Il 25 marzo 2008 Varese News
presentava il progetto “Museo Epigrafico e Lapidario Verbanese. Parte Prima.
Cimiteri dell’Alto Verbano Lombardo” con queste parole: “Non fuggite le tombe:
sono archivi di pietra!. Gli archivi si presentano sotto forme non solo
cartacee. I cimiteri sono luoghi di conservazione delle spoglie dei defunti,
luogo dove ad essi si tributa mesto affetto e accorato ricordo privato. Ma i
campisanti sono anche preziosi e tutt’altro che tristi depositi di memorie, scritte
nella pietra delle lapidi e dei tumuli. Pietra che purtroppo è tutto, fuorché
duratura. Le lapidi dei cimiteri e delle chiese cimiteriali sono state
spezzate, disperse, cotte per fare calcina, scalpellate perché ingombranti
politicamente, o semplicemente rimosse perché non utili o disutili, o inutili.
Ma la nostra storia è la nostra
coscienza, il nostro futuro prende le mosse dal nostro passato. Non fuggite
dunque le tombe: molto hanno da insegnare, da tramandare, da dire al tempo
nostro presente, al tempo che verrà”.
Secondo la Cronica
di Donato Bossi questa nobile famiglia milanese avrebbe origini addirittura
anteriori all'era volgare e avrebbe adottato l'insegna del bue bianco dopo
averla vista sopra una nave egiziana risultata utile alla fuga.
Pietro Boccalino d'Orta, nella sua Historia
riferisce che i Bossi ebbero già residenza in Milano sin dall'anno 150 dopo
Cristo e Benigno, divenuto santo e ventesimo vescovo della diocesi ambrosiana
(465-472) fu il primo illustre personaggio ad "haver ornato questa
famiglia". Un altro arcivescovo, Ansperto, sedette sulla cattedra di
Sant'Ambrogio dall'868 all'881 ed è ritenuto essere il fondatore della chiesa
di San Satiro.
Maffeo Bossi, amico dell'imperatore Lotario III di
Sassonia venne da questi nominato, nel 1128, suo vicario generale di Lombardia
e governatore di Lodi.
A suo onore si trovano questi antichissimi versi: "Nomen
in Insubribus Bossiis temere, primumque: Ne de te taceat vir bello, paceque
Mapheae maxime non tantum hui, verun et Laudensibus esse Lotharius voluit
Caesar, dominumque ducemque".
Signoreggiarono di certo i Bossi sia nell'Insubria che
nelle valli, castelli e ville[1] onde
non ci si deve meravigliare se da parente e compagno lo trattò l'imperatore
Federico I, avendo forse i vecchi di Svevia con questi potentissimi sovrani
fatte parentele e amicizie.
Parimenti questi antichissimi versi dicono di Maffeo: "Ut
vero Italiam venit Federicus amavit hos socios, tamquam, aut heredes sanguineos,
ampla ornamenta illis regolit, donoque, censeus".
Dopo
i favori ottenuti da Federico Barbarossa, la casata crebbe in prestigio ed in
considerazione tanto da essere inclusa nella Matricola di Ottone Visconti del
1377.
Ormai inserita nel patriziato cittadino, si schiera nel
partito ghibellino.
Si tratta di una scultura della seconda metà del XIV sec.
dei Maestri Campionesi. La parte frontale presenta tre formelle pressoché
quadrate di cui la più significativa è quella centrale. In essa sono raffigurati:
la Vergine assisa in
trono che sostiene il Divin Pargoletto.)
Genuflesso, in atto di donare alla Madonna il modello di
una chiesetta (che ha tutte le caratteristiche dell'antica Chiesa di S. Marco)
è raffigurato Giacomo Bossi, scalzo, vestito con l'abito di cavaliere, con la
spada sul fianco sinistro. L'offerente è presentato alla Madonna dai santi
Ambrogio e Giovanni Battista, riconoscibili il primo dai paramenti vescovili e
dallo scudiscio che tiene nella mano destra; il secondo dagli abiti da
anacoreta e dalla croce. Giacomo Bossi morì nel 1355.
(Vedi anche lo stemma di Gabriele Bossi, suo nipote).
Il Moriggia (PAOLO MORIGGIA, Storia della nobile città
di Milano) riferendo di Gabriele Bossi lo qualifica come un gentiluomo
milanese che, trovandosi potente e ricco, fabbricò a sue spese la Chiesa di S. Ambrogio ad Nemus con
gli altri edifici annessi.
