domenica 3 maggio 2015

BOLLA CARLO - SALUMIERE


                                Carlo Bolla sull’ingresso del Ristorante Belvedere in Via Belvedere 53.


IL SALUMIERE CARLO BOLLA

Sapevo, di mio, che Carlo Bolla era stato il salumiere di Azzate che, per primo, aveva venduto il prosciutto crudo alle famiglie più abbienti del paese.
Non sapevo di lui tante altre cose che andai in seguito scoprendo, sollecitato da una telefonata del nipote Carlo Guido Bolla di Milano che voleva ricostruire la storia del nonno.
Il Bolla, o meglio il Bola con una elle sola, come lo chiamavano semplicemente in dialetto gli azzatesi, aveva il suo negozio in un piccolo locale sito accanto alla famosa Villa Ferrario, già Villa Bossi-Alemagna, a metà della Via Volta, nel centro storico, che nasce come succursale della Cooperativa del Circolo Famigliare di Azzate per soddisfare le richieste di una popolazione che andava via via aumentando.
Il bello della situazione è che il Bola da semplice salsamentario, questa era la sua qualifica allora, si trasformò ben presto il oste, ristoratore e albergatore. Però tanto non gli bastò e, con l’aiuto di alcuni familiari acquisiti, diventò anche impresario edile ed editore di cartoline illustrate. Una bella carriera, non c’è che dire, che forse riflette il grande fermento di innovazione che animò gli ultimi anni dell’Ottocento ed i primi del Novecento.
Carlo Bolla nacque a Comabbio il 16 agosto 1872, figlio di Giacomo Bolla e Giuseppina Cesati.
Abbandonò il paese natio dove i Bolla erano molto numerosi e assieme ai …….. avevano creato una specie di piccolo ……… (mi verrebbe da dire impero o feudo, ma forse il termine più esatto me lo potrà fornire Carlo Guido, il nipote!) e si trasferì ad Azzate (perché proprio Azzate?) dove iniziò la sua poliedrica attività che ebbe, come vedremo, numerose attestazioni di grande professionalità da parte di numerosi suoi clienti, provenienti da molte zone d’Italia.
Era piccolo di statura ma quello che via via seppe realizzare fu veramente grande. Alla posteria si accedeva dall’ingresso della Via del Belvedere n. 53, come era allora chiamata l’attuale Via Volta, mentre nella parte posteriore che si affacciava sulla corte interna vi era l’osteria, per i cui avventori venivano anche sistemati pochi tavoli e qualche sedia nel sottoportico.
Insaccava i salumi personalmente ed era molto geloso della sua tecnica che il suo successore Tranquillo Baratelli cercò in ogni modo di carpirgli quando aprì la sua posteria all’inizio della Via Monte Grappa, la stradina stretta che scendeva al lago.
Il Bola aveva capito che la sede della sua attività godeva di uno speciale requisito: il bellissimo panorama che gli stava proprio davanti e che poteva essere goduto da una piazzetta appositamente costruita. Non per niente quella via, già denominata Contrada di Sant’Antonio per la presenza dell’Oratorio omonimo, era stata intitolata del Belvedere, e aveva un altro belvedere più ampio più avanti, proprio davanti alla Villa del barone Giuseppe Baroffio Dall’Aglio.
Il Ristorante Belvedere gestito dalla sua famiglia era diventato così importante che sulla strada che proveniva da Varese era stato posto, all’inizio della Via Vittorio Veneto, in prossimità della stazione del tram, un cartello indicatore con scritto a chiare lettere “Ristorante Belvedere” e indicava la direzione da prendere per raggiungerlo in centro al paese.
I genitori di Cesare Maffioli, che abitavano all’inizio delle casette della Parrocchia, era molto amici del salumiere Bolla che frequentava spesso la loro casa in quanto la sua abitazione nel cortile dei Mangano (poi acquistata dal panettiere Ossola) era a poca distanza. In occasione del matrimonio del figlio maggiore Giovanni Maffioli, il Bolla provvide ad allestire il pranzo di nozze e fu un avvenimento gastronomico molto significativo.

                                                            Il fabbricato dopo i restauri.                





ALBERGO BELVEDERE


Dalla Via Volta sono visibili i cinque poggioli dai quali si poteva ammirare il panorama sul Lago di Varese e giustificavano il nome dell’albergo.




CORTE DEL BOLA

                                        La Corte del Bola in un acquerello di Sergio Colombo.

Alcuni la chiamato la Corte del Cechin perché vi ha abitato ….. Giamberini detto appunto Cechin, ma altri se la ricordano come la Corte del Bola poiché il salsamentario Carlo Bolla aveva aperto sul fronte della Via Volta la sua rinomata salumeria, legando il suo nome a questa corte.
La famiglia Bolla però abitava nella corte dei Mangano all’inizio della Via Marconi poi acquistata dal fornaio Ossola.

                                                     La Corte del Bola nel 2012.

La posteria in Via Volta nasce come succursale della Cooperativa del Circolo Famigliare di Azzate.
Era gestita da …… Nicora detto Pustun[1].
La latteria annessa venne gestita dal suocero del Pustun che aveva tre figli: Lino Sassi (impiegato comunale), Ugo Sassi (macellaio) e Giuditta Sassi (moglie del Pustun) che coadiuvò alla gestione della latteria con il padre.





[1] La sua professione principale era però quella di postino. Riusciva a conciliare le due attività poiché allora la quantità della posta da distribuire era molto più modesta e riusciva ad assolvere il suo compito in mezza giornata. Il suo predecessore era stato il papà della Pustina mentre il suo successore fu ….. Bolognese che, quando la quantità della posta cominciò ad aumentare, venne coadiuvato dalla moglie.
Un’altra attività del Pustun fu quella di campanaro.

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