Possiamo ben immaginarci con quale apprensione i nove
convocati di Azzate si sono portati a Varese in casa del di don Francesco Maria
Castiglioni per essere interrogati dal giureconsulto collegiato di Pavia don
Francesco Gerolamo Buttigella, delegato cesareo commissario per raccogliere
notizie sulla conformazione e qualità dei terreni del loro comune.
Si può dire che queste nove persone conoscevano molto bene
il territorio di Azzate e sarebbero state in grado di rispondere a qualsiasi
domanda del commissario venuto nientemeno da Pavia ma il fatto di ritrovarsi
nella casa di un nobile di Varese li metteva in soggezione e soprattutto li
preoccupava il fatto di essere “sbuggiardati” dai loro stessi compaesani.
Non sappiamo se vennero ascoltati uno ad uno oppure tutti
insieme, ma sta di fatto che si sentivano osservati dall’alto e quindi
cercarono di misurare le loro parole. Forse i più disinvolti furono il sindaco
e il console di Azzate ma dei tre contadini e dei tre mugnai non sapremmo dire
quale sia stato il loro comportamento, senza dubbio di persone esperte nel loro
lavoro, ma forse un po’ meno disinvolte nel parlare con personaggi così
importanti. Tra mugnai e contadini pensiamo che i primi siano stati più
disinvolti perché sappiamo che “chi va al mulino s’infarina” ma non bisogna
dimenticare che contadini passano per
quelli che “hanno le scarpe grosse ma il cervello fino”.
Nessuno dei tre contadini era proprietario delle terre che
coltivavano ma lo facevano per conto altrui in qualità di affittuari.
Tutti i testimoni dovettero giurare di dire la verità e
chissà con quale apprensione i contadini e i mugnai apposero sul verbale che
venne redatto dal cancelliere il loro segno di croce perché non sapevano
scrivere.
A.S.M. – Catasto di Maria Teresa – Processi per tavole –
Cartella n. 3370.
7 Settembre 1722
Davanti all'egregio giureconsulto collegiato di Pavia Don
Francesco Gerolamo Buttigella, delegato cesareo commissario.
Nella sala
superiore della casa d'abitazione di Don Francesco Maria Castiglioni sita nel
Borgo di Varese capo di Pieve ducato di Milano.
Viene interrogato Francesco Martignoni fu Carlo, abitante
in Azzate.
D. Se è molto tempo che abita in detto luogo e qual sia
il suo esercizio.
R. Sono nativo, sindaco, abito in Azzate, accudisco la
campagna e tengo in affitto dal signor Alberto Alemagna da più d'un secolo a
questa parte senza scrittura pertiche 6 arativo, pertiche 10 vitato, pertiche 4
prato con casa per mia abitazione, pagandogli d'annuo fitto stara 4 e mezzo
frumento, stara 4 e mezzo segale e lire 50 in denari, e per appendizi capponi 2.
Divido la vendemmia per metà e la porzione spettante al
padrone, computato un anno con l'altro, è di brente 1 e mezza di vino, al quale
resta riservata la foglia dei moroni per il mantenimento d'un quarto d'oncia
seme di bigatti. I carichi reali si pagano dal padrone e da me i personali,
come la decima dei grani e quella del vino del padrone.
D. Se è pratico di quanto rendono i terreni di Azzate e
Dobbiate.
R. La quarta
parte frammischiamente del territorio lavorativo del luogo di Azzate e
Dobbiate è buona, quale seminata a frumento rende ...., le altre tre parti
frammischiamente vengono seminate a sola segale e rendono stara 2 compreso le
rispettive semenze d'uno staro per pertica. Dopo raccolto il frumento si semina
miglio e rende stara 1 netto per pertica. Dopo la segale si semina pannighetto
per pascolo solo del bestiame. Invece del frumento si semina melgone che dà
stara 4 di netto per pertica.
Il vitato produce un terzo di brenta di vino per pertica.
