Tra le sue opere più corpose si annovera il "Theatrum genealogicum"
delle famiglie nobili lombarde, e milanesi in particolare, che raccoglie
un'enorme mole di notizie relative a più di 2400 famiglie con relativi alberi
genealogici.
La famiglia Sitoni, fregiata del titolo di conte e barone, trae origine e nome da Siton, un castello sul fiume "Esca" poco lontano da Edimburgo, in Scozia.
Un castello sul fiume, sormontato da un'aquila, compare anche nello stemma di cui si fregia la casata.
Dalla Scozia un ramo della famiglia si trasferì prima in Francia e poi stabilmente a Milano, durante il dominio sforzesco, a causa dei disordini politici e delle lotte che affliggevano la madrepatria all'epoca.
Un altro ramo invece continuò a fiorire in Scozia.
Tra i suoi membri vi furono illustri uomini d'arme, letterati, giureconsulti e medici.
Altra documentazione relativa alla famiglia Sitoni è reperibile in Araldica p.a., b. 120 bis, fasc. 7.
Professione: giureconsulto , genealogista
Fonti:
- AS MI, Atti di governo, Araldica parte antica, b. 120 bis, fasc. 7 (= Araldica p.a., b. 120 bis, fasc. 7)
Bibliografia:
- SITONI DI SCOZIA, Theatrum equestris nobilitatis <d> SITONI DI SCOZIA, G., Theatrum equestris nobilitatis secundae Romae (...), Milano 1706
- SITONI DI SCOZIA, Theatrum genealogicum <d> SITONI DI SCOZIA, G. Theatrum genealogicum familiarum illustrium, nobilium et civium inclytae urbis Mediolani (...), Milano 1705.
La famiglia Sitoni, fregiata del titolo di conte e barone, trae origine e nome da Siton, un castello sul fiume "Esca" poco lontano da Edimburgo, in Scozia.
Un castello sul fiume, sormontato da un'aquila, compare anche nello stemma di cui si fregia la casata.
Dalla Scozia un ramo della famiglia si trasferì prima in Francia e poi stabilmente a Milano, durante il dominio sforzesco, a causa dei disordini politici e delle lotte che affliggevano la madrepatria all'epoca.
Un altro ramo invece continuò a fiorire in Scozia.
Tra i suoi membri vi furono illustri uomini d'arme, letterati, giureconsulti e medici.
Altra documentazione relativa alla famiglia Sitoni è reperibile in Araldica p.a., b. 120 bis, fasc. 7.
Professione: giureconsulto , genealogista
Fonti:
- AS MI, Atti di governo, Araldica parte antica, b. 120 bis, fasc. 7 (= Araldica p.a., b. 120 bis, fasc. 7)
Bibliografia:
- SITONI DI SCOZIA, Theatrum equestris nobilitatis <d> SITONI DI SCOZIA, G., Theatrum equestris nobilitatis secundae Romae (...), Milano 1706
- SITONI DI SCOZIA, Theatrum genealogicum <d> SITONI DI SCOZIA, G. Theatrum genealogicum familiarum illustrium, nobilium et civium inclytae urbis Mediolani (...), Milano 1705.
Il
presente documento del 29 maggio 1757 contiene le “narrative” o meglio il
riassunto di sette rogiti notarili, della cui veridicità si fa garante
l’avvocato Giovanni Sitoni con sua sottoscrizione, convalidata dal notaio
collegiato di Milano Antonio Visconti, che servirono per la compilazione
dell’albero genealogico di Beltramino Bossi.
La
prima narrativa[1] dimostra attraverso un
istrumento di vendita rogato dal notaio di Milano Beltramo Biumi come donna
Biondina Pirovano figlia di don Luca, vedova di don Stefanolo Bossi, abbia
agito in qualità di tutrice dei minorenni don Francescolo e don Stefanino e
come curatrice del maggiorenne don Beltramino fratelli Bossi suoi figli e figli
del fu don Stefanolo del fu don Giovanni del fu don Andriolo, dei beni in
Carnago pieve di Castelseprio di pertiche 36.
