La cartografia di Carlo Borromeo fu redatta in occasione
delle visite pastorali che il cardinale eseguiva presso le pievi. Non nasce
quindi da volontà di rappresentazione ma doveva rispondere unicamente a
necessità organizzative di coordinamento tra l’eccezionalità dell’evento
religioso e la possibilità di partecipazione dei fedeli. L’elemento
fondamentale quindi non era la resa dello spazio ma l’individuazione delle
percorrenze e dei tempi. Le mappe sono circa una quarantina, e riordinate da
poco. Posta la premessa sulla finalità si chiarisce il carattere spontaneo
delle stesse e l’inesperienza cartografica degli estensori. Di massima, salvo
qualche caso di “verismo” rappresentativo, le immagini rivestono un carattere
simbolico. Gli elementi funzionali riportati indicano le strade e le loro
connessioni, le distanze, e la gerarchia delle chiese individuate da specifica
simbologia. “Le preposituriali” precisano Ernesto Brivio e Adele Buratti
Mazzotta[1] nel
saggio “Caratteri della cartografia cinquecentesca nella mappe redatte per le
visite pastorali” cui si riferiscono le presenti note sull’argomento, sono
provviste di un campanile con croce a 4 doppi bracci, le parrocchiali
caratterizzate da croce semplice, non esiste invece alcuna simbologia per le
chiese minori.
Talvolta il disegno illustra la morfologia del territorio,
pendenze, coltivazioni, ponti, fiumi. La grafia è “spontanea” e rivela
l’imprecisione degli estensori forse gli stessi religiosi, ciononostante oltre
il valore storico manifestano per l’omogeneità tematica il fascino particolare
degli “ex voto”.
A titolo di esemplificazione si descrive la mappa di
Varese-Arcisate, Olgiate Olona-Busto. La pieve di Varese e Arcisate dedicata a
San Vittore Martire, fu visitata da San Carlo nel 1567 e nel 1573 ebbe un
collegio canonicale mentre un secondo officiava in Santa Maria del Monte. La
chiesa plebana di Varese è ricordata in un documento del 1095. Le mappe sono
due di cui una forse preparatoria. Vi sono indicati l’abbazia di S. Gemolo a
Ganna e di Santa Trinità a Codelago (Capolago), il Castello di Frascarolo,
Villa Medici di Marignano, il Lago di Varese allora chiamato di Gavirate, ampio
di dimensione e ricco di navigli, “il riscontro veristico del Sacro Monte, il
sistema stradale, l’Olona e il sistema torrentizio, i ponti, le distanze, il
perimetro delle pievi confinanti, il Lago Maggiore, il Lago di Lugano, ecc. La
città di forma circolare è avvolta da mura con porte. Graficamente
monocromatica è presente un tentativo di preziosità grafica nella rappresentazione
della città capoluogo e del Sacro Monte. Il sistema montuoso è definito da un
tratto e i compluvi delle valli da un tratteggio “ingenuo”.
[1] Ernesto Brivio, Adele Buratti Mazzotta,
Piergiorgio Figini, Carlo Martora, Ambrogio Palestra, Itinerari di San Carlo
Borromeo nella cartografia delle visite pastorali, Edizioni Unicopli, 1985.
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