Horigolo Bossi
|
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|--- Caterina
Bossi (abbiatica)
Francesco Bossi
Sp. madonna Benvenuta
|
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|--- Guidetto
Bossi abitante in Azzate.
Vedi il suo
testamento al n. 5.037
Sp.: a)
Franzina; b) madonna Fiorina.
Fonda nel
1354 il Beneficio di Sant'Antonio di Azzate.
Con bolla
del 15.1.1536 papa Giulio III ordina che con questo
beneficio
si pensi al maestro dei fanciulli.
L’albero
che segue è stato tratto dal manoscritto del Sitoni vol. II.
Altri dati
si ricavano da: 1) ex comparizione 1648-1636;
2)
Moriggia, Historia antica; 3) Luca Contile in Imprese;
4) Allegation.
Juris.
N.B.-
Questo dovrebbe essere il fondatore del Beneficio di S.
Antonio in
Azzate ora patronato dei marchesi Bossi q. D.
Franciscolus Bossius che generò D. Galeazzo ducale castellano
di Castel
Brippio 1460.
Sp. D. Andriola de Bellonis di Modena fq. D. Cristoforo,
Sp. D. Andriola de Bellonis di Modena fq. D. Cristoforo,
vedova del
fu D. Tommaso.
|
|
|---
Giovanni Bossi1452-1472
| |
| |
| |--- Gio. Guido detto Guido Bossi 1474
| |
| |--- Francesco Bossi 1526
| Ex comparizione Ottavio Bossi
J.C.C. 1648
| Sp. Anastasia Carnaghi.
| |
| |
| |--- Francesco Bossi
| | Sp. Francesca Bossi
| | |
| | |
| | |--- Pietro Francesco Bossi
| | |
Notaio della Regia Ducale Camera 1554
| | |
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| | |
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| |
| |--- Mario Bossi
1606-1612
| | | Sp. Paola Bossi
| | | |
| | | |
| | | |--- Pietro Francesco Bossi
| | | | Sp. nob. Agata
| | | | |
| | | | |
| | | | |--- Egidio Bossi
| | | | |
| | |
| |--- Giulio Bossi 1634
| | | | |
| | | | |--- Mario Bossi
| | | |
| | | |--- Gerolamo Bossi
| | |
| | |--- Gerolamo Bossi
| | Fisico Collegiato eccellentissimo
1560-1569
| | ex comparizione 1560
| | Sp. Isabella de Speciaris
| | |
| | |
| | |--- Dionigi Bossi
| | Protonotario creato 1567.
| |
| |--- Egidio Bossi
| J.C.C. Senatore e dei 60
Decurioni. Consignore della
| Val Bodia del 1518-40-46
| |
| |
| |--- Francesco Bossi
| |
J.C.C. Vescovo di Novara 1554-84
| |
| |--- Marco Antonio
Bossi. (Vedi).
| | J.C.C. Questore 1564-1583. Dei 60
Decurione
| | di Porta Ticinese nel 1550.
| | Sp. a) Costanza Bossi f. Gio. Nicolò;
| | b) Giacoma Masperghi f. Gio. Giacomo,
| | rimaritata con Alessandro Verri P.T.P.S.
| | Fermo ex tutela 1582-89-90
| |
| |--- ....... Bossi
| | Sp. Pietro Francesco Calchi J.C.C.
| |
| |--- Gio. Battista
Bossi
| |
| |
| |--- ill.mo
Egidio Bossi
| Sp.
Giustina Arconati f. Marco Antonio.
| |
| |
|
|--- Gio. Battista Bossi
|
Sp. Virginia Osia f. Teodorico.
| |
|
|
|
|--- Caterina Bossi
| | minorenne nel 1628
|
|
|
|--- Susanna Bossi
| minorenne
nel 1628
|
|---
Aurigolo (Horegolo) Bossi
Sp.: a) Benedetta; b) Francesca
|
|
|--- Antoniolo Bossi
Nell'archivio raccolto da Giancarlo Vettore si ritrovano
due personaggi di nome Guido.
Essi discendono dal capostipite MONTOLO:
- Guido o Guidetto figlio di Giovanni di Andrea, che non corrisponde al nostro
personaggio né per l'epoca né per gli ascendenti.