E' tradizione che S. Ambrogio (340-397) usasse di quando
in quando, lasciare la città e ritirarsi in una casetta in mezzo ad un bosco
attraversato da un fiumicello, a meditare e a scrivere.
Casa
e bosco disparvero, ma rimase il nome al luogo, che si chiamò S. Ambrogio ad
Nemus (al bosco).
Importantissimo
fu il convento sorto accanto alla casetta che fu nel frattempo trasformata in
chiesa. Esso sfuggì alla distruzione dei Goti del 539 e, attraverso vicende
alterne, sopravvisse fino al 1375 quando il papa Gregorio XI, in un suo
rescritto da Avignone dell'11 dicembre al Priore di S. Ambrogio ad Nemus,
concedeva a questi frati di condurre la vita con la professione e la regola di
S. Ambrogio, usando il rito ambrosiano.
E' probabile che l'intervento di Gabriele Bossi riferito
dal Moriggia si identifichi proprio al 1389, anno in cui il tempio subì
radicali trasformazioni ed assunse il titolo di Basilica.
Nel 1396 anche il duca di Milano Gian Galeazzo Visconti
manifestava la sua benevolenza verso questo convento, concedendo l'esenzione
dai dazi e dalle gabelle.
Appartenne Gabriele a un'importante famiglia di
giureconsulti; egli stesso vi fece parte dal 1385 al 1392 e nel 1386 fu dei XII
di provvisione. (Documento conservato in A.S.C. - Raccolta Landoni - Cartella
n. 4 presso l'Archivio Storico Civico e Bibliopteca Trivulziana presso il
Castello Sforzesco di Milano. 1.7.1743 comparizione di D. Antonio Francesco
Bossi figlio dell'ill.mo D. Gio. Stefano per il riconoscimento della sua
nobiltà, pagg. 2 e 3). Suo nonno (leggi: padre) Giacomino fu ascritto al
Collegio dal 1348 al 1355 ed ottenne anche il titolo di conte palatino. Con
privilegio concesso dall'imperatore Carlo IV nel 1355, estratto in autentica
forma dalle membrane del Venerando Collegio dei Notai di Milano, ottenne la
facoltà di poter creare notai in virtù della particolare amicizia che lo legava
allo stesso imperatore per essere stato suo auditore nel sacro imperiale
palazzo e suo familiare domestico. Sotto i Visconti fu consigliere di Giovanni
e nel 1350 fu inviato come ambasciatore presso Astorgio di Durafort. Gli fu
contemporaneo Vespasiano, suo fratello, che godette degli stessi privilegi
imperiali e viene nominato in un documento del 4 giugno 1375 come procuratore
ducale di Bernabò Visconti.
Milano. Chiostro di S. Ambrogio ad Nemus. |
TERRITORIO D’AZZATE detto della
VALLE BOS-
SIA PIEVE DI VARESE DUCATO DI
MILA-
NO misurato dal Geometra CARLO
DE COELHO
& FONSECA in occasione
della Misura Generale del No-
vo Censimento dello Stato di
MILANO principiata il giorno
28 Maggio e terminata XI
Luglio.
Coll'assistenza di Francesco
Martignone, Antonio Nicolino e Tomaso Mirasole.
Copiata dal Disegnatore Antonio
Cusani in fogli 14.
ANNO MDCCXXII
Varese. Archivio di Stato. Catasto di Maria Teresa. |
"Fu poi molto accanita la contesa che nel secolo XVII
si era destata intorno alla famiglia di San Benigno vescovo di Milano nel secolo V, se fosse, cioè, dei
Bossi o meglio dei Bensi, lite che ai nostri giorni (1878) sarebbe tosto caduta
da sé, ma che in quel tempo fu seriamente giudicata dalla corte di Roma in
favore dei primi, per un suggello che i Bossi avevano presentato, già rinvenuto
nel 1582 entro l'urna del presule quando San Carlo ne riconobbe le ceneri; non
avvertendo, come nota il Sassi, che al cadere dell'impero, l'antico uso dei
cognomi gentilizi rimase per più di cinque secoli dimenticato, per cui non parve
risollevarsi che intorno al secolo XI (Saxius, archiep. Med., serie I, 129 S.
