martedì 23 febbraio 2016

LETTERA DI GIO. BATTISTA BOSSI AL FRATELLO ANTONIO FRANCESCO


DOCUMENTO N. 830

Milano, 30 giugno 1772

Carissimo fratello,
                              la questione vertente con il causidico era circa modum di fare un sommario giustificatoci documenti dall’anno 1760 fino al giorno d’oggi, che però in un’altra sessione, in cui nonostante i maggiori sforzi non si riuscì di tirarlo nel mio sentimento, finsi di arrendermi io stesso
alle sue persuasive. Raccolte pertanto tutte le scritture feci in due giorni un sommario a seconda del mio volere e fu molto aggradito da Righetti quasi che avessi io secondato più tosto la sua che la mia idea: che però io col Millefanti c’incontrassimo nel tempo stesso a rider di soppiatto.
Essendosi però accresciuti del triplicato i documenti mi converrà rifare in seguito la supplica e farla ristampare, rincrescendomi soltanto la stagione si contraria all’applicazione.
Questa notte passata una buon’acqua causata da un temporale ha consolato Milano; piaccia al Signore Iddio che ne siate partecipi anche voi altri.
L’altro ieri mi fu recato l’accluso biglietto.
In una lite vertente anni sono fra certo signor Stagnoli, sua moglie e tre figli abitanti in Lodi, furono assegnate al padre lire 800 annue per i suoi alimenti, facendogli l’assegno a conto di detta somma di un pezzo di terra poco discosta da detta città della rendita di lire 400 dandogli il restante in denaro; nonostante però fosse diviso dalla moglie e figlio per poca sua capacità di amministrare, era però suo costume di portarsi quasi tutti i giorni a ritrovarli; era altresì bravo agricoltore che con l’aiuto di un camparo, che seco teneva, ricavò nel primo anno dal fondo assegnatogli 100 zecchini invece di lire 4000 ma era altresì così baggiano di svelare a tutti i suoi interessi, anzi di fare vedere pubblicamente e al camparo in particolare 1 100 zecchini che usava di portar seco; preso dalla tentazione il camparo fece nel pezzo di terra che aiutava a lavorare col suo padrone una gran buca in certo determinato sito, poscia diede ad intendere al padrone d’aver ritrovato un cavo molto profondo nel terreno di sua ragione senza sapersi da chi sia stato fatto e lo invitò a venirlo a vedere.
Portatosi però il credulo padrone unito al camparo al detto sito, nel mentre chinò il capo ad ammirare la profondità gli fu scaricato dal camparo con una falce un orrido fendente sul collo con cui lo distese morto nella buca, gli levò il denaro e ripianò il terreno come prima.
Successe il fatto nel mese di ottobre. Dopo tre giorni fece strepito la moglie non vedendo più il marito ma il camparlo se ne infinse col dire d’aver inteso pochi giorni prima dal medesimo che voleva portarsi a Roma col suo denaro a tener sua sorte.
Per mancanza d’indizio fu creduta tal cosa:; se non che nello scorso mese, mentre un villano aveva nello stesso campo dell’assassinio, trovando che sprofondavano i buoi nella terra mossa, preso da curiosità si mise a rivolgere sottosopra il terreno e trovato il cadavere ne rese tosto intesa la Giustizia di Lodi. Si vociferò dal pubblico che il camparo spendeva dei zecchini per cui fu tosto carcerato e dopo alcuni esami confessò il tutto, e quanto prima credo sarà condannato alla ruota a tenaglia.
Se mi riuscirà questa mattina di poter levare la lettera dalla Cancelleria del Senato diretta al Podestà per la trasmissione del processo ve la manderò qui acclusa acciò la facciate tenere da persona sicura al detto Podestà feudale acciò possa ignorare d’averla ricevuta e resta secondo il voto fiscale delegato il Podestà di Milano a proseguire la causa unitamente.
Vi saluto caramente con la consorte e figlia anche a nome del cappuccino Parenti ed amici e mi dico.
Vi voi carissimo
                                   affezionatissimo fratello Gio. Battista Bossi


Al Signor Don Antonio Bossi fisico collegiato – Azzate.

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