Carlo Giovanni Malinverno +
   |         |      n. Azzate 19.6.1871 + Azzate 5.9.1872
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   |         |--- Ernesto Gioachino Malinverno
   |         |      n. Azzate 23.7.1873
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   |         |--- Maria Giovanna Malinverno
   |         |     n. Azzate 24.6.1875
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   |         |--- Maria Caterina Malinverno
   |               n. Azzate 12.10.1884 + Azzate 12.7.1937
   |               Sp. Fermo Crespi.
   |               Da Caterina Malinverno deriva il nome della Cascina Caterina,
   |               abitata per molti anni dalla famiglia Crespi.
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   |--- Pietro Malinverno
   |      n. Albese 29.5.1834
   |      Emigrato in America 1867.
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   |--- Angela Malinverno
         n. Albese 1.8.1837 



Gaetano Malinverno
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   |--- Guglielmo Malinverno
         + Erba 29.6.1951
         Sepolto nel Cimitero di Azzate 2.7.1951
         Nel 1926 offre lire 50 per la decorazione della Chiesa di Azzate.



Che la Cascina Caterina derivasse il suo appellativo da un nome proprio femminile era abbastanza scontato, ma che sia stato preso da Caterina Malinverno è una sorpresa.
La famiglia Malinverno era originaria di Albese in provincia di Como e si trasferì ad Azzate nel 1854 per prendere possesso della Cascina Sirone.
Se il suo cognome è evocativo di qualcosa dobbiamo ritenere che questa famiglia non se la spassasse troppo bene, e non solo d’inverno, ma anche d’estate, se fu indotta a trasferirsi nel nostro paese.
Dal matrimonio di Domenico Malinverno con Teresa Turri erano nati ad Azzate undici figli e l’ultima, di nome Maria Caterina, detta Caterina, andò in sposa a Fermo Crespi la cui famiglia aveva preso possesso della Cascina Bighireuz poi ribattezzata Cascina Caterina.
E’ da ritenere che la novella sposa sia stata molto ben gradita nella sua nuova casa tanto da giustificare il cambiamento della denominazione della cascina, che assumeva un nome certamente più soave e gentile che andava a soppiantare, ma non in modo definitivo, un nome pronunciabile soltanto in dialetto.
Questa circostanza dovette essere di soddisfazione anche in Casa Riva-Cottalorda, proprietaria del cascinale e dei terreni che le stavano intorno, che in questo modo potevano pronunciare il nome della cascina in italiano, al pari della Cascina Fontanella poco distante e sempre di loro proprietà, tralasciando quel Bighireuz che, quantunque singolare e caratteristico, sapeva troppo di contadino.
I Malinverno lasciarono definitivamente la possessione della Cascina Sirone nel 1881 per trasferirsi a Brunello ma non dimenticarono Azzate, tanto è vero che Guglielmo Malinverno nel 1926 offrì lire 50 per la decorazione della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria di Azzate e nel 1951, pur essendo morto ad Erba, fu sepolto nel Cimitero di Azzate.
Dal matrimonio di Fermo Crespi con Caterina Malinverno nacque nel 1884, tra gli altri, Maria Eugenia che andò sposa a Giovanni Olivarez figlio di Giuseppe e Maria Moranzoni detta “Scaia”.
Quest’ultima abitava con la famiglia in Piazza Nuova ed aveva un bel caratterino, tanto è vero che gli appiopparono un soprannome molto significativo: provocava dolore e fastidio come una scaglia di legno che, malauguratamente, si era conficcata nei polpastrelli delle dita di una mano.
Nonostante ciò fu assunta in Casa Riva-Cottalorda e donna Angiola Riva le affidò le sue figliole – le Parniselle – che non abbandonò mai e molto orgogliosa riferiva ai suoi conoscenti dei suoi trasferimenti in carrozza da Azzate a Como, dove i Riva avevano un’altra dimora.
Un altro figlio di Fermo Crespi e Caterina Malinverno fu Mario Michele detto “Majeta” che aprì un negozio di parrucchiere subito dopo l’Oratorio di Sant’Antonio e che, quando la Farmacia Dottor Girelli si trasferì in Viale delle Rimembranze, si spostò di fronte, con ingresso secondario nella Corte dei Lanzett.
Una bella fotografia lo ritrae intento nel suo lavoro, coadiuvato dal socio Oreste Maffiolini e dal garzone di bottega Giuseppe Olivarez, nipote sedicenne del “Majeta”, che continuerà l’attività dello zio fino a trasmetterla al proprio figlio Wanni, noto parrucchiere in Via Vittorio Veneto ad Azzate.
Il soprannome “Majeta” deriva dal fatto che Mario Crespi in gioventù aveva fatto il raccattapalle presso il tennis di Casa Castellani che lo aveva dotato di una “maglietta” che lui si compiaceva di indossare anche al di fuori del suo incarico e, dagli oggi, dagli domani, il fatto non passò inosservato a qualche buontempone che gli affibbiò il soprannome.




