Milano
1684 adì 16 marzo
In
quanto agli ultimi rilievi fatti dai Signori fratelli Gio. Stefano e Alfonso
Bossi intorno alla loro divisione si dichiara come segue:
- che la foglia dei
moroni spettante alla dote della Signora Livia resti conforme alla stima
del Signor Cillia.
- Che la casa delle Collodre, quale non è compresa nel livello resti al detto Signor Gio. Stefano in compenso della maggior quantità delle riparazioni da farsi sopra le case a lui toccate.
- Che le piante restino eguagliate godendo ogni anno le sue tornateli ne beni a loro rispettivamente assegnate.
- Che per rispetto de mobili ossia suppellettili si stia nel già aggiustato.
- Che per rispetto delle gioie e veste nuziale fatte alla detta Signora Livia moglie del detto Signor Stefano, e crediti del medesimo Signor Stefano scossi cioè dai massari di Sant’Alessandro, da quelli delle Collodre, in Erbamolle, da Antonio Ravarino e dai consorti Daverio in Bodio, sia obbligato il medesimo Signor Stefano cedere al medesimo Signor Alfonso il credito dei suddetti Daverio di Bodio ossia censo il lire 200, con che esso Signor Stefano si obblighi mantenersi creditore delle suddette lire 200, e quando non fosse tanto il credito sarà obbligato detto Signor Gio. Stefano pagare al suddetto Sig. Alfonso o suoi per quel tanto che mancherà al supplemento di lire 200, e questo nel termine di mesi tre dopo si sarà conosciuto cosa sia il giusto debito di detti Daverio, con che però restino propri del detto Signor Gio. Stefano tutti i crediti di sopra nominati, o scossi, o non scossi, eccetto la suddetta partita di quelli di Bodio suddetti, e più a riguardo delle suddette cose rilasciate al suddetto Signor Stefano, jure e altro si dichiara che detto Signor Stefano lasci al suddetto Signor Alfonso il vasello grande di brente 20 o come in fatti pieni di vino di quello è nella cantina di Sant’Alessandro dove quel vasello si trova nella detta cantina con il vino che è dentro essendo pieno, e non essendo pieno riempirlo del medesimo vino, che si trova in detta cantina, con che però il medesimo Signor Alfonso rinunci alla ragione delle lire 900 depositate o rilasciate sopra il credito dal causidico collegiato Signor Gio. Battista Bosso preteso e ora compromesso nel J.C.C. Signor Dottore Rinaldo Tettoni di Novara, delle quali lire 900 ne appare da istrumento rogato dal C.C. Carlo Antonio Crivelli, obbligandosi però esso Signor Gio. Stefano conservare indenne il suddettoSignor Alfonso d’ogni pretensione tiene detto Signor Gio. Battista per crediti, in strumenti o altro spettanti al Patrocinio delle liti da esso fatte o fatte fare a favore di detti Signori fratelli in qualsivoglia causa da oggi retro in maniera tale che il suddetto Signor Alfonso non possa mai essere molestato a causa di detti patrocini o altra causa.
Io
Giovanni Beolchi curato di Busto Garolfo ho fatto la suddetta dichiarazione.
Io
Giuseppe Bossi ho fatto la suddetta dichiarazione.
Io
Gio. Stefano Bossi accetto la suddetta dichiarazione.
Io
Alfonso Bossi accetto la suddetta dichiarazione.
(Parte
toccata al Signor Gio. Stefano e parte toccata al Signor Alfonso con aver fatta
la deduzione al detto Signor Stefano sì per la dote dovuta alla Signora Livia
come per i carichi e soldati).
Alla
porzione del Signor Gio. Stefano:
Livello
di S. Angelo lire 24.-
Livello
di Paolo Marosso lire 8. 4.1
Si
deduce per dote lire 352.-
Perticati lire 84
Livello
al fu Sig. Caiello lire 24.16
Al
fu Zoccho lire 3. 4
Per
perticati rurali lire
28
Per
perticati civili lire 59. 3.3
Cavata
toccata al Signor Gio. Stefano:
La
possessione del Bosco Rotondo lire
759.3
Livello
delle Collodre lire 212.5.-
Il
Breno lire 74. 3.-
Il
Gagetto lire 25.10.-
Il
Roncasnino lire 89. 5.-
Altri
beni di livelli e altro lire 183.10.-
--------------
Totale lire 1343.13.-
Al
Signor Gio. Stefano si deve per la sua porzione:
Prima
lire 822.-
Per
la Signora Livia lire 357
Per
la deduzione dei carichi per teste dodici lire 84.-
Livello
al Signor Curato d’Azzate lire
20.-
Al
Signor Zocco
lire 3. 4.-
Altro
livello al Signor Curato ossia legato lire
4.16.-
Per
perticati rurali
lire 28. 9.-
Per
perticati civili
lire 39. 3.6
-------------
Totale lire 199.12.6
Il
conto fatto si da al Signor Stefano lire
32.1.6
Per
pagamento di detta .... ad Andrea Marosso lire
32.-
Il
livello di Paolo Marosso spettante al Signor Stefano lire 6.3
Il
livello di S. Angelo toccato al Signor Alfonso con
intelligenze
sino che dura l’esenzione e poi si riscuoterà
per
metà.
Il
Signor Alfonso riscuoterà dal detto massaro lire 4.19
Cavata
toccata al Signor Alfonso:
Cavata
di Sant’Alessandro lire 600
Cavata
d’altri beni e livelli in Azzate
che
è il Roncasnino lire
121.13.-
La
casa del Bartolotto lire 11.-
La
casa del Pelandino lire 23.-
Livello
di Montonate lire 7.12
Livello
del Ballerio lire 4.-
L’Oretto lire 39.5
Livello
al Signor Curato d’Azzate ossia
legato
di messe lire
11.17.6
--------------
Lire
822.-
Lire 2.15.6
Quello
che si è concertato qui in Milano è che mio fratello abbia di darmi il vassello
grande de brente 20 pieno di vino come si trova, e se non è pieno empirlo del
vino di detta cantina di Sant’Alessandro.
Con
di più darmi lire 200 del credito de Daverii di Bodio, e quando non siano detti
Daverii debitori di detta somma, che mio fratello sia tenuto compire del suo
nel termine di mesi tre e che io abbia di rilasciare a lui libero la scorta e
fitti dei massari nominati nella scrittura fatta come sopra e osservare tutto
che in detta scrittura si contiene.
(Scritture
private tra i Signori Alfonso e Gio. Stefano fratelli Bossi
come
segue:
Segnat.
N. 1 – 1683 6 novembre: patti diversi tra detti Signori Fratelli
in
seguito all’istrumento di transazione seguito tra i medesimi.
Segnat.
N. 2 – 1683 6 dicembre: divisioni seguite tra detti Signori fratelli.
Segnat.
N. 3 – 1684 18 marzo: altri patti tra detti Signori fratelli intorno
alle
suddette divisioni.
Segnat.
N. 4 – 1685 27 aprile: altra scrittura dei patti da osservarsi tra i
suddetti
Signori fratelli (n. 2 copie).
N.
4
1683
adì 26 novembre dopo pranzo
Stima
fatta nelle Vigne del Bosco Rotondo in tutto brente 36 e ½.
Foglia
de moroni fatta nella Vigne e Campi del suddetto luogo in tutto
lire
3.040
Subscripta
Io Melchion Tibiletto come eletto dal Signor Alfonso Bosso
ho
stimato come sopra.
Subscripta
Francesco Pacinello a nome e di commissione di Giovanni
Orlando
per non saper lui scrivere ho firmato la presente per essere stato
eletto
dal Signor Gio. Stefano Bosso.
Io
Carlo Francesco Ballerio agrimensore fui presente alla suddetta stima.
1683
adì 27 novembre
Stima
fatta dagli infrascritti confidenti e prima dei due prati nel Bosco
Rotondo
compresa la ripa si è stata di lire 55.
Più
altri Prati al Lago n. 3 in tutto lire 67.
Più
altro Prato detto L’Oretto lire 34.10
Più
per lisca del Pravetto lire 8 carri 2 per parte dominicale.
Vino
del Roncasnino brente 6 fra tutto a lire 9 sono lire 54.
Vino
della Marognetta brente 1 a lire 9 sono lire 9.
Vino
del L’Oretto stari 1 quartari 2 sono
lire 4
Vino
del Breno brente 6 a lire 7 sono lire 42
Vino
del Gaggetto brente 3 a lire 8 sono lire 24
Vino
della Fontanella brente 1 a lire 8 sono lire 8
Foglia
dei moroni del Breno n. 400 sono lire 12
Foglia
del Roncasnino del Signor Gio. Battista centinaia 7 sono lire 21
Altra
foglia dei Signori dividenti centinaia 7 e mezzo sono lire 22.10
Foglia
del Gagetto centinaia 1 e libbre 20 sono lire 3.12.6
Noci
del Bosco Rotondo moggia 4 stari 2 a lire 6 sono lire 14
Noci
del Roncasnino moggia 1 sono lire 6
Noci
della Fontanella stari 3 sono lire 2.5
Subscripta
Io Melchion Tibiletto ho fatta la retroscritta.
Subscripta
Io Francesco Pacinello a nome e di commissione di Giovanni
Orlando
per non saper lui scrivere ho firmato la retroscritta stima.
Subscripta
Io Carlo Francesco Ballerio agrimensore fui presente alla
suddetta
stima.
(Copia
della stima per la divisione)
1687
adì 22 settembre Azzate
Si
fa memoria da me sottoscritta che nell’occasione dell’aggiustamento della
strada dietro la mia casa da nobile dove s’è fatto rizzare sotto la gronda
per evitare l’acqua che veniva in cantina e sale vicine e nell’istesso tempo
è nata controversia dal segretario dell’Estimo che il sasso ossia paracarro
non potesse stare, ma dopo lunga questione, s’è stabilito potesse stare,
benché veniva contrastato dal primo Deputato dell’Estimo il Signor Conte
Giulio Cesare Bossi, quale ha voluto sentire uomini vecchi che attestassero
averlo veduto e che sempre andasse l’acqua per quel canale nella
Vigna detta Pomariolo ed in fede s’è detto stare nell’antico possesso e
ciò servirà per memoria ai miei figli e discendenti di mia casa, ed in fede
mi
sono sottoscritta
Maria Bossa tutrice e curatrice di mio
figlio Idelfonso fratelli e
sorelle Bossi.
N.
2
1683
adì 6 dicembre in Azzate
Divisioni
seguite fra il Signor Gio. Stefano per una parte e il Signor Alfonso fratelli
Bossi per l’altra, fatte le stime delle cavate dei beni da due uomini
confidenti eletti d’ambe le parti cioè di messer Melchion Tibiletto per una
parte e di messer Giovanni Orlando per l’altra con messer Carlo Francesco
Ballerio, e parte dei beni di me sottoscritto Cillia con la procura dell’ill.mo
Signor capitano Giuseppe Bossi e del rev. Signor D. Giovanni Beolchi curato di
Busto Garolfo arbitri.
In
primo luogo si è dato la possessione chiamata di Sant’Alessandro sotto il
Comune di Castronno al Signor Alfonso Bosso e da lui messa a lire 12.000 ed in
contraccambio di questa si è dato la possessione del Bosco Rotondo al Signor
Stefano suo fratello conforme alla stima fatta dai periti eletti da ambe le
parti nella somma come in fatto si vede al piede del suddetto Signor Stefano.
Cavata
di detta possessione di Sant’Alessandro data e letta al Signor Alfonso e dal
medesimo stimata come segue:
Vino
brente n. 30 a lire 10 Lire 300.-
Formento
moggia 4 a lire 20 “ 80.-
Segale
moggia 10 a lire 12 “ 120.-
Miglio
moggia 9 a lire 10 “ 90.-
Capponi
n. 6 “ 6.-
Fave
stari 4 “
6.-
Avena
stari 7 “ 5. 5
Foglia
de moroni “ 18.-
Casino
canepa e colombera “ 18.-
Noci
stara 7 “ 5. 5
Lino “ 1.10
Para
uno pollastri “ -.15
Con
il prato e il livello di Caidate ---------
Lire 650.15
Seguitano
gli altri beni che sono divisi per metà con il Signor Stefano oltre alla due
possessioni:
La
metà del Roncasnino lavorato da Giovanni Orlandi. Cavata di detto luogo come
segue:
Formento
stari 6 a lire 18 Lire
13.10
Segale
stari 5 a lire 12 “ 7.10
Miglio
stari 5 “ 5.-
Castagne
bianche stari 1 “ 1. 5
Avena
stari 5 “ 3.15
Fave
stari 1 “
1.10
Noci
stari 8 “ 6.-
Per
fitto dei prati “
13.10
Vino
brente 3 a lire 9 “
27.-
Para
1 pollastri “ -.15
Foglia
de moroni centinaia n. 7 “ 24.-
Vetture
n.3 al lago “ -.18
---------
Lire 101.13
La
casa del Bartolotto “ 11.-
La
casa del Pelandino “ 23.-
Prato
della Brusada “ 17.10
Livello
di Montonate “ 7.12
Livello
del Ballerio “ 4.-
Locho
chiamato Loretto “ 39. 5
---------
Lire 204.-
Paia
uno brente di vino a lire 9
Lire 9.-
Stari
4 frumento a lire 9 “
9.-
--------
Lire 222.-
Bosco
del Roncasnino cioè quella porzione da loro Signori fratelli posseduta dei beni
paterni.
Seguita
i beni che si danno alla Signora Livia per sua dote:
Il
livello delle Collodre cioé:
Formento
moggia uno a lire 18 Lire
18.-
Segale
moggia 2 stari 4 a lire 12 “ 30.-
Miglio
moggia 2 stari 4 a lire 8 “ 20.-
Avena
stari 4 “ 3.-
Panixo
stari 1 “ 1.10
Capponi
paia 2 “
4.-
Pollastri
paia 2 “ -.10
Giornate
n. 5 a far le viti “ 3.15
Giornate
n. 3 con carro e buoi “ 3.-
Dodici
caccagine (?) “
13.10
In
denari “ 6.-
Vino
brente n. 12 a lire 9 “ 108.-
---------
Lire 212. 5
Il
Breno lavorato da Francesco Bociotto:
Frumento
moggia 1 stari 2 a lire 18 Lire
22.10
Para
1 pollastri “ -.15
Un
cento (?) di farine di frumento “ -.18
Salici
per parte dominicale
Vino
brente n. 6 a lire 7 “
42.-
Foglia
di moroni centinaia n. 4 “ 6.-
---------
Lire 286. 8
Il
Gagetto vino e foglia “
25.10
La
metà del Roncasnino lavorato per Bartolomeo Pelandino:
Formentone
moggia a stari 1 Lire 20. 5
Segale
stari 5 “ 7.10
Miglio
stari 5 “ 5.-
Panico
stari 2 “
2.-
Fave
intere stari 1 “
1.10
Castagne
bianche stari 1 “ 1.
5
Fitto
per il prato “
13.10
Para
uno pollastri “
-.15
Vino
brente 3 a lire 9 “
27.-
Foglia
de moroni centinaia 7 “ 10.10
---------
Lire
89. 5
Si
dovranno dedurre gli aggravi.
Divisioni
degli altri beni divisi per metà con il Signor Stefano e Signor Alfonso:
Vino
brente n. 1 a lire 8 Lire 8.-
Noci
di detto luogo stari n. 3
“ 2. 5
Segale
stari 4 “
6.-
Prato
di ... nel Pravolo “
8.-
Prato
della Beneca “
9.10
Casa
dello Scaramuzza
“ 26.-
---------
Lire 59.15
Livello
dei consorti Romagnoli “ 25.15
Credito
de Marii “
33.-
Livello
della Castagnola “
8.-
Livello
del Maracino “
9.-
Creditodel
Signor Gerolamo B “ 8.-
Prato
Grande al lago “
40.-
--------
Lire 183.10
Porzione
del Bosco Rotondo
Formento
moggia 5 stari 5 quartari 2
a
lire 20 Lire 113.15.-
Segale
stari 3 quartari 3 a lire 12 “
5.12.6
Formento
stari 7 “
18.15
Miglio
stari 3 quartari 3 “
4.13.7
Il
Broggino segale moggi 6 stari 1 quart . 2 “ 74. 5.-
Miglio
moggi 5 stari 5 quartari 2 “ 56. 5.-
Avena
stari 7 “
5. 5
Capponi
para 2 “
4.-
Pollastri
para 3 “
2. 5
Salici
fascine n. 6 “ -.12
Giornate
n. 2 “
-.12
Giornate
una con buoi “ 1.-
Vino
brente 18 quartari 3 boccali 10 “
182.10.-
Fitti
di casa con prati “
108.-
Altri
prati in detto luogo “
51.-
Selva
de moroni “
14.-
Foglia
de moroni centinaia n. 3 o 4 “ 91.-
Noci
su detto luogo moggia 4 stari 2 “ 25.10
-----------
Lire 759.-.3
Livelli
da dividersi e casa in Erbamolle con porzione lavorata da Bernardo Sommaruga:
Paolo
Marosso paga Lire
11.-
Andrea
Bosso paga compresi i capponi “ 22.-
La
casa da dividersi della Collodra non compreso nel livello:
Livello
di Sant’Angelo Lire
24.-
Altro
in Azzate detto La Marognetta
I
boschi da dividersi per giusta metà salvo che a causa delle piante che si
potesse deporre.
Il
credito di Bodio.
I
debiti che si trovano e troveranno.
Detrazione
dei carichi come si fanno conforme all’istrumento di transazione.
E
in fede.
Io
Aluigi Cillia agrimensore ho fatto le suddette divisioni come sopra.
Piede
toccato al Signor Alfonso Bosso.
Sommario
dei qui acclusi recapiti:
N.
1 Perticato civile nel Comune di Azzate, col perticato della possessione di Castronno,
cavato dal catasto in detta terra, e copiato di proprio pugno dal fu Signor
Gio. Battista Bosso. Questo recapito giovò assai per obbligare l Signor dottore
Beolchi al rilascio della suddetta possessione di Castronno.
N.
2 Investitura fatta dal fu Signor Gio. Battista Bossi q. Signor Giuseppe nei Consorti
Broggini di tutta la possessione di Sant’Alessandro rogata dal Signor Gaspare
Bossi il giorno 8 maggio 1662.
N.
3 Investitura fatta dal Signor Carlo Antonio fratello del Signor Gio. Battista
Bossi in Filippo Ballerio d’una pezza di terra brughiera sita in territorio di
Caidate rogata dal Signor Andrea Daverio notaio di Milano il giorno 22 marzo
1666.
N.
4 Stima della cavata del Bosco Rotondo del giorno 26 novembre 1683 Perticato
civile da porsi in testa del Signor Alfonso Bossi, con altra scrittura della
cavata da assegnarsi ai Signori Stefano e Alfonso (assai confuse).
N.
5 Tre fedi toccanti al perticato di detta possessione di Castronno, due cavate
dal catastro di detta terra, e sottoscritte dal Signor Benedetto Castiglioni cancelliere
di detta Comunità, e la terza cavata dal catastro dei perticati dell’eccellentissima
città di Milano sottoscritta dal Signor Lorenzo Todeschi.
N.
6 Fede di Carlo Broggini contro del suddetto Signor Dottore Beolchi legalizzata
dal Signor de Pallavicino. Tutti recapiti prodotti per l’effetto suddetto.
N.B.-
Il contenuto di questo fascicolo non corrisponde: esso invece si riferisce ai “Documenta exhibita pro obtinendo
amicaliter relaxu omnium bonorum Cassinae Sancti Alexandri, .... apprehensorum
per Nob. D. Phisicum Ascanium Bebulcum, et ab eo relaxatorum de mense
septembris 1743” .
(Copia
della nota dei mobili e utensili e anche copia della dichiarazione fatta
dall’ill.mo Signor Capitano Giuseppe Bossi all’ill.mo Signor D. Rinaldo
Tettoni avvocato. 1681).
1681
3 novembre (?)
Nota
delle robe mobili e utensili di casa da darsi dal Signor Gio. Stefano Bosso
al Signor Alfonso fratello in esecuzione dell’arbitramento dei Signori
dottor Rinaldo Tettoni e capitano Giuseppe Bossi.
In
cucina.
Due
catene di fuoco con moglia, barnazzo, brandinali e beccafoco tutti i
ferro con i piedi di ferro parimente.
Uno
scaldino e scaldelletto tutti di rame.
Un
pairolo di rame di tenuta di quattro secchie in circa.
Un
caldaro di tenuta di due secchie in circa.
Un
altro di tenuta d’una secchia in circa.
Un
altro calderino per minestra.
Un
steino (?) con suo coperto.
Una
padella grande e un padelino tutti di rame.
Una
padella di rostire parimente di rame come sopra.
Una
lecarda d’azzale con il cuchiaro d’ottone.
Un
padelino con manico parimente d’azzale e oaletta di ferro.
Due
candelieri d’ottone grandi.