Essi discendono dal capostipite MONTOLO:
- Guido o Guidetto figlio di Giovanni di Andrea, che non corrisponde al nostro
personaggio né per l'epoca né per gli ascendenti.
- Guido figlio di Giovanni di Guido o Guidetto
suddetto, che roga dal 1466 al 1503,
e quindi decisamente "fuori data".
e quindi decisamente "fuori data".
Per quanto riguarda il padre del nostro Guidetto, di nome
Francesco e sposato con
madonna Benvenuta, le ipotesi cadono su due personaggi:
- Francescolo figlio di Beltramino, discendenti dal capostipite Tosabue, che il 6 gennaio
1383 in
un atto registrato da Ambrosolo Bossi fq. Arigacino, notaio di Milano, è
detto
abitante in Azzate e, anche a nome dei suoi fratelli, fa un acquisto da ARIGOLO Bossi
(forse quello che nell'atto di fondazione è indicato come Aurigolo, Horegolo, Horigolo
.....?). Questo Francesco non ha discendenza nell'albero di Tosabue e se pensiamo che
i figli di suo fratello Antonio, coevi dunque al nostro Guidetto, furono prefetti e decurioni
di Milano nel 1444e 1447, possiamo dire che sono decisamente "fuori data".
- Francesco di Tommaso di Rabalio che nel 1369 è detto patrono del Beneficio di San
Lorenzo al Castello di Azzate, fondato nel 1329 da suo zio Beltramo, prevosto di
Castelseprio. Il nostro Guidetto potrebbe essere suo figlio che, emulo del suo avo, fondò
nel 1354 il Beneficio di Sant'Antonio? Se la risposta fosse affermativa, potremmo anche
ipotizzare di identificare in Aurigale, fratello di Beltramo, quel "Horigolo" la cui figlia Caterina
viene nominata come abbiatica nell'istrumento di fondazione.
madonna Benvenuta, le ipotesi cadono su due personaggi:
- Francescolo figlio di Beltramino, discendenti dal capostipite Tosabue, che il 6 gennaio
abitante in Azzate e, anche a nome dei suoi fratelli, fa un acquisto da ARIGOLO Bossi
(forse quello che nell'atto di fondazione è indicato come Aurigolo, Horegolo, Horigolo
.....?). Questo Francesco non ha discendenza nell'albero di Tosabue e se pensiamo che
i figli di suo fratello Antonio, coevi dunque al nostro Guidetto, furono prefetti e decurioni
di Milano nel 1444e 1447, possiamo dire che sono decisamente "fuori data".
- Francesco di Tommaso di Rabalio che nel 1369 è detto patrono del Beneficio di San
Lorenzo al Castello di Azzate, fondato nel 1329 da suo zio Beltramo, prevosto di
Castelseprio. Il nostro Guidetto potrebbe essere suo figlio che, emulo del suo avo, fondò
nel 1354 il Beneficio di Sant'Antonio? Se la risposta fosse affermativa, potremmo anche
ipotizzare di identificare in Aurigale, fratello di Beltramo, quel "Horigolo" la cui figlia Caterina
viene nominata come abbiatica nell'istrumento di fondazione.
Albero genealogico trovato scritto in calce a copia
dell’istrumento di fondazione del beneficio di Sant’Antonio. Detta copia fu
tratta nel 1773.
Rabalio Bossi f. Tommasino.
Sposa Palmerina Poma. LITTA: "Verso il 1290 signore
del castello di
Azzate. Morto prima del 1329, fu sepolto nella Chiesa di
Santa Maria
di Azzate, alla quale Beltramo, suo figlio, con atto del
27 maggio 1329,
dava alcuni beni perché all'anniversario della morte dei
genitori si
facessero elemosine e preghiere".
|
|
|--- Gaspare
Bossi
| Il 27.5.1329 viene nominato
nell'istrumento per il patronato del
| Beneficio di S. Lorenzo al Castello di
Azzate. (LITTA).
| |
| |
| |--- Lorenzo Bossi
| Viene nominato nell'istrumento del
27.5.1329.
|
|--- Aurigale
Bossi
| Era già morto nel 1329, come risulta
dall'istrumento del 27.5 per
| la fondazione del Beneficio di S. Lorenzo.