La
seconda narrativa dimostra ancora attraverso un atto di vendita rogato dal
notaio di Pavia d. Maffeo Beretta Della Torre dei nobili di Frascarolo come il
sapiente dottore in legge d. Antonio e d. Andriolo fratelli Bossi figli di d.
Giovanni Bossi vendono (come mai?, per la seconda volta! Si tratta
probabilmente di una investitura livellaria, come si rileva dalle successive
narrative quinta e sesta) i predetti beni di Carnago a d. Luigi Carnaghi figlio
del fu d. Francescolo.
La
terza narrativa dimostra come, alla morte di d. Biondina Pirovano e suo figlio
d. Beltramo Bossi, sopravvissero gli altri figli d. Giovanni, d. Francescolo e
d. Stefanno, eredi del loro padre d. Beltramino Bossi.
La
quarta narrativa[2] crea confusione poiché si
collegata alla prima e riguarda l’acquisto fatto di pertiche 36
in
Carnago per il prezzo di lire 320 di proprietà di d. Filippo Della Croce figlio
del fu d. Alberatolo da d. Stefanolo Bossi che viene detto figlio del fu d.
Beltramino anziché d. Giovannino, chiamando in causa, come comproprietari, i
suoi fratelli d. Francescolo e d. Martinolo che a noi risultano invece essere
d. Andriolo e d. Antonio.
La
questione non è, comunque, di vitale importanza poiché i quattro personaggi in
questione non hanno discendenza e rimane soltanto una questione di nomi.
La
quinta narrativa riguarda il patto di grazia e redenzione dei predette beni di
Carnago di proprietà del predetto d. Filippo Della Croce, rogato dal notaio di
Milano Gasparolo Sommaruga ed espleto dal notaio di Milano Francescolo
Sommaruga, per sei anni fatto da d. Stefanolo Bossi che, ancora una volta,
viene detto figlio del fu d. Beltramino e fratello di d. Francescolo e d.
Martinolo.
La
sesta narrativa è un rogito del notaio di Milano Benedetto Bossi figlio del fu
d. Notolo (sic) ed espleto dal notaio di Milano Giovanni Bossi col quale i
fratelli Bossi concedono l’investitura semplice dei beni siti in Carnago a d.
Filippo Della Croce.
La
settima ed ultima narrativa dice che, alla morte di d. Francescolo Bossi figlio
del fu d. Stefano, ereditarono le sue figlie d. Elisabetta, d. Margherita, d.
Paolina e d. Caterina.
Un
rogito del 19 aprile 1456[3] del
notaio di Milano Cristoforo de Velate figlio del fu d. Antonio abitante in
Varese ci informa di Francescolo Carnaghi figlio e procuratore di suo padre d.
Luigi che denuncia nella casa sita in Azzate dei fratelli d. Giovanni e d.
Stefanino Bossi figli del fu d. Stefanolo la presenta delle loro quattro
sorelle che promuovono una lite. L’atto viene fatto in presenza di Enrico e
Antonio fratelli Bossi detti Bossetti figli del fu d. Giovanni e Andrea Bossi
figlio del fu Lorenzolo, tutti abitanti in Azzate, idonei testimoni.
N.
12
Instrumentum
denunciationis 19 aprilis 1456 in quo sunt:
(in latino, si traduce e si abbrevia)
Prima
narrativa.
Vendita
fatta da D. Biondina Pirovano fq. D. Luca vedova del fu D. Stefanolo Bossi come
tutrice di Francescolo e Stefanino e come curatrice di Beltramino fratelli
Bossi suoi figli e figli di D. Stefanolo q. D. Giovanni Bossi q. D. Andriolo,
dei beni in Carnago pieve di Castelseprio di pertiche 36 rogata dal notaio di
Milano Beltramo Biumi.
Seconda
narrativa.
Vendita
dei predetti beni di Carnago fatta dal sapiente dottore in legge D. Antonio e
D. Andriolo fratelli Bossi figli del predetto D. Giovanni fatta a D. Luigi
Carnaghi fq. D. Francescolo rogata dal notaio di Pavia D. Maffeo Beretta Della
Torre dei nobili di Frascarolo.