Una
tavola e tavolino di noce.
Un
vestaro di pecia colorato.
Una
caponera con sopra guarnerio di pobbia.
Una
conca per lavar piatti.
Una
assa per riporre il pane.
Ordigni
per il forno:
Un
spiede grande e spiedino d’uccelli.
Un
cribietto parimente d’ottone.
Una
peltrera di pobbia e un boffetto.
In
detta cucina peltro per bisogni di tavola come segue cioè:
Due
piatti reali grandi.
Quattro
reali ordinari.
Uno
mezzano con fondo.
Due
piccoli per minestra.
Fondi
numero otto tutti di peltro come sopra.
Maiolica:
Fondi
numero dieci.
Un
piatto di cappone.
Una
basletta ossia piatellina dipinti tutti di maiolica.
Due
pestoni di vetro mezzani.
Una
sotto coppa parimenti di maiolica.
Un
fiasco di terra di due boccali in circa.
Un
cadino parimenti di maiolica.
In
sala:
Sei
scagni moderni belli e buoni di Burgaro.
Due
cadreghe armate di moltone (?).
Una
tavola grande di noce con suo tapiede (tappeto) di saglia con franza tutto
verde.
Due
boffette parimente di noce.
Un
tripiedi di rovere per riporre il cadino.
Quattro
quadri all’antica bislonghi.
Quattro
mezzani cioè un S. Pietro, uno con S. Agata, un Ecce Homo e un ritratto
del cavalier Antonio Bossi con due altri quadretti di divozione.
Nella
camera appresso detta sala:
Una
lettera di noce con suo moschetto di tela bianca con suoi lavori di reffo
come sopra.
Un
pagliazzo.
Due
materazzi di lana.
Un
piumazzo di buona piuma.
Due
cossini parimenti di lana.
Una
lettera di mezze colonne con paiazzo.
Un
letto di penna.
Un
piumazzo di penna.
Per
fornitura di detti letti:
Due
coperte di lana.
Due
oggiorate di filo e filosello a opera.
Lenzoli
para quattro.
Fodrette
para due di tela.
Due
pquadri mezzani cioè una Beata vergine col Bambino in braccio e un
Signor morto con altri Santi appresso.
Un
Santo Giovanni Battista sopra l’asta.
Due
altri quadrettini al letto e Suo
santino lavorato a paglia con un
scagno e cadrega di camera a paro il letto.
Una
costa grande di noce e una
boffettina parimente di noce.
Due
altre casse di noce.
Per
biancheria di tavola:
Una
tovaglia grande sottile di lino a opera.
Una
parimenti di seta di canepo sottile grande solia.
Serviette
numero due e mantini
numero dodici tutti a opera.
Un’altra
tovaglia di cucina cioè di canepo grosso.
Quattro
cuchiari e quattro forcine di quattro forcone tutti d’argento.
Quattro
cuchiari d’ottone e due
coltelli di ferro.
Un
schiopo d’onze venti di azzalino.
Due
schiopetti di azzalino e due
terzette (?) parimenti d’azzalino, con sue fonde e
Para
uno stivalli.
Nella
cantina:
Vasselli
numero 6 di tenuta di brente n. 27 in circa tutti serchiati
di ferro.
Una
brenta.
Una
tina di tenuta di brente 15 in circa con tre serchi di
ferro.
Un
seggione di far bugata e le
calastre (cavalletti) per detti vasselli.
Dichiariamo
noi arbitri diversi dare i suddetti mobili e utensili di casa dal suddetto
Signor Stefano al suddetto Signor Alfonso in vigore della rimessa
a
noi fatta.
Rinaldo
Tettone arbitro dichiaro come sopra.
Giuseppe
Bosso arbitro dichiaro come sopra.
Io
Gio. Stefano Bosso accetto come sopra.
Io
Alfonso Bosso accetto come sopra.
Io
Cesare Bosso fui presente per testimonio.
Io
Antonio Gamba fui presente per testimonio.
Azzate,
lì 2 novembre 1681
Vertendo
controversia tra il Signor Stefano Bosso per una parte e il Signor Alfonso per
l’altra sopra la quantità e qualità dei mobili ed utensili di casa, che il
Signor Stefano deve dare al detto Signor Alfonso si accontentano le suddette
parti di stare, e accettare, e accontentarsi, ed eseguire in questa parte tutto
quello che dichiarano i detti capitano Giuseppe Bossi e dottore collegiato e
avvocato Rinaldo Tettoni promettendo di non reclamare e ciò senza pregiudizio
veruno benché minimo delle ragioni delle suddette parti nel rimanente, che uno
possa pretendere contro l’altro,e l’altro contro l’altro.
Io
Gio. Stefano Bosso confermo come sopra.
Io
Alfonso Bosso accetto come sopra.
Confesso
io Alfonso Bosso aver avuto e ricevuto dal Signor Gio. Stefano mio fratello
tutti i mobili e utensili di casa conforme la dichiarazione dei Signori dottor
Rinaldo Tettoni e Signor capitano Giuseppe Bossi e contenuti neklla nota
sottoscritta da me e da detti Signori Arbitri e mi chiamo in questo particolare
tacito e contento senza
pregiudizio
nel rimanente d’ambe le parti come nella suddetta rimessa, e prometto di
ridurre la presente a pubblico istrumento ad ogni richiesta del medesimo Signor
Stefano sotto reffezione.
Io
Cesare Bossi fui presente per testimonio.
Io
Antonio Gamba fui presente per testimonio.
1683
adì 6 dicembre Azzate.
Cavata
della possessione di Sant’Alessandro Comune di
Castronno
in tutto Lire
650.15
Beni
in Comune di Azzate con livelli ed altri affitti di
case
in tutto Lire 222.-
-----------
Lire 872.15
Spettante
a Bosso Alfonso per suo piede.
Beni
toccati a Gio. Stefano Bosso per dote spettante alla
Signora
Livia, che sono le Collodre date a livello, che in
tutto
se ne ricava Lire 112. 5
Beni
in Azzate per dote di detta Signora sono Lire 302.18
Di
più alla detta Signora altre Lire 89. 5
-----------
Lire 503. 8
Beni
toccati al detto Gio. Stefano Bossi per sua porzione
in
Azzate: sono la Fontanella , il Prato Grande al
Lago e
vari
livelli di cavata annua sono Lire
183.10
Cavata
del Bosco Rotondo spettante al detto
Gio.
Stefano sono Lire
759. 3
Compreso
i beni di dote e quelli di Gio. Stefano suddetto
sono
in tutto -----------
Lire 1.262.11.3
Nota
dei mobili del Signor Stefano Bossi nella casa in Milano già provenienti nel
1697 dal Signor Alfonso Bossi padre.
Un
vestaro grande di pescia. Altro vestaro piccolo.
Una
conca, un pesto (?) grande di ferro, un boffetto.
Un
tavolo di noce di poco valore.
Un
paiolo di rame di tenuta di tre secchie.
Un
caldaro di rame d’una secchia. Un pistone di vetro e bicchieri.
Un
calderino di rame di mezza secchia.
Una
padella di rame per rostire. Un’adaquadora di rame.
Due
catena da fuoco, due palette di ferro.
Un
paio di brandinali con il ferro da fuoco, una moia e barnazzo di ferro.
Un
scaldino e un pripiede di ferro e uno spiedo.
Una
freoghera (?) grande di rame con suo tripiede di legno.
Una
tolla (?) per coprire le vivande e un barnazino di ferro.
Cinque
cadreghe di lisca e una secchia di legno ferrata.
Sei
cadreghe armate coperte di roccadino: Un spinazzo per il lino, una
basletta
di legno. Tavoli di noce tre.
Quadri
tra grandi e piccoli con cornici adorate e senza n. 2.
Altro
tavolo di pietra fiorata e altro di pescia.
Una
scanzia e una cassa grande. Un quartaro di legno.
Un
cantarale di noce. Una lettiera con pagliazzo e piumazzo di lana.
Quattro
banche a letto con pagliazzo e letto di piuma.
Un
piumazzo di lana con cossini tre. Due coperte di filo e filosello.
Un’ombrella,
un sedazzo, una cassetta da camera.
Due
martelli di ferro pee vasselli.
Una
marna di noce e un scagno di noce e un’aspa.
Sei
scagni di noce coperti di tela e fodera di terlisetto.
Due
tripiedi di legno: Un secchione di legno cerchiato di ferro con tripiede
e
assa da lavar i panni.
Lenzuoli
para quattro, fodrette quattro, tovaglie due.
Serviette
due. Mantini sei. Sugamano tre.
Un
baulino. Una stadera e appoggi di legno per li vestiti.
Due
cestoni di govini e altre bagatelle di maiolica e vasi di terra.
Una
grattaruola di ferro.
Del
qual valore di detti tutti mobili poco più o meno che siano della somma che si
obbliga a pagare la Signora Maria Bossi madre di fitto ne
va e andrà creditore il Signor Antonio Cesate per i fitti decorsi del suo
appartamento di casa di Milano tenuto in affitto, dice e protesta in virtù
della presente di cedere e liberamente rilasciare Stefano Bossi figlio della
medesima sua Signora Madre, come volontariamente gli cede e rilascia i propri
tutti mobili e lo stesso valore di essi, anche se consistessero in valore e
prezzo maggiore, e questo per le grandi e infinite obbligazioni conserva verso
della Signora Maria Bossi di lui madre in virtù della presente scrittura
d’essere osservata d’ambe le parti contraenti sotto obbligo e legge di non
contravvenire come se fosse pubblico e giurato istrumento.
Di
più esso Signor Stefano Bosso figlio dichiara e promette che gli altri mobili
di casa sita in Milano essere suoi propri della Signora Maria Bossi, che ha
acquistato dopo la morte del fu Don Francesco Bossi suo secondo marito.
Vicendevolmente
la Signora Maria Bossi promette e si
obbliga di pagare de suoi propri denari i fitti di casa al Signor Antonio
Cesati nella somma di lire 422 e mezza imperiali per ragione di più termini di
fitti maturati, compreso il fitto di S. Michele venturo del corrente 1727, e
questi da sostenersi a suo carico, come così promette d’attendere e di non
contravvenire, e tutte queste cose intende detta Signora di fare per sgravio e
utilità del nominato suo figlio, e in virtù della presente si sono sottoscritti
di propria sua mano alla presenza degli infrascritti testimoni.
Milano,
9 luglio 1727
Io
Stefano Bossi rilascio come sopra.
Io
Maria Bossi accetto e mi obbligo come sopra
Io
Gerunzio Savoia fui presente come sopra.
Joannes Sabaudia Causidicus et de Collegio ... attestat.
Vidisse fieri precedentes subscriptiones a suprascriptorun Nob. DD. Stefano
Bossio et Maria Bossia eius genitrice principalibus, nec non rev. clerico
Gerunzio Sabaudia filio D. Joannis pro testes rogati respective manu propria et
pro fide Egfo Joasnnes Sabaudia etiam pro test. Interfuit.
Campo
avidato intestato al Civile del Signor Stefano Bossi
in
Comune di Azzate pertiche 27.6.9
compreso
giardino in tutto (a soldi (?) 4.6 imposta) Lire 6. 2.6
Prato
e Campo spazzato in tutto pertiche 39 a soldi 3 “
5.17.-
Pascolo
e Bosco pertiche 20.6 a soldi 1.6 “ 1.10.6
---------
Per tutto l’anno importa in tutto Lire 23.10.-
N.
5
Faccio
fede io infrascritto Ragionatto Deputato alla Provincia de’ Certificati Civili
e Tasse delle Case e Boteghe e Molini dell’Eccellentissima Città di Milano come
nel Catastro de’ medesimi perticati si trova descritta una partita nel Comune
di Castronno pieve di Castelseprio di questo ducato in testa di Gio. Battista
Bosso e nipoti, consistente nella qualità e quantità de’ beni come segue:
Sito
e orto e avidato Pertiche 36.-
Aratorio “
90.-
Prato
sutto “
18.-
Selva “
7.-
Bosco “
5.-
Pascoli “ 12.-
Brughiera “
30.-
Padulli “
6.-
---------
Pertiche 204.-
La
suddetta partita è stata trasportata l’anno 1693
in
esecuzione della Grida per la nuova intestazione a testa di Alfonso Bosso con
sua sottoscrizione di notificazione in filo n. 76
a
riserva di pertiche 2 di sito e orto e avidato, quali pertiche 2 sono rimaste
nella prima intestazione di Gio. Battista Bosso e nipoti; e in detto trasporto
per detta intestazione d’Alfonso Bosso gli è stato aggiunto pertiche 4 di Prato
Sutto per levate dal Dottor Lucio Bosso,
in modo che al presente la partita d’ Alfonso Bosso consiste in pertiche 206
beni civili delle suddette qualità, e sono censite per tutti tre i perticati
civili soliti imporsi ogni anni in Lire 31.16
E
per fede Milano 22 maggio 1743.
E
la presente si dà ad istanza del Signor Giuseppe Orrigone in esecuzione
d’ordine dell’eccellentissimo Signor Vicario di provvisione, che resta in filo
n. 204.
F.to
Lorenzo Todeschi Ragionatto de Perticati e Tasse.
In
testa di Paola Bossa nel Comune di Azzate pieve di Varese si ritrovavano
descritti i seguenti beni come in Catastro 2 foglio 28 cioè:
Avidato pertiche 52. 3
Prato
sutto “ 40.15
Aratorio “ 15. 7
Bosco “ 23.-
Zerbo “ 15.16
Pascoli “ 19. 1
Brughiera “ 6. 1
----------
In
tutto pertiche 172. 2
Da
quali ne sono stati levati e posti come segue cioè:
A
Bernardo Bosso notaro per ordinanza 1676 n. 33
Prato pertiche 6.
lire 1.7
A
Gio. Stefano Bosso per la nuova intestazione 1693 n. 2
Avidato pertiche 28.2 lire 8.8.6
A
Diego e Carlo Gaspare fratelli Masnaghi per come sopra n. 14
Prato pertiche 20.- lire 4.10.-
Avidato “ 11.-
“ 3. 6
Bosco “ 3.-
“ -. 9
--------- --------
pertiche 34.- lire 8. 5.-
Ad
Alfonso Bosso per come sopra n. 18
Avidato pertiche 12.12 lire 3.15.-
Prato “ 10.-
“ 2. 5.-
Aratorio “ 5.-
“ 1. 5.-
Bosco “ 11.-
“ 1.13.-
--------- ----------
pertiche 38.12 lire 8. 8.-
Ne
restano tuttavia in testa della medesima Paola Bossa:
Avidato pertiche 13.- lire -. 3.3
Prato
sutto “ 4.15
“ 1. -.5
Aratorio “ 10. 7
“ 1.10.9
Bosco “ 9.-
“ 1.- .7
Zerbo “ 15.16
Pascolo “ 19.15
“ 1. 9.6
Brughiera “ 6.12
---------- ---------
pertiche 66.6
Nei
libri della Scossa al foglio 10 si vedono sopra la detta partita pagate per
ogni termine
Lire 2. 7.3
Con
che fa debito prossimo per termine
“ -. 8.3
---------
Lire 2.15.6
Il
Perticato Civile che si deve porre in testa del Signor Alfonso Bosso per quello
si deve levare dagli infrascritti nei Comuni sottonotati è della qualità e
quantità come abbasso censito per cadaun teritorio cioè un perticato e mezzo
nella somma segnata rispettivamente:
Nel
Comune di Guguggiate pieve di Varese:
Foglio
20 da Gio. Battista Bosso e nipoti:
Avidato pertiche 1.12 lire -.3.-
Aratorio “
1.- “ -.1.-
Prato
sutto “ 2.12
“ -.3.9
Selva “ 4.-
“ -.4.-
Pascolo “ 2.-
“ -.1.-
Paduli “ 2.12
Zerbo “ 1.12
---------
Lire -.12.9
Per
il mezzo perticato “ -. 6.4
Che
per ogni ter. cioè un -----------
Perticato
e mezzo sono Lire -.19.1
Nel
Comune di Dobbiate pieve suddetta:
Foglio
n. 24 Dal Comune e Uomini di Dobbiate medesimo:
Selva pertiche 5.- Lire -. 5.-
Per
il mezzo perticato “ -. 2.6
-----------
Che
ogni ter. come sopra rilevano Lire -. 7.6
Nel
Comune di Azzate pieve suddetta:
Foglio
25 da Claudio e fratelli Bossi:
Sito pertiche 1.- Lire -. 2.-
Aratorio “
15.- “ -.15.-
Avidato “ 15.4
“ 1.10.4
-----------
Lire 2. 7.4
Per
il mezzo perticato “ 1. 3.8
-----------
Che
per ogni ter. rilevano Lire 3.11.-
Nel
Comune di Azzate:
Foglio
25 da Andrea Gibino:
Bosco pertiche 10.- lire -.10.-
Per
il mezzo perticato “ -. 5.-
-----------
Che
per ogni ter. Lire -.15.-
Nel
Comune di Azzate:
Foglio
28 da Paola Bossa:
Avidato pertiche 12.12 Lire 1. 5.-
Prato
sutto “ 10.-
“ -.15.-
Aratorio “ 5.-
“ -. 5.-
Bosco “ 11.-
“ -.11.-
----------
Lire 2.16.-
Per
il mezzo perticato “ 1. 8.-
-----------
Che
per ogni ter. rilevano Lire 4. 4.-
Nel
Comune di Brunello pieve suddetta:
Foglio
49 da Gio. Battista Bosso e nipoti:
Aratorio pertiche 12.- Lire -. 6.6
Avidato “ 7.-
“ -.14.-
Bosco “ 2.-
Paduli “ 5.-
Zerbo “ 2.12
----------
Lire 1. 2.6
Per
il mezzo perticato “ -.11.3
-----------
Che
per ogni ter. rilevano Lire 1.13.9
Nel
Comune di Brunello:
Foglio
52 da Alfonso Bosso:
Aratorio pertiche 2.- Lire -. 2.-
Avidato “ -.12
“ -. 1.-
Prato
sutto “ -.12
“ -.- .9
Selva “ -. 4
“ -. 4.-
-----------
Lire -. 7. 9
Per
il mezzo perticato “ 3.11
------------
Per
ogni ter. rilevano Lire -.11. 8
Nel
Comune di Castegnate pieve di Olgiate Olona:
Foglio
10 da Gio. Battista Bosso:
Sito
e orto pertiche 2.- lire -. 4.-
Aratorio “ 5.-
“ -. 5.-
Avidato “ 67.23
“ 6.15.11
-----------
Lire 7. 4.11
Per
il mezzo perticato “ 3.12. 5
------------
Lire 10.17. 4
Nel
Comune di Castronno pieve di Castelseprio:
Dal
Dottor Lucio Bosso:
Prato
sutto pertiche 4.- Lire -. 6.-
Per
il mezzo perticato “ -. 3.-
-----------
Che
per ogni termine Lire -. 9.-
Nel
Comune di Castronno
Foglio
39 da Gio. Battista Bosso e nipoti:
Sito,
orto e avidato pertiche 34.- Lire 3. 8.-
Aratorio “ 90.-
“ 4.10.-
Prato
sutto “ 18.-
“ 1. 7.-
Selva “ 7.-
“ -. 7.-
Bosco “ 5.-
“ -. 5.-
Pascoli “ 12.-
“ -. 6.-
Brughiera “ 6.-
“ -. 3.-
----------
Lire 10. 6.-
Per
il mezzo perticato “ 5. 3.-
------------
Che
per ogni termine rilevano Lire 15.
9.-
In
totale per ogni termine rilevano Lire 38.17.4
N.
6
Adì
4 febbraio 1743
Faccio
ampia e indubitata fede io infrascritto pronto a ratificarla avanti qualunque
Giudice e ovunque faccia bisogno qual fede la faccio anche col mio giuramento.
Qualmente
nel Bosco detto di Ginestre sito nel territorio di Castronno pieve di
Castelseprio, da ma infrascritto goduto di presente a fitto semplice unitamente
ad altri beni detti la Possessione di Sant’Alessandro ,
alias di ragione del fu Signor D. Stefano Bosso, poscia appresi giuridicamente,
indi a me affittati dal Signor Dottore Ascanio Beolchi questi da tredici in
quattordici anni fa prossimi scorsi, fece tagliare dal piede in detto Bosco sei
belle piante di rovere,e di quattro di
queste si servì per fare assi, e dove quali li fece condurre verso Cuggiono, ossia
Robechetto, e dell’altre due una servì per il torchio esistente in detta
Cascina di Sant’Alessandro, ed altra servì per un trave in detta Cassina nella
Colombera.
Faccio
pure fede col mio giuramento come sopra, qualmente detto Signor dottore Beolchi
fece da lì a qualche tempo asportare dalla detta Cassina di Sant’Alessandro da
una stanza .... in detta Cassina per il fu Signor Don Stefano Bosso padrone
alias di detti beni e possessione, un letto con suoi cossini, lenzuoli e
coperte e 4 banche per detto letto, e le fece condurre unitamente ad una
piccola cassettina di legno solo da me
infrascritto alla Casa dei Nobili Signori Castiglioni di Lozza, e di me li fece
ricondurre in Azzate a casa del Nob. Signor D. Giovanni Bossi.
