venerdì 25 ottobre 2013

Cartografia di Carlo Borromeo

La cartografia di Carlo Borromeo fu redatta in occasione delle visite pastorali che il cardinale eseguiva presso le pievi. Non nasce quindi da volontà di rappresentazione ma doveva rispondere unicamente a necessità organizzative di coordinamento tra l’eccezionalità dell’evento religioso e la possibilità di partecipazione dei fedeli. L’elemento fondamentale quindi non era la resa dello spazio ma l’individuazione delle percorrenze e dei tempi. Le mappe sono circa una quarantina, e riordinate da poco. Posta la premessa sulla finalità si chiarisce il carattere spontaneo delle stesse e l’inesperienza cartografica degli estensori. Di massima, salvo qualche caso di “verismo” rappresentativo, le immagini rivestono un carattere simbolico. Gli elementi funzionali riportati indicano le strade e le loro connessioni, le distanze, e la gerarchia delle chiese individuate da specifica simbologia. “Le preposituriali” precisano Ernesto Brivio e Adele Buratti Mazzotta[1] nel saggio “Caratteri della cartografia cinquecentesca nella mappe redatte per le visite pastorali” cui si riferiscono le presenti note sull’argomento, sono provviste di un campanile con croce a 4 doppi bracci, le parrocchiali caratterizzate da croce semplice, non esiste invece alcuna simbologia per le chiese minori.
Talvolta il disegno illustra la morfologia del territorio, pendenze, coltivazioni, ponti, fiumi. La grafia è “spontanea” e rivela l’imprecisione degli estensori forse gli stessi religiosi, ciononostante oltre il valore storico manifestano per l’omogeneità tematica il fascino particolare degli “ex voto”.
A titolo di esemplificazione si descrive la mappa di Varese-Arcisate, Olgiate Olona-Busto. La pieve di Varese e Arcisate dedicata a San Vittore Martire, fu visitata da San Carlo nel 1567 e nel 1573 ebbe un collegio canonicale mentre un secondo officiava in Santa Maria del Monte. La chiesa plebana di Varese è ricordata in un documento del 1095. Le mappe sono due di cui una forse preparatoria. Vi sono indicati l’abbazia di S. Gemolo a Ganna e di Santa Trinità a Codelago (Capolago), il Castello di Frascarolo, Villa Medici di Marignano, il Lago di Varese allora chiamato di Gavirate, ampio di dimensione e ricco di navigli, “il riscontro veristico del Sacro Monte, il sistema stradale, l’Olona e il sistema torrentizio, i ponti, le distanze, il perimetro delle pievi confinanti, il Lago Maggiore, il Lago di Lugano, ecc. La città di forma circolare è avvolta da mura con porte. Graficamente monocromatica è presente un tentativo di preziosità grafica nella rappresentazione della città capoluogo e del Sacro Monte. Il sistema montuoso è definito da un tratto e i compluvi delle valli da un tratteggio “ingenuo”.



[1]  Ernesto Brivio, Adele Buratti Mazzotta, Piergiorgio Figini, Carlo Martora, Ambrogio Palestra, Itinerari di San Carlo Borromeo nella cartografia delle visite pastorali, Edizioni Unicopli, 1985.

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