lunedì 11 maggio 2015

TESTAMENTO DI DONNA ANNA MARIA ORTIZ




TESTAMENTO DI DONNA ANNA MARIA ORTIZ

Egidio Bossi                 Andrea Ortiz                            Gaspare Bossi
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Margherita Bossi          Ferdinando Ortiz                      Giuseppe Bossi
Sp. 23.6.1653                      |                                             |
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              Anna Maria Ortiz                                     Pietro Andrea Bossi
              n. Azzate 28.10.1667                                           |
              Sp. 19.4.1714                                                      |
              Testa 19.5.1734                                                   |
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Con Anna Maria Ortiz moglie di Pietro Andrea Bossi si estinguono tre rami: uno di origine spagnola e gli altri due dell’antica nobiltà dei Bossi di Azzate.
Prendiamo in considerazione il testamento di donna Anna Maria Ortiz, redatto il 19 maggio 1734, che sembra essere l’ultimo anello di una lunga catena di personaggi che hanno fatto, come suole dirsi, la storia di Azzate.
Nella sue ultime volontà donna Anna Maria dà precise disposizioni in merito alla sua non modesta sostanza che sicuramente le sarà pervenuta, in parte, dai suoi avi spagnoli ed in misura più consistente dall’antica nobile famiglia Bossi.
Notiamo subito che sua mamma Margherita Bossi figlia di Egidio si era portata in dote quello che le spettava di quel ramo, al quale si erano aggiunti i beni del marito di donna Anna Maria ossia di Pietro Andrea Bossi che discendeva da un altro ramo della famiglia. La felice coincidenza di due matrimoni tra una Bossi ed uno spagnolo e della loro figlia con un altro Bossi porterà alla situazione patrimoniale che analizzeremo.
Come lei stessa afferma nel suo testamento, si ritrova nel 1734, quindi all’età di 67 anni, per grazia di Dio sana di mente, vista, intelletto “abbenché mi ritrovi in questo letto inferma di corpo, non volendo morire senza fare il mio testamento per non lasciare le mie cose disordinate” e perciò, come buona cristiana, dopo avere devotamente raccomandato l’anima sua all’Altissimo Onnipotente Iddio, alla Gloriosa sempre Vergine Maria di lui Madre ed a tutti i Santi suoi protettori ed avvocati ai quali chiede di ottenerle da Dio il perdono dei suoi peccati, dispone per prima cosa che il suo cadavere sia posto nel sepolcro della famiglia Bossi posto sotto il pavimento della Chiesa Parrocchiale di Azzate, con quella pompa funebre che riterrà più opportuna suo marito Pietro Andrea Bossi, di lei più giovane di 17 anni.
Il luogo della sua sepoltura è indubbiamente significativo di un certo rango poiché, come sappiamo, il sepolcreto sotto la chiesa era esclusiva degli ecclesiastici e dei nobili Bossi, ai quali ultimi veniamo ora a scoprire che era concesso il privilegio anche ai congiunti.
Dispone un legato di scudi 45 ai Luoghi Santi di Terrasanta da pagarsi al loro tesoriere in Varese o in Milano.
Lascia a suo marito tutti i mobili, suppellettili ed utensili della sua casa (e non loro) con assoluta padronanza di poterne disporre, tanto in vita quanto in morte, a suo piacimento e questo ci fa intuire che detti beni fossero piuttosto della testatrice che non del marito, ma potrebbero comunque esserle pervenuti per via materna dai Bossi.
La sensazione di una netta distinzione fra beni che potremmo definire Ortiz e beni Bossi ci perviene anche dal fatto che la testatrice lascia al marito soltanto l’usufrutto di essi e non la proprietà, come invece ci si aspetterebbe.
Riconoscendo inoltre un debito verso il marito di lire imperiali 200, che potrà soddisfare a suo piacimento sui suoi beni immobili, ci fa intuire che la testatrice aveva case e terreni in proprio.
Dispone a carico del marito la celebrazione di sei messe annuali finché vivrà, a suo piacimento, in suffragio dell’anima sua.
Nomina erede universale di tutti i suoi beni, dopo la morte del marito che, come abbiamo visto ne sarà vita natural durante l’usufruttuario, la Cappellania della Beata Vergine del Santissimo Rosario eretta nella Chiesa Parrocchiale di Azzate per la celebrazione di tante messe in suffragio dell’anima sua e dei suoi congiunti, in ragione di soldi 22 ½ cadauna e che dette messe restino aggregate all’altro beneficio già eretto anticamente in detta Cappella e sotto il titolo del Santissimo Rosario e non a quello del fu reverendo Signor Coadiutore Giovanni Orlandi, riservando il juspatronato di eleggere il cappellano a suo marito.
Quest’ultima disposizione ci fa intuire che la testatrice non ebbe figli.
Donna Anna Maria, infine, si sofferma a descrivere i suoi beni immobili in Azzate che, dedotto il debito verso il proprio marito ed eventuali altri debiti, costituiranno la dote della Cappellania predetta:
  1. una casa con giardino annesso e chiosetto, dove attualmente abita, cui fanno coerenze da due parti la strada, dall’altra l’illustrissimo Signor Marchese Bossi e dall’altra il reverendo prete Vincenzo Bossi, beneficiato della Cappellania di S. Andrea Apostolo;
  1. un pezzo di terra parte vigna, parte campo e parte prato detto la Marra di pertiche 30 circa, cui fanno coerenza da tre parti la strada e dall’altra l’illustrissimo Signor Conte Don Paolo Bossi;
  1. un altro pezzo di terra a vigna con ripe in costa detto il Moncone di pertiche 12 circa, cui fanno coerenza da una parte la strada, dall’altra la Causa Pia Frasconi, in parte la Signora Eleonida Bossi, dall’altra gli eredi del fu Signor Ambrogio Bossi e dall’altra l’eredità del fu Coadiutore Giovanni Orlandi.
A questi beni si aggiungeranno i mobili lasciati dalla testatrice al proprio marito qualora egli non avesse disposto diversamente.
In esecutore testamentario elegge il proprio marito e, dopo di lui, i Coadiutori pro tempore di Azzate che e un’ulteriore dimostrazione che la coppia non aveva avuto discendenza.
E’ quasi certo, a questo punto, che tutta l’eredità lasciata da donna Anna Ortiz sia confluita nella Cappellania della Beata Vergine del Santissimo Rosario, che andremo subito ad analizzare per scoprire, se possibile, dove fosse l’abitazione della testatrice.
La Cappellania del Santissimo Rosario di Azzate alla data del 1759, quindi 25 anni dopo le disposizioni testamentarie della nobildonna, era proprietaria di pertiche 53 così composte:

