Unitamente al fascicolo riguardante la Fabbrica di
serramenti e pavimenti in legno dei Fratelli Bossi & C., gentilmente messa
a disposizione dal signor Francesco Orsi, è unita una “Notificazione
particolare dei Padroni dei Beni per i Grani Minuti, che devono esigere, o che
hanno esatto per Beni dati in affitto, o a Livello, l’anno 1774 adì 28
novembre” ed un’altra simile ma con la data del 7 dicembre 1775.
Da esse si rivela che il nome dei padroni sono gli
illustrissimi signori dottore collegiato di Milano don Antonio Francesco Bossi
e don Gio. Battista Bossi fratelli che per i loro beni di Azzate, Dobbiate,
Brunello e Caronno Ghiringhello pieve di Varese devono notificare moggi 3 e
stari 1 di miglio e panico di fitto e moggi 2 e stari 3 di frumento per l’anno
1774 e moggi 10 per l’anno 1775.
Per loro conto le notificazioni sono sottoscritte da Antonio
Grassini a ciò appositamente delegato.
Abbiamo già segnalato in altro capitolo che il colonnello
Parenti, prima di noi, aveva avuto modo di consultare e riordinare l’archivio
della nobile famiglia Bossi messo a disposizione dalle nobil donne Valentina e
Daria Cottalorda che nutrivano per lui una particolare considerazione e gli
avevano dato ospitalità nei mesi estivi nella loro villa azzatese.
Il colonnello aveva l’abitudine di corredare i documenti che
consultava con una breve descrizione del loro contenuto e, da persona molto
spiritosa, lasciava molto spesso commenti “dissacratori” e non in perfetta
linea con l’indagine storica.
Ad esempio, a proposito del canonico Mera, che, come
sappiamo, ha dato il nome alla Ca’ Mera ed è ancor oggi ricordato per aver
fatto costruire il cosiddetto Arco Mera di Varese che mette in comunicazione la
Piazza S. Vittore con il Corso Matteotti, dice testualmente: “Cercare se il canonico
fu promosso cardinale dal volgo e se già prima la casa fosse d’un suo antenato
cardinale”.
Si sa che in queste cose
il popolo, la voce pubblica o il “volgo”, come dice il colonnello
Parenti, è spesso propenso ad esagerare le cose per cui un semplice canonico di
una collegiata può diventare nientemeno che un cardinale e indurre i più
sprovveduti a ritenere che la Ca’ Mera fosse stata la dimora di un suo antenato
cardinale.
In effetti sappiamo che il canonico Mera abitò ad Azzate
soltanto per pochi anni e si è incorsi forse nell’errore dal fatto che in casa
esisteva un antico stemma che però sappiamo essere quello di Pio IV appartenete
alla famiglia Medici di Marignano.
E’ ancora il colonnello Parenti che ci fornisce informazione
sull’evoluzione che ha subito la Fabbrica di serramenti e pavimenti in legno
che, per la verità, ebbe vita breve in quanto nel 1892 giunse al suo fallimento
e Don Claudio Riva, creditore privilegiato nonché proprietario dell’immobile,
la rilevò in blocco e dette la possibilità ai fratelli Bossi di rimanervi in
qualità di capi operai. Pochi anni dopo, nel 1896, un funesto incendio
danneggiò in modo molto grave i macchinari e si giunse poco dopo alla chiusura
definitiva.
Tuttavia le strutture in cemento armato che costituivano il
basamento su cui scorreva il pesante carrello della sega e della piallatrice
dei tronchi di legno rimasero ancora per lungo tempo e per smantellarli si
dovette ricorrere a piccole cariche di dinamite.
Questo fatto che, a prima vista, poteva sembrare un’esagerazione
del colonnello Parenti è invece una realtà se si considera che, ai tempi, non
esistevano gli attuali martelli pneumatici ed i moderni escavatori per cui era
necessario l’impiego della dinamite.
Allegoria dello stemma Medici di Marignano. |
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