domenica 3 novembre 2013

Lettere di Francesco Bossi al cardinale Carlo Borromeo - quarta parte

Perugia 15 dicembre 1578[1]

Illustrissimi e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Ho sentito molto piacere che i monaci cappuccini sono arrivati
costì con buona salute, e che V.S. illustrissima ne resti soddisfatta,
come mi scrive con la lettera dell’8 del passato, e che sia
lodato il Signore Dio. Ringrazio poi V.S. illustrissima dei libri
delle fabbriche ecclesiastiche che mi mandò a dì passati per quel mio
uomo, e mi paiono molto belli, e utili; e io oltre gli
altri infiniti rispetti me li confermo obbligatissimo in questo che le
sue sante ordinazioni, che fa a beneficio di cotesta sua
chiesa, e gregge, sono anche di non piccolo giovamento a
questa mia,  e ad essi cerco quanto più posso conformare
ogni mia azione, onde parrò a V.S. illustrissima per servizio
di Dio esser mi per l’innanzi liberali, come me ne è stato
per il passato; e baciandole umilmente la mani, mi raccomando
nella sua buona grazia.
Di Perugia 15 dicembre 1578
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Perugia.



Perugia 10 aprile 1579[2]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Qua predica questa quadragesima nella mia chiesa cattedrale di S. Lorenzo il prete
fra Vincenzo Bernardo dell’ordine dei Predicatori, con molto concorso
e accettazione di questo popolo, per la dottrina, memoria e grazia
che dimostra, e se avesse maggior dono di movenza, darebbe
piena soddisfazione a tutti; per il che mi è parso di metterlo in
considerazione a V.s. illustrissima acciò giudicando per quello, e l’ho
detto di sopra, e per le relazioni, che ne potrà avere
d’altra parte, avendo egli predicato in molte città principali
d’Italia, che da lui si possa aspettar buon frutto in servizio
di Dio, e salute delle anime, e che sia degno di cotesto
pulpito del duomo, resti servita di fargliene grazia per la
quadragesima seguente, che egli si sforzerà di portarsi in modo
che V.S. illustrissima non abbia a restarne …., e io anche gliene terrò
obbligo grandissimo aggiungendolo agli altri e le porto
infiniti, con che le bacio umilmente la mano e me le raccomando
in grazia, pregandola dal Signore Dio lunga e felice vita.
Di Perugia 10 aprile 1579
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Perugia.




Perugia 29 agosto 1579[3]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Intendendo che V.S. illustrissima è in viaggio per andare a Roma, la
supplico con ogni affetto dell’animo mio resti servita favorirmi col
venire qui a Perugia, dove è desiderata da tutta la città
e io la riceverà con grazia singolarissima, aggiungendo ciò altri
obblighi, che le tengo infiniti, e il signor cardinale di Perugia che si
trova in un suo luogo qui vicino, si sentirà …. Contento, come
di tutto la ragguaglierà anche meglio questo mio, che le mando apposta
al quale rimettendomi, bacio a V.S. illustrissima la mano,
raccomando mela in grazia,
Di Perugia 29 agosto 1579
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Perugia.
Perugia 5 settembre 1579
Foglio pagina 0467

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

229

Intendendo questi giorni passati che V.S. illustrissima partirà di Bologna per
Loreto con animo di andarsene poi a Roma, mandai subito un mio
servo a Loreto per farle riverenza, e per supplicarla restasse servita
di favorirmi col venire qua a Perugia; ora intendendo
che se ne è andata a Camaldoli, sono entrato in speranza
di dover maggiormente riceve questo favore, approssimandosi ella
più a questa contrada, per il che mando di nuovo questo mio, e
la supplico con ogni umiltà ed affetto d’animo voglia degnarsi
di fare questa grazia al signor cardinale di Perugia, e alla città tutta
che sommamente lo desiderano, e a me insieme, che non potrei ricevere
di presente maggior consolazione di questo. E V.S. illustrissima con questa
occasione potrà vedere l’anello con che fu sposata la gloriosissima
Vergine Maria, che si tiene in questa città con molta riverenza, e …
e perché spero, che ella sia per consolarmi di questo umile desiderio
non le dico altro intorno ad esso, se non di degnandosi di fare
questa grazia, l’aggiungerò agli altri obblighi che le tengo infiniti.
Bacio umilmente la mano a V.S. illustrissima e me la raccomando in grazia
Pregandole dal Signore Dio lunga e felice vita.
Di Perugia 5 settembre 1579
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Perugia.



Perugia 18 settembre 1579[4]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Ritornando costì il presente messer Orazio Mancini perugino, e segretario del signor
cardinale Caraffa, ho voluto scrivere queste poche righe a V.S. illustrissima per farle
riverenza, e anche per darle occasione di conoscere questa mia pecorella,
che sebbene sta ordinariamente in cotesta corte piena di tanti pericoli com’ella
sa, serve non di meno da dovere (?) (per quello ch’io posso conoscere) almeno ….
di tutti, ma se V.S. illustrissima con l’infinita carità sua, si degnerà, non solo di
animarlo a seguir  gagliardamente la strada cominciata, ma anche di dargli
qualche documento e istruzione di poter ciò fare più speditamente e meglio,
credi che li abbraccerà, e porrò ad esecuzione volentieri, e che
sarà per giovare molto a lui, e al signor cardinale Caraffa,  che l’ama e che
ci crede assai, e che è signore di buonissima e santa intenzione, e che cammina
a gran passi nella via del Signore, come penso che V.S. illustrissima sappia, e potrà
anche tanto meglio conoscere quanto più strettamente tratterà seco. Il che
io desidererei che fosse, per maggior servizio di Dio, e beneficio
di molti. E V.S. illustrissima mi perdoni se ho preso con lei più ardire di quello
che forse si conveniva, che la carità me ne ha mosso, e non altro.
E le bacio umilmente le mani, pregandola dal Signore Dio il colmo
della santa grazia, a beneficio di cotesta corte, e della cristianità
tutta.
Di Perugia 18 settembre 1579
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
Servitore Francesco Bossi.





Perugia 3 ottobre 1579[5]

Illustrissimo e reverendissimo signore a padrone colendissimo.

Parlai a V.S. illustrissima mentre andava a Spoleto e in questa città vi è una
gabella sopra il vino, che vi vende al minuto, della quale il Capitolo
e canonici della mia chiesa battesimale ne sono sempre stati esenti,
come anche è di ragione, essendo massimamente il vino raccolto nei
beni ecclesiastici della chiesa, e di più anche di ciò particolare
privilegio da Sommi Pontefici. E questo poco emolumento,
che si cava dalla vendita del vino, come anche tutte
le altre entrate del Capitolo servono per la distribuzione quotidiana,
che con ciò sono assai deboli, per la qualità del luogo,
e delle persone. Ma perché a questi giorni gli appaltatori
della suddetta gabella hanno ottenuto la revocazione della
suddetta immunità di fatto, senza citar la parte, e senza altro,
e ogni giorno vanno minacciando di volervi far l’esecuzione
al Capitolo, supplica V.S. illustrissima farsi servita di favorir
l’immunità ecclesiastica al Capitolo e mi insiemi in cosa tanto ragionevole
e onesta di che ella mi diede buonissima intenzione, orinandomi
che gliene scrivessi e mandassi memoriali,
come fossi a Roma. E così faccio ora con la presente
supplicarla di nuovo ad impetrar questa grazia al Capitolo che non sia privato
del suo possesso antichissimo e di quello che gli danno i sacri canoni, e le
bolle apostoliche e non siano, per questa via diminuite le distribuzioni
quotidiane a questo tempo, che sarebbe più tosto bisogno ….
Per poter anche insieme crescere il servigio della chiesa, altrimenti
Bisognerà si segua tutto l’opposto di V.S. io mi sento grandissimamente
…. Come ancor faccio in udir che a Gravina sotto il Re di Spagna,
io levassi con favor di Sua Santità tutte le gabelle che anticamente si pagavano
ai chierici, e ora nello Stato della Chiesa, non basti a ….
ai miei canonici l’immunità, che li consente la ragione, e che fu
sempre goduta per il passato. Ma spero che V.S. illustrissima con l’autorità
sua otterrà che il Capitolo non sia per tal conto più oltre molestato,
quando pure non potessi ciò ottenere, il che non voglio, però
… debba essere, almeno ci impetri, che la cosa si conosca di …
giorni, e si faccia quanto vincoli la giustizia, che i Canonici tutti e
io insieme gliene resteremo con obblighi infiniti, offrendosi di
pregar sempre Dio per lei, con che faccio fine supplicandola a …
la troppo sicurtà, e se piglio nella benignità sua, e a V.S. illustrissima
bacio umilmente la mano, e mi le raccomando in grazia
pregando Nostro Signore Dio, che le conceda lo spirito e doni duplicato
…. il glorioso S. Francesco del quale domani si celebra la
festa.
Di Perugina il dì 3 ottobre 1579
Di V.S. illustrissima e reverendissima

P.S. - Raccomando a V.S. illustrissima con ogni umiltà e affetto d’animo questo negozio del
mio Capitolo per servizio di Dio, beneficio della mia Chiesa, e buon
esempio d’altri, e insieme le ricordo la promessa fattami di venire
a Perugina, al suo ritorno in Lombardia, e perciò la supplico
a farmi sapere, quando pensa, che debba essere,  che l’aggiungerò
al cumulo degli altri obblighi più segnalati che ho ricevuti dalla
benignità di lei.
Umilissimo ed obbligatissimo
servitor Francesco vescovo di Perugia.


