giovedì 24 ottobre 2013

Vigna denominata di S. Quirico e casa da nobile del Pomairolo

Si parla per la prima volta di questa vigna e della casa da nobile (attuale Villa Mazzocchi) nel testamento di don Gio. Battista Bossi detto il Passerino del 29 luglio 1677 con il quale assegnò alla propria moglie donna Gerolama Bossi figlia di Pietro Gerolamo il loro usufrutto unitamente ad alcuni beni in Gazzada[1].
Donna Gerolama aveva portato in dote una somma cospicua che il marito, poco prima di morire (+ 17 settembre 1680) aveva impiegato nell’acquisto di parecchi terreni per un totale di lire 1.169 fra i quali ricordiamo:

- una vigna arativa sita in Buguggiate di pertiche 12 acquistata da d. Antonio Masnaghi
  per il prezzo di lire 700, come da istrumento rogato dal notaio Carlo Antonio Piccinelli
  il 22 luglio 1679;
- un sedime sito in Buguggiate nella Cascina di Erbamolle acquistato da Pietro e Domenico
  fratelli Bossi per il prezzo di lire 50, come da istrumento del 23 giugno 1663;
- un campo sito in Gazzada acquistato da Andrea e Francesco padre e figlio Baratelli per
  il prezzo di lire 150, come da istrumento del 4 agosto 1679;
- una vigna sita in Buguggiate denominata al Livello di pertiche 1 per il prezzo di lire 69,
  come da istrumento rogato dal notaio Gaspare Bossi fq. Francesco l’8 novembre 1679;
- un campo sito in Buguggiate denominato alla Belgora di pertiche 1 ½  e un altro campo
  denominato il Roncaccio di pertiche 2 ½ per il prezzo di lire 200, come da istrumento
  rogato il 12 dicembre 1679.

Donna Gerolama possedeva anche dei crediti personali per un totale di lire 493 fra i quali
ricordiamo:

- lire 150 da Battistino Puricelli di S. Alessandro e Antonio Cervini della Cascina Madi;
- lire 60 da Battistino Puricelli;
- lire 66 da Gio. Battista Martignoni di Brunello;
- lire 167 da Francesco e Giovanni Chinatti di Daverio;
- lire 50 da Gio. Battista Ghiringhelli di Gazzada e Francesco Romagnoli di Brunello.

La biada e il vino che si fosse ritrovata nell’eredità di don Gio. Battista fu da lui destinata per la celebrazione di tante Sante Messe in suffragio dell’anima sua.
Eredi universali vennero nominati i nipoti don Gio. Stefano e don Alfonso poiché il testatore non ebbe discendenza.
Affinché non insorgessero controversie tra l’usufruttuaria ed i nipoti, con l’intermediazione del giureconsulto collegiato Rinaldo Tettoni di Novara e del capitano Giuseppe Bossi, signore della Val Bodia, e con il consenso del fisico collegiato Ippolito Bossi figlio del fu Carlo Francesco, nipote del testatore e congiunto di donna Gerolama, si addivenne ad una transazione con la quale fu ribadito che la vedova avrebbe goduto solamente l’usufrutto della Vigna di S. Quirico, della casa da nobile del Pomairolo e dei beni di Gazzada, mentre i crediti e gli altri terreni  acquistati con la dote di donna Gerolama sarebbero toccati agli eredi istituiti che venivano gravati del peso delle Sante Messe di suffragio.
E’ da presumere che la vedova si sia trasferita nella casa da nobile del Pomariolo e abbia lasciato l’altra casa da nobile (Villa Bossi-Riva-Cottalorda) ai nipoti, eredi istituiti di suo marito defunto.





[1] Vedi documento n. 987.

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