164-1 aratorio vitato squadra 3^                                 8.   6      61. 5.2
164-2 prato squadra 3^                                              1.-           4.-  .-
164-3 pascolo squadra 3^                                          -.12         -. 3.-
180-1 aratorio vitato con 7 moroni squadra 2^        14.10       128. 2.2
180-2 prato con moroni 2 squadra 2^                       4.-            33. 4.-
180-3 aratorio con moroni 3 squadra 2^                   5.-            42.  3.-
180-4 pascolo con moroni 2 squadra 2^                   4.-              7.  4.-
186 aratorio squadra 3^                                           5.  2          35.  3.4
187 aratorio vitato squadra 4^                                  6.  1         30.  1.2
273-1 aratorio vitato con moroni squadra 3^            8.  5         62.  -.6
726 vigna squadra 3^                                               2.15         19. 4.1
                                                                              ------
                                                                              59. 3


Andrea Ortiz
  |
  |
  |--- Ferdinando Ortiz
        soldato spagnolo         
        Sp. 23.6.1653[1] Margherita Bossi f. Egidio e Paola.
           |
           |
           |--- Egidia Andrea Ortiz +
           |     n. Azzate 15.5.1661 + Azzate 16.5.1661
           |
           |--- Paola Maria Ortiz
           |     n. Azzate 10.7.1663
           |
           |--- Anna Maria Ortiz
           |     n. Azzate 28.10.1667
           |     Sp. 19.4.1714[2] Pietro Andrea Bossi f. Giuseppe di Azzate.
           |     Testa 19 Maggio 1734
           |
           |--- Giuseppe Carcerano Ortiz
                  n. Azzate 29.6.1671
                  (padrino: don Giuseppe Mongahon, spagnolo)


N.B. - Forse Ferdinando Ortiz si risposa con Paola Bossi, che l'8 dicembre 1701 interviene come madrina[3].




