mercoledì 6 maggio 2015

GIOVANNI SITONI DI SCOZIA


Giureconsulto e illustre genealogista, tenuto in grandissima stima dai dotti del suo tempo.
Tra le sue opere più corpose si annovera il "Theatrum genealogicum" delle famiglie nobili lombarde, e milanesi in particolare, che raccoglie un'enorme mole di notizie relative a più di 2400 famiglie con relativi alberi genealogici.
La famiglia Sitoni, fregiata del titolo di conte e barone, trae origine e nome da Siton, un castello sul fiume "Esca" poco lontano da Edimburgo, in Scozia.
Un castello sul fiume, sormontato da un'aquila, compare anche nello stemma di cui si fregia la casata.
Dalla Scozia un ramo della famiglia si trasferì prima in Francia e poi stabilmente a Milano, durante il dominio sforzesco, a causa dei disordini politici e delle lotte che affliggevano la madrepatria all'epoca.
Un altro ramo invece continuò a fiorire in Scozia.
Tra i suoi membri vi furono illustri uomini d'arme, letterati, giureconsulti e medici.
Altra documentazione relativa alla famiglia Sitoni è reperibile in Araldica p.a., b. 120 bis, fasc. 7.

Professione: giureconsulto , genealogista

Fonti:
- AS MI, Atti di governo, Araldica parte antica, b. 120 bis, fasc. 7 (= Araldica p.a., b. 120 bis, fasc. 7)

Bibliografia:

- SITONI DI SCOZIA, Theatrum equestris nobilitatis <d> SITONI DI SCOZIA, G., Theatrum equestris nobilitatis secundae Romae (...), Milano 1706
- SITONI DI SCOZIA, Theatrum genealogicum <d> SITONI DI SCOZIA, G. Theatrum genealogicum familiarum illustrium, nobilium et civium inclytae urbis Mediolani (...), Milano 1705.



Il presente documento del 29 maggio 1757 contiene le “narrative” o meglio il riassunto di sette rogiti notarili, della cui veridicità si fa garante l’avvocato Giovanni Sitoni con sua sottoscrizione, convalidata dal notaio collegiato di Milano Antonio Visconti, che servirono per la compilazione dell’albero genealogico di Beltramino Bossi.
La prima narrativa[1] dimostra attraverso un istrumento di vendita rogato dal notaio di Milano Beltramo Biumi come donna Biondina Pirovano figlia di don Luca, vedova di don Stefanolo Bossi, abbia agito in qualità di tutrice dei minorenni don Francescolo e don Stefanino e come curatrice del maggiorenne don Beltramino fratelli Bossi suoi figli e figli del fu don Stefanolo del fu don Giovanni del fu don Andriolo, dei beni in Carnago pieve di Castelseprio di pertiche 36.
La seconda narrativa dimostra ancora attraverso un atto di vendita rogato dal notaio di Pavia d. Maffeo Beretta Della Torre dei nobili di Frascarolo come il sapiente dottore in legge d. Antonio e d. Andriolo fratelli Bossi figli di d. Giovanni Bossi vendono (come mai?, per la seconda volta! Si tratta probabilmente di una investitura livellaria, come si rileva dalle successive narrative quinta e sesta) i predetti beni di Carnago a d. Luigi Carnaghi figlio del fu d. Francescolo.
La terza narrativa dimostra come, alla morte di d. Biondina Pirovano e suo figlio d. Beltramo Bossi, sopravvissero gli altri figli d. Giovanni, d. Francescolo e d. Stefanno, eredi del loro padre d. Beltramino Bossi.
La quarta narrativa[2] crea confusione poiché si collegata alla prima e riguarda l’acquisto fatto di pertiche 36 in Carnago per il prezzo di lire 320 di proprietà di d. Filippo Della Croce figlio del fu d. Alberatolo da d. Stefanolo Bossi che viene detto figlio del fu d. Beltramino anziché d. Giovannino, chiamando in causa, come comproprietari, i suoi fratelli d. Francescolo e d. Martinolo che a noi risultano invece essere d. Andriolo e d. Antonio.
La questione non è, comunque, di vitale importanza poiché i quattro personaggi in questione non hanno discendenza e rimane soltanto una questione di nomi.
La quinta narrativa riguarda il patto di grazia e redenzione dei predette beni di Carnago di proprietà del predetto d. Filippo Della Croce, rogato dal notaio di Milano Gasparolo Sommaruga ed espleto dal notaio di Milano Francescolo Sommaruga, per sei anni fatto da d. Stefanolo Bossi che, ancora una volta, viene detto figlio del fu d. Beltramino e fratello di d. Francescolo e d. Martinolo.
La sesta narrativa è un rogito del notaio di Milano Benedetto Bossi figlio del fu d. Notolo (sic) ed espleto dal notaio di Milano Giovanni Bossi col quale i fratelli Bossi concedono l’investitura semplice dei beni siti in Carnago a d. Filippo Della Croce.
La settima ed ultima narrativa dice che, alla morte di d. Francescolo Bossi figlio del fu d. Stefano, ereditarono le sue figlie d. Elisabetta, d. Margherita, d. Paolina e d. Caterina.
Un rogito del 19 aprile 1456[3] del notaio di Milano Cristoforo de Velate figlio del fu d. Antonio abitante in Varese ci informa di Francescolo Carnaghi figlio e procuratore di suo padre d. Luigi che denuncia nella casa sita in Azzate dei fratelli d. Giovanni e d. Stefanino Bossi figli del fu d. Stefanolo la presenta delle loro quattro sorelle che promuovono una lite. L’atto viene fatto in presenza di Enrico e Antonio fratelli Bossi detti Bossetti figli del fu d. Giovanni e Andrea Bossi figlio del fu Lorenzolo, tutti abitanti in Azzate, idonei testimoni.




