Stemma della famiglia Bossi affrescato sul prospetto della cosiddetta Casa Magni di Azzate. |
INTRODUZIONE
Il Varesotto dal Medioevo ad oggi, ha vissuto le vicende storiche di gran parte della Lombardia ma soprattutto di Milano, dove di norma risiedevano i signorotti locali che qui avevano le loro dimore di campagna.
Dalla preistoria agli inizi del 1900 ha avuto una prevalente vocazione agricola ed artigianale che poi gradualmente, in particolare con l’arrivo della ferrovia, diventò turistica, prima con le belle ville e poi col turismo popolare.
I Galli arrivarono nel nostro territorio probabilmente nel 388 a.C. e si aggiunsero ai palafitticoli e agli etruschi, diventando abitatori stabili del nostro territorio. Essi lasciarono vestigia a Voltorre, a Cocquio, a Malgesso, a Laveno, a Cuvio, a Galliate, a Lomnago e ad Arsago Seprio.
Le terre di Azzate furono probabilmente abitate sin dall’antichità e certo vennero solcate da militari e mercanti che percorrevano la strada romana che univa Varese al porto lacustre di Angera sul Lago Maggiore, lungo la quale sorgono ancora diverse testimonianze dei secoli remoti.
Incerta risulta l’origine del toponimo, che potrebbe risalire al latino acies. Già prima dell’anno 1000 molte pergamene attestano l’esistenza di Aciate.
Diverse carte documentano, sia nei nomi di persone, sia in dichiarazioni davanti ai notai, il perdurare dell’influsso longobardo , anche se questo Regno era scomparso sin dall’anno 774.
Già prima dell’anno 1000 aveva notevole importanza l’arcipretura di santa Maria del Monte e relativo santuario benedettino, cui molte terre di qui e al di là del lago appartenevano. Successivamente l’insediamento benedettino assunse una crescente importanza non solo per la vita religiosa ma anche per quella sociale ed economica di alcuni paesi del circondario come Brunello, Crosio, Capolago, Voltorre[1], Luvinate.
Il monastero delle suore benedettine di Luvinate, di cui la prima notizia risale al 1129, crebbe nel tempo con i lasciti delle famiglie facoltose e nobili, tanto che nel ‘600 importanti porzioni dei territori comunali della pieve di Varese appartenevano al Convento benedettino di Sant’Antonino.
Dopo l’XI secolo i benedettini procedettero alla costruzione accanto alla Chiesa della torre e del monastero vero e proprio, con il piccolo chiostro quattrocentesco ed il campanile romanico. Il Monastero benedettino risulta la più importante traccia artistico-architettonica presente nel territorio di Luvinate.
Anche Azzate rimase certamente coinvolto nelle lotte intestine milanesi fra i Della Torre ed i Visconti, con la vittoria finale di questi ultimi che portò alla distruzione della roccaforte di Castelseprio. Durante queste lotte la famiglia Bossi parteggiò per i Visconti dai quali trasse notevoli vantaggi e riconoscimenti.
In località Castello sorgeva già nel 1290 una fortificazione che apparteneva ai fratelli Aurigale, Tommaso e Beltramo Bossi figli del fu Rabalio e nel centro storico una probabile torre di avvistamento detta poi il Pretorio era già stata edificata con materiale proveniente da una fortificazione romana.
A cavallo fra il Quattrocento ed il Cinquecento il Ducato di Milano, passato dai Visconti agli Sforza, così come altri potentati d’Italia, per mantenere il potere cominciò a richiedere l’intervento di sovrani stranieri. Già sul finire del XV secolo Ludovico il Moro aveva chiamato in aiuto Carlo VIII, re di Francia, sentendosi minacciato dal regno di Napoli.
Nel 1499 Luigi XII, re di Francia, occupò Milano, in base alla sua discendenza viscontea. La lotta fra Francia, Spagna e l’Impero asburgico ebbe alterne fortune , sinché nella seconda metà del Cinquecento Milano divenne spagnola, sotto Filippo II.
