giovedì 16 luglio 2015

AFFRESCO SULLO SCALONE DI VILLA BOSSI-ZAMPOLLI



Due affreschi, apparentemente slegati uno dall’altro, sono forse l’unica testimonianza che ci è rimasta dell’antico Oratorio di San Biagio, oggi distrutto, che una volta era inglobato nella Villa Bossi-Zampolli, comunemente denominato il Castello di Azzate, o nelle sue immediate vicinanze.
Un edificio dedicato al culto non è facilmente distruggibile soprattutto per l’affezione  che si è creata nei fedeli, i quali considerano la sua perdita quasi come una diminuzione della loro fede.
E’ risaputo che la frazione di Castello disponeva di un altro edificio dedicato al culto, l’Oratorio di San Lorenzo, ma essendo di juspatronato della nobile famiglia Bossi, sentivano più loro quello di San Biagio che potevano frequentare con minore soggezione ed era officiato dal curato di Azzate o da un ecclesiastico forse da loro stessi scelto e, comunque, non imposto dai Bossi che custodivano gelosamente il diritto di eleggere il cappellano di San Lorenzo che, guarda caso, era sempre scelto fra i rampolli della loro famiglia.
Due edifici religiosi alla frazione Castello erano proprio un’esagerazione e diventa veramente fuori portata se si considera che nel territorio di Azzate esistevano altri oratori, oltre alla chiesa parrocchiale di Santa Maria.
Nel centro del paese esisteva l’Oratorio di Sant’Antonio, anch’esso di juspatronato della nobile famiglia Bossi, l’Oratorio dell’Immacolata, l’Oratorio di San Rocco, l’Oratorio di San Giorgio a Vegonno e l’Oratorio delle Case Vecchie o Madonnina del Lago.
Si era perso da molto tempo l’uso del forse più antico Oratorio di San Quirico e Giulitta sulla Collina di S. Quirico e tutti questi edifici sacri fanno comprendere l’importanza che aveva la Parrocchia di Azzate in seno al Vicariato di Varese, uno dei più importanti della diocesi milanese, che fin dal ….. contava ben …… altari e luoghi dedicati al culto.
Non è difficile comprendere che una situazione così florida di edifici religiosi è stata agevolata dalla presenza sul territorio della nobile famiglia Bossi che aveva a disposizione un enorme patrimonio immobiliare i cui proventi potevano essere devoluti al mantenimento degli edifici religiosi.

 


“Tu madre di Dio sei commossa dalle preghiere, infatti la beatitudine di Dio gazie a te diviene clemenza e amore”.
Queste parole scritte in latino sull’invocazione posta nella parte inferiore dell’affresco non si addicono di certo allo scalone d’onore che immette ai saloni del piano nobile della villa in quanto sono più proprie ad un luogo di culto e lo stesso affresco lo vedremmo meglio in una chiesa piuttosto che in una villa di delizia, come doveva essere nelle intenzioni del suo costruttore la Villa Bossi-Zampolli, comunemente detta il Castello di Azzate.


Sorge il dubbio che lo scalone d’onore abbia inglobato un muro preesistente dove era rappresentato in modo del tutto consono l’affresco che rappresenta la Madonna con il Bambino e due santi.
La villa era collegata direttamente con il preesistente Oratorio di S. Lorenzo al Castello, dove la nobile famiglia Bossi poteva esternare la sua devozione alla Vergine e quindi non aveva bisogno di altri luoghi per rendere omaggio alla Madre di Dio.
Nelle relazioni delle visite pastorali condotte dagli arcivescovi di Milano si parla spesso di una Madonna del Castello che potrebbe essere stata conglobata dalla nuova villa fatta costruire dal 1771 al 1779 dal conte Claudio Luigi Bossi. In questo caso l’affresco in questione farebbe parte di un oratorio distrutto e si potrebbe giustificare la sua insolita collocazione odierna.




Il tondo della Madonna con il Bambino, compreso tra le due finestre, dà quasi l’impressione di essere stato inserito sopra le figure dei due santi.
Il restauratore Mauro Nicora vede nell’affresco due mani: quella della Madonna con Bambino e quella dei due santi.


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