E
per fede
Io
Marchioni Bellone a nome e commissione di Carlo Brogino di Sant’Alessandro
suddetto qui presente quello fa fede come sopra per non saper esso scrivere ho
sottoscritto.
SuprascriptusMelchior
Bellonus subscripsit de commissione Caroli Brogini presenti et committentis et
in fide.
Ego
Franciscus Antonius Pallavicinus de Collegio Mediolani Notarius pro fide.
N.
1
Perticato
Civile del Comune di Azzate Pieve di Varese conforme il libro della nuova
notificazione estratto adì 15 dicembre 1620 e ricopiato da me Gio. Battista Bosso:
Foglio
7
Andrea
Gibino descritto sotto nome di Simone e Diamante Bossi:
Bosco
e un Pascolo pertiche 10.-
Gio.
Battista Bosso e nipoti descritto sotto nome di Gio. Stefano Bosso:
Sito
e Orto pertiche 3.12
Avidato pertiche 78
Aratorio pertiche 44
Prato
sutto pertiche 50
Selva pertiche 16
Pascolo pertiche 17
Padule pertiche 2
Costa
boscata pertiche 3
--------------
Totale pertiche 213.12
Matteo
Bosso descritto sotto nome di Ippolito Bosso:
Sito
e orto pertiche 5
Avidato “ 20
Prato
sutto “ 2
Bosco “ 2
--------
Totale pertiche 29
Gio.
Antonio Bosso medico descritto parte sotto nome di esso Gio. Antonio e parte
sotto nome di Gabrio e Raffaele fratelli Bossi ovvero delle RR. Monache del
Sacro Monte succedute ai detti fratelli:
Sito
e orto pertiche 3. 8
Avidato “ 28.-
Aratorio “ 8.-
Prato
sutto “ 10.-
Pascolo “ 26.12
Bosco
in monte “ 12.15
Zerbo “ 17.10
Selva “ 3. 6
Padule “ 1.12
Avidato
alla Cappella di San Giovanni Evangelista
pertiche 18.-
-------------
Totale pertiche 148.15
Vespasiano
Bossi descritto sotto nome del medesimo Bosso:
Avidato Pertiche 13.-
Aratorio “ 9.-
Zerbo “ -. 9
Pascolo “ 7.-
-------------
Totale pertiche 29. 4
Ludovico
Bosso descritto sotto nome di Gerolamo Bosso:
Sito
e orto Pertiche -.20
Avidato “ 72.-
Aratorio “ 17.-
Prato
sutto “ 7.-
Selva “ 6.-
Bosco “ 18.-
Pascolo “ 6.-
---------
Totale pertiche 126.20
Gio.
Paolo e rev. Annibale fratelli Bossi descritto sotto nome di
Gerolamo
Bossi:
Prato
sutto pertiche 32.-
Mario
e rev. Cornelio fratelli Bossi descritti sotto nome di Pietro
Francesco
Bosso:
Sito
e orto pertiche 4.-
Avidato “
2.-
Prato
sutto “ 18.-
Aratorio “ 3.-
Selva
sotto nome della Cappella della Concezione
pertiche 6.-
Avidato
come sopra “ 29.-
Aratorio “ 15.-
Prato
sutto “
17.-
--------
Totale pertiche 94.-
Paola
Bossa descritta sotto nome di Gio. Paolo Bosso:
Avidato pertiche 34. 3
Prato
sutto “ 40.15
Aratorio “ 15. 7
Bosco “ 23.-
Zerbo “ 15.16
Pascoli “ 19.15
Brughiera “ 6.12
----------
Totale pertiche 154.20
Il
Dottor Lucio Bosso:
Sito
e orto pertiche 2.12
Avidato “ 42.-
Aratorio “ 20.-
Prato
sutto “ 21.-
Pascolo “ 20.-
Selva “ 22.-
Bosco “ 14.-
Zerbo “ 18.-
Padule “ 13.-
---------
Totale pertiche 172.12
Marco
Antonio e Francesco fratelli Bossi sotto nome di Egidio Bosso e di prete
Stefano Bosso:
Sito
e orto pertiche 3.-
Avidato “ 20.12
Aratorio “ 32.-
Prato
sutto “ 30.-
Bosco “ 6.-
Selva “ 12.-
Avidato
sotto nome di Geronimo Bosso
Pertiche 27.-
----------
Totale pertiche 130.12
Carlo
e Francesco fratelli Bossi descritti sotto nome di Marco Antonio Bosso:
Sito
e orto Pertiche 1.-
Avidato “ 50. 9
Aratorio “
47. 8
Selva “ 6.-
Prato “ 7.15
Padule “ 1.-
----------
Totale pertiche 113. 8
Francesco
Bosso descritto sotto nome di Virgilio Bosso:
Aratorio
avidato Pertiche 14.-
Prato
sutto “ 4.-
---------
Totale pertiche 18.-
Gli
eredi della Signora Caterina Bossi e gli eredi di Gio. Antonio descritti sotto
nome di essa:
Avidato Pertiche 85.12
Aratorio “ 53.-
Prato
sutto “ 59.-
Pascolo “ 26.-
Selva “ 76.-
Zerbo “ 3.-
Bosco “ 28.22
Padule “ 7.-
Orto “ 1.12
Brughiera “ 18.-
----------
Totale pertiche 357.22
Della
suddetta partita ne aspetta a Cesare e Pietro Francesco barba e nipoti
Picinelli e il resto a Gerolamo e Antonio fratelli Picinelli per ordine del
1605.
Gio.
Battista Bosso descritto parte sotto nome di Virgilio Bosso e parte di Gerolamo
Bosso:
Avidato
aratorio Pertiche 16.-
Prato
sutto “ 3.-
Aratorio “ 28.-
Selva “ 4.-
---------
Totale pertiche 51.-
Battista
Ballerio detto il Ciodo di Brunello:
Aratorio Pertiche 6.-
Prato “ 2.-
Zerbo “ 2.-
---------
Totale pertiche 10.-
Francesco
Bosso detto Rodolfo minor descritto a Gio. Ambrogio Bosso:
Prato
sutto, pascolo e orto Pertiche 14.12
Gio.
Antonio Bosso detto Rodolfo descritto a Gio. Antonio Bosso detto Bocarino:
Avidato Pertiche 1.12
Prato
sutto e pascolo “ 10.-
----------
Totale pertiche 16.12
Arcangelo
Bosso descritto a Pietro Gerolamo Bosso:
Avidato Pertiche 1.-
Messer
Gio. Maria Bosso descritto alla Cappella di S. Giovanni Evangelista:
Prato
sutto ovver pascolo al lago pertiche 14.-
Baldassarre
Bosso levato da Mario e rev. Cornelio Bossi:
Avidato Pertiche 28.-
Gerolamo
Bosso levato di Paola Bossa:
Sito
e orto Pertiche 5.-
Avidato “ 15.-
Prato
sutto “ 15.-
Aratorio “ 25.-
Selva “
10.-
Padule “ 18.-
---------
Totale pertiche 88.-
Comune
e uomini di Azzate per i beni descritti alla Cappella di S. Gerolamo e Giulita:
Avidato Pertiche 33.-
Aratorio “ 43.-
Bosco “ 87.-
Prato
sutto “ 34.-
Padule “ 15.-
E
più sotto nome di Sant’Antonio Abate di Azzate:
Avidato Pertiche 47.-
Aratorio “ 26.-
Prato
sutto “ 19.
Selva “ 21.-
Pascolo “ 16.-
---------
Totale pertiche 361.-
Sottoscritto
Eusebio Prato ragionatto.
Qui
annesso ho notato tutto il mio perticato in Comune di Castronno quale resta
descritto nell’estimo fatto in detta terra di Castronno l’anno 1641 adì 31
agosto dal Signor Ambrogio Reina deputato e come segue:
Signor
Carlo Bosso detto Passarino sopra del quale si paga i suddetti:
Prato
sutto nella Tensa Lire
6 1.1.-
Prato
detto in castro “ 4.8.-
Campo
detto il cinque pertice “ 4
1.-.-
Campo
detto al Maggio “
5 1.1.-
Campo
e prato detto al Cantone “ 2
1.-.1
Vigna
detta al Serpiano al rurale pertiche 12 al civile pertiche 3
“ 15
1.2.1.1
Vigna
o cioso annesso alla casa detratto il sedime
“ 5
-.1.-.1
Vigna
detta di casa “ 12
-.3.-.-
Viagna
detta della Ciesa “ 25
1.2.-.1
Vigna
e prato detto il Prato Grasso “ 5
-.1.-.1
Campo
detto al Marzo “ 15
-.3.1.1
Campo
detto al Marzo “ 4
-.1.-.-
Campo
detto al Marzo “ 10
-.2.1.-
Campo
detto al Arna “ 4
-.1.-.-
Campo
detto al Genestrè “ 4
-.1.-.-
Campo
detto al Saltè “
8 -.2.-.-
Campo
detto al Pianello “ 7
-.1.1.1
Campo
detto a Mezzo Maggio “ 2
-.-.1.-
Campo
detto alla Strada Varesina “ 3
-.-.1.1
Campo
detto al Boschetto “ 5
-.1.-.1
Prato
sutto detto al Pravetto “ 1
-.-.-.1
----- -------
Somma in tutto pertiche 156
10.3.4.-
Goduto
dai Broggini.
Vi
è di più tutte le Brughiere e Boschi goduti dai suddetti.
Vi
sono altri beni goduti dai Bartolotti in detto luogo e parte è descritto al
rurale.
Per
memoria.
Molto
Illustre Signor Mio Padrone Colendissimo
Milano,
10 aprile 1740
Gran
tempo va della sua assenza ed io non aver la forza di nasconderlo e qual ora le
so dirgli che dal Signor Leone sacerdote e figlio di Lei mi faccia avere quelle
mie scritture tiene.
Che
mi possono giovare non lo so, so bene che dai beni non ho da vivere cosa che
menoma.
Ma
lei faccia dare che non le sarò ingrato, se si fida di me.
E
quando dubitasse di me tornerò di bel novo a consegnargli le dette scritture.
Non altro che vivamente riverirlo con il Signor Geronzio padre e perciò mi
saluti che le faccio unitamente con la
Signora Madre.
Di
V.S. ill.ma
Devotissimo servitore Stefano
Bossi.
Non
compresi i fitti dell’anno 1725 fatto il conto con Domenico nel febbraio 1787:
Resta
lire 87. 8.-
Quello
si è avuto dopo fasoli grossi 5 ... “ -. 5.-
Di
lardo “ -.19.-
Adì
17 dicembre ricevuto per mano di Francesco Martignoni figlio
di
Antonio molinaro d’Azzate per conto di Domenico Brogino
formentone
stari 4 “
5. 5.-
In
denaro
“ 7.- .-
Adì
3 ottobre 1738 formento stari 4 “ 9.- .-
Adì
8 novembre ricevuto stara 1 formentone “ 1.10.-
Adì
10 novembre mina 1 segale mina 1 miglio “ 1. 5.-
Adì
30 novembre ricevuto stari 1 riso “ 3.- .-
Nel
settembre 1739 ricevuto da Domenico stari 6 formento “
13. 5.-
E
stari 4 mistura
“ 5.- .-
Adì
19 novembre ricevuto stari 2 miglio quartari 2 segale “
2.17.6
Adì
21 ottobre 1740 ricevuto per mano di Giuseppe Brogino
Stari
2 di mistura “ 3. -.-
Adì
18 novembre ricevuto stari 3 noci “ 2.11.-
-----------
ricevuto Lire 43. 6.6
resta “ 44
------------
Lire 87. 8.-
Adì
9 ottobre 1741 ricevuto da Domenico Brogino
Stari
4 formento
Lire 12.-.-
E
stari formentone
“ 3.15.-
Adì
26 settembre 1742 ricevuto da Domenico Brogino
Stari
3 formento
“ 9. -.-
E
stari due segale
“ 4. -.-
1736
adì 16 aprile
Ho
ricevuto io sottoscritto dagli eredi del fu Signor Gio. Maria Messa lire 164 e
soldi 6 quali sono servite per pagare il primo termine di diaria del Comune di
Bobbiate, avendo preso la scossa di detto Comune con intelligenza di farla
correre per conto degli eredi suddetti, dividendo la metà dell’utile perché dovranno
dare buon conto dei suddetti denari come ancora di tutte le somme che andrò
ricevendo e saranno di sotto di mia mano notate, dico Lire 164.6
F.to
Pietro B....
Adì
30 aprile
Ho
ricevuto lire 191 soldi 2 denari 3 per pagare il primo termine di Camerale
spettante alla suddetta Comunità, dico Lire 191.2.3
Adì
25 ...
Ho
ricevuto per pagare la diaria di due ... Lire 111.12.9
N.B.
(Il
retro di questo foglio è stato usato come minuta per fare la somma dei
perticati di parecchi terreni che sommano a pertiche 257.10).
Conto
ritirato con Domenico, Carlo fratelli e Andrea cugino de Brogini avanti S.
Martino 1731 di novembre e due altre volte rivisti i conti del debito tengono,
come anche compreso quello dal conto già ritirato con Baldassarre suo padre adì
23 novembre 1718 abbonato ogni suo dato è risultata la somma in Lire 225 e 14 e
mezzo imperiali cioè lire 225.14.6 di loro debito.
Venendo
poi ad avere fatto il conto per l’anno 1727
a
S. Martino, compensato il suo dato, non compreso i fitti dell’anno 1724 sono
restati in debito di Lire 575.14, il suo dato in Lire 303.3
Adì
23 settembre 1731 ricevuto da Carlo Brogino a conto in denaro Lire 12.-
Adì
28 ottobre 1731 ricevuto da Domenico Brogino
conto zecchini 4 “ 60.-
Adì
23 dicembre ricevuto in tanta carne di manzo a soldi 7
libbre 4
d’animale
libbre 2 a soldi 9
once 1 pepe, in tutto “ 2.8.6
Adì
3 febbraio 1733 ricevuto da Domenico a conto brente 4 vino rosso,
pagate
da lui la vettura solamente al Medea in ragione di lire 7
la
brenta
“ 28.-
Importo
della vettura
“ 10.-
Adì
19 ottobre 1734 ricevuto da Domenico Brogino a conto stari 4 noci
a
soldi 12
“ 2.8
Adì
11 novembre ricevuto stari 2 formento a lire 4 “ 8.-
Adì
24 dicembre per mano di Geronimo figlio di Domenico ricevuto
Carne
di manzo libbre 7 e mezza a soldi 8, carne d’animale libbre 3
A
soldi 12 e mezzo, lardo una libbra a soldi 20 importa in tutto “
5.17.6
Adì
29 marzo 1735 ricevuto dal cavallante Medea di Morazzone 2 brente
Di
vino rosso mezzano per conto di Domenico da lui pagato il dazio e
la
vettura
“ 7.10.-
Importo
del vino a ragione di Lire 9.10 per brenta “ 19. -.-
Adì
2 dicembre ricevuto libbre 1 di olio di noce “ -.14.-
Adì
23 dicembre ricevuto libbre 4 carne di maiale “ 2.10.-
Adì
11 febbraio 1736 ricevuti dai Brogini per mano del cavallante
Medea
vino brente 2 importo del vino in ragione di lire 9.10 “
19. -.-
Dazio
e vettura pagata da loro
“ 8. -.-
Adì
28 dicembre 1736 ricevuto carne d’animale libbre 3
a
soldi 13,
e
1 libbra di lardo a soldi
20 “
2.19.-
Non
compresi i fitti dell’anno 1725 fatto il conto con Domenico nel
febbraio
1737 resta
Lire 87. 8.-
Adì
28 novembre detto anno avuto da Domenico fasoli grossi
Mittà
5 buona misura “ 5. -.-
Adì
3 dicembre ricevuto per mano di Giovanni fratello di
Domenico
1 libbra di lardo vecchio “ 19. -.-
Adì
17 dicembre ricevuto per mano di Francesco Martignone
Molinaro
figlio di Antonio del Comune di Azzate per conto di
Domenico
Brogino formentone stari 4 “ 5. 5.-
Adì
24 dicembre ricevuto da Domenico in denaro “ 7. -.-
Adì
3 ottobre 1738 ricevuto da Domenico stari 4 formento “ 9. -.-
Adì
8 novembre ricevuto stari 1 formentone “ 1.10.-
Adì
10 novembre ricevuto 1 mina segale e mina 1
miglio
“ 1. 5.-
Adì
30 novembre ricevuto stari 1 riso “ 3. -.-
Nel
settembre 1739 ricevuto dal figlio di Domenicon stari 6 formento
E
stari 4 mistura
Adì
19 novembre 1739 ricevuto stari 2 miglio e stari 4 segale
Adì
21 ottobre 1740 ricevuto per mano di Giuseppe Brogino stari 2
Mistura
a soldi 30
“ 3. -.-
Adì
18 novembre ricevuto per mano di Giovanni fratello di Domenico
Stari
3 noci a soldi 17
“ 2.11.-
Adì
9 ottobre 1741 ricevuto da Domenico
stari 4 formento e3
Stari
2 formentone
“ 3.15.-
Signor
Fratello Carissimo,
ho ricevuto le scarpe
e pianelle quali mi vanno bene e gliene rendo grazie distintissime si per le
medicine, come per il taperino, che con quello compirò anche il sopra più delle
scarpe a suo tempo quando sarà tinto: il prete Don Benigno che meco si ritrova,
e dimani
1629
adì 9 febbraio
Istrumento
della fondazione del censo dei Signori fratelli Bossi con la
Comunità di Montonate a rogito del Signor Pietro Gerolamo Bossi in
Azzate.
N.B.
Uno
è servito per minuta dell’altro.
Appare
che il Signor Don Martino de Colla senatore di Milano delegato per la causa
Zavarelli Vissolvi il curatore Bartolomeo Magni o uno de’ creditori per unità
con esso a mandar fuori i perentori avvisi a tutti i creditori d’essa causa la
relazione e decisione da farsi al Senato
da esso Signor Senatore per le ragioni spettano alle figlie della fu
Signora Cecilia Zavarella, essendone procuratrice la
Signora Maria Bossa delle sue sorelle, e si tratta di dote costituite dal
padre Guglielmo Zavarelli nella somma di 10.900 accordata al cinque per cento
sino dal 1656 e la ragione del fedecommesso fondato da Barbara Lucina Dignana
nel valore di scudi 4.000 nei beni di Terrazzano Masio Pactanedi (?) e per la
dote nei beni di Mantegazza.
Nel
dire in che consista la proviusione fatta dalla Signora D. Gerolama Bossi de
Gaiongos a suo figlio il Signor tenete capitano D. Luigi Gaiongos.
Sapere
dalla persona che gli ha pagato gli scudi 100
in
che modo e su quale obbligazione, e di tale saputa lasciarne notizia scritta
sigillata in mabo del Signor D. Tomaso di Laozza che mandando la
Signora Maria Bossi gliela sia consegnata.
Conto
ritirato con Baldassarre Brogino e Domenico figlio
adì
23 novembre 1718 è in debito di Lire 225.14.6
1719
devono stari 1 avena “ -.15.-
Fave
intiere stari 1 “ 1.10.-
Fitto
del Pravetto 1719 “ 6. -.-
Noci
stari 7
“ 5.10.-
1719
di luglio devono 1 brenta di vino “ 5. -.-
1720
segale mancata stari 4 “ 6.10.-
Fave
intiere stari 4 “ 6.10.-
Avena
stari 7
“ 5.10.-
Noci
stari 3 “
2. 5.-
Adì
5 novembre datogli segale stari 2 per semenza “
3.10.-
Fitto
del Pravetto 1720 “ 6. -.-
Adì
22 novembre restano mezza brenta di vino “ 5. -.-
1720
d’agosto dato una brenta di vino ha patito “
4.10.-
1721
avena mancata stari 2 “ 1.10.-
Adì
25 agosto datogli altra brenta di vino matto “
3.10.-
Fitto
del Pravetto 1721 “ 6. -.-
Fitto
del Pravetto 1722 “ 6. -.-
Adì
8 luglio 1723 per testi di vino crodello dato a Carlo “ 9. 6.6
Fave
intiere mancate stari 3 “ 5. 5.-
Fitto
del Pravetto 1723 “ 6. -.-
Fitto
del Pravetto 1724 “ 6. -.-
Agosto
1725 avena stari 3 quartari 2 “ 2.12.6
Fave
intiere stari 4 “ 7. -.-
In
settembre 1725 datogli mezza brenta di vino crodello “
5. 5.-
Miglio
in detto anno mancato moggia 5 stari 4 “ 55. -.-
Noci
mancate stari 4 “ 3. -.-
Fitto
del Pravetto 1725 “ 6.
