Questa è la linea del conte Paolo Bossi che prese parte
all’elezione del Cappellano.
Bernardo Bossi
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Gio. Battista Bossi
Elesse nel 1562-1595-1599.
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Gio. Pietro Bossi
Feudatario di Oggiona.
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Gio. Battista Bossi
Elesse nel 1615.
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Bernardo Bossi
Elesse nel 1615 e 1654.
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Claudio Bossi
Elesse nel 1674.
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Gio. Paolo Bossi
Elesse nel 1705 e1731.
Questa è la linea di D. Prospero Bossi che per ultimo elesse
il prete Cacciaguerra. Come si vede dall’elezione dell’abate Giulio Cesare
Negri nessuno della linea di D. Prospero partecipò alla sua elezione.
Gio. Antonio Bossi
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Francesco Dionisio Bossi
Elesse nel 1562.
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Gio. Battista Bossi
Elesse nel 1597.
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Francesco Leonardo Bossi
Elesse nel 1615.
Morì lo stesso anno sotto il nome di Francesco mentre
nell’atto di
battesimo è detto Francesco Leonardo.
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Prospero Bossi
Elesse nel 1615 e 1654.
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Gio. Battista Bossi
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Prospero Bossi
Morto nel 1674.
prete Giulio Cesare Negri
Il 13.8.1748 il conte Giulio Cesare Bossi, come
procuratore della propria madre Maddalena Negri, lo elegge alla Cappellania di
..... (vedi doc. 130-75).
Il 18.11.1754 addiviene ad una convenzione con il conte
Giulio Cesare Bossi. (Vedi doc. 130-114).
prete Giulio Cesare Negri
Una nota del 1756 (?) lo dice lo dice titolare di S.
Lorenzo al Castello con obbligo di messe ebdomadarie e quattro annuali, alle
quali soddisfa il prete agente per tempora dell’illustrissimo signor Paolo
Bossi con puntualità. Al momento l’agente è il prete Carlo Barbavara della
diocesi di Novara[1].
Cappellano di S. Lorenzo al Castello di Azzate.
+ 8.11.1731
(Vazzoler)
23
Breve pontificio.
1694, marzo 27, anno terzo, Roma Santa Maria Maggiore.
Breve di Innocenzo XII che nomina il sac. Giulio Cesare
Negri notaio apostolico sopranumerario.
Originale, cm 40,2 x 24,8; righe 20, esclusa la firma.
Discreto stato di conservazione, poche macchie sia sul
recto che sul verso.
Una piegatura verticale e tre orizzontali determinano 8
zone di cui le 2 superiori sono più strette; forse sono originale anche atre
due verticali che farebbero salire a 16 le zone. Le due scritte sul verso,
comunque stanno verso il centro delle zone n. 3 e n. 4.
(non si trascrive, vedi libro).
prete Francesco
Cacciaguerra
n. circa 1632 + Azzate 7 maggio1705
Cappellano titolare di S. Lorenzo al Castello.
(…) Guidava la vasta diocesi di Milano il card. Giuseppe
Archinti, che aveva sostituito il card. Federico Caccia, morto il 14 febbraio
1699.
Alla cura pastorale di Azzate c’era invece don Luigi
Buzzi, subentrato a don Giovanni Battista Bossi nel 1694, quest’ultimo, parroco
dal 1690, dopo la morte del più che ottuagenario don Carlo Fumagalli[2].
All'inizio del 1705 moriva don Francesco Cacciaguerra,
settantatreenne cappellano di S. Lorenzo al Castello, che lasciava a don Luigi
Buzzi ed al conte Paolo Bossi metà del suo ricco patrimonio, stimato la bella
cifra di oltre 22.000 lire, una somma notevole per quei tempi!
Tra i numerosi beni mobili lasciati in eredità c'erano
anche due mucche, vendute a lire 60 l 'una,
tavolini, stivali, scaldini, assi di legno, scanzie, scaldaletto, scale,
sedie, secchi, martelli, coperte, materassi, pentole,
quadri, libri, vino, fieno, fagioli, melgone, segale, etc[3].