In tutto il territorio vi è foglia di moroni per il mantenimento di trenta once
seme di bigatti e cadauna oncia rende librette 1 e mezza di seta. Vi sono
pertiche 20 circa di prati adaquatori con acqua di sorgente non perenne; la
loro rendita è di fasci 1 e mezzo. Gli asciutti buoni, che sono circa la quinta
parte, rendono un fascio ed i restanti mezzo fascio per pertica all'anno. Si fa
legna appena per proprio uso.
D. Se i terreni di Azzate e Dobbiate s'affittano in denari od in grani, oppure vengono lavorati a
metà, o dai padroni a proprio nome, o se
da fittavoli o massari si pagano appendizi. Dica la quantità e qualità d'essi e
loro valore non pagandosi e quanto
s'affitti per pertica il vitato, l'aratorio, il prato, e da chi si
pagano i carichi reali e personali.
R. I terreni
buoni del Comune di Azzate e Dobbiate s'affittano di regola in stara 1 e
mezzo per pertica cioè un terzo frumento, un terzo segale, un terzo miglio ed i
.... in regola sono di stara 1 segale e si danno dai padroni unitamente a detti
terreni, prati, zerbidi o boscaglie e case per i quali pagano i fittabili ai
loro padroni qualche denaro oltre il grano. La vendemmia si divide per metà coi
padroni ed è loro riservata la foglia dei moroni e dai fittabili si pagano
appendizi di pollami e lemmi, che, non pagandosi, i capponi si valutano soldi
20, i pollastri soldi 7 e denari 6 per cadauno ed i lemmi soldi .... al staro.
I carichi reali si pagano dal padrone ed i personali dai fittabili con la
decima del grano in regola d'uno ogni quindici, e per quella del .... si paga
dai padroni un tanto all'anno al Capitolo di Varese. Non s'affittano prati.
D. Del valore dei terreni arativi, vitati, prati.
R. I terreni dei
detti Comuni sono tanto vitato che arativi e si sono venduti lire 80, i
mediocri 50, gli altri lire 25 la pertica. I prati non si vendono.
D. Del valore dei grani, frutti, fieno, seta, vino negli anni 1718, 1719 e 1720; dove si vendono e con
che pesi e misure.
R. Nei suddetti
tre anni il prezzo del frumento è stato di lire 18, della segale 10, dei
minuti lire 8 al moggio, del vino lire
.... la brenta, della seta lire 7 la libretta, del fieno lire 1e soldi
15 al fascio e il tutto si conduce a vendere a Varese distante miglia 3, con
pesi e misure di Milano.
D. Se nei detti Comuni vi sono osterie, bolino, molini, case d'affitto, fornaci, torchi ed
altre simili rendite ed entrate.
R. Vi è
un'osteria del signor Paolo Bossi, vi sono 4 molini del signor Francesco
Isella, l'altro del signor Don Ambrogio Orlandi, altro del signor Cesare
Piccinelli e l'altro del signor Davide Bossi, più sei torchi da vino: uno del
signor Cesare Piccinelli, due del signor Paolo Bossi, altro del signor Alberto
Alemagna, l'altro del signor Protaso Antonio Comolli, altro della Causa Pia
Frascona per loro uso, ed inaffittati, ed un altro pure da vino e poco olio del
signor Giovanni Stefano Bossi. Vi è una fornace da materiale del signor Paolo
Bossi esercita da Antonio detto il Lodino. Vi sono diverse case d'affitto delle
quali si porterà la nota, e non vi è altro.
D. Se da tutti gli interessati dei suddetti Comuni si fanno i carichi, se vi
sono persone esenti, se la
Comunità ha liti e per qual causa, se vi sono controversie
nei confini.
R. Tutti gli
interessati pagano i loro carichi; vi sono anche persone esenti per
dodici figlioli delle quali si porterà la lista. La Comunità non ha liti ne
controversie dei confini.
D. Se in detti Comuni dopo la pubblicazione della grida
del 14 aprile 1719 sia seguita la .... della qualità dei terreni con l'estimo di
viti e piante.
R. Dopo la
pubblicazione della grida non è seguita mutazione né deteriorazione
alcuna dei terreni né estirpazione di viti e piante.