-.-
Adì
2 gennaio 1726 datogli segale stari 2 “ 3.10.-
Formento
mancato in detto anno moggi 1
“ 18. -.-
Segale
mancata moggi 2 e ha promesso Baldassarre il denaro 28. -.-
Avena
stari 4 “ 3. -.-
Fave
intiere stari 4 “ 7. -.-
Noci
stari 4
“ 6. -.-
Fitto
del Pravetto 1726 adì 14 ottobre promesso di
darlo
a fine del mese “ 6. -.-
Formento
mancato nel 1727 moggi 1 stari 7
“ 24.15.-
Fitto
del Pravetto 1727 “ 6. -.-
Noci
stari 7
“ 5.15.-
In
denaro delle pigioni hanno nelle mani “ 15.10.-
Devono
il prezzo di libbre 2 dobbioni “ 3.10.-
E
once 7 di gallette nasciute “ 1.15.-
Per
vino 1 brenta e mezza Crodello “ 15.10.-
Libbre
2 per metà di gallette per semenza nel 1728 “
2. -.-
Vetture
quattro e mezza da dedurre dalle già
abbonate
Cominciando
nel 1719
“ 18. -.-
(Stima
e descrizione dei beni di ragione degli illustrissimi Signori fratelli e
dottori collegiati di Milano D. Antonio Francesco e D. Gio. Battista Bossi
fatta dal Signor Ingegnere Collegiato Antonio Berlucchi nell’anno 1766 –
Eredità del nob. Signor D. Alfonso Bossi).
Pag.
1
In
agosto del prossimo scorso anno i nobili signori fisico collegiato D. Antonio e
dottore collegiato di Milano D. Gio. Battista fratelli Bossi per una parte, e
nob. Signor D. Francesco altro di loro fratello per l’altra, hanno di comune
consenso eletto me ingegnere collegiato infrascritto per formare la descrizione
e stima di tutti i beni stabili divisibili lasciati dal comune padre, con
quelle avvertenze e quei suggerimenti, che vendonsi nella scrittura conciliata
per detta elezione, che è del tenore seguente:
“Milano,
26 agosto 1766.
In
esecuzione della sentenza del Senato eccellentissimo del giorno 16 aprile
prossimo scorso emanata a relazione dell’ill.mo signor senatore D. Giuseppe
Santucci delegato nella causa vertente fra gli infrascritti nobili signori
fisico collegiato D. Antonio e dottore collegiato di Milano D. Gio. Battista
fratelli Bossi per una parte e l’infrascritto nobile signore D. Francesco altro
loro fratello per l’altra, vi è ancora la scrittura uniforme firmata dagli
altri due signori fratelli, sono venuti alla presente scrittura, quali vogliono
abbia forza di pubblico e giurato istrumento
Pag.
2
Fatto
in ogni più ampia e valida forma, nella quale hanno amichevolmente eletto ed
eleggono, e ciascuno di loro ha eletto ed elegge per perito di comune
confidenza il signor ingegnere collegiato Antonio Berlucchi, il quale previa la
stima e descrizione di tutti i beni stabili divisibili lasciati dal comun padre
(avvertendo però di stimare separatamente i miglioramenti, e deterioramenti, se
ne risulteranno, fatti dopo la morte del padre dal signor D. Antonio e D. Gio.
Battista fratelli Bossi, acciò il Senato eccellentissimo ne possa avere quel
riguardo stimerà di ragione) con le opportune deduzioni di tutti i carichi,
pesi, novennio ed altro giusta la di lui perizia, prededuca a forma della
suddetta sentenza del Senato le lire 10.000 per reintegrazione della
primogenitura, le due doti ed aumenti della fu signora D. Caterina Vinadi e
della signora D. Margherita Cattaneo, d’indi ne formi la sua relazione ad
effetto che possa in appresso
Pag.
3
Passarsi
a rendere eseguita intieramente detta sentenza nella forma della medesima
prescritta.
Sottoscritto
D. Francesco Bossi affermo quanto sopra.
E
di questa ne ha attestata la mano il signor dottore e notaio di Milano signor
Giuseppe Millefanti.
Portatomi
perciò il giorno 5 del passato novembre in Azzate (posto che alle parti è
piaciuto, che riportasi alla stagione d’autunno la mia operazione) ho
riconosciuti nel detto mese non solo tutti i beni, che possono cadere sotto
l’ideata divisione posti sotto diversi territori, la maggior parte però sotto
quelli di Azzate pieve di Varese, ma ancora alcuni, che diconsi privativi del
riferito signor fisico collegiato D. Antonio, come che, per quanto ha detto dal
medesimo acquistati con suo particolare peculio, i quali beni verrò in seguito
descrivendo ripartitamente colla stima rispettiva, formata col mezzo delle
opportune informazioni, riflessi alla qualità di ciascun fondo, deduzioni
incaricatemi,
Pag.
4
ed
altre dalla perizia suggerite, e sono.
N.
1 Pezzo di terra appellato la Fontanella di pertiche 21
in
parte a Prato, il restante Aratorio Avidato di fresco affittato a Pietro
Tibiletti, che resta sotto i numeri 339, 339 ½, 340, 341, 342 della tavola
dell’estimo del detto Comune di Azzate ed ha coerente a levante una Vigna di
ragione dell’egregio signor Podestà Masnago mediante siepe viva compresa, a
mezzogiorno e ponente strada ed a tramontana Parto del nob. Signor marchese
Bossi mediante siepe viva parimente compresa.
N.
2 Vignolo di circa pertiche 5 che dicesi il Breno, affittato ad Andrea Macchi
(n. 316 della detta tavola) al quale fa coerenza a levante Vigna del signor
dottor Felice Lotterio mediante accesso per metà, a mezzogiorno il signor
marchese Bossi mediante accesso compreso e siepe viva lasciata, a ponente la
Causa Pia Frasconi mediante filo di viti escluso, a tramontana Ronco
del signor dottor Lotterio mediante ripa
Pag.
5
pendente
lasciata con termine sul ciglio di essa.
N.
3 Diversi pezzetti di terra metà a Prato ed altra metà a Campo detti Campolungo
e posti in fine delle terre denominate il Bosco Rotondo verso l’angolo tra
levante e tramontana, che in tutto formano pertiche 3.7 seconda la misura, che
per distinzione della qualità sì di questi, come di alcuni altri pezzi fatta
fare dal signor Emanuele Pinciara pubblico agrimensore, che in questa occasione
mi ha servito di aiutante, ed alla tavola suddetta di Azzate sotto i numeri
124, 154 e 155, i quali sono lavorati dai tre massari Sironi, Giudici detto Il
Staffa e Giamberini, fanno coerenza a levante i beni della Causa Pia Frasconi
mediante siepe viva con piante, il tuto compreso, a mezzogiorno in parte detta
Causa Pia, in parte la Cappella del SS. Rosario a
solco, ed in parte il Prato Bertolotto di questi beni, a ponente in parte il
Prato ora detto, ed in parte beni del signor dottor
Pag.
6
Lodovico
Bossi mediante siepe lasciata, a tramontana in parte il suddetto signor dottor
Bossi ed in parte detta Causa Pia mediante siepe con piante, il tutto compreso.
N.
4 Prato denominato Bertolotto di circa pertiche 9 goduto dal massaro Sirone, n.
153 della mappa suddetta, che ha coerenza a levante i pezzi antescritti
mediante fosso colatore, a mezzogiorno questi beni lavorati dallo stesso
massaro e dall’altro detto Giudici detto Il Staffa, a ponente altri beni
lavorati dal medesimo Sironi, a tramontana Vigna del signor dottor Lodovico
Bossi mediante siepe con gabbe forti comprese.
N.
5 Sette pezzetti di terra lavorati dal detto massaro Sironi a riserva di due
che gode il Giudici detto Il Staffa, e una poca porzione tenuta in Casa, i
quali vengono appellati il Drancio, il Campo Longo, il Pradello abbasso della
Fizzada, Vigna di Sotto e Vigna di Sopra della detta Rizzada, posti in parte
sotto il n. 160, 161, 162 di pertiche 14.5 fra tutti e tre i detti numeri
secondo la misura risultante dalla detta tavola ed il resto sotto il n. 152
della tavola suddetta per circa altre pertiche 33 ½ giusta la misura fatta dal
suddetto signor Pinciana, e questi in corpo hanno coerenti a levante in parte
Campo della sopracitata Cappella del SS. Rosario, in parte strada, in parte la
Causa Pia Frasconi mediante siepe viva compresa, a mezzogiorno in
parte detta Causa Pia mediante siepe viva compresa, ed in parte beni del rev.
signor D. Giovanni Bossi mediante siepe viva lasciata, a ponente in poca parte
il detto rev. signor Bossi, e nel resti sempre questi beni mediante strada
privativa detta la Rizzada , a tramontana in parte
questi beni ed in parte il Campo della sudetta Cappella del Rosario mediante
qui fossetto e ripa compresa.
N.
6 Vigna detta la Mazzavacca , Campo sotto la
Vigna ,
Vigna Vecchia e Pertichetta terre lavorate dal massaro Sironi toltane la metà
della detta Mazzavacca che è lavorata dallo Staffa, la testa della
Pag.
7
Quale
è sotto il n. 126, il rimanente sotto il n. 152,
in
tutto di circa pertiche 48 e 1/8 come dalla detta misura Pinciara che hanno
coerenti a levante sempre i beni antedescritti ai n. 4 5,
a
mezzogiorno il Campo dei Fichi che si dirà in seguito, a ponente altri beni dei
signori fratelli ancor da dividersi, a tramontana Vigna del signor dottor
Lodovico Bossi mediante siepe viva con gabbata compresa.
N.
7 Due pezzi di terra che restano dalla parte di ponente a fianco dei poco fa
descritti, uno a Prato sotto il n. 150 della mappa, goduto in poca parte dal
massaro Staffa, ossia Giudici, il resto dal massaro Giamberini detto il Pina in
tutto di pertiche 6.19, e l’altro a Campo sotto il n. 151 di pertiche 5.9
lavorato dal massaro Sironi ai quali due pezzi sono coerenti a levante i beni
descritti al numero antecedente, a mezzogiorno in parte questi beni col Campo
sotto all’Oro, che si dirà, ed in parte beni della Cappella di S.
Pag.
8
Andrea
di Azzate mediante siepe viva lasciata, a ponente strada, a tramontana
terminano a punta alla sopracennata Vigna Mazzavacca.
N.
8 Diversi altri pezzetti che seguono andando verso mezzogiorno tutti sotto il
detto n. 152 della tavola dell’estimo, che hanno varie denominazioni, cioè il
Campo sotto all’Oro lavorato dal massaro Giamberini; Ripa a Prato al piede di
tal Campo goduto dallo Staffa, come anche i tre pezzetti annessi, che formano
tre piani detti il Campo dei Fichi, la Vigna del Bosetto e Campo del
Giardino, ed infine altro pezzo in parte Prato ed in parte Vigna detti
dell’Orto Vecchio lavorati dal Sironi, i quali pezzi che si descrivono sotto
questo numero formano in tutto, come dalla detta misura Pinciana circa pertiche
14 2/3 ed hanno coerenti a levante beni già descritti mediante il detto accesso
detto la Rizzada , a mezzogiorno in parte
questi beni col pezzo appellato dell’Orto Vecchio ed in parte la
Cappella del SS. Rosario con siepe
Pag.
9
Lasciata,
a ponente il Beneficio del signor D. Vincenzo Bossi mediante siepe viva
lasciata, a tramontana il Campo della Vigna Vecchia e la
Pertichetta descritti nl n. 6.
N.
9 Campo seguente detto in Fondo della Rizzada lavorato dallo Staffa, ed altri
pezzi lavorati dal Giamberini, che diconsi la
Vigna
e Campo della Pina in tutto di pertiche 20.21, come ai numeri 163 e 198 della
detta mappa di Azzate con i rispettivi numeri subalterni 1, 2 e 3 ai quali
pezzi fa coerenza a levante e mezzogiorno la detta strada privativa detta la
Rizzada ,
a ponente la Causa Pia Frasconi e il Beneficio
del Rosario, a tramontana la Vigna dell’Orto Vecchio
sopracitata.
N.
10 Prato in pendenza avidato posto di là della detta Rizzada, il quale si
denomina il Cantone tenuto in affitto dal massaro Giamberini posto sotto il n.
203 della mappa ed enunciato di pertiche 6.1, al quale fanno coerenza a levante
beni del rev. signor D. Giovanni Bossi mediante siepe viva lasciata, a
mezzogiorno termina con una lingua al di fuori della parte alla detta Rizzada,
che vi confina
Pag.
10
anche
a ponente e a tramontana un Pradello già descritto goduto dal Sironi con siepe
compresa in questo pezzo.
N.
11 Seguono i beni del Ronco Asinino goduti dal massaro Giamberini e sono:
Prato
e Campello posti rispettivamente sotto i numeri 268 e 236 della detta mappa di
Azzate, in tutto di circa pertiche 8 ½ a cui fanno coerenza a levante beni del
signor Piccinelli di Bosto mediante siepe viva lasciata, a mezzogiorno Campo
della Parrocchiale di Azzate a solco, a ponente Vigna della signora Donna
Barbara Orrigoni Bossi con accesso per metà, a tramontana beni della Cappella
di S. Francesco di Azzate con siepe lasciata. L’accennato accesso viene dalla
coda che ha questo prato nell’angolo tra levante a tramontana, e
attraversandolo gli impone una servitù passiva e questa a favore della riferita
Signora D. Barbara Bossi.
Altro
pezzo parte Vigna parte Campo ed in parte Prato, altre volte Pascolo, che
comprende i seguenti numeri della mappa cioè n. 234, 233 1 e 2, 232 ½ in tutto
di pertiche 34 1/8, a cui in corpo
Pag.
11
Vi
sono coerenti a levante beni in poca parte della suddetta signora D. Barbara
Bossi con siepe viva compresa, e nel rimanente della parte di Azzate mediante
filo di viti compreso con pertiche 2 di più per la palata, a mezzogiorno strada
comune, a ponente Vigna della parte suddetta mediante accesso lasciato, ed a
tramontana in parte il signor conte D. Giulio Cesare Bossi mediante in parte
vestigio di siepe e fossato lasciato ed in parte siepe compresa, e nel resto lo
stesso pezzo della detta signora D. Barbara mediante accesso posto sul ciglio
della ripa pendente, il quale dicesi compreso per metà.
N.
12 Pascolo detto la Marognetta di circa pertiche 5
posto sotto il n. 87 e 88 della suddetta mappa che coerenzia a levante con la
Valle ,
a mezzogiorno in parte il Bosco che si dirà in seguito ed in parte col signor
conte Bossi con siepe compresa, a ponente il Bosco detto del detto signor conte
,mediante siepe compresa, e a tramontana Valle appellata del Pateco.
Questo
lo ha il signor D. Antonio Bossi avuto in cambio dal signor sergente maggiore
D. Luigi
Pag.
12
Bossi
in vece del del n. 630 Bosco castanile detto al Roccolo di pertiche 3.3
constando il cambio da istrumento del giorno 23 novembre 1762 avendolo poi il
signor D. Antonio fatto scarpare per ridurlo a Prato.
N.
13 Bosco detto dell’Asnino di pertiche 5 (n. 95 della mappa suddetta) col fondo
di legna cedua dolce che godesi da detto massaro Giamberini, e con piante di
rovere al quale è coerente a levante il Bosco della detta D. Barbara Orrigoni
Bossi con vestigia di siepe compresa, a mezzogiorno e ponente Bosco del signor
conte Bossi, a tramontana Pascolo antescritto.
N.
14 Pezzo di terra appellato il Gaggietto, parte in piano con viti e parte in
costa prativa, in tutto di pertiche 7.22 (n. 173 e 174 della suddetta mappa)
tenuto in affitto da Antonio Oggioni, al quale sono coerenti a levante strada con
siepe viva verso di quella, a mezzogiorno beni della Parrocchiale di Azzate con
siepe lasciata, a ponente il rev. signor D. Giacomo Bossi mediante roggietta
metà compresa, a tramontana il signor conte Alemagna mediante
Pag.
13
Siepe
lasciata.
N.
15 Prato Paludoso al lago con diverse roveri detto il Prato Zuccolo e la
Palude
in due pezzi uno sotto il n. 20 e l’altro sotto il n. 17 della mappa suddetta
in tutto di circa pertiche 9 ½. Questo è goduto daL Giamberini ed ha coerente a
levante Prato del signor conte Bossi con siepe lasciata, a mezzogiorno la
Parrocchiale di Azzate in linea di ceppate, a ponente la
Causa Pia Frasconi in linea di termini, a tramontana il lago.
N.
16 Tre altri pezzi di terra paludosi posti sotto il n. 5 e 34 della detta mappa
di Azzate in tutto di pertiche 21 ½
senza piante goduti dai tre massari Giamberini, Sironi e Giudici ai
quali fa coerenza a levante fondo del signor conte Bossi a linea di termini, a
mezzogiorno la signora D. Barbara Orrigoni Bossi a linea come sopra, a ponente
il signor dottor Lodovico Bossi mediante fossetto per metà, a tramontana il
lago.
N.
17 Prato Magro detto il Prato Grande (n. 65 della detta mappa) di pertiche 15 ½
tenuto in
Pag.
14
Casa,
al quale fa coerenza a levante Prato della Comunità di Azzate in linea di
termini, a mezzogiorno Roggia detta la
Valciasca , a ponente Prato in parte del signor conte Bossi e in parte
del signor conte Alemagna mediante termini, a tramontana Prato in parte del
suddetto signor conte Alemagna ed in parte della Causa Pia Frasconi
Sempre
mediante fossetto per metà.
N.
18 Boschetto di circa ½ pertica detto al Prato di Santa Maria (n. 59 della
mappa) che serve per scorta, il quale fa coerenza a levante con beni del signor
Alberto Masnaghi e D. Gaspare Priore, a mezzogiorno con il confine di
Buguggiate, a ponente con la Chiesa Parrocchiale di Azzate, a tramontana
col signor conte Bossi.
N.
19 Ronco di S. Quirico soggetto al livello della Cappella dei Santi Quirico e
Giulita di Azzate di circa pertiche 20 lavorato dal massaro Pietro Francesco
Giudici, al quale fa coerenza a levante il Bosco infrascritto con siepe viva
compresa, a mezzogiorno strada, a mezzogiorno Ronco del signor conte Bossi con
siepe viva come sopra
Pag.
15
ed
a tramontana parte del detto signor conte ed in parte la
Parrocchiale di Azzate mediante siepe viva compresa.
Bosco
Castanile soggetto allo stesso livello di circa pertiche 16 detto pure di S.
Quirico che serve di scorta al suddetto Ronco a cui sono coerenti a levante
beni in parte del signor marchese D. Galeazzo Bossi ed in parte della Casa
Tettoni di Azzate con siepe compresa, a mezzogiorno strada, a ponente il Ronco
sopraddetto, a tramontana beni della Cura di S. Maria di Azzate con siepe pure
compresa.
I
suddetti Ronco e Bosco restano sotto i numeri 645, 646 e 647 della mappa di
Azzate.
Segue
un pezzetto di terra Campo ed in parte Sito di Corte con Ronco detto alla Baita
soggetto anch’esso al medesimo livello, che resta sotto il territorio di
Brunello essendo tutti gli altri fondi fin’ora descritti sotto il Comune di
Azzate; al quale Campello e Sito come sopra che è goduto da Giacomo Castelnuovo
è coerente a levante e mezzogiorno con terreno di Andrea Ballerio mediante
siepe compresa, a
Pag.
16
Ponente
Campo della Cura di Brunello a solco con termine e a tramontana l’infrascritto
pezzetto di terra a solco sulla dirittura di un termine.
N.
20 Pezzo di terra detto pure alla Baita, ma che non è vincolato al detto
livello, parte Campo e parte Vigna lavorato dal suddetto Castelnuovo di circa
pertiche 1 1/3 nel territorio di Brunello a cui fa coerenza a levante la
Casa
del massaro con Corte, a mezzogiorno il Campello del livello antedescritto a
linea, a ponente e tramontana la Cura di Brunello in linea di
termini dalla parte di ponente e con rippa compresa da quella di tramontana.
N.
21 Segue la Casa detta della Baita nel
territorio di Brunello goduta dal suddetto Giacomo Castelnuovo che consiste in
un Portico rustico con due pilastri e con Loggia, una Cascina con Forno, che si
stende nella Corte, sotto il quale v’è Pollaio e la detta Cucina ha il suo
Superiore; da essa si entra in una Stalletta con sopra Camerino. Luogo per
Cantina entro cui vi è la scala di vivo e legname per ascendere prima ad un
Superiore di essa Cantina,
Pag.
17
e
Dispensino, poi agli altri. Dispensino da una parte e dall’altra una Scaletta
di tabula imperfetta con sopra una Stanza.
Corte
che serve d’Aia con Pozzo con parapetto di sarizzo sito nel fondo del livello.
