sabato 8 agosto 2015

LO SCALPELLO RIVELA UN AFFRESCO DEL '400





INTERESSANTE SCOPERTA DURANTE ALCUNI LAVORI IN UNA VECCHIA CASA DI AZZATE

Azzate, 21 luglio 1961
In una casa per le condizioni della quale l’aggettivo vecchia sarebbe dolce eufemismo è stato scoperto un affresco del ‘400 che sembra si possa attribuire ad Antonino da Tradate  o ad uno dei suoi discepoli[1]. La notizia di per sé sarebbe già importante (anche se ancora non si ha una perizia sicura sull’affresco stesso) ma è anche il modo con cui l’immagine è venuta alla luce che costituisce motivo di interesse.
Siamo, dunque, in una casa molto vecchia al centro del paese, o meglio, in uno di quegli agglomerati di case gobbe, sbilenche, tortuose come si costruivano una volta e tali che è difficile dire se siano le strade a seguire le costruzioni o viceversa. Una vaga tradizione racconta che questa casa come di un antico monastero[2].
E non sarebbe da escludere poiché nel cortiletto interno vediamo due belle finestre in cotto che potrebbero provarlo[3].
Fatto sta che alcuni giorni or sono, in una camera della proprietaria di un’ala di questo vetusto edificio (la signora Alessandrina Giamberini) un improvviso rovinio di calcinacci e d’intonaco provoca un buco di 40 o 50 centimetri. Bisogna ripararlo. Si chiama il muratore che arriva armato di martello e dopo aver “saggiato” il muro sentenzia che è bene raschiare tutto l’intonaco per avere un lavoro ben fatto. Si mette al lavoro e dopo pochi colpi appaiono le prime macchie di colore. “Non sarà nulla” – avrà detto forse tra sé il bravo lavoratore. “Sarà qualche macchia dei muri vecchi”. Ma, intanto, man mano che il suo lavoro progredisce, anche l’affresco prende forma rivelandosi poco a poco sotto le mani  (purtroppo inesperte) dell’uomo. Ed infatti, alla fine, l’immagine di Nostro Signore Gesù appare completa, ma malauguratamente intaccata in maniera assai rude. I colpi di martello sono visibili anche nella foto e sono colpi che hanno causato danni non lievi.
Però, in tutto lo sfacelo, il viso è rimasto intatto, bellissimo, con una espressione di tristezza davvero inconsueta.
L’immagine è quella di Nostro Signore Risorto.  Undici segni di  resurrezione e di vita incipiente sono espressi in undici raggi di luce che dipartono dalle spine della corona e dalla larga ferita al costato.
Sotto, su quella che sarebbe la parete del sepolcro è un lunga iscrizione in latino e a caratteri gotici, non decifrabile per intero. A sinistra sul muro non ancora ben ripulito di intravede un ramo (di quercia?) che ha un palese significato simbolico, ed altre iscrizioni.
Dopo un primo momento di stupore, i presenti attoniti hanno incominciato a chiedersi la provenienza di quell’affresco ed i primissimi pareri[4] (che diamo con beneficio d’inventario) parlano – come abbiamo detto – di Antonino da Tradate e di un periodo storico compreso tra il ‘400 e il ‘500.
Oltre a questo ora scoperto, si pensa che nella casa siano “sepolti” altri pezzi di notevole valore storico e artistico. Ciò verrebbe a dimostrare come l’antica casa un tempo fosse stata veramente un monastero abitato.
                                                                                                                                       L. T.[5]

(Estratto da: L’Italia, sabato 22 luglio 1961).

Stemma dei Bossi sul prospetto della cosiddetta Casa Magni.



[1] Laura Comi, esperta di Antonio da Tradate, da me interpellata in merito, ne esclude in modo categorico la paternità.
[2] Nessun documento parla di eventuali conventi esistenti ad Azzate.
[3] E’ stato accertato che si tratta di una casa di proprietà della nobile famiglia Bossi, come si può chiaramente intuire dai due stemmi affrescati.
[4] Si fa sicuramente riferimento al prof. Carlo Alberto Lotti che, successivamente, ha provveduto allo strappo dell’affresco e, malauguratamente, alla sua vendita.
[5] Luciano Tibiletti.

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