Antonio Ortiz
     |
     |
     |--- Giuseppe Leonardo Ortigosa Ortiz di Ispra
           Sp. 30.5.1682[4] Francesca Caterina Bossi f. Bernardo.

Capitolo III
Il Seicento
1. L'episcopato di Federico Borromeo

Durante l'episcopato di Federico Borromeo sorse la quarta associazione religioso-laicale azzatese: la scuola del santissimo Rosario.
Di essa si hanno notizie già a partire dalla fine del Cinquecento anche se la prima dotazione canonica ufficiale risale al 1605. Il 15 giugno 1605, infatti, il nobile dottore fisico collegiato Giovanni Antonio Bossi, del luogo di Azzate, disponeva alcuni legati nella parrocchiale di S. Maria, con suo testamento redatto dal notaio Pietro Daverio:

"(...)
Item lascio per ragion di legato soprascritto li infrascritti carichi di pagarsi dalli miei heredi come quì da basso sarà notato.
Prima lascio per ragion di legato soprascritto alla scola del Santissimo Sacramento eretta nella parochiale di Azza quella pezza di terra ove si dice al Roncasnino parte vigna, parte campo, et parte prato di pertiche venti vel circa Coherenzia d'una parte strada, dall'altra li heredi della quondam signora Catherina Bossa, et dall'altre due gli heredi del quondam signor Giovanni Paolo Bossi sopra la quale si pagano ogn'anno soldi trenta doi alla capella di santo Giovanni Evangelista eretta nella nostra parochiale. Lascio dunque la suprascritta pezza di terra alla sudetta scola del Corpus Domini in perpetuo in salute dell'anima mia: ma con queste conditioni che la predetta scola faccia cantar duoij offitij ogn'anno la prima settimana dell'Advento di Nostro Signore Giesù Christo sino in perpetuo di dodici messe l'uno computata una un canto nella nostra chiesa di santa Maria. Il primo si canti a honorar di Dio et della Beatissima Vergine Maria, et delli dodeci Apostoli per rimedio, et salute dell'anima mia. Il secondo a honorar come sopra non solo per salute dell'anima mia, et per quella di mio padre, di mia madre, et anchora della signora Giulia alias mia moglie.
Item lascio, et voglio che la soprascritta scola, o suo Priore, dia al capellano di santo Giovanni Evangelista lire dodici imperiali ogn'anno in perpetuo il giorno della Concettione della Beata Vergine Maria per le quali lire dodeci esso capellano sia obligato di messe numero diciotto ogn'anno sino in perpetuo nel modo infrascritto cioè una messa ogni mese il sabbato che immediatamente precede la prima Domenica di qualunque mese: et le altre sei messe le dica le vigilie di tutte le feste della Madonna, che sono la Purificazione, Annontiatione, Assontione, Natività, et la Concettione della sudetta Madre di Dio. Et l'una et l'altra di queste cose per rimedio et salute dell'anima mia, quale Dio per li meriti, et prieghi di essa Santissima Madre sua faccia partecipe delle orationi, visite et indulgenze di detto Santissimo Rosario, et per tale causa, et fine voglio che il Priore suprascritto, et scola del Corpus Domini il primo giorno d'ogni anno dia lire otto imperiali ad una povera donna di buona vita della scola Santissimo Rosario che dica devotamente tutto il Rosario una volta la settimana, et detto Priore doni alla cassetta di detto Rosario uno scudo d'oro cioè lire 6 per elemosina ogn'anno, sino che durerà la detta scola, sive compagnia del Rosario, la quale compagnia o suo Priore se mancasse di eseguir quanto ho già scritto, et ordinato di sopra possan esser constretti dalli miei heredi, et successori a farlo anche sotto pena di levargli la sudetta proprietà del Roncasnino et farle dir in altra chiesa. (...). (ASDMi, Visite pastorali, Varese, v. 66, q. 13).