Don Buzzi fu, ovviamente, assai felice di tanta manna,
anche perché stava provvedendo da anni ad impreziosire di nuova suppellettile
sacra la già buona dotazione della chiesa parrocchiale. Tra le varie
iniziative, commissionò a Bernardo Castelli nel 1699 un nuovo tabernacolo per
l'altare maggiore e fece risistemare gli altri altari.
Il contratto d'opera per la costruzione di un tabernacolo
"quale abbi da servire per honore d'Iddio", fu stipulato il 2
settembre 1699 fra il parroco, don Luigi Buzzi, il coadiutore, don Giovanni
Orlandi, il priore della veneranda chiesa parrocchiale, conte Paolo Bossi, e il
tesoriere della stessa, Stefano Bossi, da una parte, e Bernardo Castelli di
Varese dall'altra[4].
A coronamento degli sforzi operati per rendere sempre più
bella e funzionale la sua chiesa, ottenne la concessione, con Breve pontificio
di Clemente XI datato 18 marzo 1714, dell'indulgenza plenaria a quanti avessero
visitata la chiesa parrocchiale nel giorno della "Natività di Maria".
[5]
Detta indulgenza fu concessa anche da papa Clemente XII,
con Breve dell'11 luglio 1733 per la chiesa parrocchiale e da papa Benedetto
XIV, con Breve datato 10 luglio 1747 per la chiesa di S. Rocco.
Sul finire del suo mandato azzatese, don Luigi Buzzi si
trovò, suo malgrado, coinvolto in una lite stragiudiziale tra la comunità di
Azzate, rappresentata dal conte Giulio Cesare Bossi, in qualità di procuratore
dell'amministrazione comunale del borgo, ed il sac. Pietro Camillo Orlandi.
L'Orlandi, cappellano del beneficio di S. Giovanni Evangelista, i cui oneri si
adempivano in quel tempo all'altare della Beata Vergine Maria, sosteneva di non
esser tenuto all'adempimento del legato fondato nel 1698 dallo zio don Giovanni
Orlandi, già coadiutore ad Azzate, che stabiliva la celebrazione di quattro
messe settimanali "in aurora" a favore del popolo di Azzate ed in
memoria della sua anima, in quanto dotato di insufficiente reddito e, forse, anche per la scarsa partecipazione dei
fedeli.
Il conte Giulio Cesare Bossi fu invitato, nel 1724
dall'amministrazione comunale di contattare il cappellano per trovare una
soluzione che soddisfacesse le parti interessate.
Tuttavia dovettero trascorrere ben undici anni prima che
fosse raggiunto un parziale accordo tra la comunità di Azzate e don Pietro
Camillo Orlandi. Il primo ottobre 1735 intervenne addirittura una sentenza
dell'imperatore Carlo VI riguardante la sufficienza dei redditi per la
celebrazione della messa in aurora. Finché il 20 giugno 1741 si raggiunse un
accordo definitivo col quale don Orlandi si impegnava a celebrare secondo la
volontà dello zio in cambio della garanzia di determinate entrate.
(Estratto da G. Moremo Vazzoler, pag. 73).
Prete Gio. Battista Cacciaguerra, sacerdote fiorentino.
+ Azzate 26.10.1666
(Copia della scrittura pertinenti ai Perticati Civili)
1677 adì 8 agosto
Prometto io infrascritto sotto obbligo di me e miei beni
per convenzione e aggiustamento fra me Carlo Antonio Bosso e i Signori Claudio
e Pietro fratelli parimenti de Bossi in voce seguita pagare in provvisione a
scarico di detti Signori fratelli ogni anno lire 23 e soldi 5 denari 9 a suoi tempi debiti sopra la partita de
Perticati Civili che prima era in testa di Gio. Battista Bosso per beni in
territorio di Azzate e dopo trasportati in testa di detti Signori fratelli per
ordine del 1666 e di rilevare detti Signori fratelli per la somma quanto sia
dell’anno 1669 passato incluso andar avanti, e ciò intanto durerà l’esenzione
della casa di detti fratelli e non altrimenti e cessando tal esenzione convengono
che sia tenuti detti Signori fratelli come così promettono sotto loro obbligo e
dei loro beni e pagare i Perticati Civili della partita dei beni posti nel
medesimo territorio di Azzate in testa di Gio. Battista Bosso, qual monta lire
10 soldi 5 denari 9 ogni anno e detto Signor Carlo Antonio pagare l’intera
partita dei suddetti Perticati primieramente come sopra enunciati, qual
importerà finita detta esenzione lire 46 soldi 11 e denari 6.