[1] Cascina Sirone n. 70 – Foglio di famiglia n. 199.

CASTGLIONI DOTTOR PIETRO



Cronaca Prealpina del 24 settembre 1916

In onore del dottor Pietro Castiglioni, medico condotto di Azzate. Oggi, alle ore 14, nell’aula consigliare di Azzate, l’on. sindaco, cav. Ugo Introini, assistito da tutti i Sindaci dei Comuni consorziati colle rispettive Giunte, presenterà solennemente all’egregio Dottor  Pietro Castiglioni una medaglia d’oro ed una pergamena riccamente lavorata, in omaggio di benemerenza per il 40° anno di esercizio del suo ministero nella direzione della nostra importante Condotta Medica.
L’iniziativa gentile di tale cerimonia trova il suo pieno consenso in tutte le nostre popolazioni, che in questo lungo periodo di tempo hanno appreso degnamente a stimare l’egregio sanitario e a circondarlo di grande affetto.
Laureatosi nel 1874, il Dottor Castiglioni passava dopo due anni dalla Condotta di Mornago a quella assi più vasta e faticosa di Azzate, che a distanza di quarant’anni sa tenere ancora molto bene, colla vigoria indomita della sua fibra robustissima, e collo spirito di sacrificio con cui nobilita il duro esercizio dell’arte sua.
Noi lo apprezziamo altamente quest’uomo, nella cura diligente colla quale, non contento della larga esperienza acquisita, adopera il suo bell’ingegno nel tenersi ognora al corrente col progresso moderno della scienza medica; noi lo amiamo, quest’uomo simpaticissimo a tutti, pur nella sua rude franchezza, per il suo carattere aperto, per la sua lealtà d’oro, per la bontà di cuore che lo ha sempre reso generoso a tutte le buone iniziative, e in tanti privati bisogni lo ha fatto arrivare a tempo quale soccorritore altrettanto efficace, quanto nascosto.
Garibaldino a diciott’anni, il Dottor Castiglioni è tra i pochi che nel lungo periodo laborioso del consolidamento politico dell’Italia nuova, seppero mantenere intatte e fresche le proprie idealità; e in questi giorni di rinnovata vitalità patriottica noi ammiriamo il fervore giovanile con cui segue le sorti della guerra di redenzione, alla quale fu orgoglioso di veder accorrere volontario l’unico figlio suo prof. Luigi Castiglioni.
La gravità di questi momenti ha consigliato le autorità civili della Condotta Medica a tenere la cerimonia ristretta nelle proporzioni modeste di una festicciuola di famiglia. Così raccolta, essa è però più adatta alla modestia del festeggiato, che forse non avrebbe saputo piegarsi a cerimonie clamorose e solenni.
Il nostro desiderio vivissimo è questo: che il Dottor Castiglioni abbia a trovare nell’odierna affermazione un piccolo pegno di tutto quello che gli dobbiamo; e che l’affettuosa dimostrazione di riconoscenza valga a confortare l’animo della sua gentile signora, che nel silenzio delle pareti domestiche nasconde un tesoro così eletto di finezza e di bontà femminile, un cuore così nobile nell’esercizio della sua missione materna.