La scuola del santissimo Rosario nacque all'interno della più dotata confraternita Corpus Domini, o del santissimo Sacramento,, ed in seguito all'istituzione del legato ad opera del nobile dottor Giovanni  Antonio Bossi, il vice priore ed il tesoriere della scuola del SS. Sacramento dovevano, infatti, provvedere alla corretta esecuzione del legato del testatore, istituito presso l'altare della Beata Vergine del Rosario, che era poi anche quella della "Concezione" della Madonna. La dedicazione degli altari laterali non rimase sempre la stessa nel corso dei secoli, ma variò in seguito all'istituzione di nuovi legati che determinarono un mutamento devozionale a favore dei nuovi titolari. Sull'argomento regnava non poca confusione anche tra gli addetti ai lavori, poiché gli stessi legati risultavano istituiti presso altari diversi a breve distanza di tempo da una visita all'altra: ecco perché i Visitatori sottolineavano sempre la carenza dei documenti istitutivi degli stessi.
Solo dal Settecento in poi la nostra materia apparirà meno ingarbugliata del solito ed i numerosi legati presenti nelle chiese azzatesi assumeranno connotati di chiarezza religiosa ed amministrativa.
La confraternita, o scuola, del Rosario fu arricchita di nuovi oneri liturgici a partire dal 1631, con le disposizioni testamentarie del reverendo Benedetto Galli, prima, e della munifica signora Anna Ortizza, poi.
Mentre la scuola del SS. Sacramento era composta, come abbiamo avuto modo di ricordare, quasi totalmente di uomini, le altre associazioni religiose, come quella della dottrina cristiana e soprattutto quelle di S. Orsola, soggetta sovente a periodi d'oblio, erano composte essenzialmente da donne.
All'inizio del Seicento era aumentata anche la dotazione clericale della parrocchia azzatese con l'assegnazione al parroco Rosnati di un sacerdote fisso con funzioni di coadiutore. (A.S.D.Mi., Visite pastorali, Varese, v. 24).
Azzate viveva dunque una realtà socio-religiosa ben più intensa della maggior parte delle parrocchie ambrosiane, caratterizzata dalla presenza di sette-otto sacerdoti, alcuni chierici, e dalla celebrazione mediamente di cinque messe quotidiane.
Questa situazione aveva già portato i parroci di Azzate ad assumere un atteggiamento di preminenza all'interno della pieve di Varese, favorita, in passato, anche dalle spaccature esistenti all'interno del capitolo canonicale. In alcune occasioni passate e soprattutto durante la cura del Rosnati i rapporti tra il parroco di Azzate ed il clero della pieve varesina raggiunsero livelli di tensione tali da dover richiedere l'intervento dell'autorità ecclesiastica. Succedeva che il titolare della parrocchia di Azzate, proprio per i motivi sopra esposti e per alcuni privilegi consuetudinari vantati nell'ambito plebano, si sentisse in diritto di arrogarsi del titolo di arciprete e la precedenza, rispetto agli altri sacerdoti della pieve, in alcune funzioni liturgiche.
Il card. Federico Borromeo, prima attraverso il vicario foraneo ed in seguito personalmente, provvide a richiamare duramente il parroco di Azzate ad abbandonare l'uso illecito di fregiarsi del titolo di arciprete. (A.S.D.Mi., Varese, Visite pastorali, v. 83, ff. 361-400).
Tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento, la chiesa parrocchiale fu sottoposta ad alcuni interventi di restauro e di ampliamento che ne modificarono non poco l'aspetto. Anche l'oratorio di S. Lorenzo al Castello versava in condizioni d'abbandono, tanto da dover essere chiuso all'attività cultuale. In sua vece, e per tutto il periodo in cui fu interessato dai lavori di restauro, fu utilizzato il vicino oratorio di S. Biagio. Nella visita vicariale del 21 gennaio 1610 si ricorda, appunto, che essendo inagibile S. Lorenzo, si celebrava provvisoriamente in S. Biagio, oratorio posto "in eodem castro", dotato di altare e ornato di due soli candelabri in legno dorato. Si ricorda pure l'esistenza di una nicchia affrescata con le immagini "Beatae Virginis, sactorum Blasij et Joannis Baptistae". (cfr. ASDMi, Visite pastorali, Varese, v. 69, q. 10).