| |
| |
| |--- Caterina Bossi
| Viene detta "abbiatica"
di Guidetto nell'istrumento di
| fondazione.
|
|--- Beltramo
Bossi
| Prevosto della Chiesa di San Giovanni di
Castelseprio. Fondò nel
| 1329 la prebenda di San Lorenzo al Castello
di Azzate.
|
|--- Giovanni
Bossi di Castelseprio.
| |
| |
| |--- Rabalio Bossi
|
|--- Tommaso
Bossi
|
|
|---
Francesco Bossi
Sp.
madonna Benvenuta.
|
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|--- Guidetto Bossi
| Abitante in Azzate.
| Sp.: a) Franzina; b) madonna
Fiorina.
| Fonda nel 1354 il Beneficio
di S. Antonio d'Azzate.
| |
| |
| |--- Caterina Bossi
(premorta al fondatore)
| |
| |--- Aurigolo (Horegolo)
Bossi (premorto al fondatore)
| Sp. a) Benedetta; b) Francesca.
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| |--- Antoniolo
Bossi (premorto al fondatore)
|
|
|
|--- Giovanni Bossi
|
|--- Baliolo Bossi
A pochi anni di distanza dalla fondazione della
cappellania di S. Lorenzo al Castello di Azzate da parte del sacerdote Beltramo
Bossi, un altro membro della nobile famiglia azzatese, e precisamente un suo
pronipote, provvedeva ad arricchire il patrimonio ecclesiastico di Azzate.
Il 4 maggio 1354 veniva infatti canonicamente fondata la
cappellania Bossi presso il costruendo oratorio di S. Antonio abate.
La richiesta del committente Guidetto Bossi di Azzate era
stata accolta dall'arcivescovo Giovanni Visconti che aveva poi delegato, per il
disbrigo della pratica, il sacerdote Ruggero da Solbiate, prevosto della chiesa
di S. Maria a Gallarate.
Guidetto Bossi aveva destinato numerosi beni immobili[i] per
la realizzazione dell'edificio e dell'annesso adempimento liturgico quotidiano
a carico di un cappellano, scelto dalla sua famiglia e discendenti, e con
l'obbligo di risiedere in loco.
Dispone altresì che il cappellano eletto dovesse essere
necessariamente "sacerdos", vietandogli di ricoprire altri incarichi
o di disporre di altri benefici.
Da quanto appena detto appare chiaro che nel 1354
l’Oratorio di S. Antonio non era ancora stato costruito, poiché non
spiegherebbe altrimenti la destinazione di numerosi beni immobili da parte di
Guidetto Bossi. Un documento conservato presso l’Archivio Parrocchiale di
Azzate (Legati, Cartella 1, Foglio 4) potrebbe a questo punto essere
chiarificatore.
E’ pertanto da verificare il passo in cui si dice che il
fu Guidetto Bossi aveva una chiesa ossia oratorio nel luogo d'Azzate in venerazione
di Sant'Antonio Abate e vi istituì una cappellania perpetua sotto l'invocazione
del medesimo Santo fin dal 4 maggio 1354, come da istrumento rogato dal notaio
Giuliano Pancerio, che, se così fosse, sembrerebbe che l’Oratorio fosse già
stato edificato.
L’istituzione della cappellania prevedeva:
- l’obbligo al cappellano per tempora di una messa
quotidiana "iusto cessante impedimento" da celebrarsi
per sé in detto
oratorio; (Resta da chiarire se “per sé” ha significato di “da lui” – il
cappellano – o “per lui”
in favore
dell’istitutore).
- di n. 10 annuali da celebrarsi dal cappellano stesso con
l'intervento di altri tre sacerdoti con l'applicazione
delle messe nel
primo di detti annuali;
- di celebrare la festa di Sant'Antonio nel giorno 17
gennaio con l'intervento di due sacerdoti oltre al
cappellano, quali
tutti devono applicare la S. Messa
in onore di Dio e del Santo;
- di tenere accesa la lampada in detto oratorio nella
notte di ogni sabato dell'anno, nei giorni di Pasqua e di
Pentecoste e
nelle vigilie della Beata Vergine e di Sant'Antonio Abate, come pure di tenere
accesa una
candela "ad
illuminandum Corpus Christi" in ogni giorno che il cappellano celebra la S. Messa e due
candele nei
suddetti giorni di Pasqua e Pentecoste;
- con obbligo inoltre al cappellano di far distribuire
ogni anno alla porta della chiesa suddetta di
Sant'Antonio con
la di lui assistenza e presente qualcuno dei signori compadroni ai poveri di
Cristo
"undequaque
concurrentibus" in pane cotto moggi 17 e mezzo mistura di segale e miglio,
oltre ad altri
moggi 2 e mezzo
che sono da consegnare al servitore del cappellano medesimo.