Tutti i detti luoghi restano sotto ad un sol tetto, e questa Casa è sotto il n.
716 alla tavola dell’estimo del suddetto Comune confinando essa coi suddetti
due Campelli, ed in parte coi fondi della Parrocchiale di Brunello.
N.
22 Sotto questo numero si descrivono i beni goduti dal massaro Magni secondo la
descrizione che è stata fatta nel 1765 dall’agrimensore approvato il signor
Emanuele Pinciara, i quali beni sono stati redenti dal signor D. Antonio Bossi
primogenito dei riferiti signori fratelli, poiché erano stati venduti dal comun
padre signor D. Gio. Stefano al signor Prevosto Alemagna con patto di grazia e
successiva investitura per anni nove e sono:
primieramente
una Casa da Massaro posta in Erbamolle sotto il n. 915 della tavola dell’estimo
di Azzate, la quale è tenuta in affitto dal detto massaro Giovanni Magni e
consiste in un braccio di Caseggiato che contiene quattro luoghi terreni
comprese due stalle, un portico avanti al primo di detti luoghi, che serve di
cucina, sotto il quale portico vi è pozzo ed una scala di beola che depone ad
una loggia, altra scala esteriore di sassi rustici con andatora (tavolato
inclinato di legno) d’asse ed altro portico in fine del detto braccio, che è
stato costruito di nuovo. Sopra una delle stalle vi è cascina, e sopra gli
altri tre luoghi vi sono altrettanti solai, uno dei quali soffittato, cioè
quello superiormente alla cucina. Avanti i detti luoghi vi è corte, che serve
d’aia cinta da siepe viva, entrandosi a questa casa da un andito in soffitto
inserviente anche per altra porzione, che resta alla sinistra del detto andito,
e passandosi alla corte per apertura nella siepe con sopra un’anta di restello
portata da due colonne di legno, alla qual casa vi è coerente in parte casa del
signor marchese Bossi, in parte
Pag.
18
altro
caseggiato dei signori fratelli, e in parte accesso, che va alla strada comune,
a mezzogiorno la detta strada e questi beni, a ponente i detti beni, a
tramontana fondo del signor marchese Bossi con stillicidio verso di esso.
Orto
annesso alla detta Casa che resta formato nel pezzo di à della strada.
Seguono
le terre godute dal detto massaro Magni che sono le seguenti:
Un
Campo nel territorio di Brunello denominato il Campo Maggio di là dall’Arno di
circa pertiche 3 1/3 a cui sono coerenti i beni, a levante il Signor Claudio
Mazzuchelli mediante accesso per metà, a mezzogiorno Anna Maria Sommaruga
mediante solco in linea di termini, a ponente Gerolamo Ballerio mediante siepe
viva compresa e a tramontana Carlo Antonio livellario del signor segretario
Perabò a solco.
Altro
Campo situato nel suddetto territorio detto come sopra di circa pertiche 3 1/3
a cui fanno coerenza a levante beni del signor conte Alemagna mediante accesso
per metà, a mezzogiorno
Pag.
19
E
ponente il medesimo signor conte a solco, a tramontana le RR. Monache di S.
Martino di Varese a solco in linea di termini.
Altro
Campello d là dall’Arno detto le Prelle di circa pertiche 1 che il massaro
Magni ha subaffittato ad Antonio Valenti, a cui sono coerenti a levante la
strada in confine di Morazzone, a mezzogiorno beni del signor dottor Giacomo
Masnaghi a termini, a ponente e tramontana beni di Carlo Sommaruga con siepe
compresa.
Altro
Campo detto Novella territorio suddetto
di circa pertiche 2 a cui fanno coerenza a
levante i beni di Giacomo Ballerio mediante accesso per metà, a mezzogiorno
Giovanni Passera a solco in dirittura dei termini, a ponente le RR. Monache di
S. Martino a solco, a tramontana il signor podestà Masnaghi in linea di
termini.
Campo
al Roncaccio situato come sopra di circa pertiche 2, al quale fanno coerenza a
levante e mezzogiorno beni di Angela Maria Ghiringhelli a solco, a ponente
Pag.
20
Vigna
appellata la Vignola alla Rompada situata
come sopra di circa pertiche 2 alla quale fanno coerenza a levante beni di
Giacomo Ballerio mediante accesso per metà, a mezzogiorno Beneficio dei Signori
Porta di Gallarate mediante palera inclusa, a ponente il Beneficio suddetto e
delle RR. Monache di S. Antonino a linea, a tramontana il signor Gio. Battista
Tamborini mediante palera esclusa.
Campo
detto del Ronco di circa pertiche 2 sito come sopra a cui fanno coerenza a
levante strada pubblica, a mezzogiorno ... Tamborini livellario di Vincenzo
Pozzi di Menzago a solco in linea di termini, a ponente il signor conte Bossi
mediante vestigio di siepe esclusa, a tramontana Gio. Battista Tamborini a
solco.
Vigna
appellata il Serino di circa pertiche 6 2/3 sita nel detto territorio, alla
quale fanno coerenza
Pag.
21
A
levante beni di Andrea Ballerio ed il beneficio di S. Rocco di Brunello
mediante siepe viva compresa, a mezzogiorno il signor Carlo Antonio Ballerio
con siepe viva come sopra, a ponente seguente Boschetto e beni del signor
Ambrogio Tamborini mediante come sopra.
Bosco
di circa pertiche 1 sito come sopra ed unito
all’antedescritta Vigna, al quale fanno coerenza a levante questi beni,
a mezzogiorno il signor Gio. Battista Tamborini mediante siepe viva compresa, a
ponente termina a punta, a tramontana vi è strada.
Vigna,
Campo e Bosco Castanile detti la Sera il tutto sito nel
territorio suddetti di circa pertiche 19,
a
cui è coerente a levante e mezzogiorno strada comune, a ponente terreno di
Carlo Ballerio mediante siepe viva compresa, a tramontana i signori fratelli
Crugnola.
Campo
detto della Poveretta di circa pertiche 8 1/3 posto nel territorio di Azzate
sotto il n. 682 a cui sono coerenti a
levante in parte questi beni col terreno ch’era goduto dalla Bidina ed in oggi
lo tiene Carlo
Pag.
22
Francesco
Bossi ed in parte i signori fratelli Crugnola mediante in parte accesso per
metà in parte fossetto incluso ed in parte a solco, a mezzogiorno strada, a
ponente il signor marchese Bossi a solco in linea dei termini ed a tramontana
dello stesso marchese mediante sentiero escluso.
Vigna
appellata la Vigna di Casa, essendo
annessa a quella del massaro di pertiche 4 ¾ sita nel territorio di Azzate
sotto il n. 679 facendosi coerenza a levante con beni del signor marchese Bossi
mediante sentiero escluso, a mezzogiorno il suddetto signor marchese mediante
palera compresa, a ponente strada, a tramontana questi beni.
Campo
detto la Selvazza di circa pertiche 4 (n.
639 della detta tavola di Azzate) a cui fanno coerenza a levante beni dei
signori fratelli Crugnola mediante siepe viva compresa, a mezzogiorno i
suddetti fratelli mediante ripa esclusa, a ponente strada, a tramontana questi
beni.
Selva
detta la Selvazza di circa pertiche 5 (n.
637 della tavola di Azzate) a cui sono coerenti a levante
Pag.
23
Beni
del signor marchese Bossi mediante siepe compresa, a mezzogiorno questi beni
col campo antedescritto, a ponente e tramontana il signor conte Castellani
mediante siepe viva compresa.
Campo
detto del Roncaccio di pertiche 1 1/3 (n. 662 della tavola di Azzate) al quale
fanno coerenza a levante questi beni sotto Buguggiate, a mezzogiorno beni del
signor marchese Bossi mediante siepe viva compresa, a ponente a tramontana i
fratelli Crugnola mediante siepe come sopra.
Selva
annessa al suddetto Campo detta perciò anch’essa del Ronmcaccio di circa
pertiche 2 ½ alla quale fanno coerenza a levante questi beni, a mezzogiorno
beni del signor marchese Bossi mediante siepe viva lasciata, a ponente questi
beni col Campo antedescritto, a tramontana i fratelli Crugnola mediante siepe
viva esclusa.
Vigna
denominata parimenti del Roncaccio di circa pertiche 19 posta nel territorio di
Buguggiate alla quale sono coerenti a levante beni
Pag.
24
Del
signor marchese Bossi mediante accesso per metà, a mezzogiorno strada comune, a
ponente il signor Marchese Bossi mediante siepe viva esclusa, ed in parte
questi beni, a tramontana beni dei fratelli Crugnola mediante filagno di viti e
ripa compresa.
Altro
pezzo di Vigna detto del Filagno sito sotto detto Comune, affittata a Pietro
....
Masini
di Buguggiate alla quale sono coerenti a levante beni del conte Alemagna, a
mezzogiorno i fratelli Crugnola ed il suddetto conte mediante palera, a ponente
i fratelli Crugnola mediante in parte ripa compresa ed in parte siepe lasciata,
a tramontana strada comune.
Altro
pezzo di terra di varie qualità denominato alla Peschiera, che comprende i n.
430, 433, 434, 437, 437 ½ della tavola di Azzate, in tutto pertiche 35 1/3, al
quale sono coerenti a levante Vigna e Bosco altre volte del signor Gio.
Battista Mariani presentemente privativo del signor D. Antonio Bossi per
acquisto che ne ha dfatto recentemente , a mezzogiorno strada, a ponente beni
del conte Bossi, a tramontana i RR. Chierici regolari della Passione mediante
Valle per metà.
Questi
beni hanno la ragione dell’accesso sopra beni del signor Masnaghi che viene
dalla parte di ponente con rastello mantenuto dal padre Magnaghi procuratore
della Passione, che deve consegnare una chiave ai signori fratelli Bossi per
andare ai loro beni.
Pezzo
di terra detto di S. Maria, Prato in territorio di Buguggiate di pertiche 10
indiviso coi fratelli Crugnola, a cui fa coerenza a levante Prato del signor
dottor Giacomo Masnaghi mediante siepe con vestigio di fossetto, a mezzogiorno
i fratelli Crugnola a linea, a ponente la
Cura
di Azzate con termine ed una roveretta cimata indivisa che serve per altro
termine, a tramontana il conte Bossi mediante siepe lasciata.
Altro
pezzo di terra paludoso detto Palude nel territorio di Buguggiate di circa
pertiche 18 indiviso col signor Giuseppe Crugnola, a cui è coerente a levante i
fratelli Crugnola
Pag.
25
A
mezzogiorno il conte Alemagna, a ponente la
Prepositura di Varese ed a tramontana il lago.
N.
23 Altra porzione di Casa unita a quella del massaro Magni, che resta affittata
al pigionante Carlo Francesco Bossi detto il Marosso, e consiste in uno
stallino confinante coll’andito di porta comune con la porzione tenuta dal
suddetto massaro sopra il quale stallino vi è una stanza nuova, che si stende
anche sopra il detto andito di porta, la quale è goduta dal detto Magni in
seguito al quale stallino vi è una cucina con sopra una stanza col tetto
formato alla capuccina e con pollaio contro il muro di corte.
Per
ascendere alla detta stanza vi è la scala di vivo ascendente ad una andatora
d’asse, restando detta scala contro il muro di un luogo del signor Crugnola,
che ha l’accesso dall’altra parte.
Avanti
detto stallino e cucina evvi la Corte , ed a questa porzione
di casa vi è coerente a levante il resto della Corte, che serve ad
Pag.
26
Altri,
a mezzogiorno strada comune, a ponente la
Casa
sopraddetta del masaro Magni mediante l’accennato andito di porta, a tramontana
corte del signor Crugnola.
N.
24 Di là dal sopra indicato luogo terreno del signor Crugnola vi è un luogo
senza camino goduto dal medesimo pigionante Bossi in via di livello, in cui vi
ha ragione anche la signora D. Barbara Bossi con porta d’ingresso dalla corte
in telaro di vivo, e sopra vi à cassina con uscio verso Corte in telaro come
sopra e sue ante salendosi ad essa per scala da mano.
In
seguito al detto luogo vi è una cantina con stanza superiore soffittata che
sono parimenti del detto livello, ed a questi due luoghi è coerente a levante
il Sito del Torchio di ragione del signor marchese Bossi con l’accesso al detto torchio da altra parte,
a mezzogiorno la detta strada comune posta di là della Corte, a ponente la
parte di corte sopraddetta al n. 23 ed il detto luogo del signor Crugnola, a
tramontana corte dello stesso signor Crugnola.
N.
25 Pezzetto di terra Vigna che dicesi la
Poveretta
Pag.
27
Di
circa pertiche 2 ½ (n. 687 della mappa di Azzate) goduta dal suddetto Carlo
Francesco Bossi alla quale sono coerenti
a levante beni della Cappella del SS. RosaRIO della Gazzada con termini,
a mezzogiorno strada, a ponente il sopraddetto Campo appellato anch’esso la
Poveretta a solco, a tramontana beni dei fratelli Crugnola in linea
di termine e con cavedagna per metà.
N.
26 Pezzetto di terra avidato di pertiche 1 detto al Poneccio nel territorio di
Brunello al n. 111 di quella mappa che è goduto in via di livello da Carlo
Domenico Mazzuchelli detto il Beato, a cui è coerente a levante e mezzogiorno
strada, a ponente terreno di Giovanni Battista Martignoni con termini, a
tramontana Vigna di Casa Alemagna tenuta da Giacomo Castelnuovo in via di
livello con ripa lasciata.
Piccola
Brughiera di circa pertiche 2 sotto al n. 34 della tavola di Brunello, alla
quale è coerente a levante la Parrochciale di Brunello, a
mezzogiorno e ponente Giacomo Castelnuovo livellario del signor conte Alemagna,
Pag.
28
A
tramontana Selva del conte Bossi.
N.
27 Seguono i beni che tiene a livello Gio. Battista Romagnoli descritti
nell’istrumento d’investitura livellaria del giorno 29 novembre 1762 rogato dal
dottor Lodovico Bossi, al quale sono coerenti a levante beni di Gio. Battista
Martignoni mediante siepe viva compresa, a mezzogiorno strada, a ponenti Gio.
Battista Tamborini mediante ripa
esclusa, ed a tramontana Giovanni Castelnuovo a solco.
Campo
detto il Campo della Sera situato come sopra di circa pertiche ½ a cui fanno coerenza a levante Gio. Battista Ballerio
a solco, a mezzogiorno strada, a ponente beneficio della Vice Cura di Brunello
a solco, a tramontana Carlo Maria Pozzi mediante riva esclusa.
Prato
detto alle Prelle sito come sopra di pertiche 4 2/3 al quale fanno coerenza a
levante e tramontana Giovanni Castelnuovo a linea, a mezzogiorno Domenico
Ballerio a termini, a ponente Beneficio Porta a linea.
Pag.
29
Vigna
detta al Mottani sita nel territorio di Castronno alla quale fanno coerenza a
levante il Beneficio Campanigo mediante palera inclusa, a mezzogiorno Gio.
Battista Tamborini medante siepe viva esclusa, a ponente e tramontana strada
con siepe viva verso di quella, essendovi dalla parte di tramontana la ragione
di una gabba di castano ed altre di rovere di là della strada nella siepe viva in
coerenza dei signori Crivelli, qual siepe è in controversia coi detti signori
Crivelli.
Zerbo
detto come sopra nel territorio di Brunello di circa pertiche 2 1/3 ala quale
fanno coerenza a levante strada, a mezzogiorno accesso del conte Alemagna
mediante siepe lasciata, a ponente l’infrascritta Selva, a tramontana Gio.
Battista Ballerio e marchese Crivelli a linea.
Selva
detta anch’essa il Mottani sita in territorio di Brunello di pertiche 2 1/3
alla quale è coerente a levante il suddetto Zerbo e Gio. Battista Ballerio con
siepe viva inclusa, a mezzogiorno
Pag.
30
Il
conte Alemagna mediante siepe viva esclusa, a ponente i Consorti Bossitti di
Sant’Alessandro mediante siepe viva esclusa, a tramontana il suddetto Ballerio
e Vincenzo Pozzi mediante siepe morta esclusa.
Vigna
e Campo detti al Ponteccio sita in Brunello di circa pertiche 2
a
cui sono coerenti a levante il Beneficio della Vicecura di Brunello e Gio.
Battista Tamborini mediante ripa esclusa, a mezzogiorno il detto Tamborini
mediante come sopra, a ponente Beneficio del Curato di Nosate a solco, a
tramontana strada.
I
suddetti beni restano tutti come si è indicato nel territorio di Brunello a
riserva di qualche pezzo in quello di Buguggiate.
N.
28 segue la Possessione delle Collodole situata
per la maggior parte nel territorio di Castronno pieve di Castelseprio e in
parte in quello di Brunello pieve di Varese, tenuta in affitto semplice da
Paolo Ballerio che consiste come in seguito.
Nel
territorio di Castronno:
Chioso
prativo detto il Chiosetto di circa pertiche 2
a
cui sono coerenti a levante e mezzogiorno questi beni, a ponente Vigna della
Cura di Brunello a palera lasciata e con termine, a tramontana strada.
Campo
detto il Ronchetto di circa pertiche 3 a cui fa coerenza a
levante strada, a mezzogiorno e ponente Domenico Ballerio mediante siepe viva
inclusa e fosso lasciato, a tramontana Chiesa di S. Maria di Brunello mediante
palera esclusa e termini.
Selva
detta la Selva di Sant’Alessandro di
pertiche 2 ½ alla quale sono coerenti a levante e tramontana Domenico Ballerio
a termini, a mezzogiorno e ponente il conte Alemagna mediante siepe esclusa.
Brughiera
e Vigna al Ronchetto in tutto di circa pertiche 3
a
cui sono coerenti a levante Carlo Gerolamo Malnati livellario dell’ecc.ma Casa
Archinto mediante riva
N.
29
inclusa,
a mezzogiorno Cura di Brunello mediante palera compresa per metà, a ponente
Cura di Brunello mediante ripa inclusa, a tramontana il livellario Malnati a
termini e ripa lasciata.
Vigna
detta la Vigna Grande con Brughiera annessa
in tutto circa pertiche 16 1/3 a cui sono coerenti a levante Gerlamo Martignoni
livellario del conte Alemagna mediante ripa inclusa, a mezzogiorno strada, a
ponente e tramontana questi beni.
Vigna
in costa detta la Costera di circa pertiche 2
a
cui sono coerenti a levante questi beni, a mezzogiorno strada, a ponente
Beneficio Porta di Gallarate mediante siepe mista esclusa, a tramontana Angelo
Maria Tamborini mediante siepe viva esclusa.
Vigna
e Selva detta la Vigna osta in tutto circa
pertiche 5 a cui sono coerenti a
levante beni in parte del livello Aemagna goduto fa Gerolamo Martignoni ed in
parte del Benfvio Campanigo mediante siepe viva inclusa, a mezzogiorno e
tramonta na questi
Pag.
30
beni
e a ponente Angelo Maria Tamborini mediante siepe viva inclusa con questi beni.
Vigna
detta al Filagno Longo di circa pertiche 2
a
cui fa coerenza a levante strada, a mezzogiorno e tramontana il Beneficio
Campanigo mediante palera per metà e a ponente questi beni.
Campo
detto Campazzo di circa pertiche 4 al quale sono coerenti a levante Marco
Antonio Baratelli a cavedagna inclusa e questi beni, a mezzogiorno Angelo Maria
Tamborini mediante siepe viva inclusa e questi beni, a potente e tramontana
Francesco Ballerio mediante siepe viva inclusa.
Vigna
e Campo detti al Campazzo di circa pertiche 4
a
cui fanno coerenza a levante Francesco Ballerio mediante palera esclusa, a
mezzogiorno Marco Antonio Baratelli a
linea, a ponente questi beni, a tramontana Beneficio della Cura di Brunello a
cavedagna inclusa.
Pag.
31
Altra
Vigna detta In Fondo al Giardino alla quale fanno coerenza a levante Gio.
Battista Ballerio mediante palera, a mezzogiorno e tramontana questi beni, a
ponente Beneficio della Vicecura di Brunello mediante cavedagna inclusa.
Prato
detto Cantonazzo e Vignazza di circa pertiche 1 ¾ a cui sono coerenti a levante
Gio. Battista Tamborini a linea, a mezzogiorno e ponente Gio. Battista
Martignoni mediante siepe viva esclusa, a tramontana Gerolamo Ballerio a linea.
Territorio
di Brunello:
Prato
detto della Vignazza di circa pertiche 6 al quale sono coerenti a levante
Beneficio Campanigo mediante siepe viva esclusa, a mezzogiorno Giovanni Magni a
linea, a ponente RR. Monache di S. Antonino con Alessandro Tamborini a linea, a
tramontana Cura di Brunello mediante siepe viva esclusa.
Pag.