Perugia 12 ottobre 1579[6]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Perché V.S. illustrissima l’altro giorno mi disse che disegnava di dare un luogo nella
mia diocesi agli eremiti di Camaldoli, mi è parso di farle sapere che
ho intendimento che quelli eremiti non hanno mai pigliato, né vogliono
pigliare alcun altro luogo, e perciò volendo V.S. illustrissima effettuare la sua
intenzione d’introdurre quella religione a Milano potrà voltarsi alla
Congregazione di Monte Corona, che la medesima e forse anche più riformata
come meglio potrà intendere dal signor cardinale Caraffa che ne ha dato un luogo
poco tempo fa vicino a Napoli, e anche parendogli ne potrà ragionare
col Superiore di quella Congregazione, che si chiama il Priore Maggiore, che ora si trova
in Roma nella chiesa che hanno in Trastevere vicino al palazzo di
Salvati che tiene il S. Carlo di Perugia, e credo che potendosi V.S. illustrissima
Accomodare con questo priore ne avrà soddisfazione, con servizio di
Dio, e edificazione del prossimo, rimettendomi però sempre, come dico,
alla sana mente e prudentissimo giudizio di lei.
Quel messer Giambattista Bartolini che ha proposto a V.S. illustrissima messer Orazio
servitore del signor cardinale Caraffa per legger il decreto, credo che sarebbe molto
a proposito perché di buonissima vita, ha letture di teologia, e pensa di
dottorarsi in essa e legge Canonies già quattro anni in questo studio,
con buon credito, sebbene in lui si potrebbe desiderare miglior voce
nel leggere di quella che tiene, e credo che si contenterebbe di venire,
ma non si risolve di così subito a voler essere prete, poiché non ha né
fratelli né sorelle, e mal volentieri s’obbligherebbe anche al servizio del
coro, come più particolarmente potrà riferire a V.S. illustrissima il suddetto
messer Orazio del quale potrà anche avere informazioni dai Padri
di Monte Corona, e io procurerò di mandare con messer Giambattista
alla venuta mia costì, o almeno procurare di avere intanto più certa
risoluzione dell’animo suo. Bacio umilmente le mani.
Di Perugia 12 ottobre 1579
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco Bossi.





Perugia 23 ottobre 1579[7]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Ringrazio senza fine V.S. illustrissima di quanto ha fatto sinora per l’esecuzione
del vino di questo capitolo e la supplico di ottenere la grazia compita,
che io l’aggiungerò agli altri obblighi che le tengo infiniti.
Il dottore Bartolini si scusa di non poter venire per ora a Roma, ma
credo che s’accomoderà alle cose ragionevoli, come le dirò più
particolarmente alla venuta mia costì.
Ho inteso per lettere di mons. illustrissimo S. Sisto e d’altri signori cardinali che Nostro Signore mi ha trasferito alla chiesa di Novara. Il che siccome m’è venuto d’improvviso
E quando meno aspettavo tal mutazione, così mi ha tutto
commosso. E sebbene V.S. illustrissima non me ne ha scritto cosa alcuna, credo
nondimeno che tutta sia stata opera e fattura sua, con opinione
che l’abbia a seguire maggior servizio di Dio(che ben so che altra
cosa non la potrebbe aver mossa) ma piaccia al Signore che così sia,
che io tuttavia maggiormente conosco le mie imperfezioni, e la debolezza
delle mie forze; e la supplico con ogni umiltà, e affetto dell’animo
mio, a non accennare pur con alcuno, che io sentissi mala soddisfazione in questa
chiesa, e che io ricevessi impedimento nel servizio di Dio, perché se
vi era cosa alcuna, voglio credere, che fosse più per difetto mio
che per altro, e io mi sento infinitamente obbligato al signor cardinale di Perugia,
qual non vorrei che ricevesse giammai alcun disgusto per conto mio,
come ella può considerare con la prudenza e bontà sua. E a V.S. illustrissima
bacio la mano umilmente e me la raccomando in grazia, pregandola dal Signor
Dio vera felicità.
Di Perugia 23 ottobre 1579
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Perugia



Bologna 12 febbraio 1580[8]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Andai a Vallombrosa , a ….. e Camaldoli dove volevo
…..
…. Il priore maggiore di Camaldoli non mi ….
Ad uscir di quei monti, mentre il tempo era buono, acciò guastandosi
non mi restassi per sequestrato più di quello, che volessi.
Le strade ho trovate assai buone, e ringrazio senza fine V.S. illustrissima
che mi esortasse, e comandasse a fare quel viaggio. Sono venuto
a Bologna dove ho trovato la lettera di V.S. illustrissima del 5 e di subito ho
scritto per sollecitare a Gio. Battista Bartolini ad inviarsi alla
volta di Milano, se però non sarà per ancora partito, come io credo,
avesse fatto per la promessa data a V.S. illustrissima e a me. Io non
trovato qua in Bologna il breve per la visita di S. Donnino
che l’aspettavo, e se non verrà per questi due giorni, mi risolverò
…..
più presto sarà …. V.S. illustrissima resti servita di pregare …
che mi doni grazia farci qualche frutto, e di poter in alcuna
…..
…..
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.



Borgo San Donnino (Parma) 22 febbraio 1580[9]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Ho inteso, sebbene non di certo, che V.S. illustrissima deve essere ritornata a Milano,
la onde vengo con questa mia in rallegrarmene con lei,e con
la città tutta, e farle insieme debita riverenza.
Io venni sabato passato a Borgo San Donnino dove diedi subito
principio alla visita apostolica e vi attendo con ogni diligenza per
sbrigarmi in questo, sì per sollevare questa povera gente dalla
spesa, come anche per essere più presto spedito per andarmene alla
mia chiesa, se sarà concesso il placet, poiché di Spagna
è ordinato che si faccia recapito al signor governatore[10] di Milano, che lo
concederà, sopra di che supplico V.S. illustrissima ad aiutar ben bontà
sua, …. Di consiglio e ogni altra cosa che le faccia bisogno
per ottenere quanto prima il suddetto placet, e anche faccia nel
concederlo non sia fatto quale pregiudizio alla giurisdizione temporale
della chiesa, temendo …  di questa remissione fatta
al signor governatore di Milano, che non so sia fatta altre volte che è vacata
quella chiesa, pure voglio ogni modo sperare, che si abbia a
precisare quanto sia per il meglio. E a V.S. illustrissima bacio umilmente
la mano e me le raccomando in grazia, pregandola ogni vera
felicità.
Di Borgo San Donnino 22 febbraio 1580
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.


LETTERA DI MARCO ANTONIO BOSSI AL CARDINALE CARLO BORROMEO


Milano 4 marzo 1580[11]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Non potendo io fare quest’ufficio presenzialmente con ciò sia il signor marchese vuole
Ch’io vada a Saravalle[12]. Mando a V.S. illustrissima il prete don Nicolao Bossi,
per sevizio di mons. il vescovo mio fratello. Supplico umilmente V.S. illustrissima
a credergli come a me medesimo, e insieme farmi la mercede
ch’io riverentissimamente ricerco, a fine che detto monsignore possa avere
 il Placet Regio, altrimenti vi vedo poco rimedio, oltre che …
ne saremo eternamente obbligati, pregheremo anche sempre Iddio per la
salute e esaltazione di V.S. illustrissima alla quale umilmente mi raccomando
in grazia. Nostro Signore Iddio la sua illustrissima persona conservi lungamente.
Da Milano 4 marzo 1580
Di V.S. illustrissima e reverendissima
Umilissimo e devotissimo servitore
Marco Antonio Bossi.