Il juspatronato per la nomina a detto beneficio spetta al
signor Giuseppe, signor Andrea, signor Gaspare e prete Marc'Antonio tutti de
Bossi. Il presentaneo titolare del beneficio fin dal 24 febbraio 1727 è il M.R.
signor Gio. Stefano Bossi.
Il detto oratorio possiede (successivamente al 24 Febbraio
1727!):
-
la sua sagrestia unita con un vestaro (=armadio) di
noce con n. 4 cassettoni per governo dei sacri paramenti e due altri laterali
uno per uso de' palii e l'altro per la preparazione alla S. Messa;
-
possiede un campanile con una campana;
-
un avello per l'acqua santa;
-
un confessionale;
-
un crocefisso in figura naturale sopra alla cappella;
-
un'ancona di noce intagliata in mezzo a cui vi è un
quadro rappresentante la Beata
Vergine , S. Gerolamo, S. Stefano e Santa ....
Possiede detto oratorio e cappellania:
-
n. 4 candelieri d'ottone;
-
una croce con suo crocefisso d'ottone;
-
n. 2 vasi di fiori;
-
un lettorino (=leggio) per il messale;
-
una tavoletta per il sito di mezzo all'altare;
-
altra tavoletta per l'evangelio di S. Giovanni;
-
una lampada d'ottone;
-
n. 2 brazzetti (=sostegni quasi bracci, che fatti
uscire da corpo di muraglia o simile, servono per sostenere le candele) di
ferro laterali per le candele;
-
un campanello appeso alla porta della sagrestia;
-
n. 6 tovaglie per l'altare;
-
n. 6 palii;
-
un calice con patena d'ottone;
-
n. 2 messali ambrosiani;
-
n. 7 pianete;
-
n. 2 camici;
-
n. 2 cordoni;
-
n. 4 amitti;
-
n. 3 fazzoletti;
-
n. 3 corporali;
-
n. 8 purificatoi;
-
n. 4 veli per calice;
-
n. 4 borse per il calice.
Per detto oratorio vi è un'indulgenza plenaria "ad
septennium" nel giorno di Sant'Antonio Abate ed un'altra di cento giorni a
chi recita le litanie della Beata Vergine in detto oratorio in tutti i sabati
dell'anno e nelle feste della Beata Vergine, come da breve di Sua Santità
Benedetto XIII dato in Roma il 2 dicembre 1727.
(Archivio Prepositurale della Natività di Maria Vergine,
Azzate, Legati, Cartella I, Fascicolo 6).
IL PANE DI
SANT'ANTONIO OVVERO LA PRIMA SCUOLA DI AZZATE
Nella grande
stagione riformatrice teresiana, negli anni sessanta del Settecento, le autorità
politiche milanesi per la prima volta compiono una "ricognizione"
sistematica delle scuole presenti sul territorio dello Stato. "Alli regi
delegati del censimento nelle città e province del Ducato, a tutti i regi
cancellieri dei rispettivi dipartimenti, alli anziani delle parrocchie, alli
consoli delle terre o ville" si richiedevano "tutte le notizie
riguardanti collegi di educazione, scuole pubbliche da qualunque ceto di
persone, secolari o ecclesiastiche, siano amministrate e dirette", e cioè
"da chi siano state istituite, quali e quante le doti ad esse assegnate,
presso di chi la cura della loro amministrazione, quella di educare ed istruire
la gioventù, e di destinarvi i maestri; quali scienze e facoltà vi si studino,
e quale il metodo che si osserva nell'insegnare, quale il numero degli
scolari" (Circolari della Regia Delegazione 20 luglio 1766 e 16 aprile
1768).