32
Vigna,
Campo e Selva detti Chiossetto o sia Chiesola in tutto di circa pertiche 5
a
cui fanno coerenza a levante in parte il Beneficio Porta mediante siepe viva
esclusa e in parte Francesco Ballerio a solco, a mezzogiorno strada, a ponente
i Signori Bianchi di Caidate a palera e ripa compresa, a tramontana Carlo
Tamborini e podestà Masnaghi a siepe inclusa.
Prato
di circa pertiche 4 detto delle Prelle a cui sono coerenti a levante beni
Alemagna mediante siepe viva inclusa, a mezzogiorno Gio. Battista Martignoni
livellario della Chiesa di Brunello a linea, a ponente Carlo Francesco
Martignoni a siepe viva inclusa, a tramontana il conte Bossi a linea.
Campo
detto la Serra di circa pertiche 3
a
cui sono coerenti a levante Gio. Battista Bossi di Caidate a palera esclusa, a
mezzogiorno strada, a ponente le RR. Monache di s. Antonino a palera
Pag.
33
Esclusa,
a tramontana Gio. Battista Tamborini mediante cavedagna lasciata.
Bosco
Castanile di taglio detto alla Serra di circa pertiche 4
a
cui fanno coerenza a levante questi beni, a mezzogiorno Carlo Tamborini a
linea, a ponente Domenico Pozzi di Menzago a linea, a tramontana i signori
Crugnola a linea.
Selva
detta Selvetta della Costa di circa pertiche 2
a
cui sono coerenti a levante il Beneficio Porta a linea e strada, a ponente i
Signori Crivelli di Morazzone a linea e a tramontana Francesco Ballerio di
Brunello a linea.
Altra
Selva detta la Costa di circa pertiche 11
a
cui sono coerenti a levante i signori Crivelli di Morazzone mediante fosso incluso,
a mezzogiorno in parte strada e in parte Paolo e Francesco Ballerio a linea, a
ponente Baldassarre Tibiletti livellario del podestà Masnaghi mediante siepe
viva inclusa, a tramontana
Pag.
34
Gio.
Battista Tamborini mediante siepe viva inclusa.
N.
29 Oltre ai detti beni gode anche il detto massaro Ballerio una Casa che dicesi
alle Collodole nel territorio di Castronno sotto il n. 985/1 di quella mappa
che descritta in succinto (come si è praticato e si praticherà colle altre)
consiste in braccio verso la strada dalla quale si entra mediante porta senza
ante essendovi al di fuori di essa il Pozzo con avello a fianco di serizzo, e
detto braccio contiene un portico a tetto che serve di andito di porta, e tre
luoghi terreni, uno dei quali è il forno, che si stende nella corte sotto cui
vi è pollaio, e sopra detti luoghi vi sono due stanze ed un solaro
ascendendovisi per scala di repezzi di vivo, in cima alla quale vi è loggia di
legno che dà la comunicazione ai detti superiori, ed oltre ad essi ad una stanza
che resta sopra un luogo di Gerolamo Broggini.
Pag. 35
Di
contro a questi, dalla parte di
mezzogiorno vi è una cantina, ed in seguito la stalla, e sopra l’una e l’altra
vi è cassina, essendovi tra mezzo a questi due braccia di corte inserviente
d’aia in un sito della quale vi è un pergolato di viti ed annesso alla stessa
corte vi rimane un orto di circa mezza pertica.
N.
30 Sotto questo numero si descrive la Casa da massaro che resta
goduta dai fratelli Giamberini ed è situata nel luogo di Azzate vicino a quella
da Nobile.
A
questa si entra da porta con sue ante verso ponente con stretta corte
successiva, che fa risvolto e forma due porzioni. In una vi sono due ale di
tetto appoggiate al muro della Casa da Nobile, che fanno le veci di
portichetti, ed in testa vi è un luoghetto con a pari un sito, in cui evvi una
scaletta ascendente al Giardino della Casa da Nobile, ed un pozzo.
Alla
sinistra di questa parte di corte si ha l’ingresso ad una stalla,
posteriormente a cui vi è la Ghiaccera ad uso dei signori fratelli,
e ad un luogo che dicesi la Cantina , ma serve anch’esso di
Pag.
36
Stalla
fra mezzo ai quali due luoghi vi resta un sito con scala di legname per i
superiori, ed in testa a questo sito, che serva da andito, una cucina terrena.
Dall’altra
porzione di corte in testa alla quale v’è un portichetto ed un forno, si va ad
altra cucina sopra la quale vi è una stanza buona a giarone ed in soffitto con
loggia d’asse avanti di essa.
Altra
stanza resta sopra l’altra cucina posteriore al sito di scala, e sopra la
stalla andito e cantina vi è cassina.
Il
primo superiore del luogo posto in dirittura della porta, e sito annesso, è
goduto nella Casa da Nobile, ma evvi ad un altro piano un luogo che serve di
solaro compreso in questa casa da massaro, e mediante altra scaletta si va ad
un camerino superiore alla Ghiaccera.
Questa
casa aveva il tetto, che la copre più alto di quello, ch’è presentemente, e per
conseguenza rimaneva più capace la cassina per riporvi le stobbie ed altro. Ma
poiché questo tetto toglieva alla Casa da Nobile il prospetto del lago, il
signor D. Antonio lo ha fatto abbassare avendo fatto costruire poi gli
accennati due portichetti per supplire il minoramento della capacità di
cassina, ed alla medesima casa è coerente a levante la detta Ghiaccera e la
casa da Nobile, che vi confina anche a mezzogiorno, a ponente strada con cinta
bassa da quella parte coperta di piode, a tramontana il Chioso di Casa ancor da
descriversi restando questa Casa sotto il n. 841 alla tavola dell’estimo di
Azzate.
N.
31 Altra casa da massaro sita parimenti in Azzate al n. 842 della tavola
dell’estimo, la quale è goduta dal massaro Giudici detto il Staffa, e consiste
come in appresso.
Ha
la porta verso levante con sue ante con un campo di portico successivo, che
serve di andito, sopra il quale vi è un Scolaro soffittato e con camino. Alla
destra vengono in seguito tre luoghi, l’ultimo dei quali è la
Cucina
del massaro con sopra cucina, gli altri due con suo superiore.
Avanti
detti luoghi vi è un portico con tre
Pag.
37
Pilastri
di sassi e cotto, e con pozzo tramezzo ai primi due pilastri, sopra il quale
portico vi è loggia aperta, essendovi altro portico di risvolto parimenti con
loggia sopra coperta da tetto, e sostenuta da una colonna di legno, e da uno
dei suddetti pilastri, e posteriormente a questo portico vi resta la cantina
con superiore a giarone e soffitto.
Di
contro la porta vi è la stalla con superiore a giarone, e soffitto, ed annesso
un altro stallino con sopra cassina.
Nel
fianco sinistro della corte di questa casa vi è poi la scala di sassi per il
superiore della stalla, ed altri sotto la quale vi è pollaio in seguito al
quale sito di scala viene un portichetto con loggia sopra.
Dal
detto portichetto si va ad un Orto, che si fa servire d’aia per battere, e la
presente casa ha coerenti a levante in parte strada ed in parte casa e corte di
ragione del signor Marchese Bossi mediante in parte muro a frontespicio ed in
parte cinta coperta di lastre il tutto lasciato, a mezzogiorno casa e stretta
del signor marchese Bossi
Pag.
38
Mediante
in parte muti comuni, ed in parte cinta coperta di lastre, a ponente caseggiato
del signor D. Alfonso Bossi, della Chiesa di S. Antonio e del signor D.
Giovanni Bossi, a tramontana in parte cioè contro un fianco dell’indicato
stallino vi è la detta Casa del signor D. Giovanni Bossi, nel resto strada.
N.
32 Rimane da descriversi la Casa da Nobile posta nel
suddetto luogo di Azzate che s’indicherà anch’essa in ristretto, ma con quelle
circostanze che giudico essere necessarie.
Entrasi
ad essa per porta con sue ante e pusterla di noce a traverso l’andito che in
volto sboccando dell’andito alla corte tutta rizzata, nella quale decadono le
ale de tetti per via de’ canali con sue bocchette a tre parti, cioè esclusa la
parte del portico rustico che n’è senza dicendosi dal signor D. Antonio avere
esso fatti porre detti canali che prima non vi erano, colando poi dette acque
in un cisternino coperto da una pietra sforata.
Detto
andito ha a fianco nuova rimessa per parte
Pag.
39
Ciascuna
col soffitto rustico, e suolo a rizzo ed in seguito a quella ala destra succede
un luogo inserviente per riporvi della legna anch’esso rizzato, e con soffitto
rustico con pozzo a fianco alla portina d’ingresso che serve tanto dalla parte
di dentro, quanto da quella della corte. In detto luogo vi è tavolo di vivo con
due gambe pure di vivo, ed annesso al pozzo vi è esteriormente un avello di
vivo incastrato nel muro.
In
appresso vi è il tinello più basso un gradino del portico che si dirà col suolo
di giarone e soffitto rustico, e con camino presso un angolo.
Al
detto tinello si va dal Portico Nobile, che forma il fianco destro della corte
suolato di lastre, ed in soffitto civile, e forma quattro campi divisi da tre
colonne di Mearolo con sue basi e capitelli, e con banchettoni di vivo
essendovi nella suddetta campata un altro pozzo coperto a fior di terreno da
una lastra di bevola.
Pag.
40
Dal
portico suddetto si entra alla cucina suolata in parte di vivo e in parte di
giarone che è in soffitto con fornelli di cotto in essa cicina coperto di vivo
in cinque buchi con tre vestaroli sotto colle sue antine. Alla destra di essa
resta un sito con scala di vivo che ascende ad alcune stanzette di servizio, ed
il forno, che ha però la bocca nel luogo terreno verso la strada, e dall’andito
della suddetta cucina di cui è più basso un gradino, e detto luogo che serve di
prestino ha il suolo di giarone, e soffitto rustico servendo da questa parte il
detto forno sotto cui v’è sito per riporvi la cenere. Aquarolo in detto luogo,
e mesoline di legno nel muro con sue asse a due ordini.
Dalla
medesima cucina risvoltando tramontana, e passando per un andito sotto la
Scala Nobile alla sinistra di cui
vi è prima un ripostiglio sotto la prima andata con occhio nel tavolato per
dargli lume, ed anta per chiudersi la portina, poi un dispensino sotto la
seconda andata in soffitto sgregio, mesoline di legno
Pag.
41
Nei
muri, due occhi nel tavolato, e serramento, si va ad una scaletta che ha il
suolo di giarone e soffitto dipinto dicesi con denari dotali. Vestirolo nel
muro che chiudesi colle sue ante, e due occhi verso lo strettone comunicando
questa saletta con una sala che si dirà.
Viene
in seguito la dispensa al piano della detta saletta, e col soffitto allo stesso
livello che è rustico, e col suolo anch’esso di giarone, questa oltre due occhi
verso il detto strettone ha una mezza finestra riguardante al giardino con
vetri, ramata, ferrata, ed ante, come li hanno ancora gli occhi accennati, ed a
due fianchi di essa dispensa vi sono le asse a tre ordini colle sue mensoline
di legno, ed un guarnerio con sopra
l’anta.
In
fine del descritto portico vi rimane alla destra la scala principale che si
descriverà in altro luogo, ed alla testa del medesimo si entra ad una sala che
ha il suolo di tavelle, il soffitto dipinto, così
Pag.
42
il
fregio d’architettura a fresco lambriso (lambrìs = fregio, ornamento di pittura
od altro che ricorre intorno alle stanze) , ed in questa vi sono quattro
antiporti alla moderna con sovraporta in cui vi sono sopra tela di ritratti dei
signori fratelli Bossi. Altro antiporto con cimasa che va alla saletta verso il
Giardino; altro alla Genovese in due ante con vetri verso il Portico coi suoi
oscuri, e finestra verso corte convetriata, ed oscuri dipinti, dicendosi che
tutte le pitture, antiporti ed oscuri siano stati fatti fare dal comun padre
con denari dotali.
Si
va da questa da una saletta verso il giardino che ha il soffitto fatto
dipingere dal Signor D. Antonio, ma di pennello assai ordinario che poco di
pregio accresce alla detta saletta ed ha finestra e poggioli con vetri, ed ante
dipinte come sopra.
Vi
è annesso uno studietto con soffitto in parte alto ed in parte più basso sopra
il sito che forma un ancova (sic), avendolo in tal forma fatto ridurre il
signor D. Antonio. Ha una finestra verso il Giardino con fer-
Pag.
43
rata,
ed altre parti in buon essere, un antiporto dipinto verso la seguente sala, ed
altro con vetri per metà ondati verso l’antedetta saletta.
L’accennata
sala di là dallo studietto ha il soffitto dipinto all’antica con fregio
anch’esso dipinti a vari puttini ed altre figure, due finestre e portina verso
il Giardino coi dovuti serramenti, ed ha un camino in telaro di marmo, e
paracamino con due quadri di fiori che dicesi descritto nei Mobili.
Gli
forma il doppio una saletta verso corte entrandovisi per porte quadre con due
ante dipinte, e questa ha il soffitto dipinto alla moderna dal pittore
Cartosio come anche il fregio lambriso. Due finestre in due antini
alla oderna e gelosie, e frammezzo
portina con antiporto alla Genovese coi suoi oscuri essendo pure dipinti i
detti serramenti. Camino di Brocadello ed altra scaletta di nero: Due vestari
nel muro, ciascuno in due ante
Pag.
44
dipinte
con sua cornice, e fondi d’asse, essendo tutti gli ornati di questa saletta
fatti fare dal Signor D. Antonio.
Di
contro la portico civile ve n’è un altro rustico in archi sfiancati verso corte
ed in soffitto, alla sinistra del quale vi resta una stanza grande col suolo di
giarone e soffitto alto fatto alla rustica: Ha camino con cappello e spalle di
Molera, due finestre verso strada con ferrata, vetri, ed altro, un vestirolo
nel muro, ed una scala di legname a riserva del peduzzo, che ascende ad un
mezzano sopra una delle rimesse con ripostiglio sotto, la quale si dice dal
signor D. Antonio fatta fare a proprie spese.
Nell’altra
testa di questo portico vi è una scaletta in gradini di bevola che va a suolari
ed altri siti, ed è senza parapetto dicendosi che detta scala vi fosse prima di
gradini rustici e che il signor D. Antonio l’abbia fatta fare nella maniera
presentanea, come anche il sedere necessario, che vi è alla metà della
medesima.
Presso
la detta scaletta avvi la tinera più bassa
Pag.
45
Due
gradini della corte con rastello, che serve di serramento, e detto luogo ha il
soffitto rustico, suolo di rizzo ed è senza finestre.
Da
questo si discende per scala di gradini n. 9 ad un sito ad uso di cantina con
una finestra verso il cortiletto rustico, e da esso si passa alla Cantina
grande col soffitto rustico come anche al sito antecedente, e con diversi sfori
per il lume.
Dal
suddetto portico rustico mediante porta grande con le sue ante si discende per
gradini a rizzo ad un cortiletto, nel qual sito vi è la scuderia che è in
soffitto sgreggio con sei poste per cavalli divisi da cinque colonne di vivo,
ed un portico in soffitto rustico, sopra cui vi è fienile chiuso da steccato
verso il detto cortiletto, come pure vi è sopra detta scuderia, e detto portico
ha una porta grande verso strada con sue ante, ed il detto cortiletto tiene anche
nelle sue teste altri edifici, cioè in quello verso strada vi è un portichetto,
sopra cui cassinella ed un luoghettto suolato e soffittato sotto cui vi è
Pag.
46
Pollaio,
e nell’altra opposta evvi un altro portichetto con un luogo necessario.
Ascendendosi
la scaletta sopracennata, che resta in un angolo della corte si va ad un
suolaro a giarone suolato alla rustica ch’è superiore alla prima cantina con
una finestra per il lume, ed in esso asserisce il signor D. Antonio di avervi
fatto fare l’arco che vi si vede.
Da
esso si entra al suolaro grande sopra la cantina più capace col suolaro di
giarone, e soffitto fatto alla Piemontese coi voltini impostati sopra
bastardotti, che dicesi fatto costruire dal signor D. Antonio, nel qual suolaro
vi sono due finestre ed un guarnerio nel muro.
Proseguendo
la detta scala pure senza parapetto si va ad un suolaro superiore al portico, a
cui servono di suolo le asse del soffitto del detto portico, ed è coperto di
tetto in un’ala piovente verso corte, non essendovi qui i canali, come ho di
più accennato, ed ha quattro mezze finestre nel muro
Pag.
47
Alto
solo braccia 2 da questa parte col telaro di rete di ferro, che si dice aversi
fatto porre dal signor D. Antonio.
Dal
repiano, a cui dà lume una mezza finestra verso corte senza telaro, ne altro si
va alla sinistra ad un luogo sopra la tinera con caldana (quel suolo di cemento
che si stende sull’ultima impalcatura delle case per sempre più assicurarle dai
danni dell’acqua che mai penetrasse pel tetto) per suolo, e soffitto rustico
parte in bastardotti (specie di travicelli) e parte in refessi (legname
rifesso, cioè segato per il lungo) con arco di cotto alla metà, mezza finestra
verso corte, e finestrino dall’altra parte con rispettivo telaro, ch’erano da
prima esistenti, e detto luogo si dice dal signor D. Antonio averlo esso fatto
ridurre nell’essere presentaneo, essendo prima suolaro morto.
Continua
altra andata della scala medesima pure senza parapetto,e va a deporre ad uno
dei gabinetti, che fiancheggiano una Stanza Nobile ancor d’accennarsi, e questo
ha il suolo di tavelle a corso, soffitto sgreggio, finestra in quattro antini
con vetriata, ramata ed anche dipinte entrandovisi dalla detta scala mediante
Pag.
48
portina
in due ante di noce in traversi.
Questo
luoghetto lo ha fatto costruire il signor D. Antonio in tutte le sue parti
toltone le ante ch’erano in opera in altro sito.
L’altro
gabinetto annesso fatto fare come sopra è simile , solo che questo ha le ante
attaccate al telaro maestro della vetriata che sono d’asse peccia (abete)
intelarata.
Questi
due luoghetti hanno comunicazione
(mediante due portine sopra cui vi sono gli antiporti usati) ad una stanza al
piano della altre Nobili che sta a piombo della cantina più piccola, e questa
ha il suolo di tavelle, soffitto civile, finestra verso il lago con telaro
usato in quattro antini di vetro, e due ante di piegarsi anch’esse usate e
dipinte, e portina a pari verso la ringhiera di vico con antiporto alla
Genovese dalla parte interiore coi suoi oscuri, ed anche al di fuori di peccia
(abete)
Con
vernice verde ad olio, e mezza finestra sopra col telaro di vetri ed oscuri.
Altra finestra verso ponente
Pag.
49
in
dirittura delle portine di fuga con telaro in vetri in due antini, oscuri,
sogli e parapetto dipinto. La presente stanza si dice dal signor D. Antonio
averla esso fatta fare nel sito dove eravi un colombaio a sue spese a riserva
dei serramenti che si sono indicati per usati.
Viene
in seguito la stanza della Ancova con suolo di medoni (mattoni), e volto di
bachette a padiglione con cornicetta di stucco in giro con arco verso
mezzogiorno. Portina verso detta ringhiera con antiporto, ed altre parti come
sopra. Finestra verso corte con scosso (scossalina) di vivo, telaro
d’invetriata in quattro antini e suoi oscuri pi peccia (abete) intelarati.
Guarnerio nel muro con antina.
Saletta
seguente con suolo come sopra soffittato nuovo in refessi con un somè (o
tomè?), finestra con telaro di larice in quattro antini, e rete di ferro ai due
abbasso, ante intelarate attaccate al telaro. Camino con telaro di machia
vecchia levato da altro sito, come anche la soglia, due portine di
Pag.
50
fuga,
l’una con anate nuove, l’altra usate, ed altra più alta verso la sala che
riguarda al giardino con ante nuove.
La
suddetta ancova, con andito che le sta a fianco, e saletta restano sopra la
tinera, e diconsi ridotti dal Signor D. Antonio a tale struttura essendo prima
siti rustici.
Succede
una gallerietta superiore alla saletta dipinta con il suolo di medoni
(mattoni), soffitto civile, due finestre verso corte squarciate con lo scosso
di vivo, telaro d’invetriata alla moderna con ante portate dal telaro maestro,
due ramate agli antini abbasso. Poggiolo fra mezzo con antiporto alla genovese
di larice nuovo, e suoi oscuri, il tutto scherzato (con effetti fantasiosi) con
mezza finestra sopra con vetri ed oscuri il quale poggiolo ha la soglia di
vivo, che fa uno sporto con parapetto di ferro, ed arabesco alla cinese e
foglie indorate; due portine di fuga colle ante usate, ed altra più alta verso la
sala grande con le ante nuove.
In
questa si dice che sia stato alzato il soffitto
Pag.
