Si parla per la prima volta di questa vigna e della casa da
nobile (attuale Villa Mazzocchi) nel testamento di don Gio. Battista Bossi
detto il Passerino del 29 luglio 1677 con il quale assegnò alla propria moglie
donna Gerolama Bossi figlia di Pietro Gerolamo il loro usufrutto unitamente ad
alcuni beni in Gazzada[1].
Donna Gerolama aveva portato in dote una somma cospicua che
il marito, poco prima di morire (+ 17 settembre 1680) aveva impiegato
nell’acquisto di parecchi terreni per un totale di lire 1.169 fra i quali
ricordiamo:
- una vigna arativa sita in Buguggiate di pertiche 12
acquistata da d. Antonio Masnaghi
per il prezzo di lire 700, come da istrumento rogato dal notaio Carlo Antonio Piccinelli
il 22 luglio 1679;
per il prezzo di lire 700, come da istrumento rogato dal notaio Carlo Antonio Piccinelli
il 22 luglio 1679;
- un sedime sito in Buguggiate nella Cascina di Erbamolle
acquistato da Pietro e Domenico
fratelli Bossi per il prezzo di lire 50, come da istrumento del 23 giugno 1663;
fratelli Bossi per il prezzo di lire 50, come da istrumento del 23 giugno 1663;
- un campo sito in Gazzada acquistato da Andrea e Francesco
padre e figlio Baratelli per
il prezzo di lire 150, come da istrumento del 4 agosto 1679;
il prezzo di lire 150, come da istrumento del 4 agosto 1679;
- una vigna sita in Buguggiate denominata al Livello di
pertiche 1 per il prezzo di lire 69,
come da istrumento rogato dal notaio Gaspare Bossi fq. Francesco l’8 novembre 1679;
come da istrumento rogato dal notaio Gaspare Bossi fq. Francesco l’8 novembre 1679;
- un campo sito in Buguggiate denominato alla Belgora di
pertiche 1 ½ e un altro campo
denominato il
Roncaccio di pertiche 2 ½ per il prezzo di lire 200, come da istrumento
rogato il 12 dicembre 1679.
rogato il 12 dicembre 1679.
Donna Gerolama possedeva anche dei crediti personali per un
totale di lire 493 fra i quali
ricordiamo:
ricordiamo:
- lire 150 da Battistino Puricelli di S. Alessandro e
Antonio Cervini della Cascina Madi;
- lire 60 da Battistino Puricelli;
- lire 66 da Gio. Battista Martignoni di Brunello;
- lire 167 da Francesco e Giovanni Chinatti di Daverio;
- lire 50 da Gio. Battista Ghiringhelli di Gazzada e
Francesco Romagnoli di Brunello.
La biada e il vino che si fosse ritrovata nell’eredità di
don Gio. Battista fu da lui destinata per la celebrazione di tante Sante Messe
in suffragio dell’anima sua.
Eredi universali vennero nominati i nipoti don Gio. Stefano
e don Alfonso poiché il testatore non ebbe discendenza.
Affinché non insorgessero controversie tra l’usufruttuaria
ed i nipoti, con l’intermediazione del giureconsulto collegiato Rinaldo Tettoni
di Novara e del capitano Giuseppe Bossi, signore della Val Bodia, e con il
consenso del fisico collegiato Ippolito Bossi figlio del fu Carlo Francesco,
nipote del testatore e congiunto di donna Gerolama, si addivenne ad una transazione
con la quale fu ribadito che la vedova avrebbe goduto solamente l’usufrutto della
Vigna di S. Quirico, della casa da
nobile del Pomairolo e dei beni di Gazzada, mentre i crediti e gli altri
terreni acquistati con la dote di donna
Gerolama sarebbero toccati agli eredi istituiti che venivano gravati del peso
delle Sante Messe di suffragio.
E’ da presumere che la vedova si sia trasferita nella casa
da nobile del Pomariolo e abbia lasciato l’altra casa
da nobile (Villa Bossi-Riva-Cottalorda) ai nipoti, eredi istituiti di suo
marito defunto.
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