Cronaca Prealpina del 25 settembre 1916


Le onoranze solenni al Dottor Pietro Castiglioni Medico Condotto di Azzate. Ci scrivono da Azzate, 24;
L’annunciata cerimonia di omaggio all’egregio nostro medico condotto ebbe luogo oggi e riuscì assai commovente.
Alla presenza di quasi tutti i Sindaci della Condotta Medica, e di molti assessori, coll’intervento di tutte le famiglie più distinte di Azzate e dintorni, il sindaco cav. Introini con un discorso riboccante di espressioni affettuose all’indirizzo del festeggiato, gli presentò la medaglia commemorativa e la ricca pergamena preparata per l’occasione.
Furono letti affettuosi telegrammi del nostro on. deputato comm. Somaini, dell’ill.mo signor Sottoprefetto di Varese, e del comm. Maino di Gallarate, cavaliere del lavoro, amico e parente del Dottor Castiglioni.
Il nostro caro Dottore, fra tanta festa di amici, vibrava di commozione. Espresse la sua soddisfazione in poche parole, tanto belle e tanto care, che molti tra i presenti ne furono inteneriti fino alle lagrime.
Allo champagne brindarono tutti coll’entusiasmo più sentito. Tra i brindanti erano il nostro bravo quanto modesto artista Andrea Arioli, e la nobile contessa Castellani, che ricordavano di aver assistito al primo ingresso in paese dell’egregio sanitario.
Il popolo tutto di Azzate prese parte alla festa del Dottor Castiglioni in quel modo che il popolo sa scegliere per manifestare la sua simpatia ad un uomo conosciuto ed amato da tempo.
In ogni angolo del paese, il Dottore vedeva al suo passaggio persone note che lo guardavano commosse, e gli parlavano col muto linguaggio del cuore. Nel contegno di tutti, fin dei ragazzi, era il plebiscito d’affetto all’uomo caro e venerato.
Chiudiamo questi brevi cenni di cronaca esprimendo tutta la nostra soddisfazione per aver notato di quale conforto è stata la cerimonia d’oggi al cuore del nostro egregio Dottore ed alla sua eletta Signora.
Il paese ch’egli si compiacque di chiamare sua seconda patria, si onora della bontà di lui, e gli attesta una riconoscenza che non perirà.
La pergamena, assai ben lavorata, portava la seguente epigrafe: “Onore – al Dottor Pietro Castiglioni – Medico Condotto – Che – L’ingegno dell’arte alle virtù del cuore – Per ininterrotto quarantennio – Prodigando unisce.
Unanimità di popolo volle – L’alta opera feconda pietosa – In questo giorno – 24 Settembre 1916 – Con affetto riconoscente ricordare”.


CONGREGAZIONE DI CARITA' DI AZZATE



1913. La Congregazione di Carità, la Giunta Municipale e il Parroco di Azzate decidono di restaurare una parte dell'edificio crollato alcuni anni fa e destinato all'Asilo Infantile. All'appello rispondono gran parte dei capifamiglia, molti villeggianti e concittadini residenti in altri comuni e anche all'estero. All'appello ha risposto anche il Deputato locale on. Enrico Somaini.

1913. Inaugurazione del nuovo Asilo Infantile costruito con le elargizioni di tutti i cittadini e dei villeggianti, con il lascito del compianto parroco don Redaelli, con il fondo della Congregazione di Carità e con l’elargizione generosa del cav. Cottalorda. Il corteo partito dal vecchio asilo e diretto alla nuova costruzione era guidato dal sindaco cav. Ernesto Galli e dal parroco don Enrico Baggioli. Per tutti, al termine della cerimonia ufficiale un saggio dei bambini dell’Asilo Infantile. La nuova costruzione può ospitare circa 100 bambini e dispone di aule, di un refettorio e di un ampio cortile per i giochi all’aperto.

1921. L’inchiesta delle autorità per stabilire con precisione lo svolgimento dei fatti di Azzate è continuata ancora ieri per opera del Sostituto Procuratore del Re. Ieri pomeriggio, alle ore 14, è stato interrogato, all’ospedale, il ferito più grave, Brusa Italo. Non vi è dubbio che la giornata odierna permetterà la raccolta di maggiori informazioni. Nella scena tumultuosa rimasero feriti anche due carabinieri: Busti Pietro da Corano d’Intelvi e Viganò Alessandro da Verderio Superiore.