51
per
circa once (?) 18, raggiustati i muri che erano difettosi, fattevi le due
finestre e poggiolo non essendovi prima se non una finestra il di cui telaro è
in opera in una delle già descritte stanze, e fatte le ante alla detta portina
più grande, e tutto ciò a spese del Signor D. Antonio.
Segue
nel doppio una sala verso il giardino che nello stato primiero, solo che il
signor D. Antonio ha fatto fare i telari alla moderna alle finestre che stanno
a fianco al poggiolo, con li vetri e gelosie.
Da
questa sala si va verso ponente ad una
stanza il di cui piantato è nella Casa da Massaro col suolo di tavelle di
macchia; due plafoni fatti dipingere dal Signor D. Gio. Stefano con denari
dotali come anche il fregio. Finestra verso giardino, ed altra verso ponente
col telaro d’invetriata, ed anche il Signor D. Antonio ha fatto porre le
gelosie alle dette finestre, ridotta un’altra in portina che va alla ringhiera
di serizzo indicata superiormente, che è portata da mensole di vivo,
Pag.
52
ed
ha il parapetto di tondini di ferro con entro tre pilastrini con ricci sotto e
sopra; ante colorite di verde come le altre, ed interiormente.
Antiporto
alla genovese, e fatto fare il guarnerio dipinto ch’avvi in detta stanza.
Dall’altra
parte di detta sala eravi prima un’arcova (alcova) sopra lo studietto, ed in
oggi vi è la Cappella colla mensa di marmo, e
così il contorno del quadro con la sua cimasa, il tutto fatto fare dal Signor
D. Antonio che ha anche fatto alzare il volto (la volta) di bacchette
conservando lo scudo ch’era dipinti, e formata l’incassatura che serve per
ripostiglio dei sacri arredi, restando nello stato primiero l’andatora il di
cui cielo è a plafone dipinto con finestra verso il giardino alla quale sono
stati fatti come sopra li telari alla moderna.
Alla
detta Cappella viene in seguito una stanza col soffitto, fregio, lambriso, e
serramenti, il tutto fatto dipingere dal comun padre coi denari dotali dal pittore
Salvione. Ha una finestra con ante dipinte, e con telaro d’invetriata alla
moderna stato rinnovato
Pag.
53
dal
Signor D. Antonio che vi ha anche fatto porre la gelosia. Il poggiolo colla
mezza finestra sopra esisteva al tempo del Padre.
Stanza
seguente col soffitto ed ogni altro dipinto dal pittore e con denari come
sopra, e con due finestre verso levante, ed altra verso tramontana a due delle
quali il signor D. Antonio ha fatto fare gli antini d’invetriata alla moderna,
e ad una posta anche le gelosie.
Altra
stanza seguente, in cui v’è l’alcova con volto di bachette a padiglione con
scudo, su cui è stata dipinta dal Baroffio una Venere con puttini, spalle, e
arco sagomato il tutto dipinto come sopra, finestra verso levante con vetriata
usata, ed anche dipinte. Da questa si va ad una sala con tavelle di cattiva
qualità, soffitto dipinto con il fregio e lambriso, e ciò con denari dotali.
Sei portine, tre delle quali con mezze finestre sopra con vetri, ed altra
portina e mezza finestra finta per mezzo di pittura. Finestra verso corte con
telaro
Pag.
54
d’invetriata
in quattro antini fattivi dal Signor D. Antonio.
Per
una delle dette portine si va ad un andat.a (sic) in soffitto, la quale conduce
ad una garetta (garetta = casotto, casone. Quel casellino o stabile o
posticcio che serve di ricovero alle vedette o alle sentinelle. Il Dizionario
milanese del Grassi e il Dizionario artistico lo dicono anche Casello e Casino.
La nostra Garetta che ci lasciarono probabilmente gli Spagnoli nella
loro catalana Garita, e che ci riconfermarono i Francesi colla loro Guérite)
sporgentesi sopra lo Strettone portata da una lastra angolare, e col cielo
d’asse coperto da coppi, e recinto di tavolato contenendo questa un sedere
(sedile) necessario.
L’antecedente
sala comunica con la galleria superiore al portico Nobile col soffitto ch’era
dipinto prima del matrimonio del Signor D. Gio. Battista, così il fregio e
lambriso, i muri però a statue a chiaro ed oscuro rappresentanti gli antenati
Bossi si sono fatti dipingere dal comune
padre coi denari dotali. In essa vi sono quattro finestre colle vetriate, reti
di ferro agli antini abbasso, ma senz’ante, e quattro antiporti.
A
fianco della detta galleria vi sono due stanze col soffitto civile, una di esse
ha il camino di marmo nero, ed un vestaro in due ante dipinte che forma
guarnerio, e ciascuno con una finestra verso lo
Pag.
55
Strettone
colla invetriata, ed ante senza serramento all’uscio di comunicazione.
Nella
seconda di dette stanze vi è un uscio, che va ad una scala in un’andata di
legname ascendente a suolari morti con
finestra per dargli lume senz’ante, ne telaro, ed un altro in dirittura degli
altri con sopra un antiporto con cimasa (cornice aggettante) dipinto
all’antica, che comunica con la scaletta di vivo, che viene dalla cucina; come
altresì un uscio in obliquo, che passa dalla galleria, e resta sul ripiano in
cima della detta scaletta.
Alla
metà di questa vi è un ripiano spezzo al quale da lume una mezza finestra con
vetri, e senz’ante si entra alla sinistra ad un mezzano immediatamente sopra la
cucina col soffitto rustico; due finestrelle con vetri, una verso il Portico,
l’altra riguardante allo Strettone.
Di
contro al detto mezzano vi è dall’altra parte ad un lungo suolaro superiore al
prestino, tinello e luogo che serve di legnera col suolo di tavelle, soffitto
sgreggio in sei campi,
Pag.56
Tre
mezze finestre verso strada, che giungono al suolo con ferrata a guisa di
poggioli, e sue antine attaccate ad un telaro.
Da
questo si scende per due gradini al Mezzano della frutta, superiore ad una
delle dette rimesse col suolo e soffitto e mezza finestra verso corte con
vetri.
Sopra
l’altra rimessa v’è pure mezzano con li muri alti solo circa braccia 3 con
suolo e soffitto e mezza finestra con telaro verso corte con tela, e a questi
si ascende dalla scala di legname posta nel luogo grande verso strada di già
descritto.
In
testa alla Galleria si va ad una Sala grande Superiore a due terzi
dell’antidescritto Suolaro col suolo di medoni, soffitto in quattro campi dipinto
dal Salvione, come anche il fregio, lambriso e squarci. Due finestre una
contro l’altra con vetriata e colle ante dipinte sì alle dette finestre, che
alla portina d’ingresso. Poggiolo verso strada con soglia sagomata e parapetto
di ferro alla cinese; antiporto alla genovese con vetri, e senz’ante.
Pag.
57
Dalla
detta Sala si va alla sinistra ad una Stanza Superiore all’altro terzo di
suolaro, che resta su muri di prestino ed ha il suolo, soffitto e poggiolo
verso strada, il tutto come nella Sala antecedente.
Sì
la Scala che la
Stanza
erano già dipinte prima che seguisse l’accenato matrimonio, ma il Signor D.
Antonio dice d’aver fatto fare il Poggiolo nella Sala nel sito d’una finestra e
li telari alle due finestre con la ramata ad una di esse.
Segue
altra Sala grande e di ricevimento col suolo come quello dell’antecedente,
soffitto in refessi senz’orli e someni (sic) dividenti le campate con fregio,
lambriso, il tutto dipinto dal pittor Calvi, come anche sono di pittura
le placche, caminiera, squanci delle finestre e sopvraporte. Camino con
cappello sagomato di Ronchetto e comessi di occhiad.; spallette pure di
ronchetto e fasce di nero e soglia di bevola. Due finestre verso corte con
telaro d’invetriata, che porta le ante intelarate, ed altre due simili verso la
Pag.
58
Strada.
Due poggioli uno contro l’altro con antiporto alla genovese coi suoi oscuri:
Soglia sagomata di sporto circa braccia 1 (come le altre) con parapetto di
ferro ad arabesco e frasche indorate. Mezza finestra sopra con vetri e senza
ante. Tre portine in detta sala, una che viene dall’antedetta, le altre
verso i due luoghi che si diranno in
appresso, tutte intelarate e dipinte. Il camino di questa sala si dice che
fosse fatto coi denari dotali, ma che la stabilitura , pittura e serramenti
siano stati fatti a spese del Signor D. Antonio.
Dalla
testa di questa Sala si entra per le due accennate portine a due saette,
ciascuna con arcova, il tutto posto sopra il luogo grande verso la strada con
tavolato per divisione.
Ciascuna
di dette Salette ed Arcove ha il suolo di medoni, rispettivo soffitto e vuolto
dipinti, come anche il fregio, lambriso, squarcio, parapetto della finestra,
sue ante e sopra la portina, essendo dipinti anche i muri delle dette Arcove fingendo
tappezzeria, dipinti pure sono gli archi sagomati,
Pag.
59
E
pilastrate di cotto. La parte alla destra, ch’è opera del Calvi ha due
finestre verso corte, con telaro di vetri, che porta le ante intelarate, ed una
di esse ha la ramata, e quella della sinistra (opera del Salvione) ha le
finestre del tutto simili ambe due con ramata.
Di
queste due Salette, ed Arcove, si dice che vi fosse l’ossatura ed il vuolto di
bacchette, e che tutti gli ornati e serramenti siano stati fatti fare dl Signor
D. Antonio.
La
scala principale, che si è indicato avere il suo principio dal Portico Civile
con l’imboccatura in guisa di porta con pilastrate ed arco sagomato il tutto di
cotto con suo finimento ha il primo ramo in gradi (gradini) n. 14 di vivo
compreso con parapetto di ferro ed arabesco circa alla metà d’esso ramo, dal qual
ripiano si va ad un mezzano, che si descriverà in seguito, poi tre alzate col
ripiano, ed altri gradini n. 8 col rep. (riparo?) per cui si va al luogo comune
già accennato, e per ultimo altre tre alzate col ripiano, che figura poggiato
sopra la prima andata, e con parapetto
Pag.
60
ad
arabesco come sopra con pomi d’ottone, il qual ripiano, sbocca alla descritta
Galleria.
La
detta scala ha il vuolto di canne con cornice di stucco, ed incrociamento
ricevendo il lume da (lasciato in
bianco) con quattro antipoti dipinti con sua cimasa, e prospettiva dipinta di
fronte all’imboccatura.
Detta
sala vi era al tempo del comun padre, che in occasione del riferito matrimonio
vi ha fatti perciò, che si dice gli accennati quattro antiporti con li denari
dotali, che sono poi stati fatti dipingere dal Signor D. Antonio, che vi ha
anche fatta fare la detta prospettiva.
Dal
primo ramo si entra alla destra ad un mezzano sopra parte della cucina più alto
un gradino di quello sia il ripiano, e questo è suolato e soffittato con una
finestra verso lo Strettone con vetri ed ante, ed altra di contro verso il
Portico. Detto luogo forma come due Arcove mediante un’assata.
Di
contro discendendosi due gradini dal ripiano si va ad una Capuccina formata da
due mezzani
Pag.
61
immediatamente
superiori ad una saletta ed alla dispensa, contenendo ciascuno due arcove con
divisione d’asse, come anche d’asse è il frontale, che forma arco, e lesene
dipinte, detta Cappuccina ha il suolo di tavelle e soffitto civile, e gli danno
lume quattro mezze finestre verso lo Strettone con telaro d’invetriata con
piccioli vetri, ed antine di noce a cadauna assa che forma tavolino nello
squarcio, e tiretto sotto. Nel primo camerino vi è un uscetto con sua anta
sopra un ripostiglio sotto la sala, ed all’ingresso oltre l’antiporto vi sono
anche le ante.
V’è
poi il Giardino di circa una pertica, a cui si va dalle sale sopradescritte, e
che forma quattro quadretti, ed altri due pezzi verso ponente tutti contornati
da cordoni di vivo con quarti di circolo negli angoli, il qual giardino è di
molto più alto del Bruolo (brolo = orto, frutteto), che si descriverà in
seguito, essendo sostenuto da terrapieno a due parti, cioè da ponente e
tramontana da muri a scarpa, con
Pag.
62
parapetto
coperto di lastre.
Di
fronte al vialetto di mezzo, che va verso tramontana vi è scala di vivo in due
andate per cui si discende tanto alla destra quanto alla sinistra al detto
Bruolo col parapetto al ripiano superiore con tre pilastrini e cappello di
molera con arabesco di ferro e n. 8 statuette di legno verniciate coi suoi
peduzzi. L’accenato ripiano è sormontato da muro, che forma grottesco dalla
parte del Bruolo, e la nicchia contiene una sorgente d’acqua, che si va ad
attingere dal ripiano al piede di detta scala, che è pure di vivo con gradi
(gradini) contornati.
In
un angolo vi è ripiano, che si sporge in fuori con parapetto sopra il muro del
terrapieno, e questo sito, che serviva primo per la scala discendente al Bruolo
è coperto da un padiglione formato con legnami, e tondini di ferro, che dicesi
sia stato fatto fare dal Signor D. Antonio, come anche la descritta scala, che
discende, sì per la simmetria del giardino, come anche perché in tal
Pag.
63
Sito
meritasse il muro riparazione, spingendo il terrapieno. Vi sono in detto giardino
quattro banchette di serizzo, lunghe circa braccia 3 cadauna, due delle quali
diconsi fatte porre dal Signor D. Antonio. Egli ha fatta alzare la prospettiva
sotto l’aspetto di ponente, cioè contro il muro di un portico annesso al sito
del Torchio, che si dirà col finimento a grescia (greca?) dipinta dal
Cartosio, da cui ha pure fatta dipingere dalla parte opposta quel tratto di
muro, che fa testa alla casa del massaro Giamberini, ed alla ghiaccera rappresentandosi
qui una delle vedute di Venezia.
Presso
questa prospettiva vi è una portina per cui si va al Pozzo, che si è indicato
nella detta casa da massaro, e si comunica con essa mediante l’accennata
scaletta.
Entro
poi alla prospettiva medesima vi è la portina che va alla ghiaccera, la quale è
contornata da muri di diametri circa once (?) 8, e sfondata circa altrettanto,
con circa once (?) 4 di monta, e volto a cupola, caricandosi questa,
Pag.
64
che
è fodrata di paglia, dalla parte del giardino con anta dipinta alla detta
portina, altro uscio in due ante e rastello di cotichette (travetti).
In
altro angolo dello stesso giardino prescindendo dall’ora descritta Ghiaccera,
che è nel fondo della casa da massaro, vi è coerente il torchio, portico
annesso e lo Strettone, che nella sua imboccatura sulla strada comune, ha un
rastello, il tutto proprio, a mezzogiorno la detta strada, a ponente in parte
alla strada ed in parte casa da massaro propria, ed il Chioso, che si dirà in
appresso, e a tramontana il detto Chioso.
Dall’accennato
rastello si va al detto Strettone privativo, e questo conduce ad un Cortile, in
cui vi resta prima un portico, poi il Sito del Torchio, che ad uso col letto di
vivo e sua pietra ottangolare con altro portichetto avanti, essendovi in fine
del detto cortile una porta grande colle ante per chiuderla, alla quale si
viene dal chioso.
Pag.
65
A
questo sito è coerente a levante caseggiato e corte del Signor D. Alfonso
Bossi, a mezzogiorno caseggiato come sopra, ed il detto Strettone, a ponente il
Giardino, a tramontana il seguente
N.
33 Chioso in fine al detto Giardino di circa pertiche 10 avitato col fondo
prativo, che si tiene in Casa, e vi fa coerenza a levante in parte altro Brolo
e casa del Signor D. Alfonso mediante siepe viva compresa, siepe morta e muro
d’edificio a frontespicio con finestra in servitù lasciata, ed in poca parte il
Giardino, a mezzogiorno cortiletto e sito del torchio, giardino e casa da
massaro di questi beni, a ponente e tramontana strada.
N.
34 Livello attivo di annue lire 8.10 che si dovrebbero esigere in contante di
grida dal Signor Conte Castellani, ma vengono pagate in abusivo.
N.
35 Per ultimo vi sono i beni detti della Castellanza, che restano situati nel
territorio di Castegnate pieve di Olgiate Olona tenuti in affitto a denari ed
appendizi da Carlo Andrea e Carlo Maria fratelli Moroni, che gli in seguito
descritti.
Pag.
66
Primieramente
la casa da massaro con orto unito, la qual casa ha la porta, come anche
l’andito, che è coperto di tetto comune col Signor D. Alfonso Bossi.
Alla
destra del detto andito vi sono quattro luoghi terreni, cioè una cucina, avanti
alla quale vi è un portichetto a due pilastri di cotto con sopra loggia, e
superiormente alla detta cucina un suolaro a tetto, due luoghi terreni, sopra
quali un suolaro pure a tetto, ed infine la cantina con sopra una stanza
soffittata, e piccolo cassinello, essendovi esteriormente contro detta cantina
la scala di legno per i superiori, ed un pollaio.
Alla
sinistra poi del detto andito vi è prima la stalla, poi un luogo terreno con
cassina sopra ambedue detti luoghi, e dopo il detto luogo vi sono due cassi di
cassina coperti di tetto con pilastri, che si divide con altro Cassinello nel
risvolto coperto di tetto sostenuto da due colonne di legno.
A
questa casa che ha la sua corte comune col signor D. Alfonso Bossi ed orto
privativo
Pag.
67
V’è
coerente a levante strada, a mezzogiorno fondo in parte della Signora D.
Francesca Cottica quando a muro in frontespizio compreso e quando a siepe morta
lasciata, ed in parte della Casa Piola a muro di cinta lasciato, a ponente la
detta Casa Piola in parte a muro di
cinta lasciato, ed in parte a siepe viva compresa, ed in parte la suddetta D.
Barbara Bossa a linea, a tramontana la detta Sig.ra Bossi ora a muro in
frontespizio lasciato, ora mediante siepe morta compresa ed ora a muro con stillicidio compreso.
Seguono
le terre di detta possessione e prima una Vigna detta La
Passarina di circa pertiche 22
a
cui sono coerenti a levante beni della
signora D. Barbara Bossi con fila di moroni compresa con sua ragione, a mezzogiorno
il Suffragio dei Morti nella Parrocchiale della Castellanza mediante accesso
lasciato, a ponente e tramontana strada con siepe viva.
Vigna
e Bosco detti al Ronco di circa pertiche 41 cioè circa pertiche 26 l’avidato e
circa pertiche 15 il bosco, a
Pag.
68
cui
fanno coerenza a levante in parte il Signor D. Ottavio Piola Daverio con
fossetto compreso, in parte strada ed in parte detto Sig. Piola ora in linea di
termini ed ora mediante fosso lasciato, a mezzogiorno in parte detto Signor
Piola in linea di termini ed in parte il marchese Fagnani a linea di mucchietti
di sassi borlanti, a ponente la Signora D. Barbara Bossi a solco
con un termine di vivo alla parte di mezzogiorno, ed a tramontana in parte
strada con siepe viva ed in parte il suddetto signor Piola.
Altra
Vigna detta la Gora di Sopra di circa
pertiche 14 ½ compresa circa pertiche 1 1/3 boschetto in forma triangolare alla
parte di ponente, ai quali in corpo sono coerenti a levante la signora D.
Barbara Bossi, lasciata con sua ragione la fila di moroni, a mezzogiorno in
parte questi beni in parte la Cura di Legnanello mediante
accesso, ed in parte la Prepositura di Legnano a vestigia
di fosso divisorio, a ponente detta Prepositura in parte a solco con un morone
alla parte
Pag.
69
Di
tramontana in vicinanza del boschetto compreso colla ragione del trasporto ed
in parte a linea, a tramontana strada.
Altra
Vigna detta alle Gore di Sotto di circa pertiche 10 ½ a cui sono coerenti a
levante un accesso di ragione della signora D. Francesca Cottica e del marchese
Cornaggia a solco, a ponente la Cura di Legnanello mediante
fila di moroni lasciata con su ragione, a tramontana in parte la sopraddetta
Vigna Gora di Sopra ed in parte terreno della Signora D. Barbara Bossi mediante
accesso.
Brughiera
boscata di legna forte in vicinanza del confine di Rescalda di circa pertiche
10 1/3 a cui sono coerenti a levante il signor D. Ottavio Piola in linea di
termini, a mezzogiorno il Signor Vanotti mediante accesso, a ponente la signora
D. Barbara Bossi a linea di termini, e a tramontana Antonio Raimondi con fosso lasciato.
Oltre
i suddetti pezzi di terra che tengono in affitto i detti massari Moroni vi è un
Bosco detto
Pag.
70
Alle
Gore di pertiche 8.20 il di cui taglio è riservato ai padroni, e questo ha
coerenti a levanti il signor D. Ottavio Piola Daverio, a mezzogiorno i Signori
Cottica, a ponente le Gore di Sotto, a tramontana il signor D. Alfonso Bossi.
