mercoledì 21 febbraio 2018

IN RICORDO DI DON ALBERTO ISELLA (1929-2009)



Il prossimo 8 settembre 2013, ricorre il 50° dalla posa della prima pietra del nuovo oratorio, sala cinematografica, palestra e completamento del Centro sportivo. In questa occasione  nell'atrio antistante la sala cinematografica verrà posta una targa a ricordo di Don Alberto Isella, che dell'opera fu promotore e che per ventidue anni resse come coadiutore dell'Oratorio.

Nativo di Porlezza, estrema sponda del lago di Lugano, subito dopo l'ordinazione venne destinato ad Azzate come coadiutore, succedendo a Don Francesco Rattaggi nominato Parroco di Gazzada.

L'Oratorio di San Giuseppe risalente agli anni '40 era  un edificio dignitoso, con qualche aula per il catechismo, ed un angusto locale per i giochi, più tardi venne ricavata una saletta per la televisione, ed una piccola sala cinematografica (il "Passerini"), il tutto attorniato da uno spelacchiato cortile per i giochi all'aperto. Il giovane Don Alberto dimostrò chiare visioni, che tramutò in realtà con capacità ed energia. Data  la crescita demografica del dopoguerra, incrementata anche dall'immigrazione, le strutture dell'Oratorio fortemente utilizzate non erano più sufficienti, segno che i tempi stavano cambiando. Ed ecco la necessità di prevedere un ampliamento, corroborata dalle sollecitazioni che il Cardinale Montini andava rivolgendo alle parrocchie non solo per un rinnovamento delle strutture ma per una vita pastorale che attraverso le attività oratoriali avvicinasse  i giovani ed anche le loro famiglie. Oratori aperti a tutti, impianti sportivi disponibili non solo per i ragazzi ma per gli adulti,  un luogo di svago di incontro e di aggregazione.

"Lo sport è una preziosa scuola di virtù morali e sociali sia per gli atleti che per gli spettatori"
scriveva in quegli anni un alto prelato.

Ad Azzate le occasionali attività sportive venivano ospitate nel cortile della Scuola Elementare di via Roma, non essendoci altri spazi, gli alberi fungevano da porta nelle partite di calcio, ai  tempi della "colonia elioterapica" voluta dal regime fascista, un vascone  rudimentale veniva utilizzato come  piscina, poi abbandonato, insabbiato e colmato dai detriti.  

Viste le mutate esigenze, Don Alberto, con l'energia di un giovane, pensò ad un nuovo oratorio, fece redigere dei progetti da competenti professionisti ed ideò una struttura che comprendesse  impianti sportivi (campo calcio, piscina, palestra con campo basket), una nuova sala cinematografica, un "nuovo oratorio" . Un'opera imponente, che avrebbe trasformato la fisionomia del centro cittadino e che avrebbe convogliato e concentrato tutto, in  un'area di 13 mila metri quadri che dalla Casa Parrocchiale si estendeva lungo la Via Vittorio Veneto fino alla Via Acquadro.

Questo progetto, la cui elaborazione venne periodicamente sottoposta alla valutazione del Prevosto Don Angelo Cremona e dei "fabbricieri" fece "tremare loro, le vene e i polsi". All'entusiasmo seguirono momenti di ansia e di dubbio. Trattandosi di un costoso progetto edificatorio le preoccupazioni maggiori erano per una adeguata copertura finanziaria. Il Prevosto, approvò completamente l'iniziativa, anzi ne divenne  il più convinto promotore., pure dolendosi di dovere rinunciare all'amato "chioso" che forniva copiosamente ortaggi, frutta, e un buon vinello, e nel quale per antica consuetudine i "rivieraschi" della via Vittorio Veneto potevano coltivare il loro orticello. L'investimento per quei tempi era di notevole entità, anche se dilazionabile in diversi anni, forse un decennio.  Dopo l'avvio dei lavori nel 1957, la Parrocchia avviò un programma di smobilizzo di  beni pervenuti da lasciti, strategia che continuò negli anni per il finanziamento dell'opera, culminando con la lottizzazione della collina del San Quirico.