Benigno).
Al quale proposito aggiunge il Fumagalli, che l'argomento
del suggello renderebbe vieppiù sospetta la cosa".[1]
Duomo di Milano. Tavola cronologica degli arcivescovi. |
[1] MORIGGIA, Libro III
dell'antichità di Milano, cap. XVIII.
Possono rientrare nel lapidario azzatese anche altre lapidi
commemorative (nelle varie chiese, le lapidi dei caduti, sulla torre di S.
Quirico, le lapidi migliari, ecc.).
FERNANDA
COTTALORDA
ELEONORA
COTTALORDA
MDCXVIII CAL. OCT.
La lapide ricorda che lo slargo fu creato grazie al dono del
terreno fatto da Benigno Bossi per comodità e decoro della villa di Vincenzo
Dandolo nel 1813.
Villa oggi chiamata Dandolo-Oppliger-Selene è in stile
neoclassico edificata nel 1810 su disegno dell'arch. Leopoldo Pollack[1], con sopralzo del 1833; è
dotata di parco.
Su un camino è affrescato lo stemma della nobile famiglia
Bossi.
BENIGNO BOSSIO
OB AREAE PARTEM
ULTRO DONATAM ADVERSARUM AEDIUM
DECORI ET COMMODO
VINCENTIUS DANDOLUS
CRATI ANIMI MON.
P.
ANNO MDCCCIII
A BENIGNO BOSSI
PER AVER SPONTANEAMENTE DONATA
UNA PARTE DELL'AREA
A DECORO E COMODITA'
DELL'EDIFICIO DI FRONTE
VINCENZO DANDOLO
CON ANIMO RICONOSCENTE
POSE QUESTO MONUMENTO
NELL'ANNO 1803
Varese. Slargo di Via Walder. Lapide di Benigno Bossi. |
Quasi
sicuramente, esclusivamente i nobili Bossi di Azzate avevano diritto a essere
sepolti nella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria, oltre agli ecclesiastici,
naturalmente, e ne abbiamo la testimonianza da quanto ha lasciato scritto il
notaio Giuseppe Antonio Grassi, figlio di Paolo abitante in Varese, che il 2
luglio 1774 rilasciava una dichiarazione in cui si faceva garante che nel
tumulo posto nella Chiesa di Santa Maria di Azzate vi era una lapide sulla
quale era scolpito lo stemma della nobile famiglia Bossi e riportava la dedica
fatta porre nel 1758 dai fratelli Giovanni Battista e Antonio Francesco Bossi a
ricordo del loro padre Giovanni Stefano e del loro antenato Giovanni Antonio.
D.O.M.
SP. ET M.D. JOA. ANT.
TRIT. PATRI CONDIT.
JO. STEPH. GENIT. O. REST.
ANT. F. PHYS. COLL. ET
JO. BAPT. BOSSIUS J.C.C.
FIL. MAER. P.
ANNO MDCCLVIII
Del
1791 è la scritta sulla tribuna della chiesa di San Lorenzo al Castello di
Azzate:
TRIBUNAM
EX VETUSTATE LABENTEM
STATOR MAIOR
COMES ALOYSIUS BOSSI
PATRONUS
AERE PROPRIO RENOVABAT
MDCCXCI
Di qualche anno più antica una pergamena recentemente
ritrovata, murata sul fronte della villa, con l'iscrizione in corsivo: "Alojsius
Comes Bossius Supremus in Novo comensi Urbe Vigiliarum Praefectus Imperante
Maria Teresia Comitis Juli Caesaris Filius, Mariae Teresiae comitissae
Locatelli Vienensis Maritus; Francisci et Claudi Pater a Fundamernti erigebat
anno 1771 aetatis suae quinquagesimo primo". Sulle assicelle
contenenti la pergamena si legge la data 17 luglio 1771.
ALLA SALMA VENERATA
DEL GENERALE GIACINTO COTTALORDA
PATRIZIO TORINESE
FREGIATO DELL'ORDINE MILITARE DI SAVOIA
DELLA CROCE MAURIZIANA
DELLA LEGIONE D'ONORE
NATO A TORINO IL 13 LUGLIO 1781
MORTO A MILANO IL 13 MARZO 1860
FU TRA I PRODI D'AUSTERLITZ
DA NAPOLEONE PRIMO ASCRITTO
CAVALIERE DELL'IMPERO.