A.P.A., Legati, c. 2, f. 9. Le offerte pervenute alla cappella del Rosario tramite la confraternita del SS. Sacramento furono utilizzate anche per abbellirla di affreschi e arredi sacri. In seguito, la Confraternita del SS. Sacramento assorbì la filiazione del SS. Rosario e assunse come co-protettore S. Andrea apostolo.
Conosciamo il nome dei priori dal 1683 (qui si riportano solo fino al 1700):

1683 Tibiletti Melchiorre
1684 Bossi Giovanni
1685 Ravarini Bartolomeo
1686 Bossi Giovanni
1687 Broggini Andrea
1688 Bossi Giovanni
1689 Bassani Paolo
1690 Ravarini Andrea
1691 Broggini Bartolomeo
1692 Bassani Paolo 
1693 Broggini Angelo
1694 Broggini Giuseppe
1695 Broggini Andrea
1696 Bassani Paolo
1697 Bossi Giovanni
1698 Ravarini Bartolomeo
1699 Bossi Giovanni
1700 Broggini Angelo

(A.P.A., Confraternite ed associazioni, c. 1, f. 1).

 

Testamento di Donna Anna Ortiz

Nel nome del Signore Iddio l’anno dopo la sua nascita 1734 indizione 12^ in giorno di mercoledì che è allì 19 del mese di maggio circa l’ore 23.
Sendo che la vita e la morte sono nelle mani di Dio Onnnipotente, né vi sia cosa più certa della morte, e più incerta della di lei ora e sia perciò meglio vivere con il timore di quella, e disporre d’ogni interesse a mente sana, che soggiacere al pericolo d’una morte improvvisa lasciando le sue cose indisposte.
Quindi è che io Anna Ortizza Bossa figlia del fu Signor Ferdinando abitante nel luogo di Azzate pieve di Varese ducato di Milano, sana per la Dio grazia di mente, vista, intelletto abbenché mi ritrovi in questo letto inferma di corpo, non volendo morire senza fare il mio testamento per non lasciare le mie cose disordinate, ho deliberato fare questo


mio testamento nuncupativo (=così detto) senza scritti, e se per questa ragione non valesse, voglio che valga per ragione di codicilli, e se pure per questa ragione non valesse, voglio che valga per ragione di donazione per causa di morte la quale ho fatto e faccio a voi notaio infrascritto, come persona pubblica, che stipula a nome degli infrascritti miei legatari ed erede, e se parimenti per questa ragione non valesse, voglio che valga per ragione  d’ogni mia buona, ultima e determinata volontà ed in ogni miglior modo di ragione con il quale possa più efficacemente valere e tenere.
Primieramente adunque come buona cristiana ho devotamente raccomandato e raccomando  l’anima mia all’Altissimo Onnipotente Iddio, alla Gloriosa sempre Vergine Maria di lui Madre, e a tutti i Santi miei protettori ed avvocati, quali prego d’ottenermi da Dio il perdono dei miei peccati.



Voglio che il mio corpo, dopo sarà fatto cadavere, sia sepolto nel sepolcro della famiglia Bossi nella Chiesa Parrocchiale di questo luogo d’Azzate, con quella pompa funebre che più parrà all’infrascritto Signor Andrea Bossi mio marito, perché così.
Dico e protesto anche a stipulazione di voi notaio infrascritto di non aver d’oggi in addietro fatto alcun altro testamento, nè altra disposizione, che io mi ricordi, e quando mai si ritrovasse qualche altro testamento o altra disposizione d’oggi addietro da me fatta, che non credo, quello e quella ho cassato, revocato ed annullato, casso, revoco ed annullo, volendo che solo il presente mio testamento ed ultima volontà valga e sia derogatorio ad ogni altra disposizione d’oggi in addietro da me fatta perché così.
Voglio che quando nella mia eredità si ritrovasse roba d’altri, che non credo, quella si restituisca subito al suo legittimo padrone.
Lascio ai Luoghi di Terrasanta soldi 45 da pagarsi subito dopo la mia morte