Terza
narrativa.
Quando
morì D. Biondina Pirovano e suo figlio D. Beltramo Bossi sopravvissero gli
altri figli Giovanni, Francescolo e Stefanino eredi del loro padre D.
Beltramino.
Quarta
narrativa.
Vendita
fatta da D. Filippo Della Croce fq. D. Albertolo a D. Stefanolo Bossi fq. D.
Beltramino e ai suoi fratelli D. Francescolo e D. Martinolo dei predetti beni
siti in Carnago di pertiche 36 per il prezzo di lire 320.
Quinta
narrativa.
Patto
di grazia e redenzione dei predetti beni per sei anni fatto da D. Stefanolo
Bossi
fq.
D. Beltramino anche a nome dei suoi fratelli Francescolo e Martinolo al
predetto D. Filippo della Croce fq. D. Albertolo rogato dal notaio di Milano
Gasparolo Sommaruga ed espleto dal notaio di Milano Francescolo Sommaruga.
Sesta
narrativa.
Investitura semplice dei detti beni siti in Carnago fatta dai
predetti al predetto Della Croce rogata dal notaio di Milano Benedetto Bossi
fq. D. Notolo (sic) ed espleta dal notaio di Milano Giovanni Bossi.
Settima
narrativa.
Morto
il predetto Francescolo Bossi fq. D. Stefanolo ereditarono le sue figlie
Elisabetta, Margherita, Paolina e Caterina.
19
aprile 1456
Francescolo
Carnaghi figlio e procuratore di suo padre D. Luigi denuncia nella casa sita in
Azzate dei fratelli Giovanni e Stefanino Bossi fq. D. Stefanolo e delle loro
quattro sorelle ut sustineant litem.
Atto
in presenza di Enrico e Antonio fratelli figli del fu D. Giovanni detti
Bossetti e Andrea figlio di Giovanni del q. Lorenzolo Bossi tutti abitanti in
Azzate, testimoni idonei.
Rogito
del notaio di Milano Cristoforo de Velate fq. D. Antonio abitante in Varese.
In
quorum fide hac die 29 may 1757 idest 1757 se manualiter subscripsit idem
egregius Advocatus D. Johannes Sitonus manu propria.
Praemissam subscriptionem factam fuisse a suprascripto
egregio domino advocato don Johanne Sitono manu eius propria et cognita Notario
infrascripto attestatur. Antonius Vicomercatus collegiatus Mediolani notarius,
ac in fidem subscripsit.
d.
Andriolo Bossi
1318
|
|
|--- d. Giovanni o Giovannino o Giovannolo
Bossi
Mediatore della pace nel 1405.
|
|
|--- d. Stefanolo Bossi
| Sp. d. Biondina Pirovano figlia di d.
Luca.
| |
| |
| |--- d. Beltramino Bossi
|
|
| |--- d. Francescolo Bossi
| | |
| | |
| | |--- d. Elisabetta Bossi
| | |
| |
|
| | |--- d. Margherita Bossi
| | |
| | |--- d. Paolina Bossi
| | |
| | |--- d. Caterina Bossi
| |
| |--- d. Stefanino Bossi
| |
| |--- d. Giovanni Bossi
| |
| |--- ……….
| Quattro sorelle che promuovono
una lite il 19 aprile
| 1456.
|
|--- d. Andriolo Bossi
|
|--- d. Antonio Bossi
Famoso nell’arte del
diritto. Questore e consigliere di Filippo
Maria Visconti.
Giureconsulto collegiato dal
1446 al 1494.
[1]
1417 die 3 juny –
venditionis factae per tutricem et curatricem in carta papyri, espressione
usata in Occidente intorno al sec. XII
per indicare la carta di stracci allora
introdotta per soppiantare la pergamena (che a sua volta aveva sostituito l'uso
del papiro).
[2]
1383 die 6 january – Venditio in
pergamena.
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