Gli Alciati non sono originari di Azzate ma un certo Pietro
Alciati, cavaliere milanese, marito di Maria Ghilini, è detto originario del
castello di Azzate.
Dello stesso parere sembra anche il Bongiovanni che,
parlando della Val Bossa, dice: “… E Val Bossa chiamavasi il territorio
adiacente ad Azzate perché da tempi remotissimi (dal X secolo) dato in feudo
alla famiglia Bossi, una delle più nobili di Milano, dell’Ordine dei Capitani,
che diede poi una lunga serie di uomini di Chiesa, (quali due arcivescovi di
Milano: S. Benigno e S. Ansperto[1]), di magistrati e di
uomini d’arme. L’antico castello fu assestato in sontuoso palazzo, chiamato
castello di Collobiano, appartenente prima agli Alciati e poi acquistato da
Maria Cristina di Sardegna, vedova di Carlo Felice, re di Sardegna”.1
Dal predetto Pietro Alciati nacque nell’ottobre 1466
Lucrezia che, all’età di 19 anni, si fece accompagnare dal vescovo di Como,
monsignor Branda Castiglioni, e da Gian Giacomo Trivulzio a Santa Maria del
Monte2.
Dell’importanza di Lucrezia Alciati ci parla Raffaele Ganna3 che dice: “La fondazione del Sacro
Monte sopra Varese non fu finanziata dai duchi di Milano, ma quasi certamente
dalle monache che poterono concretizzare tale aspirazione in seguito all’ingresso
in monastero di Lucrezia Alciati. Grazie a quest’ultima fu possibile
risollevare le sorti economiche di Santa Maria del Monte e proseguire il
programma spirituale e artistico inaugurato dalla prima superiora del
monastero, Caterina da Pallanza. Il Sevesi riferisce che il 2 luglio 1488
Lucrezia si professò alla presenza di undici monache coriste e davanti
all’allora priora del monastero, suor Benedetta Biumi, succeduta alla Morigi
nel 1478.4 Il Tettamanti scrive
che la monaca, prima della professione,
stese un testamento in cui istituì erede universale di tutti i suoi beni
il monastero e promise la costruzione di una cappella dedicata all’Annunciata.
Nel 1519, in
seguito alla morte di suor Benedetta Biumi, Lucrezia Alciati venne eletta
priora del Monastero. Il testamento, datato 26 giugno 1488 e rogato dal notaio
Cristoforo da Velate, risulta estremamente importante, poiché fornisce
informazioni utili a confermare il ruolo dell’Alciati come committente di opere
d’arte e quello delle monache come soggetti per nulla marginali nelle scelte
artistiche”.
Infine il dottor Francesco Alciati, notaio e causidico, rogò
molti istrumenti per conto del conte Giulio Cesare Bossi del Castello di Azzate
e ne possediamo l’elenco.
LETTERA DEL CONTE
GIULIO CESARE BOSSI ALL’ABATE CARLO FRASCONI
Stimatissimo D. Carlo[2],
ricevetti la
stimatissima sua sabato tardi; onde non potei risponderle tosto perché avevo
delle visite. In oggi ho il contento di ragguagliarla come per fine si sono spiegati
anche a me i progetti consaputi, quali nella loro sostanza sono a norma del
concertato quando V.S. era qui, toltone alcune parole mutate, quello però che
ha variato si è come ne scrivo al dottor Alciati il capitolo de debiti, dopo
del lodo[3] Canarisi,
dove il Sig. Conte avoca l'arbitrio di riconoscere la natura de debiti stessi
per averne quella considerazione, che stimerà d'equità; non posso in carta
spiegarle le cose occorse per la sottoscrizione de suddetti progetti perché ci
vorrebbe un quinterno di carta; basta domenica si è sottoscritto; ma per ora
non posso mandarglieli perché non li ho potuti avere; verrà il Signor Conte
Canefio a Milano per ridurli a istrumento. V.S. mi favorirà come mio
Procuratore e il dottor Alciati per la distesa e rogito dell'
....
P.S. Sono impaziente di sentire come sia andata la venuta
del massaro di Casa Porta, per la cenere e se le sia riuscito favorirmi, per
quanto le ho fatto scrivere dall'Isella mentre io era occupata[4].
Caro Frascone mille scuse a tanti incomodi, le accludo
lettera per l'Alciati perché gliela faccia tenere già che il corriere non volle
andare in due luoghi. Sono di nuovo.
Il 21 agosto 1752 il notaio Francesco Alciati roga
l’istrumento di emancipazione del conte Claudio Luigi Bossi da parte di suo
padre conte Giulio Cesare[5].
DOCUMENTO N. 234
Il molto reverendo prete d. Carlo Frasconi, come procuratore
specialmente costituito dall’illustrissimo signor sergente maggiore conte d.
Luigi Bossi, come da procura da inserirsi nella presente.
1760
Per tenore della presente, che dovrà valere come pubblico e
giurato istrumento l’illustrissimo signor sergente maggiore conte d. Luigi
Bossi, figlio emancipato dell’illustrissimo signor conte d. Giulio Cesare, come
da istrumento di emancipazione rogato dal dottor Francesco Alciati il 21 agosto
1752 al quale volontariamente ed in ogni altro miglior modo ha fatto, e fa
vendita, e dato a proprio libero, e come meglio all’illustrissimo signor
marchese d. Gio. Antonio Parravicini figlio del fu illustrissimo marchese d.