Novara 29 marzo 1580[13]
Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Saranno questi pochi righi per far umilissima riverenza a V.S.
illustrissima e per dirle che oggi ho fatta l’entrata
alla mia chiesa di Novara, della quale sono rimasto
in questo principio soddisfatto, così piacerà al Signore Dio
concedermi grazia che io possa realmente governarla,
e V.S. illustrissima mi favorirà di aiutarmi con i santissimi
suoi ricordi, e con le orazioni e sacrifici, che
siccome ne tengo grandissimo bisogno, così le ne resterò
con perpetuo obbligo, aggiungendoli al cumulo
di tanti altri che tengo, e baciandole riverentemente
la mano, la prego dal Signore Dio lunga e felice vita,
e me la raccomando in grazia.
Di Novara 29 marzo 1590
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara

Il vescovo Francesco Bossi scrive al cardinale Carlo Borromeo di aver fatto il suo ingresso nella sede vescovile di Novara.


Novara 4 maggio 1580
Foglio pagina 0002

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

2

Sento grandissimo scrupolo per cagione di questo luogo di S. Croce, atteso
Che non mi par di poter pigliare alcuna buona risoluzione sopra
del mio servizio, né farò alcun ordine che valga, stando nella canonica
dove sta di presente, né so veder in qual altro luogo si potesse
accomodare fuori di S. Croce. E di più ho cominciata la visita
della città, e visitata la canonica, e resto impedito nelle
risoluzioni, poi che il seminario occupa due stanze canonicali e io
vorrei che fossero abitate dai propri canonici, e accomodate in
diverse cose che bisognerebbero. Oltre che adesso sarebbe
opportuno per fabbricare a S. Croce. Pertanto supplico V.S. illustrissima restar
servita di concederci liberamente e speditamente (hilarem emendatorem
diliget Deus) i giardini contigui alla chiesa, e alle
case rovinose di S. Croce, assicurandola che per l’informazione
che io ne ho pigliato, trovo che quest’anno (che ogni cosa è andata
vino) in queste bande non si sono avute da quelle viti se non …
brente di vino, e potevano valere da tre scudi in circa, e …
che quando cessassero tutti gli altri rispetti. V.S. illustrissima sia pe….
Questo poco di frutto a questo seminario in grazia mia, dovendomi …
esultare molto bene in servizio di Dio, per quello che a me ne…
se però anche ella vorrà chiarirsi meglio del fatto, potrà informarsi
da messer pellegrini, che ha visto le case con il resto, e se pur anche …
mandar altri apposta per questo effetto, potrà farlo che io mi rimetto
in tutto alla sua prudenza e pietà, solo desiderarci di vederne
presto l’espedizione, se può essere con buona grazia di V.S. illustrissima
quale antepongo ad ogni altro mio interesse o desiderio, e supplicarla
a perdonarmi se le sono troppo inopportuno. Le bacio umilmente la mano
e me le raccomando in grazia, pregandola dal Signore Dio ogni vero bene.
Di Novara 4 maggio 1580
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.



Novara 10 maggio 1580[14]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.
(In latino)

Il vescovo Francesco Bossi informa il cardinale Carlo Borromeo di aver ricevuto i decreti del quarto sinodo provinciale.



Novara 13 maggio 1580[15]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

E’ venuto qua mons. Mantegazi, e ha visto la Chiesa e case
di S. Croce, che hanno bisogno di molta spesa, e ha parimente visti
i giardini, e abbiamo lungamente discorso insieme, e
finalmente si sino trattati alcuni pareri, e per mio giudizio
sono tutti utili e avantaggiosi al collegio degli studi (?)
Ma perché ai deputati del seminario di Novara pa…
a questo seminario, supplico V.S. illustrissima che con la pre..
voglia accomodarlo in modo che questo seminario vi …
e se ha perduti i beni del beneficio di S. Croce, …
questi pochi giardini senza altra spesa ne avrà anche
presso a Dio per il bene, che ne potrà nascere come …
particolarmente le potrà anche dire il suddetto mons. Mantegazi
al quale rimettendomi, a V.S. illustrissima umilmente bacio la mano
e mi raccomando nella sua grazia, predandola da Dio lunga e
felice vita.
Di Novara 13 maggio 1580
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.


Novara 16 maggio 1580[16]

(In latino)




Novara 22 maggio 1580
Foglio pagina 0001

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

1

Ho visto quanto mi scrive V.S. illustrissima con la lettera del 16 nel
particolare della causa dei signori Cusani, e non mancherò
avervi quella considerazione, che conoscerò spediente
acciò ne segua quanto sarà conforme al servizio
di Dio, e alla giustizia, e ringraziandola
dell’avviso, che si è degnata darmene, con che bacio
umilissimamente la mano, me la raccomando in grazia.
Di Novara 22 maggio 1580
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.



Novara 8 giugno 1580[17]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Poiché si avviava il tempo della traslazione del glorioso corpo di S. Eusebio
a Vercelli, dove V.S. illustrissima ha dato notazioni di ritrovarsi, e di
favorirmi, e questa mia chiesa con la sua presenza nel passare, che farà
per Novara, mando il presente mio apposta a supplicarla di nuovo si degni
effettuarmi quel che per infinita bontà, e per far a me
molta grazia, si è degnata di promettermi quando ero costì, che io la starò
aspettando il giovedì sera di questa altra settimana. Quando ella non
fosse servita (come umilissimamente la prego) di anticipare il mercoledì, per
ritrovarsi qua la mattina del giovedì suddetto, che in tal giorno si celebrerà
in Novara la festa di S. Bernardo abate. Di cui il santo corpo è riposto
in questa mia chiesa cattedrale, e si fa festa nella città per decreto
sinodale, e potrà fermarsi qua tutto quel giorno, e il venerdì
mattina, e quel più che ella vorrà, e che il tutto rileverò per singolarissimo
favore, e rimettendomi a questo mio, bacio umilmente la mano a V.S.
illustrissima raccomando mela in grazia.
Di Novara 8 giugno 1580
Di V. S. illustrissima e reverendissima
V.S. illustrissima sia servita di essere qua a far sua predica il
Giovedì, per consolazione di questo popolo e fare a me questa
Grazia segnalatissima.
Umilissimo e obbligatissimo
Servitore Francesco vescovo di Novara.



Novara 9 luglio 1580[18]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

E’ venuto qua da me mons. Pompeo Crivelli a beneficio di cui parlai
a V.S. illustrissima in Milano, e mostrando gran pentimento dei suoi falli
mi ha con molto affetto pregato a rimuovere per lui l’ufficio e raccomandarlo
alla molta benignità e grazia di V.S. illustrissima chiedendo se non altro
almeno tanta parte di frutti della sua cappella, che gli basti per
potersi vestire, che poi si partirà subito da Milano, così dice è
stato commosso, e sebbene andavo ritenuto a dargli altro favore
per i demeriti passati d’esso Crivelli, tuttavia …
la miseria di lui, e facendomi animo la mutazione, che come
dice, che egli ha fatta, e che vuol fare a miglior vita, non ho
potuto mancare di non supplicare V.S. illustrissima a raccogliere questa
smarrita pecorella, che dopo aver molto deviato, desidera  rendersi
all’ovile, e piangendo gli errori della vita passata, afferma
nell’avvenire volersi portare in modo, che mai darà cagione a V.S. illustrissima di
pentirsi d’averlo perdonato; e io per questo rispetto ne resterò
anche a lei con obbligo, con che le bacio umilmente la mano, raccomandandola
in grazia.
Di Novara 9 luglio 1580
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.



Novara 14 agosto 1580[19]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

V.S. illustrissima dall’inclusa nota, che le mando, quanto mi sovviene
nel particolare dell’esenzione del Clero di Gravina dalle gabelle,
e se avrò servito a pieno al desiderio di lei, mi sarà caro, quando
che io, se si degnerà replicarmi altro, eseguirò quanto ella
comanderà, come è mio debito di fare sempre. Bacio umilmente
la mano a V.S. illustrissima e me le raccomando in grazia.
Di Novara 14 agosto 1580
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.



Omegna (Verbania) 20 settembre 1580[20]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Mi sarebbe stato grandemente caro ritrovarmi a Novara per vedere.
conoscere e udire il reverendo prete don Camillo Beccio per le buone qualità
che credo siano in lui, atteso il nobile, e grave testimonio, che ne
fa V.S. illustrissima con la sua lettera del 13, e avrei anche grandemente
desiderato di averlo per predicatore alla Quaresima prossima che …
mi è stato impedito per le occupazioni, io che mi …
per la visita di questa mia diocesi. L’altro non vedo che i
suoi effetti, avendo io di già promosso la predica ..
ad un prete Agostiniano, di cui ho sentito dir molto bene
e il generale suo me ne ha fatto onorata relazione; e ringrazio V.S.
illustrissima della amorevole offerta, che me ne ha fatta, …
faccio dell’ufficio di raccomandarmi per i due giovani chierici di
seminario e miei diocesani, nel che riconosco la sua molta …
e nell’uno e nell’altro le resto con obbligo infinito. E ..
chiamati a me i giovani, e datigli quegli avvisi e ricordi
che mi sono parsi a proposito, e dippoi li ho raccomandati a un
canonico d’Isola vicino a Miasino, uomo da bene e d’oneste
lettere, e in ogni altro miglior modo procurerò che in essi si conservi
la buona disciplina che hanno appresa nel seminario. Bacio umilmente
la mano a V.S. illustrissima e me le raccomando in grazia.
Di Omegna 20 settembre 1580
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.