Le risposte
delle autorità interpellate, e le altre che verranno fornite per inchieste
successive, ci offrono oggi un materiale complesso e non sistematico, ma che
tuttavia consente di avere un panorama delle scuole in tutto lo Stato prima
delle riforme, tanto più interessante in quanto tale complesso di scuole è il
risultato non di una politica statale, ma di una somma di iniziative di privati
e di comunità locali, di congregazioni religiose, di singoli benefattori (come
nel caso di Azzate), laici o ecclesiastici, è insomma una risposta "dal
basso", dalla società, ad un bisogno diffuso cui lo Stato non aveva ancora
posto né attenzione né mano: "Il governo spagnolo si disinteressò di ogni
forma di istruzione a segno di non provvedere neppure per una scuola di lingua
spagnola: non una sola grida, in quasi due secoli, e pur in mezzo alle tante e
terribili contro il moltiplicarsi dei delitti, che consideri il problema
educativo e parli di scuole" (Chinea).
Alla vigilia
delle riforme, dunque, la scuola "elementare" dello Stato di Milano
costituiva una realtà complessa che va considerata, attentamente, alla luce
certo delle severe critiche che le mossero i riformatori, ma senza essere
condizionati più di tanto, pena la sottovalutazione di aspetti della realtà che
vanno invece messi in evidenza, in una prospettiva anche comparatistica con le
finitime aree emiliane e piemontesi.
Nella città di Milano (poco più di 100.000 abitanti)
nel 1775 le "basse" scuole si articolano nel modo seguente (relazione
Bovara del giugno 1775):
"Trovansi in quest'anno sparsi tra la città e i
due sobborghi (Ortolani e Porta Ticinese) i seguenti mercenari maestri:
1) Maestri n. 15 di leggere, scrivere e primi
rudimenti di aritmetica con scolari 264. La mercede che ne ritraggono
mensualmente verte tra li 10 e li 30 soldi a testa.
2) Maestri n. 53 di leggere scrivere e rudimenti di
lingua latina sino ad abilitare i fanciulli alle scuole pubbliche di Brera o
Sant'Alessandro con scolari 1390; 20 di essi insegnano anche le prime
operazioni di aritmetica alle quali però non si applicano che 130 dei detti
scolari. Mercede mensuale secondo la gradazione delle classi, soldi da 30 a 60 per testa.
3) Maestri n. 12 di leggere, scrivere e aritmetica
superiore con scolari 410. Mercede d'ordinario a studio finito 18/20 zecchini.
E le seguenti scuole gratuite:
Il Capitolo della Fabbrica del Duomo tiene salariato
un maestro perché insegni in Campo Santo a leggere scrivere e grammatica ai
chierici del Duomo e ai figli degli operai della detta Fabbrica: ha scolari 24.
1) Anche gli oblati nello stesso quartiere di Porta
Orientale insegnano gratis grammatica latina a n. 50 scolari in scuola d'uso
pubblico.
2) In virtù del legato Moroni i Padri Domenicani di
Sant'Eustorgio pagano lire 600 a
un maestro che gratis insegna leggere scrivere e rudimenti di latino.
3) In Porta Comasina, nel luogo pio delle Tre Marie
(Scuole Grassi) 3 maestri ai quali il luogo pio paga rispettivamente lire 680,
209,, 209 e in più l'abitazione, insegnano in tre diverse scuole, uno a leggere
e scrivere con scolari 35, un altro a leggere e scrivere più avanzato, e
sommare sottrarre e moltiplicare con scolari 52, ed il terzo la grammatica
latina con 50 alunni (30 di latino e 20 di conti).
4) In Porta Vercellina, nell'antico Luogo Pio delle
Scuole Taverna, i Padri delle Scuole Pie insegnano gratis leggere scrivere e
conti a scolari 70, abaco minore a 40, maggiore a 16".
Nelle tre
città dello Stato la situazione tende ad essere peggiore: a Pavia vi sono 16
scuole di leggere, scrivere e conti ma tutte, tranne una, a pagamento; a Cremona
12 scuole mercenarie e una sola gratuita per 50 scolari poveri, pagata
dall'Ospedale per un antico legato; a Lodi non ci sono scuole gratuite e tutte
le otto scuole esistenti sono a pagamento; a Casalmaggiore c'è una sola scuola
gratuita di leggere, scrivere e conti, nessuna a Varese e Mantova, una sola a
Como, mentre naturalmente non mancano le mercenarie.
