martedì 26 gennaio 2016

BOSSI GIOVANNI DONATO - NOTAIO


BOSSI GIOVANNI DONATO – NOTAIO

Francesco Bossi f. Donato.
Vive a Buguggiate.
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   |--- Elisabetta Bossi
   |     Abitante a Varese.
   |     Sposa Gio. Antonio Carabelli.
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   |         |--- Francesco Carabelli
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   |--- prete Gio. Paolo Bossi
   |     Curato di Buguggiate, poi canonico di S. Vittore di Varese.
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   |--- Gio. Donato Bossi
         Notaio. Le sue abbreviature rogate in Milano dal 1481 al 1534 sono conservate
         presso A.S.Mi. e provengono dalla Curia Arcivescovile.
         Confina con il Bosco detto in Marogna.
         L’Indice Lombardi presso A.S.Mi. registra un rogito del notaio Gio. Ambrogio
         Croce q. Tommaso riguardante una sua investitura livellaria verso Giovanni
         Lombardi, avvenuta in Milano il 28 luglio 1508 sotto il n. 6957 e 6958 e rinuncia
         di ragioni verso Giacomo Incini q. Ottorino sotto il n. 6960 e 6961.
         Nel 1535 è elencato fra “Li gentiluomini qual hanno beni in Cardano et non habiteno
         in la terra suddetta”. Messer Jo. Donato Bossi; Gabriele de Cardano, ambedue
         abitano a Buguggiate.
         Istituisce la Cappellania della Madonna e di S. Giovanni Evangelista presso l’altare
         di S. Giovanni Evangelista nella Chiesa di S. Maria di Azzate.
         Sp. Margherita da Incino.
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            |--- Agostino Bossi

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| 1581                                                                                                                        |
| Descrizione de’ Beni, giurisdizioni, fitti e rendite di ragione della Cappellania   |
| di S. Lorenzo di Azzate Pieve di Varese.                                                               |
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4. Item petia una terrae vinaae sita ut supra ubi dicitur ad Crucettam, cui coheret ad una parte eiusdem Cappellae S. Laurentii, a balia heredum quondam Jo. Donati Bossii, a balia similiter et ad alia heredum D. Francisci Bossii dicti de Gasparolo pertica rum duarum vel circa.

5. Item pretia una terrae vineae sita ut supra ubi dicitur ad Crusetum cui coheret ab una parte strata ad alia heredum prefati DS. Johannis Donati Bossii, a balia illorum de Righettis, a balia heredum quondam D. Joannis Bossii dedollae pertica rum quatuor vel circa.

13. Item petia una terrae prati sita un supra ubi dicitur ad Pratum Clausum, cui coheret ab una parte suprascriptorum heredum prefati quondam Domini Johannis dedollae, a balia Magni Georgi de Madiis dicti Premoselli, a balia suprascriptorum heredum prefati quondam Domini Donati Bossii, et ab alia suprascriptorum de Righettis pertica rum decem vel circa.