Novara 28 settembre 1580[21]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Avendo per alcuni giorni addietro sentito qualche indisposizione nella salute del corpo, mentre
Ero in visita alla mia diocesi, quale parendomi leggera non l’ho stimato
Molto, ma facendo misi grave, sono stato forzato di ritirami a casa,
come feci ieri sera, e mi trovo talmente occupato il lume di un occhio
che non ne discerno cosa alcuna, e sono in mano dei medici corporali
ma non mi è parso lasciare di ricorrere alle orazioni e aiuto spirituale
di V.S. illustrissima quale supplico me la impetri dal Signore Dio, acciò segua quello
che sarà a maggior servizio mio,  e della sua santa volontà.
Giuntamente la ringrazio con ogni affetto, che mi abbia mandato qua
Il Ricordantio, quale non ho avuto tempo di vederlo se non giovedì
Sera a buona pezza di notte, e spero che questo seminario sia per
Ricever gran giovamento dall’utile opera sua, e baciandole
Umilmente la mano, me le raccomando in grazia.
Di Novara il 28 settembre 1580
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.

Novara 29 ottobre 1580[22]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

E’ vacata di presente l’abbazia di Romagnano di questa mia diocesi per la
morte di mons. Trincheri, alla cui anima sia santa requie, e
essendo ad essa abbazia per quel che intendo, e come appare
nella bolla della pensione assegnata sopra detta abbazia a messer Giulio
Poggiani annessa la cura delle anime, come ben sa V.S. illustrissima
e che non vien riferto questi anni addietro essere stata molto
negletta, per essere occorsa la vacanza nel mio mese, l’ho
conferita al signor Carlo Boniperti, che è dottore, e mio vicario generale
e della bontà e qualità note a V.S. illustrissima sperando che
ne debba seguir il servizio di Dio, e di quelle anime. Di che
ho voluto dar avviso a V.S. illustrissima supplicarla con la confidenza
che tengo nella molta pietà e bontà sua, si degni col suo
favore e autorità aiutare questa mia collazione, colla quale
spero debba essere provvisto al bisogno di quelle mie pecorelle,
e molto più, se non mi inganno, che se si fosse unita al seminatio
(come già fu mio pensiero in altro tempo) del quale però supplico
V.S. illustrissima come padrone universale di questa provincia[23], e mio
particolar padrone, a tenerne memoria amorevole ogni volta che la
suddetta collazione per qualche  ragionevole causa, non potesse
aver l’effetto, che si desidera, e che se avesse a far unione della
suddetta abbazia nel che tanto più confido, che ella sia per favorirmi
quanto che si prontamente … altre volte a far ufficio perché
si unisse a questo mio seminario. E ciò mi resterò con obbligo d’eterna
memoria a V.S. illustrissima, aggiunge dolo al cumulo di tanti benefici
con che mi ha favorito di continuo, e baciandole riverentemente
la mano, nella sua buona grazia mi raccomando senza fine.
Di Novara 29 ottobre 1580
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara


Novara 1 gennaio 1581[24]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

L’anno passato, quando V.S. illustrissima era in Roma, fu servita di servir
al signor duca di Baviera[25] a favore del signor Marco Antonio mio fratello
per il credito dotale che tiene con i Foccari, e quella lettera fu
consegnata insieme con altre lettere, e con un breve di
Sua Santità al signor Andrea Gabrizi, che era ambasciatore del
duca stesso di Baviera, il quale signor Andrea mi promise
di far ogni buon ufficio per la recuperazione dei suddetti
denari; ma io non ho di poi inteso cosa, che abbia fatto,
ne sentito misura alcuna di lui, e perché egli mostrava
d’esser molto servitore di V.S. illustrissima la supplico resti servita di
scrivergli due parole in raccomandazione del  suddetto negozio, e per
intendimento, se diede a recapito quel breve, e quelle lettere,
e ciò che ne riportasse, acciò il signor Marco Antonio che
disegna di mandare in Alemagna persona apposta
per questo effetto, possa saper meglio come governarsi.
I Roma vi è ungesse Gerolamo Nibbia dottore abruzzese, che fu
quello che desinò con V.S. illustrissima il giorno di Natale in S.
Prassede l’anno passato, e per quel che io ne ho visto, e
Inteso da altri, è da bene e timorato di Dio, Egli disse
Di … d’avere un poco d’introduzione col signor cardinale
Altemps col mezzo e favore di V:s: illustrissima che pregasse
quel signore a vederlo volentieri quando gli occorrerà di
andare a trattare cosa alcuna con Sua Signoria illustrissima. E perché
io l’amo per le sue buone qualità, supplico V.S. illustrissima si
degni favorirlo con una sua lettera, che la già per mio
pregiudizio sarà ben impiegato, e io le mostrerò anche con
obbligo particolare, con che le bacio umilmente la mano
e me le raccomando in grazia, pregandola dal Signore Dio lunga
e felice vita.
Di Novara 1 gennaio 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.



Novara 4 gennaio 1581[26]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

E’ vacato un canonicato questo mese nella chiesa di S. Giulio
all’isola d’Orta per morte di un prete Ercole Gemelli; e
perché io credo che quel canonicato starebbe molto bene in persona
di don Pietro Baino alias frate umiliato, che sta in S. Croce,
per essere egli di buoni costumi, e che attende alla dottrina
cristiana, e ne ha fatto qualche frutto ed è buon musico
e pratico del coro, e delle cerimonie ecclesiastiche, di che vi è
gran bisogno in questa chiesa; supplico V.S. illustrissima resti servita
far ufficio per questa ordinazione col signor cardinale S. Giorgio, che si
contenti di dare questo canonicato al suddetto don Pietro; di che
ne nascerà anche quest’altro bene, che io più facilmente potrò
ergere in parrocchiale la chiesa di S. Croce, come di giù ho
designato di farlo; ma parendo a V.S. illustrissima di farmi
questa grazia, la si degnerà non mostrarsi col signor cardinale S. Giorgio
che ciò venga da me, acciò non si segua contrario effetto,
perché avendo io unito al seminario alcuni benefici vacati in
questo mese per la morte del reverendo prete ….., dubito che il signor
cardinale S. Giorgio ne resterà mal soddisfatto, e non si curerà di
compiacermi in questo particolare, se saprà che io lo desideri; pur del tutto
mi rimetto al prudentissimo giudizio di V.S. illustrissima supplicandola a perdonarmi la
troppa sicurtà che io prendo con lei; e le bacio umilmente la mano
raccomandandomela in grazia.
Di Novara 4 gennaio 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.



Novara 4 gennaio 1581[27]

Illustrissimo e reverendissimo signore a padrone mio colendissimo.

Viene costì il prete fra Muzio vicario del monastero qua di S. Gerolamo
per ragionar con V.S. illustrissima d’alcuni casi concernenti il
beneficio della sua religione; e perché mi paré che
le cose, che egli alliga siano di molta importanza, e mi
dico anche, che V.S. illustrissima ne è assai informata, e per
quello, che io posso conoscere, par che si muova a buon
fine, sebbene gli umori frateschi non si possono così
facilmente penetrarsi, supplico V.S. illustrissima resti servita
d’udirlo volentieri, e aiutare le intenzioni, e desiderio
suo in quello, che ella conoscerà poter tornare a
servizio di Dio, e beneficio di quella religione, che io
ne resterò anche tenuto a V.S. illustrissima alla qual per finir
bacio umilmente la mano, e me le raccomando in grazia, pregandola
dal Signore Dio lunga e felice vita.
Di Novara 4 gennaio 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.