Nei capoluoghi, dunque, vi è abbondanza di maestri a
pagamento e grande scarsità di scuole gratuite: queste sono, quando ci sono, il
frutto di fondazioni private (lasciti testamentari di benefattori) o
l'iniziativa di congregazioni religiose che "offrono" scuola (a Pavia
e a Como privati; a Cremona l'Ospedale, a Milano alcuni privati, gli Oblati e
gli Scolopi).
Nella campagna il panorama è alquanto complesso e non
solo per la varia tipologia delle scuole, ma anche per il loro numero e la loro
diffusione, assai più significativa di quanto non sia parso ai severi occhi
dell'abate Bovara. Qui non è possibile cogliere le dimensioni dell'insegnamento
mercenario (i maestri privati a pagamento): ci si deve limitare a censire le
scuole "pubbliche e gratuite" (per l'utente), ma è necessario
precisare che tali scuole si articolano secondo una tipologia assai varia.
Appaiono pubbliche e gratuite innanzitutto le scuole
"comunitative", quelle cioè nelle quali il maestro è pagato dalla
comunità con stipendio contrattato all'atto dell'assunzione, o con fondi
lasciati a tal uopo da privati benefattori, ma amministrati dal Comune. Per lo
più tali scuole sono aperte "a tutti i fanciulli del paese", ma in
qualche caso si limitano a "un fanciullo per famiglia" o "ai
poveri figli del paese".
Vengono poi le scuole pagate da lasciti di privati,
amministrati dalle parrocchie, confraternite, luoghi pii. Anche queste sono
scuole da considerare pubbliche e gratuite, e , come le comunitative, con
garanzia di durata e continuità, anche se in non pochi casi il legato prevede
un numero limitato di alunni ("24 figlioli del paese", "40 figli
del paese"). In molti casi la dimensione del paese fa ritenere che tale
numero, benché limitato, fosse adeguato a soddisfare le esigenze, se non di
tutti, almeno di molti possibili utenti, giacché i paesi sono costituiti da
poche centinaia di anime e spesso da pochissime (200-400).
In terzo luogo, sono da considerarsi scuole pubbliche
e gratuite i "canonicati scolastici", cioè quelle rendite stabilite
per pagare un canonico che faccia scuola di leggere, scrivere e latino ai
fanciulli del paese. I più antichi di tali canonicati scolastici si devono a
San Carlo e a Federico Borromeo (Arcisate, Porlezza, Corbetta) e aumentano poi
col tempo, costituendo vere e proprie scuole, destinate non solo a chi aspira
ad entrare in seminario, ma aperte a tutti coloro che vogliono fruirne.
Infine, è opportuno considerare anche realtà che
Bovara trascurò, e cioè le cappellanie scolastiche o i legati scolastici alle
parrocchie, rendite, cioè, magari di modesta entità, stabilite in aggiunta al
beneficio perché il cappellano beneficato, oltre alle funzioni di culto o di
cura d'anime, facesse scuola a tutti e a un numero limitato di ragazzi del
paese. Queste realtà, numerose specie nell'alto Milanese, nel Varesotto e nel
Comasco, sono stabilite spesso per un numero limitato di alunni, in genere 12 o
20, ma la loro erezione avviene di solito in località dalla popolazione così
poco numerosa da permettere di ritenere che non vi fossero molti più di una
ventina di ragazzi (maschi) da considerare possibili alunni.
Il conte
sergente maggiore Luigi Bossi caldeggiava l'istituzione di una scuola ad Azzate
e si pensava di poter far fronte allo stipendio da corrispondere al maestro con
le entrate di un legato stabilito nel 1354 da Guidetto Bossi che consisteva in
moggi 17 e mezzo di mistura.