Carlo, altre volte Regio Auditore generale degli Eserciti di questo Stato di
Milano, presente, e che accetta per sé, e suoi, e per chi e che fa le suddette
ed infrascritte cose, quanto faccia di bisogno in presenza e col consenso
dell’illustrissima signora marchesa d. Angiola Landriani di lui madre, come
tutrice e curatrice parimenti presente, e che le dà e presta ogni opportuno
consenso ed autorità nominativamente di tutta la possessione e beni siti nel
luogo e territorio di Pasquaro Seveso, cura di Greco, pieve di Bruzzano,
chiamati il Molinetto e Molinazzo consistenti in casa civile, caseggiati del
fittabile, caseggiato del fornasaro con una fornace, prati e campagne avvitate
di pertiche circa 480 come in fatti sono con ragione d’acqua della roggia detta
l’Acqua Longa come il solito e sotto le rispettive notorie coerenze, i quali
beni al presente sono tenuti in affitto da Giuseppe Oriani, ed in parte da
Antonio Maria Boschetti fornasaro, come dalle rispettive investiture, essi
detenevano detti beni più diffusamente nel suaccennato istrumento da farsi in
seguito della presente scrittura.
Parimenti di tutte le scorte tanto vive quanto morte
attualmente esistenti come da consegna.
Parimenti d’ogni e qualunque ragione del conte Luigi Bossi.
E ciò per il prezzo di lire 100 imperiali per ciaschedune
lire 3 soldi 6 e denari 3 di cavata dei medesimi beni già dalle parti
liquidata, e accordata, come da nota esistente presso le medesime parti
vicendevolmente sottoscritte.
E ciò con le dovute e solenni tenore, cessione delle
ragioni, ed azioni, traslazione di dominio, e possesso, solenne e speciale
costituito, costituzione di mezzo, e procuratorie in cosa propria, posizione di
luogo, ragione, e stato e con promessa ed obbligo di mantenere e difendere in
forma comune e di ragione.
E sotto i patti infrascritti e cioè:
1. sarà lecito al detto compratore di pagare il prezzo in
tanti zecchini gigliati di giusto peso in regola di lire 14 e soldi 15 per
ciascuno.
2. Sarà obbligato il compratore all’interesse del prezzo, quanto
sia dalla festa di S. Martino prossimo avvenire in avanti nella suddetta regola
di lire 3 soldi 6 denari 3 per cento, nel quale giorno di S. Martino prossimo
esso compratore entrerà al godimento dei fitti e frutti.
3. Ogni e qualunque carico decorso e da decorrere sino alla
detta festa di S. Martino prossimo si dovrà pagare dal venditore.
5. Per le cauzioni del presente contratto a favore del
compratore, come pure per il successivo pagamento del prezzo, gride
provvisionali, e per qualunque altro vincolo di fedecommesso, a cui fossero
soggetti i detti beni, e finalmente per ogni altro emergente, che occorresse
nell’esecuzione e per l’esecuzione del presente contratto staranno le parti a
quanto in appresso sarà conciliato tra i rispettivi loro causidici, cioè tra il
dottor e consulto collegiato Carlo Antonio Bononarroni per la parte del
compratore, ed il dottor Francesco Alciati per quella del venditore.
6. promettono frattanto le dette parti sotto obbligo delle
loro rispettive persone e beni presenti e futuri, e rispetto al detto
compratore sotto obbligo ancora e speciale ipoteca dei riferiti beni del
presente contratto, di attendere, osservare e adempiere quanto sopra e di indurre
la presente a pubblico istrumento, e ciò rimossa ogni eccezione sotto refezione
e per fede.
Minuta di cui il
signor Abate Carlo Frasconi si potrà valere per la stipulazione della vendita
dei miei beni al Molinazzo a favore dell’illustrissimo marchese Antonio
Parravicini per il prezzo, patti e condizioni ed obblighi che piaceranno al
medesimo Abate Frasconi.
F.to conte Luigi Bossi
anche come procuratore generale del conte Giulio Cesare mio padre.
Segue: autentica di
Giuseppe Viani Beltramini pubblico notaio di Milano della firma di Luigi Bossi.
[1] Ansperto Bossi non fu mai
proclamato santo.
1 BONGIOVANNI
GIANNNETTO – RIUDIRE MARIO, Varese e la sua provincia, 1931 – IX,
Tra Varese e
Gallarate, pag. 384.
2 E. MOTTA,
Dalla storia del Sacro Monte sopra Varese. Documenti milanesi inediti del XV
secolo, in
“Bollettino della Società Storica Comense”, IV, 1, 1884, pp.12-13.
da TRACCE,
Anno XX, n. 36, marzo-aprile 2000.
4 P.M. SEVESI, Le
origini del Monastero Ambrosiano di S. Maria sopra il Monte e il Beato
Bernardino
Caimi da Milano con appendice il casato e la patria della Beata Giuliania,
Firenze,
1929, pag.
11.
[2] Prete abate Carlo
Frasconi.
[3] Nel linguaggio giuridico
la decisione degli arbitri.
[4] Questo fa supporre che la
scrivente sia una donna, forse la vedova del conte Giulio Cesare Bossi.
[5] Vedi documento n. 234.
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