Novara 24 gennaio 1581[28]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Il prete fra Muzio, mi ha dato l’incluso plico, nel quale doveva essere l’informazione
sopra le cose della sua religione, acciò V.S. illustrissima resti servita d’aiutarla
nel modo, che le parrà conveniente. E se, oltre altri uffici la si degnerà
anche di ottenere dal signor cardinale Sforza[29], che chiama a sé il suddetto fra Muzio,
…. Gli dia licenza, che possa andare sicuramente da S.S. illustrissima potrà facilmente
Essere di molto giovamento al negozio, si rifarà capace quel signore dei disordini,
che ora sono nella religione, come anche dei rimedi, che vi si potessero
pigliare per aiutarla; specialmente andandoci accompagnato dall’aiuto, e favore
di V.S. illustrissima. Quell’altro priore di Castellazzo, del quale V.S. illustrissima mi scrive
con l’altra lettera, se ne sta del tutto al suo monastero; e io non ho mancato
né manco di aiutarlo in quanto posso; e spero i Dio, che non sarà anche la
fatica al tutto in danno; specialmente se ella si degnerà d’aiutarmi con le sue
orazioni, come io ne la supplico umilmente a fare, sì per questa, come per tutte le altre
…. E bacio umilmente la mano, raccomandandomele in grazia.
Di Novara 24 gennaio 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
Umilissimo e obbligatissimo
Servitore
Francesco vescovo di Novara.
   



Novara 13 febbraio 1581
Foglio pagine 0228
(C’è un riferimento ad Azzate ma non riesco a visualizzare il documento!).



Novara 22 febbraio 1581[30]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Poiché il signor Marco Antonio mio fratello disegna mandar di presente
persona apposta in Baviera per recuperare il restante della
dote di sua moglie[31], che gli devono i figlioli del signor Gio. Giacomo Fugger
supplico V.S. illustrissima resti servita di raccomandare caldamente
questo negozio al signor duca di Baviera e al signor Andrea
Fabri, sperando io che alla ragione della causa, dovevano
esser di molto giovamento le suddette lettere per la molta stima
in che tiene meritamente V.S. illustrissima, come ritornando il signore duca
di Baviera, e mi perdoni il troppo fastidio che le do e le bacio
umilissimamente la mano raccomandandomela nella sua grazia.
Di Novara 22 febbraio 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.





Novara 13 marzo 1581[32]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Ringrazio V.S. illustrissima in quanto poco fa si è degnata scrivere al signor …..
e al signor Fabrizio per beneficio del signor Marco Antonio mio fratello. E perché
siamo per mandare di presente uno apposta in quelle parti per trattare
e spedir questo negozio, la supplico con la confidenza  che tengo nella
infinita umanità di lei sia servita accompagnare questo nostro
con sue lettere, da quali sono sicuro molto aiuto, e aggiungerò
questo al cumulo degli altri obblighi che le tengo.
Supplicai V.S. illustrissima a dì passati che facesse grazia di concedere la
dimissoria a messer prete Orazio Bossi[33] di Azzate mio parente, che se ne
possa star in questa mia diocesi; ora sono a replicarle con ogni
umiltà il medesimo, che lo riceverò per singolarissimo favore da V.S.
illustrissima e spero che debba anche trovare col tempo all’utile della
sua Chiesa, alla quale umilmente baciamo le mani e me le raccomando
in grazia.
Di Novara 13 marzo 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco Bossi.

Francesco Bossi implora dal cardinale Carlo Borromeo la “dimissoria” del suo parente prete Orazio Bossi di Azzate di rimanere nella diocesi di Novara.



Novara 13 marzo 1581[34]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Ho ricevuto quanto mi scrisse V.S. illustrissima nel particolare del signor Federico Visconti, sopra
D che mi occorre a dirle, che oltre all’ufficio, che io feci al tempo della visita,
riconciliandolo con la moglie, con la quale era stato molti anni senza
però parlarsi, e disponendolo che mi promettesse di lasciar quella donna,
della quale dimostrava di tenersi tanto più tosto, per non veder alla moglie
che peraltro. Avendo di poi inteso, che tuttavia manteneva quella
pratica, già 20 giorni in circa, con occasione di andare all’isola
per alcuni negozi importanti temporali e spirituali di quella riviera,
andai io stesso dal signor Federico, che era indisposto, per dolermi, come
feci, che mancasse alla promessa fattami, e a quanto era tenuto,
e sebben  i diede buona parola, furono però senza alcuna presentanea
risoluzione, scusandosi, che colei fosse gravida di molti
mesi, e pregandomi ad aver pazienza sin che avesse partorito,
che di poi mi avrebbe dato ogni soddisfazione. La onde vedendo che
mi dava parola, mi risolsi a voler procede contro di lui con le armi
ecclesiastiche. Ma perché colei ha marito, e non sta in casa del signor
Federico, e non anche nel castello di Fontana, ho giudicato esser
necessario di notificare la cosa in processo per procedere giuridicamente
contro di lui, e poter mantenere ci che si facesse, caso che
egli lo volesse impugnare; e di già ho esaminato alcuni
testimoni; ma vanno molto riservati in voler deponer anco …
così, che sono chiarissimi, pure io non mancherò di ogni
opera, per rimediare a questo disordine, rinnovando di nuovo
l’ufficio paterno e amorevole, come V.S. illustrissima prudentemente
ricorda, con l’occasione di questi giorni,  e non giovando, userò
la mia giuridica in quel modo miglior modo che sarà possibile,
e come parrà meglio a V.S. illustrissima qual ringrazio infinitamente di
questo avviso che mi ha dato, sebbene, come ella vede, io mi stavo molto
pisto (?) per rimediarvi; ma ora vi attenderò anche tanto maggiormente
concorrendo insieme con la volontà mia, e debito, che ne
tengo, il sprone e comandamento di V.S. illustrissima alla quale
umilmente baciando la mano, me le raccomando in grazia.
Di Novara 13 marzo 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.



Novara 29 marzo 1581[35]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Bacio umilmente la mano a V.S. illustrissima di quanto si è degnata replicare al signor duca
di Baviera a beneficio del signor Marco Antonio mio fratello per il suo
credito, e le riconosco dalla molta benignità e pietà sua, alla quale
ne tengo quell’obbligo che devo. Non mancherò di prendere quelle
informazioni ….. che comanda V.S. illustrissima intorno al negozio
…. e le ne darò avviso quanto prima
…. In questo voglio e devo
fare in ogni altra cosa. Ma se V.S. illustrissima potesse aspettare che io facessi la
visita di quella chiesa, crederei di potergliene dare più chiara, e più risoluta
informazione, e forse anche, che potrei accomodare facilmente accomodare le parti
con soddisfazione loro; come mi è venuto fare più volte in altri casi simili
……
l’informazione, che potrò avere, non mancherò di scriverla prontamente.
Con che le bacio di nuovo la mano con ogni riconoscenza, e me le
raccomando in grazia.
Di Novara 29 marzo 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.




Novara 2 aprile 1581[36]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Ho visto quanto V. S. illustrissima mi scrive con la lettera del 28 presentatami
Dall’uomo apposta, e la ringrazio dell’avviso, che mi dà di prete Giuseppe
Che ora sta a Bolci, il che sinora mi è stato nuovo, anzi, che
andando io già un pezzo alla visita di quel luogo, non trovai né intesi
che il prete avesse in casa donna veruna; e gli uomini di quella
cura, essendo diligentemente stati esaminati da me, mi dissero molto
bene del prete, e mi fecero istanza, che io volessi in qualche modo
obbligarlo di non partirsi da essi, e promisero d’accrescergli gli emolumenti,
come poi fecero, acciò che pigliasse quel beneficio in titolo. Tuttavia
farò usar diligenza di scoprire, e notificare quel che V.S. illustrissima si è
degnata di scrivermi, e che si pretende contro del prete, e vi
darò quel rimedio, che ella comanda, e che sarà di dovere,
se si troverà in colpa.
Ha predicato questa quadragesima prossima passata in questa
Mia chiesa cattedrale il reverendo prete fra Nicola agostiniano,
che si è dimostrato di buon spirito, e buona intenzione, e zelante
dell’onor di Dio e salute delle anime, e predicare moralmente
e utilmente, il che ho voluto scrivere a V.S. illustrissima intendendo,
che viene al suo servizio. E le bacio umilmente la mano,
raccomadandomela in grazia, e pregandole dal Signore Dio lunga e felice vita.
Di Novara 2 aprile 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimi e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.