D. Se in detti Comuni vi sia sufficiente personale per
la coltivazione dei terreni.
R. Si.
D. Se prima di
essersi venuto ad esaminare abbia avuto qualche abboccamento con alcuno.
R. Non ho avuto
discorso con persona alcuna sopra il mio esame e per questo ho deposto la mia
verità.
Io Francesco
Martignoni sindaco.
Viene quindi interrogato Antonio Nicolini figlio del fu
Andrea, console di Azzate che, alle medesime domande di cui sopra, risponde:
"Sono 14 anni che abito nel luogo di Azzate e sono
anche console del medesimo e tengo in affitto dal suddetto tempo a questa parte
dal signor Don Giovanni Bossi pertiche 10 di aratorio, pertiche e di vitato,
pertiche 4 di prato, pertiche 8 di pascolo pagandogli d'annuo fitto stara 8
frumento, stara 4 miglio,
stara 4 segale e lire 13 in
denari e per appendizi capponi 3 e stara 2 lemmi".
Segue quindi la deposizione di Giacomo Monetti figlio del
fu Federico di anni 35 che risponde:
"Sono circa dodici anni che abito in Azzate e tengo
in affitto dal signor Don Giovanni Bossi pertiche 40 aratorio terreno d'inferiore
qualità, pertiche 32 prato asciutto, pertiche 12 e tavole 12 palude e casa per
mia abitazione con qualche torchio da vino, pagandogli in tutto annualmente
lire 56, stara 15 frumento, stara 15 miglio, stara 15 segale, e per appendizi un
cappone a due pollastri."
E' ora la volta di Ambrogio Mantico figlio del fu Carlo di
anni 34 che risponde:
"Abito in Vegonno cascina nel Comune di Azzate.
Lavoro la campagna e tengo in affitto dal signor Paolo Bossi senza scrittura 30
pertiche aratorio di mediocre qualità, pertiche 40 vitato, pertiche 10 circa
prato asciutto, pertiche 10 palude, pertiche 12 bosco e casa per mia abitazione
pagandogli d'annuo fitto lire 80
in denari, stara 20 frumento, stara 40 segale, stara 40 miglio e per appendizi
stara 8 avena e pollastri due."
Depone quindi Giulio Broggini figlio del fu Francesco di
anni 45 che risponde:
"Abito nel Comune di Azzate. Il mio esercizio è di
far il molinaro e tengo a livello un molino del signor Cesare Piccinelli dal
quale molino dedotto il fitto livello senza le riparazioni ne ricavo moggia 4
di mistura in ciascun anno."
Antonio Vasellati di anni 45 risponde:
"Abito in Azzate e sono 16 anni che faccio il
molinaro in un molino di .... ruote che tengo a livello dal signor Isella, dal
quale dedotto il fitto livellario ricavo sacchi 3 di mistura annualmente. Le
riparazioni in detto molino si fanno da me."
Viene poi interrogato Antonio Martignoni figlio del fu
Cesare di anni 51 circa che risponde:
"Abito nel molino detto la Marogna nel territorio di
Azzate e sono nativo del detto luogo. Detto molino è di ragione del Beneficio
di San Carlo in Daverio al presente posseduto dal reverendo Davide Bossi ed è
di due ruote con l'acqua incerta e gira circa sei mesi all'anno. Pago d'annuo
livello lire 35, paia uno capponi e paia uno polastri. Al molino restano unite
pertiche 4 circa di pascolo boscato nel territorio di Azzate e altre quattro
pertiche nel territorio di Daverio. La rendita di detto molino, dedotto il
fitto livellario e le riparazioni, è di moggia 3 di mistura ciascun anno."
Viene poi interrogato Francesco Martignoni figlio del fu
Cesare di anni 40 che risponde:
"Sono nativo di Azzate. Faccio il molinaro in un
molino del reverendo Ambrogio Orlandi di Morazzone. Detto molino è tenuto da me
a livello unitamente a pertiche 2 aratorio, pertiche 8 bosco pagandosi
annualmente lire 89 e stara 5 frumento con i carichi. Detto molino è di due
ruote e, per essere l'acqua incerta, le ruote si muovono soltanto sei mesi
all'anno. Dedotto il fitto livellario, le riparazioni ed i carichi, io ricavo
moggia 2 di mistura all'anno."