al Tesoriere delle loro elemosine o in Varese o in Milano per una sola volta perché così.
Lascio al suddetto Signor Andrea Bossi mio marito tutti i mobili, suppellettili ed utensili di mia casa con assoluta padronanza di poterne a suo piacimento disporre tanto in vita, quanto in morte, in quel modo che più al medesimo piacerà, perché così.
Lascio al medesimo Signor Andrea mio marito l’usufrutto generale di tutta la mia eredità sinché egli naturalmente vivrà perché così.
E perché io testatrice vado debitrice del detto Signor Andrea mio marito di lire 200 imperiali, così voglio e dichiaro che possa egli valersi di tanta quantità dei mie stabili per il valore di lire 200 imperiali a suo piacere in pagamento di detta somma perché così.
Aggravo il detto Signor Andrea a far celebrare ogni anno sinché egli naturalmente vivrà sei messe da chi gli parrà in rimedio



e suffragio dell’anima mia perché così.
In tutti poi gli altri miei beni, mobili, immobili, ragioni, crediti, azioni e nomi dei debitori che io testatrice ho e lascerò dopo la mia morte ho istituito ed istituisco erede mia universale, nominandola con la propria bocca, come l’ho nominata e nomino l’anima mia, con questa legge, che dei frutti e fitti della mia eredità, dopo però la morte del suddetto Signor Andrea mio marito, s’abbiano a far celebrare alla Cappella della Beata Vergine del Santissimo Rosario eretta nella Chiesa Parrocchiale di questo luogo d’Azzate sino in perpetuo tanta quantità di messe alla rata d’essi frutti in ragione di soldi 22 e mezzo per cadauna compresa la loro manutenzione in rimedio e suffragio dell’anima mia e dei miei congiunti, qual messa voglio che resti aggregata all’altro Beneficio già eretto anticam-



ente in essa Cappella e sotto il titolo del Santissimo Rosario e non a quello del fu rev. Signor Coadiutore Giovanni Orlandi, che fu di questo luogo d’Azzate, volendo che la ragione del juspatronato di eleggere il Cappellano per tempora per la celebrazione delle suddette messe sia riservata all’arbitrio e disposizione del detto Signor Andrea mio marito, e quando mai egli morisse senza poter disporre , voglio che dotto juspatronato di leggere detto Cappellano per tempora sino in perpetuo s’aspetti a quelli che hanno di già la ragione
di nominare ed eleggere il Cappellano del suddetto Beneficio antico del Santissimo Rosario suddetto perché così.
I beni poi che devono servire di dote per le suddette Messe ossia Beneficio, detratti però prima i debiti, ai quali soggiaciono sono i seguenti cioè.
Una casa con suo guardino annesso e chiosetto annesso situata nella detta terra d’Azzate, dove



di presente io abito, alla quale fa coerenza da due parti strada, dall’altra l’ill.mo Sig. Marchese Bossi, e dall’altra il rev. Sig. Prete Vincenzo Bossi come beneficiato sotto il titolo di S. Andrea Apostolo.
Una pezza di terra parte vigna e parte campo e parte prato detta la Marra situata nel territorio di detto luogo di Azzate di pertiche 30 circa, alla quale fa coerenza da tre parti strada e dall’altra l’ill.mo Sig. Conte D. Paolo Bossi.
Item altra pezza di terra vigna con ripe in costa situata come sopra detta il Moncone di pertiche 12 circa, alla quale fa coerenza da una parte strada, dall’altra in parte la Causa Pia Frasconi, in parte la Signora Eleonida Bossi, dall’altra gli eredi del fu Signor Ambrogio Bossi e dall’altra l’eredità del fu Signor Coadiutore Giovanni Orlandi.
Voglio che quando detto Signor Andrea mio marito senza avere disposto che i mobili da me lasciati si debbano vendere ed il rica-