In origine,
così come aveva voluto il testatore, l'equivalente dei predetti moggi 17 e
mezzo di mistura, vennero distribuiti in pane ai poveri di Azzate sulla porta
dell'Oratorio di Sant'Antonio dal Cappellano dello stesso Beneficio con
l'intervento dei Consoli di Azzate e del Patrono del Beneficio.[ii]
Fu così che
il 28 novembre 1789 Giuseppe Maria Talamoni di Varese inviò alla regia
Intendenza Politica Provinciale di Varese domanda perché fosse assegnato alla
Scuola Normale di Azzate. Alla sua richiesta furono allegate due attestazioni
che comprovavano la sua abilitazione all'insegnamento (A) e il suo stato di
servizio (B).
Il giorno
seguente la stessa Regia Intendenza Politica dava incarico al Regio Cancelliere
Francesco Buzzi di comunicare l'istanza del Talamoni ai Patroni del Beneficio
di Sant'Antonio che fin dall'istituzione erano sempre stati i nobili Bossi.
La
candidatura del Talamoni sembra non sia stata accettata poiché da una
successiva lettera del 30 maggio 1790, richiamante le disposizioni della
circolare n. 107 del 6 maggio precedente in materia di Regi Visitatori e
Direttori Provinciali, veniamo a sapere che ad Azzate insegnava il maestro
Antonio Mantegazza con i proventi derivati dal Beneficio di Sant'Antonio.
Questi era
invitato a produrre il certificato della sua abilitazione e a specificare se
fosse stato approvato nel metodo, senza il quale nessuno poteva insegnare in
una scuola pubblica.[iii]
Il
Mantegazza insegnò ad Azzate per 9 anni, ricavando un salario di circa lire 250
annue che gli venne pagato da don Antonio Bossi con il ricavato dei beni
livellati al marchese Bossi, che rendevano moggi 8 e stari 7 di miglio e moggi
8 e stari 6 di segale.
La scuola si
faceva gratuitamente solo al mattino; d'inverno (quando cioè gli scolari non
erano impiegati nei lavori dei campi) partecipavano circa 35 scolari; d'estate
1 o 2 o anche nessuno. Si insegnava a leggere, scrivere e le quattro operazioni
dell'aritmetica.
Dopo di lui
si avvicendarono Cristoforo Crespi, tessitore, ed il prete Giovanni Antonio
Bardelli che istruirono maschi e femmine. Sembra che questi non abbiano più
percepito il salario proveniente dal Beneficio di Sant'Antonio in quanto il
Cappellano aveva ripreso la consuetudine di distribuire il pane ai poveri.
Il Crespi aveva 16 scolari dai quali percepiva 20 e
25 soldi al mese.
Il Mantegazza aveva dovuto interrompere il suo
insegnamento a causa della pazzia della moglie ed essendo già trascorsi due
anni, la Regia Intendenza
Politica di Varese propose ai Deputati dell'Estimo di Azzate (quello che oggi
si direbbe il Consiglio Comunale), tra i quali vi era anche il Patrono del
beneficio di Sant'Antonio, di riattivare la Scuola Normale.
Si obbiettò
che la proposta sarebbe stata bocciata poiché sicuramente i poveri di Azzate
non avrebbero dato il loro assenso a mutare la destinazione dell'elemosina e vi
si sarebbero opposti anche i possidenti in quanto la scuola sarebbe stata
frequentata da cinque o sei scolari, figli di benestanti che avrebbero avuto la
possibilità di istruirli con mezzi propri, senza ricorrere alla scuola
pubblica.
Veniva altresì obbiettato che, se proprio si fosse
voluto mutare la destinazione dell'elemosina, si poteva provvedere a salariare
un medico che dovesse curare gratuitamente le malattie che purtroppo
serpeggiavano fra i più miserabili del paese, i quali non avendo i mezzi per
pagare il medico non potevano ricorrere alle sue cure e morivano
prematuramente, quantunque il Piano Medico avesse preveduto che la terra di
Azzate doveva avere un medico stabile e residente.[iv]
La risposta
che il 20 luglio 1790 il Regio Cancelliere Buzzi inviò all'Intendenza Politica
fu negativa e chiariva che il rifiuto non era da attribuire alla non volontà di
mutare la destinazione dell'elemosina, così come stabilito dal testatore, ma vi
concorrevano altri motivi e lo dimostra il fatto che già in altra occasione si
era mutata la destinazione dell'elemosina medesima, quando con breve di Sua
Santità, essa era stata usata per molti anni per pagare i debiti che la Comunità di Azzate aveva contratto
per la costruzione del nuovo campanile.