Viene quindi interrogato Pietro Battista Vanoli figlio del
fu Baldassarre di anni 46 che risponde:
"Sono nativo ed abito in Dobbiate e al presente sono
console di detto luogo: Il mio esercizio è lavorare alcuni miei pochi terreni e
tengo anche in affitto dal reverendo Ottavio Rolando, come beneficiario della
Chiesa di S. Pietro di Daverio, pertiche 8 aratorio, pertiche 4 vitato di buona
qualità pagando d'annuo fitto stara 8 frumento, stara 6 miglio, stara 6 segale.
Non pago appendizi. Divido per metà la vendemmia e la parte dominicale,
computato un anno con ,'altro, sarà di due terzi di brenta di vino circa. Non
vi è foglia di moroni. I carichi reali si pagano da detto Beneficio mentre i personali
con la decima si pagano da me. I terreni di Dobbiate sono di uguale rendita di
quelli di Azzate e si affittano egualmente e nel modo come fanno quelli di
Azzate. Il perticato del Comune di Dobbiate è di piccola entità: Vi sono sei o
otto compadroni i quali, a mio ricordo, non hanno mai venduto nulla. Nel Comune
di Dobbiate non si vende alcuna sorta di frutti: il vino e la seta si dà ai
padroni per pagare i medesimi del fitto mancante dei grani. Nel Comune non vi
sono pigionanti."
Due giorni prima su mandato dello stesso giureconsulto di
Pavia il delegato della commissione straordinaria Giuseppe Lunati si era recato
a Casbeno per assumere informazioni sul luogo di Azzate e Dobbiate.
Dobbiamo precisare che anche la piccola comunità di Dobbiate
era stata accorpata a quella di Azzate per dare la possibilità al marchese ……
di porvi sopra il titolo marchionale che richiedeva un certo numero di fuochi e
Azzate, da sola, non poteva raggiungere[1].
Questi sono i risultati raccolti dal cancelliere cesareo
Cesare Quadrio:
LIVELLI
Causa Pia Frasconi riscuote di livello lire 12
Nicola Marliani riscuote di livello brente 2 di vino,
mistura stari 10
Gio. Stefano Bossi riscuote per livello del torchio mistura
stari 8 e lire 19.10
Francesco Isella riscuote per livello del mulino lire 18 e
per altro livello lire 15
Carlo Alberto Alemagna riscuote per affitti di case lire 50
e per livello lire 9
Paolo Bossi riscuote per fitto d’osteria lire 150 e per
livelli lire 197.10
Gio. Battista Daverio riscuote per livello lire 4.10
Francesco Oggiona riscuote per affitti di case lire 92
Giulio Broggini riscuote per fitto del mulino mistura stari
24
Antonio Martignoni riscuote per fitto del mulino mistura
stari 24 e per livello lire 8
Vincenzo Bossi riscuote per affitti di case lire 25
Il marchese Fabrizio Benigno Bossi riscuote per livelli lire
36 e per affitti di case lire 80
Cesare Piccinelli riscuote per fitto del mulino mistura
stari 36 e lire 0.8
Ippolito Frotta riscuote per livello lire 24
Carlo Carnasini riscuote per livello lire 35
Cesare Piccinelli riscuote per affitti di case lire 50
Felice Sessa riscuote per livelli lire 17
Il conte Carlo Archinti riscuote per livelli lire 12
Rendite di seconda stazione del Comune di Dobbiate pieve di Varese
risultanti dal transunto[2] delle
notificazioni:
Francesco Sessa riscuote per livelli brente 1 di vino e lire
0.10
Angelo Maria Bossi riscuote per livello brente 6 di vino,
frumenti stari 12, mistura stari 52 e lire 72
Carla Carnasini riscuote per livelli lire 82.2.6
Per un totale di brente 9 di vino, frumento stari 12,
mistura stari 154 e lire 1027.0.6
Le rendite di seconda stazione risultanti dal processo sono
invece di vino brente 22, frumento stari 101.2, mistura sari 420 e lire
1971.6.6 per cui risultano in più nel processo vino brente 13, frumento stari
89.2, mistura stari 266 e lire 944.6
SOMMARIO
I terreni lavorativi dei due territori di Azzate e Dobbiate
sono per la quarta parte frammischiamente di buona qualità e rendono stari 3
frumento compresa la semenza in regola di stari 1 per pertica e dopo tal
raccolto si semina miglio che rende stari 1 di netto per pertica.