26[1]. BOSSI GIOVANNI DONATO DI FRANCESCO

† 1534 post marzo 11 - ante maggio 8.
Collocazione archivistica della documentazione: Notarile 3849 - 38703
Estremi cronologici: 1481 - 1534
Attestato negli inventari: NO 1, NO 2 - 1808 (s.d.) e 1824, NO 3, NO 10 (1509 -
1534), NO 12
Immatricolazione: laudatus ad offitium 1479 novembre 16[2].
Prima attestazione come notaio di curia: 1497[3].
Bossi Giovanni Donato di Francesco 39
9
10
1 Notarile 3870.
2 Notarile 3869, si ricava da un transunto di un atto datato 1526 set. 4.
3 Cfr. inoltre MARCORA, Ippolito d’Este, pp. 510-512.
4 Matricole Notai 15.
5 La prima attestazione della qualifica di notaio di curia risale al 15 settembre 1497 (Notarile 3850); negli anni precedenti si sottoscrive solo come notaio imperiale e apostolico (Notarile 3849, 1495 dic. 14), pur rogando già per la curia arcivescovile.
Residenza:
p. N., S. Fedele (1479)[4]
p. N., SS. Cosma e Damiano (1481[5]-1482[6])
p. N., S. Stefano in Nosiggia (1485)[7]
p. O., S. Raffaele (1491[8] - 1493[9])
p. N., S. Eusebio (1495)[10]
p. C., S. Protaso ad Monachos (1497)[11]
p. O., S. Stefano in Nosiggia (1498[12] - 1534[13])
La facultas expletandi i suoi atti è concessa a Francesco Bossi di Giovan Pietro[14] e a Giovanni Ambrogio Bossi[15]
La famiglia del Bossi è originaria dei dintorni di Varese, zona con la quale continua a mantenere un rapporto piuttosto stretto, se è vero che il padre Francesco vive a Buguggiate[16], e che permangono le relazioni, legate anche ad un legame di parentela, con i Bossi di Azzate[17].
È tuttavia a Milano che il nostro svolge la propria attività di notaio, accompagnato in un primo tempo dal fratello Giovan Paolo, che poi intraprenderà la carriera ecclesiastica[18]. Anche il Bossi è attestato come chierico tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento[19], ma evidentemente rinuncia agli ordini sacri, poiché successivamente prende moglie[20]. A parte l’esistenza di una sorella di nome Elisabetta, residente a Varese e sposa di Giovanni Antonio Carabelli[21], non si hanno altre notizie certe sul resto della sua famiglia[22].
Attestato come notaio di curia dal 1497, già da prima tuttavia ne svolge le funzioni, collaborando con i vicari arcivescovili in campo giudiziario (roga atti relativi ai processi discussi davanti a loro e spesso si reca personalmente a consegnare le citazioni in giudizio), e con i vescovi suffraganei e ausiliari, attestando le ordinazioni chiericali e sacerdotali[23]. Anzi, già nel 1492, è definito
pratichans in archiepiscopali audientia Mediolani iam multo tempore elapso, sive in curia metropolitana[24]. È possibile che in un primo tempo si affianchi al notaio Giovanni Gallarati[25], sicuramente dal 1500 ha un proprio banco nella cancelleria arcivescovile[26]. Nel prosieguo della carriera, continua ad occuparsi della stesura di atti concernenti processi, esecuzione di lettere apostoliche e ordinazioni sacre; inoltre, l’attività deve aumentare, visto che assume alcuni
scribi, che poi si avvieranno a loro volta al notariato: primo fra tutti il nipote Francesco Carabelli, e poi Ottorino da Incino[27], Giovanni Antonio de Ursonibus[28], Francesco Bossi e Luigi Medici. Tra gli atti rogati non per il tribunale diocesano la tipologia documentaria che ricorre più spesso è quella della procura, seguita dalla confessio e dalle investiture, atti dunque riguardanti per lo più questioni patrimoniali. La clientela, molto eterogenea, vede costantemente presenti monasteri femminili (soprattutto S. Maria della Stella e SS. Giacomo e Filippo, di Milano[29]) ed enti o persone residenti nel varesotto.
Dagli anni Venti del Cinquecento, si assiste ad un progressivo distacco del B. dall’ambiente della curia arcivescovile, attestato da molteplici indizi: egli roga sempre più spesso nella propria abitazione, cresce nella sua produzione la percentuale di documentazione che non riguarda la curia.... Addirittura, non è chiaro per quale motivo, alla fine del decennio lascia Milano per trasferirsi a Buguggiate, pur non dimenticando i familiari e gli affari che rimangono in città; in particolare, delega a Francesco Carabelli il compito di rappresentarlo e sbrigare le sue faccende in cancelleria arcivescovile, nonché quello, implicito, di prendersi cura della sua casa e della famiglia[30].
Un’ulteriore prova degli interessi che il Bossi ha nella zona del varesotto, dove sceglie di ritornare negli ultimi anni della sua vita, è data da un legato del suo testamento[31], mediante il quale ordina di erigere una cappellania intitolata alla Madonna e a S. Giovanni Evangelista presso l’altare di S. Giovanni Evangelista, nella chiesa di S. Maria di Azzate. Il 18 luglio 1534, i suoi eredi, ossia la vedova e usufruttuaria Margherita da Incino, e il legatario Francesco Bossi, figlio di Giovan Pietro e consanguineus del defunto, si presentano davanti al vicario arcivescovile di Milano per chiedere il permesso di eseguire le volontà del Bossi[32].
La dotazione della cappella fu costituita da diversi beni immobili, campi e vigne siti a Buguggiate, Azzate, Castronno e Gazzada[33], la cui provenienza denota, almeno in parte il desiderio di mantenere unito il patrimonio familiare: infatti, sono stati venduti al Bossi da suo fratello Giovan Paolo. In questo complesso di rendite vengono incluse anche le 10 lire imperiali legate a suo tempo da Donato Bossi, nonno paterno del Bossi, segno evidente di un legame stabile con la chiesa di Azzate. Inoltre, il diritto di patronato sul nuovo beneficio è detenuto da Francesco Bossi, il quale lo assegna al proprio fratello Arcangelo: in questo modo, come è qui ben testimoniato, il Bossi è riuscito ad assicurare ai membri della sua famiglia una possibilità di accesso facilitato alla carriera ecclesiastica, nonché un posto ragguardevole nel contesto sociale della zona circostante Varese. (Patrizia Merati)





“Lo stesso fece nel 1534 Giovanni Donato Bossi (notaio della curia arcivescovile tornato in tarda età a vivere a Buguggiate), che chiamò a succedergli nel controllo della cappella da lui fondata ad Azzate il nipote Francesco (Carabelli): poi il primogenito di lui, quindi il primogenito del primogenito, e così via ad infinitum.
Era infine sempre possibile che – in accoppiata o meno con altri criteri, come quello dell’anzianità – facesse la sua comparsa anche il merito, la personale dignità.
Prevedendo che la linea dei primogeniti si potesse spezzare, l’appena citato Gian Donato Bossi nel suo testamento lasciava scritto che nel caso i diritti sulla cappella di Azzate sarebbero toccati a due “ex dignoribus et senioribus familie Bossie”. (Famiglie e spazi sacri nella Lombardia del Rinascimento, pag. 334).


