Torelli Ludovica contessa di Guastalla
Una delle più significative
conquiste apostoliche di fra Battista fu, come si è accennato, Ludovica
Torelli, una nobildonna che aveva una storia drammatica dietro le spalle,
nonostante l'ancor giovane età. Figlia unica di Achille Torelli, signore di
Guastalla, e di Veronica Pallavicini, aveva sposato appena diciottenne il conte
Ludovico Stanga di Cremona. Qui ebbe l'opportunità di entrare in relazione con
la famiglia Zaccaria e, in particolare, con Antonia Pescaroli. Non si può
definire, il suo, un matrimonio felice: prima le morì la mamma, poi un bambino
ancora in fasce, infine venne a mancare dopo soli tre anni il marito. Non fu
questa, per la verità, una gran perdita: lo Stanga era un accanito giocatore
che aveva scialacquato buona parte delle sue sostanze, creandosi numerosi
nemici a corte. La sua scomparsa fu quasi una liberazione. Ma per Ludovica
altre disgrazie erano purtroppo in arrivo. Rimasta vedova, tornò nella sua
Guastalla e, assediata dall'ingordigia dei parenti che miravano alla sua
eredità, quasi per ripicca si risposò: senza pensarci troppo, a quanto pare,
perché il nuovo marito, il bresciano Antonio Martinenghi, era un tipo da
caserma, prepotente e dal carattere irascibile, con un passato da criminale.
La coppia ebbe un bambino che però morì pochi mesi dopo la nascita: il
Martinenghi ne diede la colpa a Ludovica e più volte la minacciò di morte. Per
fortuna della donna, in una rissa col fratello della prima moglie (che era
stata da lui assassinata a tradimento) costui ebbe la peggio e finì a sua volta
ucciso. Nonostante ciò, Ludovica si prese cura della figliastra del
Martinenghi, educandola nella fede. Bisogna dire che, quantunque le piacesse
la vita brillante, la contessa era sempre stata particolarmente generosa coi
poveri, che aiutava in vari modi. Tuttavia, l'ambiente della corte continuava
ad attirarla e più di un uomo dimostrò di non essere insensibile al fascino
della giovane vedova a cui però la prospettiva di un terzo matrimonio appariva
carica di incognite e di rischi. A richiamarla energicamente alla realtà fu fra
Battista, il quale si trovava a Guastalla in quel periodo: senza peli sulla
lingua, il domenicano le ricordò che, anche se ricca e nobile, i conti con Dio
avrebbe dovuto comunque farli a un certo momento, e che perciò doveva smetterla
di dare scandalo. Inoltre, le fece capire, anche ragionando umanamente, che
vita era quella di una donna costretta a girare con la scorta d'una cinquantina
di armati per garantirsi la sicurezza fuori del suo castello. Per lei c'era un
solo modo per ritrovare la serenità e dare un senso alla vedovanza: spogliarsi
delle sue ricchezze per soccorrere i poveri, e scegliere Dio per il resto dei
suoi giorni. Ludovica intravvide così nella catena di disgrazie che l'avevano
amareggiata in quegli anni un segno della misteriosa pedagogia di Dio.
Scartata l'alternativa del chiostro, che avrebbe scatenato l'assalto dei
parenti ai suoi beni, disse addio al lusso della corte, inaugurandovi un nuovo
stile di vita. Aveva preso come modelli santa Maria Maddalena, la donna dalla
quale Gesù aveva scacciato sette demoni; santa Elisabetta d'Ungheria, moglie di
un re crociato, che rimasta vedova si era dedicata interamente alle opere di
carità, conducendo vita poverissima; e l'apostolo Paolo (di cui prese anche il
nome), il grande convertito che aveva incontrato Cristo risorto sulla via di
Damasco e del quale fra Battista era particolarmente devoto. Dalle parole la
contessa passò presto ai fatti. Nel 1530 la troviamo provvisoriamente a Milano
dove aveva aperto, nei pressi della basilica di S. Ambrogio, una specie di
"ritiro" per donne decise a cambiare vita: ne era direttore
spirituale Battista Canoni. Successivamente, nel tornare a Guastalla, fece
tappa a Cremona, dove aveva trascorso i primi tre anni da sposa. Quasi non
riconosceva la città, tanto lo Zaccaria l'aveva trasformata, e quando seppe chi
era l'autore del "miracolo", si recò anche lei in S. Vitale per
ascoltarlo. Avendolo poi incontrato di persona, ne rimase profondamente
colpita. Le due anime si capirono subito e Ludovica invitò Antonio Maria a
recarsi a Guastalla per ripetervi l'esperimento cremonese. Sarebbe stata
questa la tappa intermedia verso Milano, dove il santo avrebbe trovato il
terreno adatto per attuare il suo programma di rinnovamento cristiano. Il
capoluogo lombardo era già, infatti, nelle intenzioni apostoliche del Carioni,
il quale, avendo in precedenza spinto Gaetano da Thiene a Roma, sperava di dar
vita anche a Milano a un nuovo nucleo di riformatori.
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