Tuttavia, per la straordinaria attività pastorale di Carlo Borromeo, proseguita poi dal Cardinale Visconti e dal cardinale Federico Borromeo, le terre ambrosiane vennero preservate contro le prevaricazioni spagnole. Famoso è l’intervento di San Carlo Borromeo che nel 1567 intervenne contro fatti contrari alla morale cattolica dell’epoca avvenuti nel Monastero di Luvinate e trasferì a Varese le monache benedettine. Questo fatto portò però ad una progressiva decadenza del monastero e della chiesa di Luvinate, presto mutilati da massari e coloni che ne fecero ripostigli e magazzini e sorte non diversa toccò agli altri cenobi già ricordati.
Il Settecento si aprì con la guerra detta di “successione spagnola” (1702-1713) che portò alla fine della dominazione spagnola e l’inizio di quella austriaca. Le truppe asburgiche avevano occupato Milano sin dal 1706, inaugurando un periodo di efficienza amministrativa notevole, i cui effetti si ebbero anche ad Azzate, a partire dai termini di confine posti con certezza nel 1709 e tuttora esistenti.
I sovrani Carlo VI (171-1740), Maria Teresa (1740-1780) e Giuseppe II (1780-1790) avviarono incisive riforme. Carlo VI avviò fra notevoli difficoltà il grandioso disegno di un catasto modernamente concepito che ridistribuisse in modo più equo le imposte fondiarie. Sua figlia, Maria Teresa, non solo portò a termine tale progetto, ma centralizzò e razionalizzò la vita politico-amministrativa. Abolì la venalità delle cariche pubbliche, reclutando il personale solo in base al merito e competenze personali, promosse il miglioramento dell’istruzione scolastica nonché lo sviluppo di vari rami dell’economia. Infine l’azione di Giuseppe II fu ancora più illuminata, abolendo la censura ed introducendo un nuovo codice penale. Egli sferrò anche una offensiva contro la Chiesa, sottoponendola al controllo statale.
Gli effetti di questi monarchi i sentirono anche ad Azzate, ove dal 1755 l’Amministrazione Comunale venne affidata al Convocato Generale, ossia all'Assemblea di tutti i possessori, a 3 deputati dell’estimo, al sindaco ed al console. Il Convocato Generale, convocato 2 volte l’anno, approvava il bilancio ed assegnava le cariche. Ogni decisione doveva poi essere ratificata dal cancelliere, di nomina regia, per la verifica del rispetto delle leggi.
Con la Rivoluzione Francese (1789) e la conquista della Lombardia da parte di Napoleone Bonaparte (maggio 1796) che creò la Repubblica Cisalpina, si ebbero importanti riflessi amministrativi e istituzionali: nel giugno 1797 Azzate entrò a far parte del Dipartimento del Verbano, nel settembre passò a quello dell’Olona ed infine nel maggio 1801 a quello del Lario (Como). Grande clamore aveva destato nel 1798 la soppressione di molti monasteri, insieme ad altri enti ecclesiastici. Gli ingenti beni furono incamerati dalla Repubblica Cisalpina e venduti all’asta. Altro importante provvedimento fu la continuazione della Strada Napoleona, che univa Como con Varese, che fu fatta proseguire per il collegamento fra Varese e Laveno, e la Strada del Sempione.
Incerta risulta l’origine del toponimo, che potrebbe risalire al latino acies. Già prima dell’anno 1000 molte pergamene attestano l’esistenza di Aciate.
Diverse carte documentano, sia nei nomi di persone, sia in dichiarazioni davanti ai notai, il perdurare dell’influsso longobardo , anche se questo Regno era scomparso sin dall’anno 774.