Le restanti tre parti si seminano a segale e producono stari
2 con la semenza di stari 1 per pertica e dopo si semina panni ghetto per pascolo del bestiame.
Il vitato produce un terzo di brenta di vino per pertica.
In tutti i suddetti due territori vi è foglia di moroni
sufficiente per il mantenimento di once 30 di bigatti e cadauna oncia rende
librette 1 ½ di seta.
Vi sono circa pertiche 20 di prati adaquatori con sorgente
perenne e rendono fasci 1 ½ di fieno per pertica. Gli asciutti buoni, che sono
circa la quinta parte, rendono un fascio ed i restanti inferiori solo ½ fascio
per pertica all’anno.
Si fa d’appena legna per proprio uso.
Invece del frumento si semina melgone e produce stari 4 di
netto per pertica.
I terreni migliori dei suddetti due territorio s’affittano a
grani in regola di stari 1 ½ per pertica, cioè un terzo frumento, un terzo
segale ed un terzo miglio.
Vi sono poi prati, zerbidi, boscaglie e case per i quali
pagano gli abitanti, oltre il grano ai loro padroni, qualche denaro; come pure
appendizi di pollame e lemmi che, non pagandosi i capponi, si valutano soldi
20, i pollastri soldi 4 denari 6 per cadauno ed i lemmi soldi 20 allo staro.
La vendemmia si divide per metà con i padroni, ai quali è
riservata la foglia dei moroni, dai quali si pagano i carichi reali e dai
fittabili i personali e decima dei grani in regola di uno ogni quindici.
Per il vino si paga un tanto annualmente al Capitolo di
Varese e non s’affittano prati.
Il prezzo dei terreni, sia vitati che coltivi, di Azzate è
di soldi … per pertica per i migliori; soldi 50 per i mediocri e per gli
inferiori soldi … per pertica. Non si vendono prati.
Il prezzo del frumento negli anni 1718, 1719 e 1720 è stato
di soldi 18, di soldi 10 la segale, di
soldi 8 i minuti, di soldi 5 il vino per brenta, di soldi 1 (o 7?) la seta per
cadauna libretta; il fieno soldi 1.15 al fascio il tutto condotto in una
distanza di tre miglia e venduto coi pesi e le misure della città di Milano.
In Dobbiate non si vendono terreni, né grani e la seta ed il
vino lo danno ai padroni in sconto dei fitti mancanti dei grani[3].
Le rendite di seconda stazione risultanti dal processo come
a …. sono: vino brente 22, frumento stari 101.2, mistura stari 420, lire 1971.
Quelle risultanti dal transunto sono vino brente 9, frumento stari 12, mistura
stari 154 e lire 1.021
Per cui risultano in più nel processo: vino brente 13,
frumento stari 89.2, mistura stari 266.2 e lire 944.
La somma del territorio risultante dal catasto di Azzate
come da notificazione fatta dal cancelliere al foglio 21 è di pertiche 5.969
Quella risultante dal transunto del territorio di Azzate è
di pertiche 5.969
Il perticato civile risultante dal catasto suddetto quale
oltre a quello paga in città di Milano, anche alla metà di tutti i carichi è di
pertiche 1.771
Il perticato ecclesiastico immune è di pertiche 195.
Cosa paghi il perticato rurale e civile, dal riparto dato
dal cancelliere non si distingue.
Rileviamo che i contadini lavoravano i terreni "senza scrittura" ossia senza un contratto d'affitto che li esponeva a qualsiasi vessazione da parte dei padroni.
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