vato di quelli sia aggregato alla celebrazione delle suddette messe, come sopra da me disposte perché così.
In esecutori poi di questa mia ultima volontà ho deputato e deputo il detto Signor Andrea mio marito e dopo di lui i molto reverendi signori Coadiutori per tempora di detto luogo di Azzate, quando però altrimenti non disponesse detto mio marito, ai quali raccomando la pronta esecuzione di quanto resta da me come sopra disposto, concedendo loro ampia e libera facoltà.
E per adempimento di quanto sopra  obbligo tutta la mia eredità e beni.
Proibisco a voi notaio la registrazione di questo mio testamento all’Ufficio dei Statuti di Milano, tanto me vivente, quanto dopo morte.
E delle predette cose prego voi notaio a farne pubblico istrumento, uno e più dello stesso tenore, quello estraendo di capitolo in capitolo e come meglio a voi parrà.
Le quali tutte cose sono state fatte alla presenza



e con il consenso del detto Signor Andrea Bossi figlio del fu Signor Giuseppe marito come sopra della suddetta Signora testatrice, alla quale per quanto possa far di bisogno presta ogni suo assenso per le premesse cose, approvandole per ben fatte in tutto e per tutto secondo dispongono gli Statuti di Milano.

Actum in camera cubiculari prefatae d. testaricis sit. un supra presentibus ad M.R. presbitero D. Joanne Bossio fq. D. Joseph Antonio, Francisco Crugnola fq. Jo. Baptistae, Joseph Boschirolo fq. Petri, Petro Boschirolo f. dicti Joseph et Andrea Giambarino fq. Joseph habitantibus in dicto loco Aziati testibus notis, idoneis et cognitoribus prefatae D. testatricis ad premissa specialiter vocatis atque rogatis.






[1] "Adì 23 giugno 1653 il sig. Ferdinando Ortiz fq. Andrea spagnuolo soldato ha contratto il matrimonio per verba di presente con la sig.ra Margharita Bossa f. Egidio q. Pietro Francesco di mia cura alla presenza ed interrogazione di me prete Carlo Fumagallo curato di Azzate, essendo presenti per testimoni Jeronimo Bosso olim di Brunello, Gio. Battista Gatti e la sig.ra Jeronima Bossa moglie di Gio. Battista Bosso detto il Passerino. Le pubblicazioni si sono fatte in tre feste continue cioè 15, 19 e 22 giugno, né è stato opposto impedimento alcuno, come pure in Arcivescovado come consta dalla fede e attestazione autentica del rev. mons. Antonio Bussola vicario generale data sotto il 14.6.1653". (A.P.A.).
[2] "Adì 19 aprile 1714 il sig. Andrea Bosso f. Giuseppe di Azzate ha contratto il matrimonio per verba di presente con la sig.ra Anna Ortizza fq. Ferdinando pure di Azzate alla presenza ed interrogazione di me prete Luigi Buzzi curato di Azzate, essendo presenti per testimoni Giuseppe Bosso, Paolo Bassano e Giuseppe Bassano. La prima pubblicazione è stata fatta allì 15 aprile, e le
altre due sono state posposte da mons. Genesio Calchi vicario generale, avendo anche riportato esso sig. Andrea il suo stato libero per il tempo che ha abitato in Finale e in Tortona, riconosciuto in Arcivescovado, la seconda pubblicazione seguì allì 20 aprile e la terza allì 29 aprile senza essere scoperto impedimento alcuno". (A.P.A.).
[3] "8 dicembre 1701. Francesca Antonia Giuseppa figlia del Signor Angelo Maria Bizozero e della Signora Maria Maddalena jugali nata il primo dì di dicembre è stata battezzata da me prete Luigi Butio curato d'Azzate, servendo per padrino il Signor Antonio Orrigone, per madrina la Signora Paola Ortizza Bossa". (A.P.A.)
[4] “30 maggio 1682. Il signor Giuseppe Leonardo Ortigosa Ortiz del luogo di Hispra pieve di Angera ha contratto il matrimonio per verba de presenti con la signora Francesca Caterina Bossa figlia del signor Bernardo alla presenza et interrogazione di me prete Giovanni Orlando curato coadiutore di Azzate, essendo pur anche presenti per testimoni il rev. signor Carlo Andrea Bosso, il signor Pietro Bosso e il signor Pomponio Bosso. Le pubblicazioni si sono fatte in tre giorni di festa continui in tutti i due
luoghi adì 10, 17 et 18 maggio né è stato opposto alcun impedimento”. (A.P.A.).

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