martedì 6 marzo 2018

VIA FRANCIGENA DEI PELLEGRINI




La Via Francigena è storicamente la via che viene dalle “France”. Anticamente, e ancora prima di Sigerico, con tale nome è stato chiamato il cammino che partiva dai confini ovest dell’Italia. I rami principali attualmente utilizzati sono due. Uno è quello usato dai pellegrini che vanno e vengono dal Cammino di Santiago, dalla Spagna e dal sud della Francia: entrando dal passo del Monginevro si percorre la Val di Susa e passati per Torino si arriva a Vercelli.
L’altro è quello che percorrono i pellegrini che vengono dal nord della Francia e dall’Inghilterra che passano dal Passo del Gran San Bernardo e Aosta arrivano anch’essi a Vercelli. Da Vercelli il cammino diventa unico e si sviluppa lungo l’itinerario che passa da Pavia, Piacenza, Fidenza, Passo della Cisa, Pontremoli, Lucca, Siena, Bolsena, Viterbo e Roma.
A questo itinerario si può aggiungere la via che percorre la costa ligure partendo da Ventimiglia e che raggiunge il tracciato della Via Francigena a Sarzana, al confine con la Toscana.
Proseguendo poi oltre Roma, è stata aperta nel 2007 la Via del Sud che conduce fino ai porti d’imbarco per la Terra Santa: Bari , Brindisi, Otranto e S. Maria di Leuca.
La Via Francigena viene nominata per la prima volta in un antico documento dell’876. Si parla di Via Francisca che veniva dalla Francia e portava viandanti e pellegrini fino a Roma e poi oltre, fino a Gerusalemme o nell’altra direzione fino a Santiago di Compostela.





ANTICHI SENTIERI



Prima di descrivere il percorso che faremo domani a piedi, occorre dare qualche informazione sulla Via Francigena o Romea poiché si ritiene che la strada che corre sotto la Collina di San Quirico, scende a Vegonno e si dirige verso il fiume Ticino, sia un percorso che effettuavano i pellegrini per raggiungere la più importante e rinomata Via Francigena.



E’ un percorso che gli amanti della natura conoscono molto bene e si innesta nella più famosa e frequentata passeggiata nella Piana di Vegonno che, nel passato, ebbe un ruolo molto importante, oggi sminuito da altre vie di comunicazione più consone alle esigenze della vita moderna.



Questo è il simbolo del pellegrino che è stato adottato per contrassegnare la segnaletica della Via Francigena.



Con la linea tratteggiata vedete il cosiddetto itinerario di Sigerico effettuato nel 990 (decimo secolo) da Canterbury fino a Roma.
Con la linea continua vedete i vari percorsi medioevali che si sono susseguiti.



Un’altra cartina in cui sono evidenziati i nomi dei vari “cammini” e delle varie “vie” con le varianti che si potevano anche percorrere via mare.



Questo invece è il percorso diretto da Canterbury fino a Roma.



Per entrare in Italia c’era no tre alternative:  quella del Gran San Bernardo, quella del Monginevro e quella di Ventimiglia.
Le prime due si congiungevano a Vercelli; la terza si congiungeva a Sarzana.



Questo è l’assetto delle strade romane, le cosiddette vie consolari, parte delle quali furono utilizzate dalla Via Francigena, specialmente la Via Emilia e la Via Cassia.



Nel 2007 è stata aperta la Strada del Sud che da Roma porta in Puglia fino a Santa Maria di Leuca.
Da qui, via mare, il cammino proseguiva per la Terra Santa e per Gerusalemme.



L’abbigliamento tipico del pellegrino era costituito da un grande cappello, il mantello, i pantaloni, i sandali, la bisaccia e il bastone con la borraccia per l’acqua.



Questo invece è un pellegrino del Cammino di San Giacomo di Compostela con la caratteristica conchiglia.



In una stampa antica due pellegrini che si incontrano e si dirigono verso un monastero, luogo di accoglienza per eccellenza dei pellegrini che qui potevano ricevere conforto corporale  e spirituale.



Un pellegrino dei nostri tempi che, all’abbigliamento tradizionale, aggiunge un ombrello, appeso al collo del suo mantello.



Anche le grandi chiese e le grandi abbazie venivano scelte dai pellegrini per pregare sulle reliquie dei santi e, qualche volta, facevano delle deviazioni pur di raggiungerle.



L’attrezzatura dei pellegrini di oggi è più tecnologica. Notate i materassini, le rachette e c’è persino un ombrello.



La Via Francigena, dove era possibile, cercava di sfruttare le antiche strade consolari costruite dai Romani.
Qui vediamo un pellegrino moderno che cammina sul caratteristico “basolato” di una strada romana.