Descritti
tutti i beni che possono cadere sotto la divisione, passo ora ad esprimere la
stima che ho formata di essi in vari corpi per comodo della detta divisione,
avendo fatte tutte quelle deduzioni che sono dalla perizia relativamente alla
qualità di ciascun fondo, fra quali quella del carico dell’estimo tutto a
carico dei signori fratelli, a riserva di quei beni che sono livellati, e
questo secondo la quota che si appartiene ad ogni scudo tanto per il Prediale
quanto per il Locale, ed avendo regolato l’impiego in ragione di lire 3.10 per
cento in ciascuno d’essi corpi per servare la dovuta eguaglianza a riserva del
livello Castellani, e detta stima è la seguente:
Vigna
e Prato detti le Fontanelle ed altro Vignolo appellato il Breno descritti sotto
i numeri 1 e 2
Pag.
71
Di
questa relazione, stimati in tutto compreso il valore delle piante da
cima
(come ho praticato in ciascun altro corpo)
lire 2.917. 1.-
Campelli
e pradelli situati il testa la Bosco Rotondo col
Prato
Bertolotto descritti a n. 3 e 4 stimati lire
3.625.13.8
Il
resto del Bosco Rotondo descritto in diverse riprese
ai
n. 5, 6, 7, 8 e 9 compresa la casa da massaro goduta
dal
Giamberini e Ballerio descritta al n. 30 e i tre pezzi
della
palude descritti al n. 16 in tutto di netto, cioè
considerato
a carico di questo corpo
Il
corrispondente Signor Curato di Azzate le annue lire
16.8
in una partita e lire 4 in un’altra, il dare lo
staro di
vino
di primizia al Signor Curato Coadiutore dello stesso
luogo
e le lire 3.10 ai Signori Canonici di Varese a titolo
di
decima, in tutto di netto lire
16.526. 5.6
Prato
vitato detto il Cantone descritto al n. 10 lire
1.342.- .8
N.
11 beni del Ronco Asinino compreso il pascolo e
bosco
descritti ai n. 12 e 13 i prati paludosi descritti
al
n. 15, boschetto descritto al n. 18 e casa da massaro
goduta
dal Giudici descritta al n. 31, in tutto di capitale
netto,
cioè dedotto da beni del detto Ronco Asinino il
capitale
delle lire 1.12 che pagansi annualmente per il
livello
dovuto alla Cappella di S. Maria e S. Giovanni
Evangelista
di Azzate lire 4.418. 9.11
N.
14 pezzo detto il Gaggetto stimato lire 573.- . 5
N.
17 Prato Grande al lago lire 1.011. 1. 5
N.
19 beni del livello di S. Quirico e Giulita compreso
il
pezzetto di terra descritto al n. 20 e la
Casa
della
Baita
descritta sotto il n. 22 in tutto di netto, cioè
dedotto
il capitale dell’annuo livello di lire 38.15 che ho
dedotto
con quello regala è paruta convenire atteso
l’essere
livello temporaneo lire 1.310. 9. 7
N.
22 casa e beni goduti dal massaro Magni, che
consistono
in diversi pezzi descritti sotto questo numero,
stimati lire
7.768. 6. 4
Nella
suddetta cada ha il signor D. Antonio fatto costruire
di
nuovo una stanza, la scala di vivo ed un portichetto,
per
le quali spese ha convenuto col detto massaro che
dovesse
pagare di più del solito annue lire 24, il capitale
delle
quali in regola come sopra si è di lire 685.14.3,
ma
queste non concorrono a costituire la somma capitale
soprascritta
e se ne fa solo il suggerimento.
Si
avverte altresì che nella casa da massaro goduta dal
Giamberini
descritta la n. 30 ed aggregata in quella
relazione
al n. 11 e stata fatta abbassare dal Signor D.
Antonio
una parte del tetto, che impediva la veduta
alla
Casa da Nobile, cosicché si è minorata la capacità
di
alcuni luoghi di essa casa, onde sebben abbia lo stesso
Sig.
D. Antonio fatte costruire due ali di tetto nella corte
a
comodo di portico, stimo che detta casa potesse meritare
di
più del prezzo considerato circa lire
200
N.
23, 24 e 25 altra parte di casa e beni liberi, e porzione
di
casa a livello lire 1.275. -. –
N.
26 tre pezzi di terra tenuti a livello dal Mazzuchelli
detto
il Beato lire 171. 8. 7
N.
27 beni che tiene a livello il Romagnoli lire 1.600. -. –
N.
28 e 29 beni con casa detti delle Collodole goduti
da
Paolo Ballerio lire 3.981. 1. 5
N.
30 e 31 sono le due case da massaro in Azzate, che
Restano
di sopra considerate.N. 32 la Casa da Nobile senza i
miglioramenti fatti coi
denari
del Signor D. Antonio valutati il quanti melioratum,
e
non quanti impensum, risultando i primi in somma di lire
1.228.11.5,
capitale di annue lire 43, che ho giudicato
possano
aver dato di miglioramento alla detta casa, e gli
altri
in somma di lire 2.228.11.5 capitale d’altre lire 78
considerate
per miglioramento che pare aver avuto la
stessa
casa per ciò che vi ha accresciuto il Signor D.
Antonio,
le quali due partite formano lire 3.475.2.10 è
stimata
di valore compreso anche il torchio Lire
9.368. 9. 1
N.
33 il chioso al Piede del Giardino
Lire
2.593.14.-
N.
34 capitale del livello che paga il conte Castellani Lire 283. 6. 8
N.
35 beni di Castegnate Lire 6.367. 6. 2
----------------
sommano Lire 65.142.18. 7
Ma
poiché detti beni hanno il peso
Di
una messa festiva da celebrarsi in Erbamolle per dote
della
quale ha il fu signor D. Gio. Stefano comun padre
ricevuto
un capitale di lire 3.125 ed un pezzo di terra detto
il
Filagno che si dice considerato di valore lire 875,
formano
queste due partite la somma di lire 4.000 da
dedursi
dal sopraddetto totale dedotte
Lire 4.000. -. –
------------------
restano Lire
61.142. 13. 7
E
siccome il ricavo della maggior parte dei beni suddetti
Non
è in puri contanti, ma bensì di grani, foglia, vino ed
Altro,
per la cui esigenza è necessaria una persona, perciò
Stimo
precisa la deduzione, se non di un intiero salario di
Fattore,
almeno di una ricognizione da darsi ad alcuno acciò
presti
la sua assistenza, e questa in ragione solamente
di
soldi uno per ciascuna libbra di cavata brutta dei detti
beni
compresovi anche il supposto fitto della casa da Nobile,
che
rileva annue lire 156.4, le quali a lire 3.10 per cento
producono
un capitale di Lire
4.462.17.1
Si
residua il capitale netto di tutti i beni suddetti
prescindendo
dal miglioramento e deterioramento accennato
superiormente
intorno a due case da massaro, come anche delle
migliorie
fatte alla casa da Nobile coi denari dotali e con
quelli
spesi dal signor D. Antonio, nella somma di Lire 56.679.16.6
Si
fa presente che l’estimo si è detto quale resta imposto (anche se riflesso alla
perdita sulla qualità del denaro) vale a dire che non si è avuto in
considerazione l’abbonamento che si
fa ai Signori fratelli attesa l’esenzione dei XII figli per essere una cosa
estrinseca ai beni.
Non
si è fatta alcuna deduzione dei livelli vitalizi delle sorelle religiose
abbenché questo peso incomba ai beni suddetti.
Ai
beni sopradescritti devono andar di seguito le tine e castellami, comeché
utensili necessari per aversi la cavata del vino, e se ne farà poi la
distribuzione sopra le terre avidate, qualora segua l’effettiva divisione.
Le
scorte anch’esse devono restare in quei massari che le tengono essendosi avuto
riguardo o del fitto ch’essi pagano per dette scorte, o delle carrature che in
grazia di quelle restano caricate ai detti massari.
Nel
caso che seguendo la divisione si trovasse qualche equivoco nei pezzi di terra
e negli scudi d’estimo, a cagione d’esempio un pezzo fosse considerato avere il
tal estimo, e lo avesse diverso (come può essere facile poiché non avendosi sul
sito le mappe di tutti i territori non si poteva venire in chiaro che il tal
prezzo fosse sotto al tal numero della mappa rispettiva) allora ricorrendo
alla minuta si vedrà se un fondo rimanga o aggravato o alleggerito, ed in tal
caso dovrà seguire il compenso rispettivo, poiché il considerato valore dei
fondi ha relazione col carico da me ritenuto nella medesima minuta; onde se un
pezzo o possessione avesse effettivamente minor carico di quello fissatogli
dovrebbesi accrescere di prezzo, e diminuirsi quando il carico fosse maggiore.
Il
valore totale risulta come sopra di Lire 56.679.16.4
Dalle
quali dedotte per la reintegrazione delle primogeniture secondo mi si incarica
nell’elezione lire 10.000; la dote ed aumento della fu Signora D. Caterina
Vinadi di lire 18.000 e l’altra dote del suo aumento della Signora D.
Margherita Cattaneo in tutto di lire 8.000.
Le
quali tre partite formano la somma di lire 36.000
Viene
a residuarsi l’asse divisibile quando altro non vi sia da aggiungere o da
levarsi, nella sola somma capitale di lire 20.679.16.6
E
qui avevo pensato di por fine alla relazione, ma poiché da una parte ho
considerato ch’era preciso dicessi qualche cosa più specificante circa i
miglioramenti e deterioramenti, dall’altra volevansi fare alcuni rilievi alla
relazione, che ambedue le parti hanno desiderato di vedere prima della sua
edizione, nel caso che vi fosse qualche equivoco, od omissione, al che ho stimato di aderire, mi sono trovato in necessità di
sospender l’ultimazione di essa, sino a che mi venissero comunicati anche per
parte del Signor D. Francesco quei rilievi che pensava di poter fare, posto che
per l’altra parte mi erano stati partecipati già da più settimane.
Ora
però che il Signor D. Francesco me li ha anch’esso fatti tenere, posso
conchiudere la mia incombenza soggiungendo quanto segue.
Rispetto
ai detti miglioramenti, deterioramenti statomi incaricato di dover stimare
separatamente, alcuni li ho indicati, parlando di quelli, che riguardano i
caseggiati, ma gli
altri, che spettano ai terreni non mi è stato fattibile il poterli distinguere,
posto che mi mancava il termine a quo, cioè il loro stato nel tempo che mancò
il comun Padre, avendo solo il termine ad quem rilevato in questi ultimi anni
dagli agrimensori Grassini e Pinciara, e sebbene averci potuto scandagliare il
miglioramento di varie piantagioni di moroni state fatte dal Signor D. Antonio
nei diversi beni sopradescritti, ho però omesso di farlo, giudicando che tal
miglioria potesse andare a sconto dell’atterramento delle piante, che dal
Signor D. Francesco fu detto esser stato fatto dal Signor D. Antonio, il pedume
di una delle quali stata tagliata di fresco mi è occorso di vedere nell’atto
ch’io stava visitando le terre di Azzate, ma non mi poteva esser facile
l’identificare il numero di tutte le altre, che possano essere state atterrate,
o per farne legnami d’opera da servire intorno alla Casa da Nobile, o per legna
da fuoco, poiché al decorso degli anni dalla morte del comun padre all’atto
della mia ricognizione imbarazzava di molto una tal indagine; aggiuntovi, che
da una parte
Il
Signor D. Francesco ha bensì fatto sul principio qualche istanza toccante
l’asserito deterioramento, ma non l’ha poi continuata, cosicché credetti restasse
egli appagato dalla contrapposizione dei moroni stati piantati, e da altra
parte non mi restava più tempo da potermi trattenere in paese.
Dei
detti miglioramenti intorno ai caseggiati, rispetto a quello fatto alla casa da
massaro in Erbamolle ne ho espresso il valore al n. 22 della stima, senza però
comprenderlo nella medesima, e per riguardo a quelli fatti alla Casa da Nobile
restano accennati in vari capi del n. 32 della descrizione, e valutati sotto il
medesimo numero, che parla della stima.
Il
deterioramento poi fatto alla casa da massaro Giamberini resta spiegato al n.
30 della descrizione, e valutato sotto il detto n. 22 della stima.
Quanto
ai rilievi fatti dalle parti, i signori D. Antonio e D. Gio. Battista hanno in
primo luogo rilevato che il livello che pagasi sopra i beni di S. Quirico non è
perpetuo ma solo a terza generazione masculina, onde siccome di ciò non ero
stato cerziorato è convenuto variare il capitale considerato per detti beni, e
minorare perciò la
stima fattane, poiché tali beni sono di una minor estimazione, subito che
l’utile dominio non è trasferibile in persona estranea e ne può cessare il
godimento.
E’
stato dai medesimi fatto presente, che i beni di Azzate oltre la piccola
contribuzione al Venerando Capitolo di Varese convenuta in vece del vino, del
che ne ho avuto a suo luogo il riguardo, sono anche soggetti alla decima del
grano sì grosso che minuto, avendo prodotto alcuni attestati comprovanti che
detti beni siano sottoposti a dover contribuire allo stesso V. Capitolo la
decima quinta parte del raccolto dei grani suddetti. Ma questo suggerimento, di
cui ne ho avuto sentore in tempo della visita dei detti beni, non può indurmi a
minorarne il loro valore atteso la norma che ho tenuto nel fissargli la
rendita, ch’è tale da poter sussistere anche con detto carico.
Hanno
altresì suggerito, ch’essendo state dal turbine incorso in Azzate alla sera del
giorno 22 luglio prossimo passato sradicate molte piante di noci, moroni ed
alberi di castano, tutte piante delle quali ne avrò avuta considerazione nel
fissare la cavata,o il capitale, come l’ho avuta difatti, dovessi perciò minorare il valore dei
detti beni di Azzate, giacché delle piante atterrate non se ne può ricavare il
corrispettivo, attese le molte spese, alle quali non corrisponderebbe ciò che
se ne potesse ricavare dalla legna. Ma di questo rilievo ho stimato di non
farne conto, sì perché non si prova nè il numero nè l’ubicazione delle dette
piante (circostanze che non sarebbero necessarie per averne riguardo nei pezzi
rispettivi stati pregiudicati), ma anche perché rifletto che se non ho avute in
considerazione quelle, che possa aver fatto atterrare il Signor D. Antonio nei
decorsi anni per fare alcuni dei miglioramenti indicati nella Casa da Nobile,
il valore delle quali avrebbe dovuto far crescere il capitale dei detti beni,
non è giusto ch’io consideri queste in detrimento del capitale medesimo.
Diversi
sono poi i rilievi consegnatimi sotto il giorno 12 del corrente dal Signor D.
Francesco, ma la maggior parte di essi cade sopra i miglioramenti stati fatti
nella Casa da Nobile con denari o dotali o del signor D. Antonio, che da me
sono stati considerati produrre un capitale di sole lire 3.457.2.10 tra l’uno e
l’altro
Come
si vede sotto il n. 32 esprimente il valore della casa suddetta, quando lo
speso sarà stato il quadruplo, ed anche più, ma non mi devo io far carico, o di
ammetterli o di rigettarli, essendo questo un punto da agitarsi tra le parti
avanti all’ill.mo Ministro Delegato, con che mi adulo avere data in ristretto
l’evacuazione ad una dozzina di rilievi, che restano sopra tali miglioramenti.
Quanto
agli altri dirò ciò che ne sento, omessi però quelli, a cui non sta a me il
rispondersi, ma bensì ai signori fratelli, come sarebbe quello che le lire
3.125 state scosse in conto del carico della messa festiva sopra i beni di
Erbamolle siano queste state esatte dal figlio e non dal padre, nulla ciò a me
suffragando, ma bastandomi sapere che a tali beni incomba tal carico.
Poiché
viene rilevata la demolizione seguita del Colombaro, ch’esisteva in detta casa,
e dicesi fosse di molto ricavo, mi trovo in debito di dover dire non potersi
primieramente negare che presentemente non sia più godibile quel sito, poiché
adattato ad abitazione civile, ed in secondo luogo che ho
avuto
in considerazione il detto Colombaio, se non in cavata di colombi od altro (so
che per altro patisse molta eccezione) almeno relativamente al luogo, che da
prima era esistente.
Rispetto
ai tre avelli, che si trovano nella casa del massaro Giudici da me supposti di
ragione del conduttore, è facile l’evacuazione di tale rilievo, poiché possono
stare nella categoria dei mobili.
Per
l’allegato deterioramento nella casa goduta dal massaro Giamberini ne appare la
risposta al paragrafo “si avverte altresì”, dove ho espresso il valore del
detto deterioramento nella somma di lire 200 non ostante la costruzione delle
due ali di tetto ivi menzionate.
Del
vivaio dei moroni esistente nel Chioso egli è vero, che non ne ho avuto
considerazione, ma a me pare, che non si dovesse avere, trattandosi di una cosa
che certamente è stata fatta piantare dagli altri due signori Fratelli, ne deve
restar soggetta a divisione se non nel caso che avendo il suo effetto la
rendita dei conti si vogliono porre nell’uscita le giornate consunte in tal
piantagione, la spesa de moroncelli ed altro, e farne partecipe
Il
signor D. Francesco, poiché in questo caso verrebbe egli a restare pregiudicato.
Che
è quanto mi occorre di dover riferire.
Milano,
27 agosto 1767
Sottoscritto
Antonio Berlucchi ingegnere.
Concorda
con copia autentica a me esibita, per me vista, letta e collazionata e dopo
esibita restituita e per fede.
Ego
J.C. Joseph de Millefantis publicus de Collegio Mediolani notarius et
causidicus.
D.
Stefano Bossi
|
|
|
D.
Gio. Antonio Bossi detto “Passerino”
n.
1534 + 1574
Vivente
ed abitante in Azzate nel 1573.
Sp.
D. Bianca Carnaghi.
|
|
|
D.
Giuseppe Francesco Bossi
n.
Azzate 29.8.1570 + 4.3.1630
Sp.
a) 28.8.1601 Gerolama Bossi f. Gio. Battista; b) 8.5.1612 Francesca
Bossi
f. Alfonso; c) Caledonia Visconti.
|
|
|
D.
Carlo Antonio Bossi detto “Passerino”
n.
circa 1613 + Robecchettto 14.3.1673
Sp.
1640 D. Bianca Bossi + Azzate 18.2.1662
|
|
|
D.
Gio. Stefano detto Stefano Bossi
n.
Azzate 18.6.1644 + Azzate 9.11.1709
Sp.
1671 D. Livia Bossi.
|
|
|
D
Gio. Stefano Bossi
n.
Azzate 17.1.1697 (no!). (L’albero Cottalorda lo dice invece nato nel
1688
e sposato nel 1712 con Caterina Vinadi all’età dunque di 24 anni.
Tenendo
valido l’anno del suo matrimonio (1712, anno che viene
confermato
anche dall’istrumento di dote) sembra improbabile che sia
nato
nel 1697 poiché si sarebbe sposato all’età di 15 anni! La data di
nascita
del 1688 viene anche confermata dalla notificazione dei perticati
del
1719 in cui dichiara di avere
31 anni).
+
Azzate 17.12.1757
Sp.
a) 1712 Caterina Vinadi f. cap. Luca + Azzate 20.6.1725; b) 1727
Margherita
Cattaneo.
L’impianto
del cosiddetto Catasto di Maria Teresa lo dice proprietario
dei
mappali n. 840, 841 e 842. Questi stessi mappali più il n. 915 il 4.1.1774
passano
ai suoi figli D. Antonio Francesco e D. Gio. Battista.
I
recapiti “Pro habitatione” lo dicono abitante a Milano in Porta Orientale
nella
Parrocchia di San Babila nel 1712[1], in
Porta Orientale nella Parrocchia di S. Stefano fuori Milano nel 1719[2], ad
Azzate nel 1728[3] e 1729[4].
|
|
|--- D. Antonio Francesco (Baldassarre)
Bossi
| n. Azzate
7.10.1717
|
Fisico collegiato.
|
Sp. Maria Maddalena Bossi.
|
|--- D. Gio. Battista (Gaetano Gaspare)
Bossi
n. Azzate 11.7.1720 + 25.2.1797
Dottore collegiato.
Sp. marchesa Laura Brusati f. Gian
Pietro.
|
|
|--- D. Bianca Bossi
Sp. 1757 D. Pietro Riva.
Il
27 agosto 1767 l’ingegner Antonio Berlucchi redige l’inventario dei beni
paterni.
[1] Dall’istrumento di dote del 4 maggio
1712 rogato dal notaio Gio. Battista Mina sotto il n. 82.
[2] Dall’istrumento di ricognizione
livellaria rogato dal notaio Francesco Isella sotto il n. 86.
[3] Dall’istrumento di elezione del
23.9.1728 rogato dal notaio Vincenzo Bossi sotto il n. 89
[4] Dall’istrumento di transazione del
211.1.1729 rogato dal notaio Gio. Battista Portabue sotto il n. 87.
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