martedì 23 febbraio 2016

MESSA NELLA CHIESA DI S. STEFANO DI BRUSUGLIO


DOCUMENTO N. 825

Diposizione testamentaria di d. Gio. Stefano Bossi.

Ha istituito una messa quotidiana in perpetuo da celebrarsi per l’elemosina di lire 360.
Per la celebrazione della messa suddetta fu dallo stesso Gio. Stefano Bossi destinata la Chiesa di S. Stefano del luogo di Bruzzano[1] pieve di Bruzzano a norma del breve apostolico, come dal suo testamento rogato da Agostino Fanti (non Tuani) 26 marzo 1630, riservando a sé, suoi eredi e successori la nomina del cappellano.
In virtù d’un breve apostolico, nominato il sacerdote d. Antonio Francesco Bossi poteva adempire all’obbligo della suddetta messa non già nella chiesa di S. Stefano di Bruzzano, ma in qualunque chiesa a lui bene visa.
Cessato il sacerdote d. Antonio Francesco Bossi non ha più luogo il breve apostolico a lui concesso, e la messa come sopra deve essere celebrata nella già detta chiesa di Bruzzano, soddisfacendo           ogni anno il Luogo Pio della Carità l’elemosina nella somma di lire 360, come dall’istrumento di convenzione dell’anno 1682 in rogito del notaio di Milano Carlo Antonio Crivelli.


Al reverendo signor d. Antonio Francesco Bossi per elemosina d’una messa quotidiana disposta dal q. Gio. Stefano Bossi che si celebra nella Parrocchiale di Brusuglio, come da istrumento di transazione rogato il 26 maggio 1681 dal notaio Carlo Antonio Crivelli lire 360.



18 marzo 1785

La detta messa quotidiana è stata ridotta dalla Congregazione delle Riduzioni con decreto presso di me e presso la cancelleria arcivescovile il 18 marzo 1785 alle leggi canoniche di n. 25 oltre la manutenzione, talmente che, sopra scudi 60 che deve pagare il venerando Luogo Pio, come da documenti esibiti di donazione, di transazione e la bolla di Papa Gregorio XV sarà obbligato il cappellano alla celebrazione annua di messe n. 265, ove le piacerà celebrarla, essendo ed il cappellano e la chiesa di juspatronato nostro.



Nella seconda metà dell'ottocento Brusuglio (600 abitanti circa) consisteva in una serie di case coloniche che si affacciavano sull'unica via: la via della Chiesa (ora Via Manzoni). In queste case abitavano i contadini che lavoravano i campi delle famiglie Manzoni e Trotti. I cortili avevano una planimetria resa complessa dalla presenza di stalle e fienili, dei depositi per gli attrezzi, delle vasche per la raccolta dello strame, inoltre vi erano piante di gelso che offrivano ombra nella stagione estiva e mangime per i bachi da seta in primavera. Ogni cortile aveva una sua denominazione che derivava o dalla famiglia più numerosa che vi abitava (Cort di Giusan, Cort di Radis, Cort di Barucan) o da qualche antico mestiere che era praticato dai suoi abitanti [Cort di Murnée (mugnaio), Cort del ferée (fabbro)], oppure per una particolare conformazione (La Palazeta, Cort Granda, Cort di Stalett, Cort di Stachetée). Naturalmente questi nomi erano dialettizzati. L'illuminazione della via della Chiesa (dedicata a Manzoni dopo la morte dello scrittore) era fornita da lumi a petrolio, sporgenti dai muri delle case, che un addetto provvedeva ad accendere ed a spegnere. Per quello che riguarda i negozi, alla fine dell'ottocento c'erano solo due osterie, una posteria (emporio che vendeva tabacco, francobolli e generi alimentari) e un negozio di zoccoli (calzature usuali per gli abitanti della zona) e articoli di merceria e ferramenta. Più tardi, nei primi anni del novecento, venne aperta una rivendita di pane (il forno era invece a Cormano). Vi era inoltre la presenza di due artigiani importanti per la vita del paese: il fabbro (ferée) indispensabile per ferrare i cavalli e cerchiare le ruote dei carri, e il falegname (legnamée) per la costruzione dei carretti, degli attrezzi da lavoro e delle poche suppellettili di casa. Brusuglio anticamente fu per molti anni comune a sè. Solo nel 1868, essendo molto piccolo, fu aggregato al Comune di Cormano, con grande scontento dei brusugliesi. Intorno al 1930 Brusuglio era ancora un paesino di circa 900 abitanti e si presentava così. Visibile nella fotografia il negozio di panetteria che è ancor oggi nella stessa posizione, affacciato a quella che è adesso la Piazza Giussani. Vicino, la costruzione più alta, è la Chiesetta di S. Stefano (che per anni fu occupata da un'officina). Più a sinistra si scorge il portone che tuttora si apre di fianco all'edicola. Davanti a queste case la piazza non esisteva, ma solo il passaggio di una strada in terra battuta che nella foto è nascosta dai cespugli. C'erano solo campi coltivati in prevalenza a granoturco e frumento e con filari di gelsi. Da notare che questo piccolo nucleo di case, che era la Brusuglio di allora, era ancora immerso nel verde. Sullo sfondo gli alberi oltre le case sono della Villa Manzoni. Nel 1940 l'aspetto del paese era già cambiato (vedi foto). Si era co-struita la casa Bianchi che delimitava lo spazio della Piazza S. Stefano (ora Piazza Giussani). Erano stati tracciati quelli che poi saranno i giardinetti della piazza. Mancano gli alberi di pino. Di fronte alla Via Manzoni è già segnata la Via Beccaria (all'incrocio sosta un carretto trainato da cavalli). Non ci sono ancora le case della Cooperativa, ma si vede confuso il verde di quello che era il "gioco delle bocce". Al centro della foto, sulla sinistra della strada che va a Bruzzano si vede ancora uno dei portoni d'entrata della "Cort Granda" (l'altra entrata era sulla Via Manzoni e vi è tuttora). La Chiesa di San Vincenzo, allora chiesa parrocchiale e la piazzetta delimitata dalla casa parrocchiale e dal muro del parco Manzoni sono rimaste pressoché invariate. Il fondo stradale era ancora acciottolato. Il paese è stato colpito più volte da incendi: il più grave fu quello dell'inverno 1847-48 che distrusse completamente il villaggio. Un altro grave incendio, scoppiato nella notte del 25-26 marzo 1926, distrusse la sacrestia con tutti i paramenti sacri. A causa dei numerosi incendi che avvenivano a Brusuglio, gli abitanti dei paesi vicini cantavano una filastrocca: "Brusù brusaa l'è mai piantaa, han faa una fèsta bèla, l'è brusada anca quèla." I collegamenti con la città erano assicurati dalle "Ferrovie Nord Milano", già in funzione sin dalla fine dell'ottocento. Infatti, all'inizio del novecento, alcuni brusugliesi avevano trovato lavoro a Milano e vi si recavano giornalmente in treno la cui fermata era, anche allora, dove esiste la stazione oggi.
(Estratto da Internet). 




[1] Leggi Brusuglio.

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