E il tutto sotto reffezione e in fede.
Sottoscritti:
Io Claudio Bosso affermo e prometto come sopra.
Io Gio. Pietro Bosso affermo e prometto come sopra.
Io Carlo Antonio Bosso affermo e prometto come sopra.
Io Gio. Giacomo marchese di Marignano fui presente per
testimonio.
Io prete Francesco Cacciaguerra fui presente per
testimonio.
Io Baptista
Bossius publicus Mediolani notarius attestation. vidisse fieri precedentes
subscriptiones suprascriptis Dominis de Bossiis, marchione Jo. Jacobo de
Medicis et rev. Cacciaguerra
eorum respective reff. Propriis manibus et pro fide subscripsi ac per
testes interfuit.
In virtù di detta scrittura ammetto che il Signor Claudio
Bosso gode beneficio ogni anno di lire 13.7.6
E i possessori dei beni di Gio. Battista Bosso e nipoti
godono dall’anno 1669 in
anti ogni anno 11.11
E’ però necessario vedere se si può scoprire chi gode i
beni in testa di detto Gio. Battista e nipoti, perché trovando che detti
possessori non godano tanta quantità in testa come sopra sarà spediente
calcolare se detta scrittura sia a detti signori possessori di danno senò che
essendovi danno sarà bene esentarli.
La differenza (?) di detta scrittura è che il Signor
Bernardo Bosso ha notificato con tenore della sua esenzione possedere i beni di
detto Gio. Battista e nipoti e ha goduto l’esenzione per intero di detti beni,
e del 1666 si crede che per esser stato notificato in città che esso Signor
Bernardo non avesse ... più tutti figli habbino esatto la metà dell’importanza
di detto prefato dalla esenzione d’esso Signor fu Bernardo e a tal effetto ...
dal detto fu Signor Bernardo che non godeva più ... tal esenzione dubitando
haver lui di pagare la total importanza di detti beni, è supposto fossero in mano del fu Signor Carlo Antonio Bosso
suddetto indusse esso D. Carlo Antonio ad obbligarsi nel modo suddetto.
N. 645
Castello di Azzate, 20 Marzo 1693
Gionsimo (=giungemmo) al Castello alle ore 24 per la Dio grazia con salute ieri e subito feci
la diligenza delle scritture con sapute, nelle quali ho ritrovato esser quelle
fatte con tutte quelle solennità che si riservano in simili casi e come Vostra
Signoria desidera per resituzzare (?) l’orgoglio a chicchessia dissi che mi
sarei vergognato venir avanti gli occhi d’un tanto mio signore e padrone se non
avessi avuto la certezza come si proverà con esse scritture alle mani a tempo
debito conforme il concerto; altro di nuovo non sento per ora solo che il
figlio di Vostra Signoria ha avuto le varole (=bolle del vaiolo) ma poche e per
la Dio grazia è di già
risanato, tutti questi miei signori riveriscono Vostra Signoria con tutta sua
casa e le rendono le dovute grazie del favore fattogli per il bel drappo, e con
tal fine le faccio umilmente riverenza, restando sempre
umilissimo ed obbligatissimo servitore Francesco Cacciaguerra
N.B. – Stranissima questa lettera del prete Francesco
Cacciaguerra, cappellano di S. Lorenzo al Castello di Azzate, che, come tale,
dovrebbe essere alle dipendenze dei nobili Bossi del Castello di Azzate e, a
quanto sembra, sbriga anche interessi di Don Gio. Stefano Bossi di Milano da
lui definito “tanto mio signore e padrone”. Il prete Cacciaguerra ha ritrovato
al Castello di Azzate scritture importanti che potranno essere utili a Don Gio.
Stefano che, per altro, sembra avere al Castello un suo figlio appena
ristabilitosi da una supposta leggera forma di vaiolo.
Addirittura i Bossi del Castello di Azzate con tutta la loro
casa fanno riverenze a Don. Gio Stefano e lo ringraziano per il bel drappo che,
forse, è un suo gesto di gratitudine per l’ospitalità offerta al figlio in
campagna al Castello.
(Vedi File: Documento n. 638).
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