(Vedi: Bossi Arcangelo – prete, pubblicato il 26 gennaio 2016).





[1] Secondo la numerazione attribuita da “I notai della curia arcivescovile di Milano – secoli XIV-XV”.
[2] Matricole Noati 15.
[3] La prima attestazione della qualifica di notaio di curia risale al 15 settembre 1497 (Notarile 3850), negli anni precedenti si sottoscrive solo come notaio imperiale e apostolico (Notarile 3849, 1495 dicembre 14), pur rogando già per la curia arcivescovile.
[4] Matricole Notai 15.
[5] Notarile 3849, l’indicazione della residenza del notaio si trova sul verso della prima carta di un quaderno instrumentorum datato 1481-1483.
[6] Notarile 1282.
[7] Notarile 2367, 1485 agosto 14.
[8] Notarile 1292.
[9] Notarile 3849, 1493 giugno 14.
[10] Notarile 1485 luglio 7.
[11] L’indicazione si trova nell’intestazione di un quaderno instrumentorum datato 1497.
[12] Notarile 3850, 1498 agosto 9.
[13] Negli ultimi anni della sua vita, in realtà il Bossi si trasferisce a Buguggiate, ma continua a sottoscrivere con la residenza di Milano. (cfr. Notarile 3870).
[14] Notarile 3869, indicazione in calce ad un atto datato 1526 set. 4. La facultas expletandiè concessa dal vicario arcivescovile Giovanni Maria Tonsi l’8 maggio 1534 con atto rogato da Giovan Pietro da Bernareggio.
[15] Notarile 3868. L’informazione viene dall’introduzione a un atto datato 1525 lug. 24: in essa si ricorda come le imbreviature del defunto B. si trovino presso il notaio Giovanni Ambrogio Bossi, che ne possiede la facultas expletandi, senza fornire dati più precisi.
[16] Notarile 3850, 1500 mar. 9.
[17] Cfr. per es. Notarile 3852, 1504 dic. 13; Notarile 3864, 1518 mar. 3.
[18] Notarile 3849 e 3850. Successivamente, Giovan Paolo otterrà la rettoria della parrocchiale
di Buguggiate (Notarile 3860) e un canonicato nella chiesa di S. Vi t t o re di Varese (Notarile 3868, 1524 mag. 16).
[19] Cfr. Notarile 3850, 1498 ago. 15, 1500 mag. 30.
[20] Notarile 3869, 1526 giu. 23 e 30.
[21] Notarile 3870, 1530 dicembre 31.
[22] Se pare verosimile che il Bernardino Bossi di Francesco, residente a Milano (porta Orientale, S. Stefano in Nosiggia), che spesso testimonia per gli atti del B. sia un fratello (Notarile 3851), è meno certo fare la stessa ipotesi per Antonio Bossi, fu Francesco, di Buguggiate (Notarile 3852, 1504 nov. 25) e per Battista Bossi, fu Francesco, di Castro Aciate (Azzate, ibid., 1504 dic. 13). Si ha inoltre notizia di una Taddea Bossi, fu Francesco, vedova di Battista Bossi e residente a Varese (Notarile 3869, 1527 mag. 8).
Infine, è possibile che il B. abbia avuto un figlio di nome Agostino, nel 1509 moram trahens in civitate Papie (Notarile 3856, 1509 apr. 17)
[23] Notarile 3849, 3850, 3851.
[24] Notarile 1292, 1491 mar. 31.
[25] Il Gallarati compare spesso fra i testi degli atti rogati dal B. negli ultimi decenni del Quattrocento; inoltre, in Notarile 3849 si trovano molte note relative all’ammontare delle spese processuali, calcolate sempre ed esclusivamente da Giovanni Gallarati.
[26] Notarile 3850, 1500 gen. 15.
[27] È probabile che anche Ottorino da Incino sia un nipote del B., poiché la moglie di quest’ultimo proviene dalla famiglia da Incino.
[28] Notarile 3860, 1514 gen. 28.
[29] Cfr. Notarile 3860, 3861, 3862, 3863, 3864, 3865.
[30] Cfr. Notarile 3869, 3870.
[31] Il testamento è stato rogato da Giovanni Francesco Bossi, fu Alberto, notaio in Milano, l’8 giugno 1532. Purtroppo non c’è traccia di questo notaio negli inventari dell’Archivio di Stato di Milano, ed è quindi impossibile visionare il tenore completo del testamento.
[32] Notarile 4451, 1534 lug. 18.
[33] Non si fa menzione dell’estensione dei vari beni, tuttavia i loro canoni d’affitto ammontano complessivamente a 78 lire imperiali e 4 soldi, a cui si devono aggiungere tutti i pagamenti in natura.

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