(A)
Milano, 16 giugno 1788.
L'esibitore del presente, ch'è Giuseppe Maria
Talamoni di Varese maestro in Gavirate ha frequentato con assiduità e
attenzione la pubblica istruzione della Scuola Capo-Normale di Brera, e
nell'esame da esso sostenuto sulla Teoria, e sulle varie operazioni pratiche
del metodo prescritto ha dato saggio di sufficienza per l'ammaestramento
normale della gioventù in tutti gli oggetti spettanti alle due classi delle
Scuole del Popolo.
Quindi si concede al medesimo il presente attestato
per sua giustificazione presso la
Regia Intendenza Politica Provinciale, mediante la quale
dovrà conseguire dal regio Intendente Consiglio Governativo la superiore
destinazione.
E per fede
firmato Wolfango Moritz dell'Ordine dei Predicatori
Regio Direttore e Visitatore delle Scuole
Normali.
(A.C.A., Titolo III, Cartella 5, Fascicolo 1).
B.
Gavirate, 20 novembre 1789.
Certifichiamo noi sottoscritti che il Maestro
Giuseppe Maria Talamoni di Varese già da molti anni esercisce la Scuola in questa nostra Comunità del
Borgo di Gavirate nell'Oratorio e Casa della Santissima Trinità, di ragione
della medesima Comunità, con tutta l'assiduità ed attenzione verso de'
figliuoli; certifichiamo altresì essere il medesimo Maestro Talamoni uomo di
retti costumi, ma non ha alcuna sussistenza di poter vivere per non esservi
alcun legato pio per detta Scuola.
E per fede ci sottoscriviamo:
firmato Giacomo Devecchio sostituto di S.E. il signor
marchese Litta deputato dell'Estimo.
Firmato Pietro Antonio Arioli deputato dell'Estimo.
Firmato Gio. Battista Lanzavecchia sostituto
dell'ill.mo sig. Francesco Besozzi deputato dell'estimo
“Albero
genealogico di Guidetto Bossi che ricavai dal manoscritto del Sitoni lib. II,
affidatomi da D. Gaspare Ghirlanda.
Il suddetto
Guidetto Bossi deve essere stato il fondatore del Beneficio di S. Antonio in
Azzate, corrispondendo le epoche.
A questa medesima
famiglia apparteneva il Vescovo di Novara Francesco negli anni 1554 1584
vivente, al quale S. Carlo mandò il sigillo di ferro dell’Arcivescovo S.
Benigno Bossi, tal cose poi attestando con lettera scritta in pergamena ad
Egidio nipote dello stesso Vescovo. Vedi le memorie di S. Benigno nel separato
fascicolo fra le mie carte.
Tanto quel
sigillo e carte relative concernenti il Santo Arcivescovo Benigno, quanto al
Patronato che ora si esercita dai Marchesi Bossi sopra il detto Beneficio, devono
essere pervenuti in quella Casa per diritto ereditario, non già perché essi
appartenessero alla suddetta linea, ma perché un discendente forse ultimo della
medesima Giuseppe sergente maggiore figlio di Gio. Battista di Biassono, nel
1682 istituì suo erede il marchese
Fabrizio Bossi figlio del marchese Gio. Galeazzo.
Ansperto Bossi
arcivescovo di Milano era dei Bossi di Biassono, il che si rimarca per vedersi
di Biassono il suddetto Gio. Battista padre del testatore”.
(Annotazioni del conte Luigi Bossi, "mano nota").
[ii] A.C.A., Titolo III, Cartella 5, Fascicolo 1.
[iii] A.C.A., Titolo III, Cartella 5, Fascicolo 1.
Azzate 20 luglio 1790, minuta di lettera inviata dal Regio Cancelliere Buzzi
alla regia
Intendenza Politica di Varese.
[iv] A.C.A., Titolo III, Cartella 5, Fascicolo 1.
Azzate 3 dicembre 1790, lettera firmata da
Vitaliano Bossi, Primo Deputato dell'Estimo; Giuseppe Crugnola, Secondo
Deputato
dell'Estimo; Cristoforo Crespi, sostituto
dell'illustrissimo Signor don Antonio Bossi-Lampugnani, Deputato
dell'Estimo.
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