N. 12
Instrumentum denunciationis 19 aprilis 1456 in quo sunt:

(in latino, si traduce e si abbrevia)

Prima narrativa.
Vendita fatta da D. Biondina Pirovano fq. D. Luca vedova del fu D. Stefanolo Bossi come tutrice di Francescolo e Stefanino e come curatrice di Beltramino fratelli Bossi suoi figli e figli di D. Stefanolo q. D. Giovanni Bossi q. D. Andriolo, dei beni in Carnago pieve di Castelseprio di pertiche 36 rogata dal notaio di Milano Beltramo Biumi.

Seconda narrativa.
Vendita dei predetti beni di Carnago fatta dal sapiente dottore in legge D. Antonio e D. Andriolo fratelli Bossi figli del predetto D. Giovanni fatta a D. Luigi Carnaghi fq. D. Francescolo rogata dal notaio di Pavia D. Maffeo Beretta Della Torre dei nobili di Frascarolo.

Terza narrativa.
Quando morì D. Biondina Pirovano e suo figlio D. Beltramo Bossi sopravvissero gli altri figli Giovanni, Francescolo e Stefanino eredi del loro padre D. Beltramino.

Quarta narrativa.
Vendita fatta da D. Filippo Della Croce fq. D. Albertolo a D. Stefanolo Bossi fq. D. Beltramino e ai suoi fratelli D. Francescolo e D. Martinolo dei predetti beni siti in Carnago di pertiche 36 per il prezzo di lire 320.



Quinta narrativa.
Patto di grazia e redenzione dei predetti beni per sei anni fatto da D. Stefanolo Bossi
fq. D. Beltramino anche a nome dei suoi fratelli Francescolo e Martinolo al predetto D. Filippo della Croce fq. D. Albertolo rogato dal notaio di Milano Gasparolo Sommaruga ed espleto dal notaio di Milano Francescolo Sommaruga.

Sesta narrativa.
Investitura semplice dei detti beni siti in Carnago fatta dai predetti al predetto Della Croce rogata dal notaio di Milano Benedetto Bossi fq. D. Notolo (sic) ed espleta dal notaio di Milano Giovanni Bossi.

Settima narrativa.
Morto il predetto Francescolo Bossi fq. D. Stefanolo ereditarono le sue figlie Elisabetta, Margherita, Paolina e Caterina.



19 aprile 1456
Francescolo Carnaghi figlio e procuratore di suo padre D. Luigi denuncia nella casa sita in Azzate dei fratelli Giovanni e Stefanino Bossi fq. D. Stefanolo e delle loro quattro sorelle ut sustineant litem.
Atto in presenza di Enrico e Antonio fratelli figli del fu D. Giovanni detti Bossetti e Andrea figlio di Giovanni del q. Lorenzolo Bossi tutti abitanti in Azzate, testimoni idonei.
Rogito del notaio di Milano Cristoforo de Velate fq. D. Antonio abitante in Varese.



In quorum fide hac die 29 may 1757 idest 1757 se manualiter subscripsit idem egregius Advocatus D. Johannes Sitonus manu propria.

Praemissam subscriptionem factam fuisse a suprascripto egregio domino advocato don Johanne Sitono manu eius propria et cognita Notario infrascripto attestatur. Antonius Vicomercatus collegiatus Mediolani notarius, ac in fidem subscripsit.



d. Andriolo Bossi
1318
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   |--- d. Giovanni o Giovannino o Giovannolo Bossi
         Mediatore della pace nel 1405.
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             |--- d. Stefanolo Bossi
             |     Sp. d. Biondina Pirovano figlia di d. Luca.
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             |         |--- d. Beltramino Bossi
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             |         |--- d. Francescolo Bossi
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             |         |          |--- d. Elisabetta Bossi
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             |         |          |--- d. Margherita Bossi
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             |         |          |--- d. Paolina Bossi
             |         |          |
             |         |          |--- d. Caterina Bossi
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             |         |--- d. Stefanino Bossi
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             |         |--- d. Giovanni Bossi
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             |         |--- ……….
             |               Quattro sorelle che promuovono una lite il 19 aprile
             |              1456.
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             |--- d. Andriolo Bossi
             |
             |--- d. Antonio Bossi
                   Famoso nell’arte del diritto. Questore e consigliere di Filippo
                   Maria Visconti.
                   Giureconsulto collegiato dal 1446 al 1494.




[1] 1417 die 3 juny – venditionis factae per tutricem et curatricem in carta papyri, espressione usata in Occidente intorno al sec. XII
    per indicare la carta di stracci allora introdotta per soppiantare la pergamena (che a sua volta aveva sostituito l'uso del papiro).
[2] 1383 die 6 january – Venditio in pergamena.
[3]  Denunciatio litis in matrice chartae papyri.

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