 Altri pellegrini su una strada consolare.



Questi potremmo essere noi domani alla camminata di Vegonno da S. Giorgio alla torre di San Quirico.



Un pellegrino dei nostri tempi con nessun tipo di attrezzatura moderna.



Dei giovani percorrono spensierati un tratto della Via Francigena. Quasi sicuramente non andranno fino a Roma, ma per loro è forse un’occasione per vivere i sentimenti che animavano gli antichi pellegrini.



Qui vediamo un certificato di passaggio che, con l’apposizione dei vari timbri, poteva essere la dimostrazione di aver percorso tutta la Via Francigena o parte di essa.



Questa è la caratteristica segnaletica della Via Francigena con il pellegrino stilizzato.



Questo potrebbe essere il percorso di un pellegrino che utilizzava la nostra strada.
Possiamo fare l’ipotesi che giungesse dalla Valganna e quasi sicuramente avrebbe fatto sosta o, comunque, sarebbe passato accanto alle seguenti chiese: (leggere).


 Con l’ausilio delle mappe del cosiddetto Catasto di Maria Teresa del 1722 vediamo come era disegnata la strada che a noi interessa.



Come potete vedere dal cartiglio si tratta della mappa di Azzate, in pieve di Varese, che è stata realizzata appositamente per



Il conte don Giulio Cesare Bossi che era uno dei più grossi proprietari di terreni di Azzate.



Qui vedete i terreni di Vegonno che confinano con il territorio di Brunello.



Stringendo l’inquadratura possiamo distinguere con maggiore precisione la strada che segna anche il confine tra i due paesi.



Stringiamo ancora un poco e vediamo di seguire sulla mappa luoghi a tutti conosciuti in modo da capire perfettamente dove siamo.
Qui c’è l’attuale cimitero.
Questa è la strada che prosegue per Vegonno.
Qui c’è la Trattoria del Cacciatore.
Qui c’è l’attuale Oratorio di San Rocco.
Questa è la strada che prosegue per la cosiddetta Piana di Vegonno.
Questo è il punto preciso dove faremo partire il nostro “Antico sentiero”.



Questa è la vera mappa del Catasto di Maria Teresa.
Vi faccio vedere lo stesso punto che abbiamo assunto come inizio del nostro “Antico sentiero” che, come potete vedere, una volta si trovava vicino all’Oratorio di San Giorgio.
L’oratorio era in posizione diversa dall’attuale: più verso la collina e si trovava in condizioni assai precarie. Tanto è vero che venne riedificato nella posizione attuale, più vicino alla case coloniche.
La freccia indica il punto preciso del confine del territorio di Caidate e di quello di Brunello.



Rivediamo lo stesso punto, messo in relazione con le case di Vegonno. Notate il mappale n. 524 che riprenderemo nella slide successiva.



Mappale n. 524 che abbiamo lasciato nella slide precedente.
Il sentiero continua.
In prossimità del mappale n. 655 il sentiero si biforca: inizia la cosiddetta Strada delle Varossole.
Il nostro “Antico sentiero” abbandona il confine e rientra sia a destra che a sinistra in territorio di Azzate.
Il sentiero inizia a salire.



Al termine del sentiero in salita, un breve pianoro e poi l’incrocio con la strada che dall’Oratorio di San Rocco sale a Brunello.
Il nostro sentiero prosegue e passa sotto i mappali 647 e 646 che sono parte dell’attuale proprietà Bassetti Forsasetti.



Una visione d’insieme della Collina di san Quirico.
Vi faccio notare la strada che dall’incrocio di prima scende all’Oratorio di San Rocco.
La strada provinciale (Via Piave) non era ancora stata costruita.
Vedete il Castello di Azzate, l’Osteria della Colomba.
Per andare a Daverio si doveva passare davanti al Castello e si scendeva dalla strada del Fontanone.



In questo particolare vedete la “Cappella di San Rocco”.
La strada che sale a Brunello si biforca e sotto la fattoria Canale inizia la strada che porta a Vegonno. (Questa strada veniva percorsa per recarsi al cimitero senza dover percorrere la provinciale, trafficata dalle automobili).



La tecnologia ci consente oggi di vedere i nostri territori ripresi dal satellite.
Qui abbiamo una panoramica del nostro “Antico sentiero”. (Mostrare il percorso con la freccia del mouse).