-------
AL PRODE SOLDATO
GLI IMPERITURI OMAGGI
ALLO SPOSO, AL PADRE
IL PIANTO
DELLA CONSORTE MARIANNA
CONTESSA BOSSI
E DEI FIGLI CARLO, GIACOMO,
LUISA.
------
"Che belle ferite ho visto sulla fronte
del bravo e buon generale Cottalorda! Ma su quante
fronti se ne devono vedere perché l'Italia
sia Italia?"
Alessandro Manzoni
Alla santa e venerata memoria
della nobile MARIANNA BOSSI
del fu conte LUIGI
vedova del generale GIACINTO
COTTALORDA
esempio costante di domestiche
virtù
madre amorosissima adorata
il giorno 8 aprile 1881 in Milano
spirava nelle braccia dei suoi
figli
che tanto l'amavano
e che la piangeranno sempre.
Qui dorme nell'eterno riposo
il nobile GIACOMO COTTALORDA
gentiluomo di stampo antico
accreditatissimo agente di
cambio
onorato di perenne fiducia
dalla Cassa di Risparmio delle
Provincie Lombarde
benefattore insigne
dell'Asilo d'infanzia di questo
suo paese.
--------
Benedizioni e pace all'anima
sua.
n. 24 ottobre 1847 m . 5 febbraio 1917.
Nobile donna
NORINA MARIA EVELINA COTTALORDA
nata TELLINI.
Forte spirito in fragili membra
anima buona generosa
tutta accesa di carità
pronta sempre a lenire le
altrui sofferenze
sopportò eroicamente le proprie
che la trassero a morte
lasciando inconsolabile nel
pianto
il consorte adorato
cui fu compagna in letizia
e confortatrice in ansie e in
tristezze.
Nata a Lucca Morta in Azzate
12 ottobre 1857 19 settembre 1908
(Giannino Antona Traversi).
Accanto alla tomba del padre
glorioso soldato sabaudo
al cui nobile esempio informò
la sua vita intera
riposa il nobile cavaliere
colonnello CARLO FELICE
COTTALORDA
ufficiale d'ordinanza di S.M.
Umberto
cavaliere dell'ordine dei SS.
Maurizio e Lazzaro.
------
Nato il 28 febbraio 1845
Morto il 23 settembre 1906
Per tutta la sua laboriosa
milizia
e negli anni brevi del riposo
tre ideali seguì con affetto
costante:
patria, famiglia, religione
e da essi ebbe il pietoso e
fedele ricambio
di onore e di amore e di pace.
Qui riposa
la nobil donna ANGIOLA RIVA
vedova nobile COTTALORDA.
Elette virtù attinse dalla
nobiltà
della sua stirpe
e come creatura di Dio ebbe
sembianze d'angelo.
Madre soave abbellì il culto
della famiglia
sentì profonde le divine
impressioni
di natura ed arte.
Amò con tenace tradizione la
sua terra
e gli umili.
Caro fu il suo sorriso a tutti.
Passò beneficando, santificò
gioie e dolori
e nell'abbandono della sua fede
immensa
sostenne l'angelico trapasso.
--------
Alle desolate figlie
Daria e Valentina
sia luminoso esempio la sua divina ascesa.
n. a Como
m. in Azzate
14 aprile 1861
17 dicembre 1940.
Donna DARIA GIACINTA COTTALORDA
ultima di sua gente
in nobiltà di animo e di fede
raccolse ed insegnò
la distinta dignità del tratto
la fiducia e l'amore alla vita
l'armonia nel pensiero e
nell'opera
il coraggio nella solitudine.
n. a Como m.in Azzate
7 gennaio 1889 11 aprile 1971.
Qui riposa la nobile
donna VALENTINA COTTALORDA
-----
L'anima sua
assetata di bellezza e di
poesia
spazia nelle pure regioni del
cielo.
La sorella e quanti ebbe cari
ne rievocano le doti di mente e
di cuore
l'attività e la forza serena
d'animo
nella gioia e nel dolore.
n. a Como m. in Azzate
19 gennaio 1891 12 settembre 1956
Pace e preghiere
all'anima
di
MARIA BERTOLOTTI COTTALORDA.
n. il 7 gennaio 1886 m . il 27 agosto 1910
-------
Alla dolce memoria
di
FERNANDA
COTTALORDA
che
appena adolescente
seppe virtuosamente soffrire
meritando il paradiso
Nata a Como Morta in Azzate
2 luglio 1892 29 luglio 1905
Affettuoso mesto ricordo
di
ELEONORA
COTTALORDA
che
sfiorando la terra per soli 5
mesi
con ali d'angelo
tornava al cielo.