Novara 1 maggio 1581[37]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Perché i medici costì si risolvono che io facessi una purga lunga
di venti giorni e più, e di poi pigliassi il decotto, e
la salsa pariglia, mi risolsi di tornare qui a Novara,
per non star tanto tempo fuori dalla mia chiesa,
a ciò anche più m’affettai, avendo inteso due casi di
importanza occorsi in questa mia diocesi, che mi pareva
avessero bisogno della mia presenza, per potersi dar qualche
opportuno rimedio. Ora me ne sto qua attendendo
alla purga, e al governo della mia chiesa al meglio
che posso, e non voglio lasciar di dirle, che in esecuzione
del Concilio provinciale si è levato sia il piantar di
staggi, e oggi non ve n’è più stato … alcuno,
ma si è fatta la più solenne e diretta processione
e con maggiore frequenza di popolo che a memoria d’uomini
fosse fatta giammai a questo tempo di rogazioni in Novara, di che ho
voluto darne avviso anche a V.S. illustrissima perché effetto di suoi
santissimi ricordi e avvertimenti. Prima che io partissi
da Milano, diedi nota a mons. Vicario di quelli
hanno beneficiato in questa diocesi, e se ne stanno costì senza dimora
e forse anche senza andare in abito come dovrebbero, e
fra gli altri vi è prete Giulio Barchi che aveva beneficiato
e serve già più anni i signori Governatori di Milano, onde parrà
a V.S. illustrissima di far qualche provvisione e con lui e con
gli altri, me ne rimetto alla sua molta pietà e prudenza.
Mando a V.S. illustrissima un ragguaglio di quello che ho potuto trovare
sin qui circa la chiesa di Romagnano e di ciò che sarebbe
spediente di fare, e … che la cosa sta di presente  in mal
termini, e v’è bisogno di buon rimedio. La onde raccomando
a V.S. illustrissima il negozio quanto posso, e la supplico a far ogni
opera, che si possano mantenere due curati in quella terra
che all’ultimo tornerà a niuno o poco danno dell’affezione e…
la coscienza sua, che io non so come altrimenti come possa
star quieta di ragione, ed è però il dovere, che s’anteponga
la salute dell’anima a tutte le altre cose, e che la cura d’essi
non sia nell’aria, né s’eserciti in una chiesa senza entrata
ma che la chiesa e l’entrata si goda da altri, pure al tutto
mi rimetto alla pietà e ridentissimo giudizio di V.S. illustrissima, alla
quale bacio umilmente la mano e me le raccomando in grazia, pregandola
dal Signore Dio lunga e felice vita.
Di Novara 1 maggio 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.



Novara 16 maggio 1581[38]

(Non si visualizza).


Novara 23 maggio 1581[39]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Io mi sto pigliando l’acqua del legno per il mal degli occhi
e ho ricevuto un breve di Nostro Signore inviatomi dal signor cardinal Maffei
con una sua, ordinandomi che io vada a visitar la città e
diocesi di Bobbio, e perché io mi trovo la suddetta indisposizione,
e rilasciandomi un poco, come spero, desidererei
di attendere alla visita della mia diocesi, che restò interrotta
per la mia infermità, e che ne ha grande bisogno,
come ella sa, ricorro a V.S. illustrissima con la confidenza, che
mi porge l’infinita bontà sua, e l’antica servitù,
che iole porto, acciò resti servita di darmi in questo caso
il consiglio, e aiuto, che le parrà più conveniente,
perché io volentieri piglierei questa fatica, e per rispetto
della mia indisposizione, e per poco meglio attendere
a questa mia chiesa, come ho detto. Ma dall’altro canto
sono risoluto di far sempre l’obbedienza in tutto
quello che mi sarà comandato da Nostro Signore e dai miei
superiori, e che per me si potrà. Bene è vero, che di presente
sarebbe quasi impossibile che io potessi andare perché i
medici hanno intenzione che finita questa purga, io vada
ai bagni per qualche mese; pure io farò in questo, come in
tutte le altre cose, quanto a V.S. illustrissima parrà meglio, che io
farò. Onde starò aspettando di rispondere alla lettera del signor cardinale
Maffei. Bacio umilmente la mano a V.S. illustrissima raccomandandomela
in grazia.
Di Novara 23 maggio 1581
Di V. S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.


Novara 25 maggio 1581[40]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Ho ricevuto una lettera di V.S. illustrissima del 15 del passato, nella
quale mi avvisa che i massari di Borgagnello si dogliono di
non aver compita soddisfazione nelle cose spirituali, per non
tenere curato proprio; sopra di che m’occorre dirle, che per quello
che intendo in Borgagnello è una cascina sola di cinque
fuochi; né mai ha avuto curato proprio, ma è sotto la cura di
Paruzzaro, dove gli abitanti di Borgagnello sono sempre
stati soliti di andare, e in Paruzzaro risiede il curato, qual
credo non manchi degli uffici convenienti al debito suo; né
mai alcuno di Borgagnello si è doluto meco, che se li manchi
alcuna cosa; pure intenderò meglio quanto possa in questo
particolare, e come prima mi sia lecito, andrò anche in visitare
quella chiesa, e procurerò che quelle anime non patiscano
ma siano ben servate, come meglio si potrà, e se altro occorrerà
a V.S. illustrissima sarà servita di comandarmi, che non mancherò
di ubbidirle sempre, come devo, Con che le bacio umilmente
la mano, e me le raccomando in grazia, pregandola dal Signore Dio vera
felicità.
Di Novara 25 maggio 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
Umilissimo e obbligatissimo
Servitore Francesco vescovo di Novara.


Novara 2 giugno 1581[41]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Questa sarà per far sapere a V.S. illustrissima come s’intende, che i frati dell’osservanza vanno
Tuttavia innovando, e facendo degli inconvenienti nel particolare del Sacro
Monte di Varallo contro i sacri ordini dati altre volte da lei, e contro
La pace e quiete degli uomini di quel luogo, quali alla fine si sono
Risoluto d’aver ricorso da Nostro Signore[42] e domandano di presente da V.S. illustrissima che
Si degni favorirli con sue lettere, come io anche ne la supplico umilmente,
perché oltre la ragione di essi uomini, io temo, che quel luogo, che
sinora è andato crescendo in devozione, e in buon nome con gran concorso
d’ogni gente, se si lascerà fare ai frati a loro modo, e perché possano mettere
la mano sopra i denari della fabbrica, si può tenere che ne segua
contrario effetto, e io vorrei vedere, che il tutto passasse con pace
e con aumento di spirito, e con comodo, e beneficio del luogo.
E di ogni favore che V.S. illustrissima si degni di fare,le ne terrà particolare
Obbligo, e le bacio umilmente la mano, raccomandadomele in grazia e pregandole
Dal Signore Dio lunga e felice vita.
Di Novara 2 giugno 1581.
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.




Novara 15 giugno 1581[43]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Siccome mi sento infinitamente obbligato alla bontà e cortesia
di V.S. illustrissima che si fosse posta ieri in viaggio per
venir qui in Novara, così mi duole in estremo che
fosse impedito questo gran favore e questa consolazione
che da lei s’aspettava, e certo, che se io
avessi saputo questa venuta di V.S. illustrissima di ieri,
avrei trattenuto le lettere di mons. Di Vercelli, sia
che ella fosse stata in Novara, ma io ero degno
di ricevere tanta grazia e tanto bene.
Voglio però sperare e tenere per fermo che ella
quest’altra settimana ci debba favorire col minimo
di sta
qua due giorni, che io farò intimare la
predica e la comunione per il venerdì, se altro
da V.S. illustrissima non mi sarà ordinato, e le bacio
umilmente la mano, raccomandandomela in grazia.
Di Novara 15 giugno 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.



Novara 25 giugno 1581[44]

Il Galesini[45] andò ieri sera a Vercelli, e mi ha
promesso di tornare questa sera a Novara e di
attendere alla vita di S. Gaudenzio, e di alcuni
altri santi di questa città, per questi pochi
giorni sin al tempo di ritornare a Vercelli per
la traslazione che si farà. Ma perché io dubito
che non stia saldo in questo proposito, supplico
V.S. illustrissima con ogni efficacia resti servita di
comandargli che si trattenga qua sin che abbia
spedite queste vite, o almeno sino alla venuta
di V.S. illustrissima qui a Novara, che lo riceverò per
grazia segnalatissima a questa chiesa. E le bacio umilmente
la mano, raccomandandolmela in grazia.
Di Novara 25 giugno 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
Umilissimo e obbligatissimo
Servitore Francesco vescovo di Novara.


Novara 6 luglio 1581[46]

Illustrissimo e reverendissimi signor padrone mio colendissimo.