Già prima dell’anno 1000 aveva notevole importanza l’arcipretura di santa Maria del Monte e relativo santuario benedettino, cui molte terre di qui e al di là del lago appartenevano. Successivamente l’insediamento benedettino assunse una crescente importanza non solo per la vita religiosa ma anche per quella sociale ed economica di alcuni paesi del circondario come Brunello, Crosio, Capolago, Voltorre[1], Luvinate.
Il monastero delle suore benedettine di Luvinate, di cui la prima notizia risale al 1129, crebbe nel tempo con i lasciti delle famiglie facoltose e nobili, tanto che nel ‘600 importanti porzioni dei territori comunali della pieve di Varese appartenevano al Convento benedettino di Sant’Antonino.
Dopo l’XI secolo i benedettini procedettero alla costruzione accanto alla Chiesa della torre e del monastero vero e proprio, con il piccolo chiostro quattrocentesco ed il campanile romanico. Il Monastero benedettino risulta la più importante traccia artistico-architettonica presente nel territorio di Luvinate.
Anche Azzate rimase certamente coinvolto nelle lotte intestine milanesi fra i Della Torre ed i Visconti, con la vittoria finale di questi ultimi che portò alla distruzione della roccaforte di Castelseprio. Durante queste lotte la famiglia Bossi parteggiò per i Visconti dai quali trasse notevoli vantaggi e riconoscimenti.
In località Castello sorgeva già nel 1290 una fortificazione che apparteneva ai fratelli Aurigale, Tommaso e Beltramo Bossi figli del fu Rabalio e nel centro storico una probabile torre di avvistamento detta poi il Pretorio era già stata edificata con materiale proveniente da una fortificazione romana.
A cavallo fra il Quattrocento ed il Cinquecento il Ducato di Milano, passato dai Visconti agli Sforza, così come altri potentati d’Italia, per mantenere il potere cominciò a richiedere l’intervento di sovrani stranieri. Già sul finire del XV secolo Ludovico il Moro aveva chiamato in aiuto Carlo VIII, re di Francia, sentendosi minacciato dal regno di Napoli.
Nel 1499 Luigi XII, re di Francia, occupò Milano, in base alla sua discendenza viscontea. La lotta fra Francia, Spagna e l’Impero asburgico ebbe alterne fortune , sinché nella seconda metà del Cinquecento Milano divenne spagnola, sotto Filippo II.
Tuttavia, per la straordinaria attività pastorale di Carlo Borromeo, proseguita poi dal Cardinale Visconti e dal cardinale Federico Borromeo, le terre ambrosiane vennero preservate contro le prevaricazioni spagnole. Famoso è l’intervento di San Carlo Borromeo che nel 1567 intervenne contro fatti contrari alla morale cattolica dell’epoca avvenuti nel Monastero di Luvinate e trasferì a Varese le monache benedettine. Questo fatto portò però ad una progressiva decadenza del monastero e della chiesa di Luvinate, presto mutilati da massari e coloni che ne fecero ripostigli e magazzini e sorte non diversa toccò agli altri cenobi già ricordati.
Il Settecento si aprì con la guerra detta di “successione spagnola” (1702-1713) che portò alla fine della dominazione spagnola e l’inizio di quella austriaca. Le truppe asburgiche avevano occupato Milano sin dal 1706, inaugurando un periodo di efficienza amministrativa notevole, i cui effetti si ebbero anche ad Azzate, a partire dai termini di confine posti con certezza nel 1709 e tuttora esistenti.
I sovrani Carlo VI (171-1740), Maria Teresa (1740-1780) e Giuseppe II (1780-1790) avviarono incisive riforme. Carlo VI avviò fra notevoli difficoltà il grandioso disegno di un catasto modernamente concepito che ridistribuisse in modo più equo le imposte fondiarie. Sua figlia, Maria Teresa, non solo portò a termine tale progetto, ma centralizzò e razionalizzò la vita politico-amministrativa. Abolì la venalità delle cariche pubbliche, reclutando il personale solo in base al merito e competenze personali, promosse il miglioramento dell’istruzione scolastica nonché lo sviluppo di vari rami dell’economia. Infine l’azione di Giuseppe II fu ancora più illuminata, abolendo la censura ed introducendo un nuovo codice penale. Egli sferrò anche una offensiva contro la Chiesa, sottoponendola al controllo statale.