Nata a Como Morta in Como
25 ottobre 1898 1° gennaio 1899
QUI TRASPORTATA DA COMO
NEL MCMLXIV
RIPOSANO NELLA TOMBA DEI
CONGIUNTI
NOBILI COTTALORDA
LE VENERATE SALME DELLA
NOBILE FAMIGLIA RIVA DI S.
VITALE.
1813 - 1925.
EDES HAS ATTAVORUM BOSSIORUM A
JOANNE BOSSIO PATRE ADAUCTAS
MATTHEUS BOSSIUS IURECONSULTUS ET
SENATOR DETERSO SITU AMMOTA-
QUE RUINOSA SOLITUDINE AMPLIFI-
CAVIT TUM ECIAM MURO ET VALLO
COMMUNIVIT CONSITISQUE AR-
BORIBUS VIRIDARIO ET ORTHIS
EXORNAVIT 1495
QUESTE COSTRUZIONI DEGLI
ANTENATI DEI BOSSI
DA GIOVANNI BOSSI PADRE
ACCRESCIUTE
MATTEO BOSSI GIURECONSULTO E
SENATORE SU UN LUOGO DISTRUTTO
E
ABBANDONATO AMPLIO' ED INOLTRE
CON UN MURO ED UN FOSSATO
FORTIFICO'
ED ABBELLI' CON ALBERI, PARCO
ED ORO
NEL 1495
D.O.M.
NOB. VIRO FRANCISCO BOSSIO
QUOTIDIANI SACRI
AD HOC ALTARE FUNDATORI
CAROLUS CESAR BOSSIUS NEPOS
SACELLI INSTAURATOR
MONUMENTUM P.
ANNO SAL. MDCCXXIX
LAPIDE MURATA ALL'ESTERNO
DELLA BASILICA DI S. MARIA ASSUNTA DI GALLARATE
D.O.M.
HORATIO BOSSIO I.C.
PROTH.° AP.° NOVARIEN. ECC.e
CAN.CO ORD.° AC MA. PAEN.°
QUI ANNO MDCXIII
VII CAL. MARTII
HIC VITA CESSIT SIBI VERO
ET PAULAE SYMONETAE UXORI
ADHUC VIVENTIBUS
TABERNACULUM HOC
QUIETIS POST FATA IULIUS FR.
EXTRUEN. CUR.
A Dio Ottimo e Massimo.
A Orazio Bossi giureconsulto
protonotaio apostolico,
canonico
ordinario, penitenziere
maggiore
della chiesa novarese
che nel 1613
il 7 marzo
da questa vita se ne andò
ed a sé e a Paola Simonetta sua
moglie,
ancora viventi,
questo tabernacolo
per il loro eterno riposo il
fratello Giulio
curò che fosse costruito
1° ottobre 1618.
DEO OPT. MAX.
FR. THOMAS BOSIUS CLAVASIONEN.
VIR OPTIMUS ET HOMO DOCTISS.
HIEROSOLIMITANOR DIV.
PROCANCELLATIUS MOXMELI
TEN PRIMUS EO EX ORDINE
EPISCOPUS HIC SITUS EST IN
CHRISTO VIXIT ANN PLUS
MINUS XLIL OBIIT IDIBUS
AUGUSTI MDXXXIX
S.T.AE.Q.
NUNQUAM MORITUR
QUI BENE VIXERIT
LAPIDE NELLA CHIESA DI S.
ANGELO A MILANO
D. O. M.
SACELLUM
AB HIPPOLITA BOSSIA HIERONIMI
ROZONI
OLIM UXORE
DIVO HIERONYMO
EXTRUCTUM DICATUM DOTATUM
PRAEFECTI CONSORTIO
MISERICORDIAE
HUIUS CIVITATIS HAEREDES
ICONE PICTURIS CLATHRIS
ET SOLO MARMOREO ABSOLVERUNT
TABULAMQUE EX LEGE TESTAMENTI
MEMORIAE MULIERIS BENEFICAE
P. P.
ANNO SAL. 1564
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