E’ ritornato di Baviera messer Alberto Salustrino, che il signor Marco Antonio
e io mandammo questi mesi passati da quel duca  cogli …. Di V.S. illustrissima
e altro assai di favori ed è stato visto volentieri da Sua Altezza e anche
spedito, per ora, ….. la difficoltà che s’è trovata
nel negozio, e i favori ch’ha ricavati sono nati principalmente per rispetto di
V.S. illustrissima della quale il signor duca di Baviera mostra di farsi grandissimo
vanto e il dottor Martino Dumio suo teologo e consigliere principalissimo
allevato in Roma nel Collegio Germanico ha abbracciato con  caldezza
il negozio, e condotto coll’autorità e amorevolezza sua in assai buon
porto, e perciò, come ho detto, tutto ciò io lo riconosco principalmente
dall’intercessione e favore di V.S. illustrissima vengo col presente  a ringraziarmela
caldamente con tutto l’animo e a supplicarla insieme resti servita
ringraziarmi Sua Altezza e il suddetto dottor Dumio, il quale siccome
mostra di desiderare molto la grazia di V.S. illustrissima cos’ anche si può
credere che s’affaticherà sempre ….. specialmente quelle cose
che possono tornare a servigio di Dio, e beneficio degli animi,
come più particolarmente ella potrà intendere dal suddetto Salustrino,
che si troverà apposta da lei, e le darà ragguaglio di molte cose
circa la vita e precedenti di quel duca, e di tutta la sua corte,
di che credo si sentirà grandissima consolazione, onde a lui rimetterla
bacio umilmente la mano a V.S. illustrissima e me le raccomando in grazia speciale
dal nostro Dio abbondanza della sua santa grazia.
Di Novara
6 luglio 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo ed obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.




Novara 12 luglio 1581[47]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Ho visto quanto mi scrive V.S. illustrissima sopra il particolare degli uomini di Mozzio[48], quali
si dolgono che sono state fatte alcune menomazioni in pregiudizio loro, sopra
di che il mio vicario dice di no avere ritrovato cosa alcuna, ma solo ordinato
che si perseveri nello stato, nel quale le parti si trovavano al tempo
delle appellazioni, non dovendosi minorarsi cosa alcuna pendente essa appellazione,
come pare che sia di ragione, e come ne scrisse più particolarmente esso vicario
a V.S. illustrissima. Alla quale mi occorre di dire per ora in questo proposito, che
gli uomini di Mozio vorrebbero essere separati dalla matrice senza alcuna
loro spesa, farsi piuttosto per rancore questa pugna, e non essere più dipendenti
da Crodo[49]. Che per altro; poiché sono renitenti a lasciar pure una parte
di quello, che erano obbligati alla matrice, ma non si guardano punto di
spendere prossimamente per cagione di questa lite, pure saprò dare di tutto
questo più chiaro e più sicuro ragguaglio un’altra volta a V.S. illustrissima
che io darò cura (come ella comanda) a persona fedele, e che ne pigli
diligente informazione, perché ora io non posso andar in quelle bande,
e ne avviserò poi V.S. illustrissima alla quale bacio umilmente la mano
e me la raccomando in grazia.
Di Novara 12 luglio 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.




Castelletto sopra Ticino 22 luglio 1581[50]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Ho visto quanto mi scrisse V.S. illustrissima per conto dei
medici[51] di Intra e Pallanza che non servano la
bolla di Pio V e non mancherò … di nuovo ogni
diligenza, acciò sia eseguita, come si disse.
Ma ben posso dir a V.S. illustrissima che io già più mesi
la feci stampare in Novara e latino e
volgare ridotta in sommario, e fatta intimare
a medici e curati, e mandatane copia ai
vicari foranei, ma …. sarà facilmente
avvenuto ciò che scrive V.S. illustrissima perché ora,
che sono in visita della diocesi, ho scoperto che
alcuni medici  reputavano di non essere tenuti
a servare quella bolla se non nella diocesi di
Novara, al che andrò rimediando subito
come di già cominciato a fare, avendone fatto
intendere quel vicario del Lago Maggiore, e ad altri quanto occorre,
e procurerò con ogni mio potere, che si osservi la suddetta
bolla, e per diletto mio, e per obbedire a V.S. illustrissima come
devo, e fuggire gli inconvenienti, che mi scrisse.
E le bacio umilmente la mano, raccomando mela in grazia e
Pregandola da Signore Dio lunga e felice vita.
Di Castelletto in Ticino 22 luglio 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.


Il cardinale Carlo Borromeo segnala al vescovo di Novara Francesco Bossi che i medici di Intra e Pallanza non osservano le disposizioni impartite da Pio V con la sua bolla, per altro fatta pubblicare in latino e in volgare in tutta la diocesi di Novara e spedita ai Vicari Foranei.
Francesco Bossi si impegna a richiamare al dovere il Vicario del Lago Maggiore perché si attivi presso i medici di quella zona all’osservanza delle disposizioni pontifice.



Novara 14 agosto 1581[52]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Sono stato questi giorni addietro a visitare alcuni luoghi della
mia diocesi sul Lago Maggiore e anche alla devozione di
S. Maria del Monte, e essendomi sopravvenuti alcuni
dolori nella vita, che mi davano molto travaglio,
mi sono trovato qua a Novara a curarmi, e per grazia
del Signore Dio mi sento assai meglio, e non mi accontento
d’altro pensiero di portarmi verso il fine di questo
o il principio del mese, che sogno, per la visita
di Bobbio. Mons. Reverendissimo di Vercelli, qual aveva
carico di visitare questa chiesa di Novara, sta
studiando per liberarsene, o di non poter attendere
di presente, onde sono avvisato da Roma, che Nostro Signore
disegna di commetterla al reverendissimo di Bergamo. Pertanto
supplico umilmente V.S. illustrissima si degni far
ufficio che mons. Di Vercelli venga a far questa
visita di Novara, e a darvi quanto prima principio
che se non potrà spedirla in una volta, potrà farla con
suo agio, valendosi della comodità della mia mancanza,
che vi spero molto servizio di Dio, e di questa chiesa,
e con la speranza che io ho avuto sempre che si
dovesse far questa visita da esso reverendissimo di Vercelli, oltre
l’impedimento dell’infermità, che io ho avuta, sono ..
più levato in attendervi. Ma quando parrà a V.S.
illustrissima giudichi sia bene, che debba venir qua mons. Di
Bergamo, mi rimetto alla prudenza sua, ben la supplico
a farmi grazia, per farlo venire quanto prima, e che
per egli …. Di questa visita, sia mandato a far
quella di Genova, acciò non venisse commessa a me
che non mi vedo atto a poterla fare, stando la mia
indisposizione, e non mi è prima sovvenuto questo buon ..
che avrei supplicato, come ora faccio, V.S. illustrissima
a proporlo. E mi risulterà anche perciò il beneficio
di questa mia chiesa, alla quale io attenderò per l’innanzi
più francamente. Desiderarci si sapere dove posso
ritrovare V.S. illustrissima prima che io vada a Bobbio che
mi sarebbe carissimo di poter fare riverenza, e ragionar
con lei di alcune cose. Intanto le bacio
umilmente la mano e me le raccomando in grazia.
Di Novara 14 agosto 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.



Novara 18 agosto 1581[53]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Con infinito dispiacere ho sentito il caso successo ai muli, e
cavalcature di V.S. illustrissima per il danno, e incomodo ch ne
sarà seguito a lei, e ai suoi, specialmente in cotesti paesi
malagevoli, e aspri, e vorrei aver qualche cavalcatura
per mandargliela in questo bisogno, che lo farei volentieri.
Ho supplicato V.S. illustrissima con altre mie si degnasse far ufficio perché
Mons. Reverendissimo di Vercelli venisse a far egli questa visita di
Novara, conforme agli ordini che ne tiene, sebbene ha
cercato ora di strigarsene, e perché tuttavia mi si fanno
più manifesti i comodi delle spese, e d’altro, a beneficio
di queste chiese; quando non altri che egli, che
qua se li …. Avessi a visitarli; e se poi ogni altra
cosa troverebbe giovamento quell’antica sicurtà che è tra
Sua Signoria reverendissima e me in conferir le cose.. che con altri
o forse non si sarebbe o non si seguirebbe quel buon
effetto, torno con questa a supplicarla umilmente sia servita di
fare che succeda questo fine al desiderio nostro, tanto più che mons.
di Vercelli si contenta d’attendervi, se gli sarà di nuovo comandato
e io ne resterò con infinito obbligo a V.S. illustrissima e ne riuscirà
anche gran servizio di Dio. Intanto le bacio riverentissimamente
la mano, e me la raccomando in grazia e la prego dal Signore Dio lunga
e felice vita.
Di Novara 18 agosto 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara



Pavia 21 settembre 1581[54]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Sarà questa per far umilmente riverenza a V.S. illustrissima per farle
sapere che nel fine della settimana passata incamminandomi per Bobbio
e ben mi pareva di ritrovarmi con buona disposizione della salute, non di
meno avendo fatte poche miglia lontano da qua, mi assalì la febbre, con
freddo vomito, e dolore grandissimo nella vita, che  i lasciarono a molta pena
ridurre a Montebello, e consigliato da un medico di Voghera, che
mandai a chiamare, me ne tornai qua a Pavia, per non correre manifesto
fastidio della salute, come mi diceva, che avrei fatto, con più lungo
e faticoso motto verso Bobbio, per dove le strade sono difficilissime
e senza …. punto il primo terminò la febbre, ma ne sopravvennero
per istrada, e a Pavia poi due altri; in modo che dai
medici, che vedevano continuasi, si temeva mi si facesse maligna.
Ma per bontà divina mi si è convertita poi in terzana semplice
che perciò non è senza gravissimo travaglio, e dolore, e me ne sto
in casa di mons. di Pavia, e i medici vogliono concedermi
il …., come sarebbe stato mio pensiero, per ritornarmene
a Novara, a proseguire ivi la mia cura in questo tempo autunnale.
Ho voluto fare parte a V.S. illustrissima di tutto questo mio accidente, perché
lo sappia, e si degni tener di me memoria nelle sue sante orazioni e
sacrificio; e insieme, perché mi abbia compassione, e resti servita
favorirmi con i signori …. di Roma che mi liberino dalla visita di
Bobbio, e da ogni altra, che avessero disegnato di incaricarmi,
sebbene a me non mancherà mai l’animo d’obbedire, e servire la Santa Sede
Apostolica, e loro signori illustrissimi come dico, mi vedo non di meno mancare le forze
e in particolare fatto inabile ora delle fatiche della visita, per
tanti medicamenti, che da un anno in qua ho provati, e quando mi
sento in miglior essere, potranno far poi di me quanto a loro parrà;
che per questa invernata no potrò più essere in termine di fare viaggio,
né d’attendere a nuove visite; onde supplico V.S. illustrissima a farne caldo
ufficio e a far testimonio a questi Signori che per mera voglia d’obbedire
io mi porti in cammino, dal qual mi ha ritratto il mal gramo, che
mi è soprravvenuto, come ho detto per istrada, che niun altro rispetto
me ne avrebbe distolto. Io poi mi andrò riavendo, come faccio,
al meglio, che potrò, e come prima dal male, e da medici me ne
sia data licenza, me ne tornerò alla mia chiesa di
Novara, alla qual spero non debba  esser di disservizio
Niuno con la mia persona, congiunta alla attività, e valori
Del visitatore apostolico Dacio. Con questo finisco, umilmente  bacio la mano
A V.S. illustrissima e me la raccomando in grazia, pregandola dal Signore Dio
Lunga e felice vita.
Di Pavia 21 settembre 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.





Novara 31 ottobre 1581[55]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.
La grave e pericolosa infermità che ho avuta, da che mi ridussi da Pavia
a casa, e dalla qual mi sento tuttavia molto debole, non mi ha
lasciato rispondere prima, che ora all’umanissima lettera di V.S. illustrissima
del 29 del passato, nella quale mi scriveva aver sentito dispiacere
del mio male, e piacer del miglioramento; e riconosco questo amorevole
officio dalla molta e solita pietà, che è in lei, e gliene resto grandemente
obbligato; ancor che infiniti favori, e dimostrazione della sua buona
volontà me le abbiano fatto già ripeto obbligassimo. Ora mi trovo
per la Dio grazia, e per intercessione di molti, e principalmente per quella
che mi persuado mi sarà stata fatta da V.S. illustrissima libero del
male, ma grandemente lasso; e mi vado tuttavia rimettendo, e la supplico
umilissimamente a tenermi raccomandato a Dio nelle sue orazioni e sacrifici,
e ad ottenermi, con l’autorità sua, la liberazione della visita apostolica
acciò possa più quietamente e liberamente attender al governo di questa
mia chiesa. Con che bacio a V.S. illustrissima riverentemente la mano,
e la prego dal Signore Dio lunga e felice vita.
Di Novara 31 ottobre 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.




Novara 18 novembre 1581[56]

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio colendissimo.

Perché l’infermità mia non permette che io possa venire al presente da V.S. illustrissima
come molto desideravo, mando questo mio apposta a supplicarla di alcun
favore, che desidererei dalla benignità sua per beneficio dei miei nipoti
e contento del signor Marco Antonio mio fratello e sebbene pure che la
carne e il sangue mi muove a questo; non di meno vado considerando
che è pur opera conveniente il tener conto dei suoi, e che è trascinato
chi fa altrimenti specialmente nelle cose ragionevoli, come a me pare, che
siano questi, che al presente s’offeriscono, onde di nuovo la supplicano a voler
consolare il signor Marco Antonio al quale io mi sento obbligatissimo e che
spera meco insieme dalla grandezza, e bontà d’animo di V.S.
illustrissima ogni aiuto, e favore per beneficio dei suoi figlioli e della casa nostra.
Ma quando ella giudichi per qualche rispetto non essere bene di fare
tutto o punto di quello, che si desidera per beneficio dei miei nipoti, potrà
governarsi, come le parrà più a proposito, che io rimettendomi
al giudizio, e prudenza di V.S. illustrissima resterò sempre soddisfatto
d’ogni sua santa determinazione. Con che le bacio umilmente
la mano e me le raccomando in grazia, pregandola dal Signore Dio felicità.
Di Novara 18 novembre 1581
Di V.S. illustrissima e reverendissima
umilissimo e obbligatissimo
servitore Francesco vescovo di Novara.

Potendo V.S. illustrissima favorire questi miei nipoti e me come
si desidera, io ho ricevuto per grazia segnalatissima, e come
resterò molto consolato, ma quando le paia altrimenti
mi rimetto in tutto alla sua molta prudenza e santa
mente, quale interpongo ad ogni altra cosa.

Il 18 novembre 1581 Francesco Bossi incomincia a lamentarsi con il cardinale Carlo Borromeo della  sua salute malferma che non gli consente di andare a riverirlo di persona a Milano.
Supplica, come al solito, favori per suo fratello Marco Antonio e i suoi figli, ma senza entrare nello specifico.




[1] Foglio pagina 0057, 28.

[2] Foglio pagina 0418, 205.
[3] Foglio pagina 0466, 228.

[4] Foglio pagina 0484, 238.

[5] Foglio pagina n. 0493, 243.

[6] Foglio pagina 0195, 92.

[7] Foglio pagina 0420, 197.

[8] Foglio pagina 0077, 78.
[9] Foglio pagina 0097, 49.

[10] Antonio de Guzman, governatore di Milano.
[11] Foglio pagina 0163
[12] Serravalle Scrivia.
[13] Foglio pagina 0018, 10.

[14] Foglio pagina 0005, 4.
[15] Foglio pagina 0003, 3.

[16] Foglio pagina 0017
[17] Foglio pagina 0376, 184.

[18] Foglio pagina 0009, 5.
[19] Foglio pagina 0010, 6.

[20] Foglio pagina 0011, 7.
[21] Foglio pagina 0012, 8.

[22] Foglio pagina 0257, 126.
[23] La provincia ecclesiastica di Milano comprendeva le seguenti diocesi suffraganee: Bergamo, Brescia, Como, Crema, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia e Vigevano. (E Novara ? Era sotto Vercelli?)
[24] Foglio pagina 0352, 171.
[25] Guglielmo V Wittelsback duca di Baviera.
[26] Foglio pagina 0020

[27] Foglio pagina 0353, 172.

[28] Foglio pagina 0354, 173.
[29] Alessandro.
[30] Foglio pagina 0274, 101.
[31] Baronessa Giacoma Masperghi, figlia di Gio. Giacomo.
[32] Foglio pagina 0389, 190.
[33] Figlio di Pietro Francesco. Cappellano titolare di S. Lorenzo al Castello nel 1567. J.C.C. protonotario apostolico. * Gallarate 7.3.1613. Vedi la lapide che lo ricorda all’esterno della Basilica di S. Maria Assunta di Gallarate.
[34] Foglio pagina 0391, 192.

[35] Foglio pagina 0472, 231.

[36] Foglio pagina 0355, 174.
[37] Foglio pagina 0369, 180.

[38] Foglio pagina 0361
[39] Foglio pagina 0362, 177.
[40] Foglio pagina 0363, 178.

[41] Foglio pagina 0373, 179.
[42] Gregorio XIII.
[43] Foglio pagina 0374, 182.
[44] Foglio pagina 0375
[45] Pietro Galesini.
[46] Foglio pagina n. 0377, 186.
[47] Foglio pagina 0380, 188.
[48] In provincia di Novara.
[49] Crodo Val d’Ossola (Verbania).
[50] Foglio pagina 0378, 188.
[51] Questa bolla è contenuta in “Bullarum collectanea” presso la Biblioteca del Seminario di Venegono Superiore da me trascritta.
[52] Foglio pagina 0381. 189.

[53] Foglio pagina 0390, 190.
[54] Foglio pagina 0392, 192.

[55] Foglio pagina 0391, 191.

[56] Foglio pagina 0143, 72.

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