Gli effetti di questi monarchi i sentirono anche ad Azzate, ove dal 1755 l’Amministrazione Comunale venne affidata al Convocato Generale, ossia all'Assemblea di tutti i possessori, a 3 deputati dell’estimo, al sindaco ed al console. Il Convocato Generale, convocato 2 volte l’anno, approvava il bilancio ed assegnava le cariche. Ogni decisione doveva poi essere ratificata dal cancelliere, di nomina regia, per la verifica del rispetto delle leggi.
Con la Rivoluzione Francese (1789) e la conquista della Lombardia da parte di Napoleone Bonaparte (maggio 1796) che creò la Repubblica Cisalpina, si ebbero importanti riflessi amministrativi e istituzionali: nel giugno 1797 Azzate entrò a far parte del Dipartimento del Verbano, nel settembre passò a quello dell’Olona ed infine nel maggio 1801 a quello del Lario (Como). Grande clamore aveva destato nel 1798 la soppressione di molti monasteri, insieme ad altri enti ecclesiastici. Gli ingenti beni furono incamerati dalla Repubblica Cisalpina e venduti all’asta. Altro importante provvedimento fu la continuazione della Strada Napoleona, che univa Como con Varese, che fu fatta proseguire per il collegamento fra Varese e Laveno, e la Strada del Sempione.
Passata la dominazione francese, l’Impero austriaco riprese il controllo del Lombardo-Veneto dopo il Congresso di Vienna. Province e Comuni furono retti da congregazioni composte dai cittadini agiati. Ogni parrocchia doveva aprire una scuola (confessionale) e Azzate poté aprire una sua scuola elementare.
Dopo i moti risorgimentali del 1848, scacciati gli austriaci da Milano, fu decretata la leva di massa e la costituzione di una Guardia Nazionale a cui Azzate dovette partecipare con ben numerose guardie.
Nel 1861, anno primo del censimento nazionale, Azzate contava 1.424 abitanti. Agli albori del Novecento gli abitanti erano 1.508. I progressi economici e sociali furono assai lenti. Tuttavia, vari nuovi facoltosi borghesi (imprenditori, professionisti) acquistarono beni immobili siti nel territorio comunale attratti dal clima e dalla bellezza del paesaggio. Costoro costruirono alcune ville e palazzi ancora oggi presenti in Azzate.
Le condizioni della popolazione erano misere e molti erano costretti ad emigrare in via temporanea o definitiva. Ad Azzate le idee socialiste penetrarono a partire dall’ottobre 1888 in relazione alle agitazioni promosse da Luigi Alesini, leader degli operaisti “Figli del Lavoro”. A Scirello fu fondata una “Lega della Resistenza e dei Figli del Lavoro”. Il progresso tecnico toccò finalmente anche il nostro paese: nel 1909 inizia la costruzione della tramvia Varese-Azzate, con le rotaie poste su un nuovo tronco di strada.
Sino al termine del primo conflitto mondiale Azzate espresse una serie di sindaci di orientamento clerico-moderato. Il suffragio universale (solo maschile) era stato introdotto dal 1913.
La Grande Guerra 1915-18 portò gravi lutti agli azzatesi che vi parteciparono con molti richiamati.
Dopo i moti risorgimentali del 1848, scacciati gli austriaci da Milano, fu decretata la leva di massa e la costituzione di una Guardia Nazionale a cui Azzate dovette partecipare con ben numerose guardie.
Nel 1861, anno primo del censimento nazionale, Azzate contava 1.424 abitanti. Agli albori del Novecento gli abitanti erano 1.508. I progressi economici e sociali furono assai lenti. Tuttavia, vari nuovi facoltosi borghesi (imprenditori, professionisti) acquistarono beni immobili siti nel territorio comunale attratti dal clima e dalla bellezza del paesaggio. Costoro costruirono alcune ville e palazzi ancora oggi presenti in Azzate.
Le condizioni della popolazione erano misere e molti erano costretti ad emigrare in via temporanea o definitiva. Ad Azzate le idee socialiste penetrarono a partire dall’ottobre 1888 in relazione alle agitazioni promosse da Luigi Alesini, leader degli operaisti “Figli del Lavoro”. A Scirello fu fondata una “Lega della Resistenza e dei Figli del Lavoro”. Il progresso tecnico toccò finalmente anche il nostro paese: nel 1909 inizia la costruzione della tramvia Varese-Azzate, con le rotaie poste su un nuovo tronco di strada.
Sino al termine del primo conflitto mondiale Azzate espresse una serie di sindaci di orientamento clerico-moderato. Il suffragio universale (solo maschile) era stato introdotto dal 1913.
La Grande Guerra 1915-18 portò gravi lutti agli azzatesi che vi parteciparono con molti richiamati.
Parecchi di loro non tornarono. Nel 1917, dopo la disfatta di Caporetto arrivarono molti profughi veneti e molti di loro decisero di fermarsi definitivamente nel paese.
Dal 1920 il Municipio fu retto dai socialisti che avevano vinto le elezioni comunali.
Dopo la marcia su Roma (ottobre 1922) le Istituzioni nazionali ed il Re non seppero opporsi all’avvento del fascismo. Nel dicembre 1926 il regime creò alcune province, tra le quali quella di Varese.
Dal 1920 il Municipio fu retto dai socialisti che avevano vinto le elezioni comunali.
Dopo la marcia su Roma (ottobre 1922) le Istituzioni nazionali ed il Re non seppero opporsi all’avvento del fascismo. Nel dicembre 1926 il regime creò alcune province, tra le quali quella di Varese.
Nel gennaio 1927 Varese fu elevata a capoluogo di provincia, esaudendo cosi un'antica aspirazione dei varesini, desiderio che qualche anno prima si era manifestato apertamente con una richiesta ufficiale a Mussolini. Tornando alla creazione della nuova provincia, va notato che al gennaio 1927 essa contava 201 comuni, ossia quelli dell'ex circondario varesino, più larga parte di quelli dell'ex circondario di Gallarate. Il capoluogo era decisamente modesto rispetto alla vastità dei territorio provinciale, per di più assai popoloso. Per questo motivo, parallelamente ai lavori di ampliamento urbano e di rifacimento architettonico, venne dato vita ad un processo di annessione dei comuni limitrofi e con il 1° gennaio 1928 Induno, Velate, Masnago, Bízzozero, S. Ambrogio, Bobbiate, Capolago, Lissago e S. Maria del Monte furono uniti a Varese, che guadagnò in tal modo circa 2.000 ettari di territorio e oltre 13.000 abitanti. Nel marzo 1929, fatto per noi più interessante, Morosolo perse la municipalità e una larga fetta del suo territorio andò a ingrandire ulteriormente il comune varesino, il resto venne aggregato a Casciago. In sostanza Calcinate Inferiore e Superiore, Mustonate, Gudo e Gaggio passarono a Varese, mentre Morosolo si unì al comune di Casciago, il quale ebbe anche parte dei territori di Velate e di Masnago. Dei 1007 abitanti dell'ex comune di Morosolo 692 divennero varesini, 315 casciaghesi.
La volontà di accentramento e di rigido controllo, senza più spazio alcuno per i diritti politici e civili, indusse il fascismo a ridurre drasticamente il numero delle amministrazioni comunali. Fu così che Azzate perdette la propria autonomia amministrativa, con l’accorpamento dei Comuni di Buguggiate e Brunello e per trent’anni non furono pochi i disagi di tale aggregazione.
Azzate (C.A.P. 21022) dista 7 chilometri da Varese, capoluogo della omonima provincia cui il comune appartiene.Azzate conta 3.820 abitanti (Azzatesi) e ha una superficie di 4,7 chilometri quadrati per una densità abitativa di 812,77 abitanti per chilometro quadrato. Sorge a 332 metri sopra il livello del mare.
Il municipio è sito in Via Conti Benizzi Castellani 1, tel. 0332-456311 fax. 0332-458738.
Cenni anagrafici: Il comune di Azzate ha fatto registrare nel censimento del 1991 una popolazione pari a 3.712 abitanti. Nel censimento del 2001 ha fatto registrare una popolazione pari a 3.820 abitanti, mostrando quindi nel decennio 1991 - 2001 una variazione percentuale di abitanti pari al 2,91%.
Gli abitanti sono distribuiti in 1.485 nuclei familiari con una media per nucleo familiare di 2,57 componenti.
Cenni geografici: Il territorio del comune risulta compreso tra i 238 e i 415 metri sul livello del mare.
L'escursione altimetrica complessiva risulta essere pari a 177 metri.
Cenni occupazionali: Risultano insistere sul territorio del comune 140 attività industriali con 609 addetti pari al 44,19% della forza lavoro occupata, 98 attività di servizio con 250 addetti pari al 7,11% della forza lavoro occupata, altre 115 attività di servizio con 383 addetti pari al 18,14% della forza lavoro occupata e 21 attività amministrative con 132 addetti pari al 8,35% della forza lavoro occupata.
Risultano occupati complessivamente 1.378 individui, pari al 36,07% del numero complessivo di abitanti del comune.
I dieci cognomi maggiormente diffusi sono:
- Bernasconi 64 individui
- Ballerino 41 individui
- Nicora 38 individui
- Tibiletti 38 individui
- Ghiringhelli 35 individui
- Broggi 25 individui
- Sessa 23 individui
- Chiaravalli 20 individui
- Colombo 20 individui
- Giamberini 20 individui
Già Cesare Cantù nella Grande illustrazione del Lombardo-Veneto[2] così si esprimeva a proposito di Azzate: “Nel distretto di Varese si trovano molte terre che hanno comune lo splendore del cielo, l'ubertà del terreno, l'aria salubre, la vaghezza dei prospetti, e quasi generalmente anche i tesori geologici, di cui sa l'industria trarre profitto. Fra di essi vogliono speciale ricordanza AZZATE, donde ebbero origine molte famiglie illustri, tra le quali la Bossi, di cui fu San Benigno, divenuto nel 465 vescovo di Milano. Alla parrocchia di Santa Maria aggiunge pregio un prezioso dipinto di Callisto Piazza da Lodi. La casa Ubicini[3], acquistata da Maria Cristina vedova del re Carlo Felice di Sardegna, fu convertita in villa principesca e lasciata da lei morendo al conte Avogadro di Collobiano.”
Con queste poche parole egli ha voluto mettere in risalto gli aspetti ambientali di Azzate, le “famiglie illustri” che vi abitarono, anche se non furono propriamente originarie del paese, i tesori architettonici della chiesa parrocchiale e delle ville patrizie, una delle quali ospitò addirittura una regina, che sono appunto le peculiarità del nostro paese.
In più il grande scrittore dava anche queste informazioni: “Azzate dista dal capo provincia[4] Km. 19,69, ha una superficie di pertiche censuarie 5.787 così suddivise: 4.976 asciutti, 455 a bosco, 356 incolti stimate complessivamente scudi 39.011,5,3” e poiché faceva riferimento all’industria dà anche il numero delle ditte che nel 1851 erano 95.
[1] Nel 1798 il monastero di Voltorre, dopo decreti di requisizione di Napoleone, passa a famiglie private della zona che lo fanno andare in rovina.
[2] 1859, vol. III, pag. 883
[3] Attuale Villa Bossi-Zampolli.
[4] Che allora era Como.
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