A comprova che l'iniziativa era dagli Azzatesi sostenuta,  fu la risposta dei parrocchiani all'appello di una raccolta  straordinaria, con una "tassazione" mensile della quale i ragazzi dell'Oratorio erano "esattori" di casa in casa. Un generoso sostegno pervenne da insigni benefattori, altri donarono materiali e non pochi sacrificarono il tempo libero prestando mano d'opera gratuita nel cantiere. 
Il periodo era però quello giusto,superate le difficoltà del dopoguerra, c'era un clima economico positivo e vivace, sorgevano numerose iniziative commerciali e artigianali, il lavoro non mancava, e c'era una gran voglia di fare.

A Don Alberto stavano a cuore anche altri  programmi, nacque il Circolo Giovanile, per il quale
trovò una sede in un seminterrato appena sotto l'ingresso dell'Oratorio, arredata in stile "taverna",
dove i giovani potevano ritrovarsi, ascoltare le più recenti edizioni discografiche, e soprattutto
scambiare idee ed esperienze. Il Circolo Giovanile pubblicava anche un suo periodico, "La
Giostra dei Giovani", laboriosamente stampato con un vetusto ciclostile, distribuito all'uscita dalla Messa, sperando in qualche obolo. Nacque anche un Circolo femminile in Villa Mazzocchi.
Al Don stava a cuore l'attività che coinvolgesse i giovani, ed ecco nascere  il gruppo CSI calcio, nuoto, atletica, e se  poi c'era l'occasione di dare quattro calci al pallone o di tentare qualche tiro a canestro, Don Alberto era lì e non si tirava mai indietro.

L'attività pastorale fu intensa, con periodiche riunioni serali, ritiri spirituali e convegni. Ma venivano anche organizzati campeggi estivi, cineforum, gite invernali, trasferte a Milano per spettacoli teatrali, e tantissime altre iniziative che sarebbe troppo lungo elencare.

Nella vita oratoriana di quegli anni, non si può dimenticare l'attiva presenza della madre di Don Alberto, la "Signora Giuseppina", dispensatrice di gazzose e ghiaccioli e severa tutrice della disciplina. Se qualche meritato scapaccione toccava ai più scalmanati, era certo che questi non ne avrebbero fatto cenno in famiglia, altrimenti ne avrebbero ricevuti di ben più sonori dai loro genitori.

Tornando al Centro Sportivo, nel 1959, a soli due anni dalla posa della prima pietra e dall'inizio
dei lavori, vennero inaugurati il campo di calcio, la piscina scoperta ed il fabbricato ospitante gli spogliatoi, le docce e gli impianti, sul cui fronte campeggiava un graffito del pittore azzatese
Giuseppe Triacca, rappresentante il discobolo classico. La piscina, unica nel circondario, riscosse
immediato successo, tanto che si dovette stabilirne un calendario di fruizione per gli azzatesi e per gli utenti dei paesi vicini, incluso il capoluogo. Per la cronaca,  essa fu "affossata" nel corso degli
anni dalle regolamentazioni di sicurezza, giuste ed opportune, ma che scarsamente tenevano conto
delle peculiarità dei singoli impianti e ne rendevano onerosa e in tanti casi insostenibile la gestione.

Non era stato trascurato l'avvenire professionale della gioventù. In un ampio locale sotto gli impianti tecnici, venne ricavato un laboratorio-officina per una Scuola serale di meccanica, timidamente avviata qualche anno prima. Ottenuto il generoso apporto di importanti aziende del circondario, che fornirono macchinario ed attrezzature e buoni docenti, si intendeva dare una preparazione ed un diploma ai giovani orientati a tale promettente settore, che infatti dopo pochi anni avrebbe largamente surclassato nel Varesotto la pure importante industria tessile.
   
Il campo di calcio, omologato dal CONI per la seconda divisione, fu un altro successo, e duraturo. Ben presto si costituirono sodalizi ed associazioni sportive, si gareggiava con altre squadre della Provincia, e vi si organizzarono memorabili tornei tra i rioni del paese e tra compagini dei Caffè. Manifestazioni che vedevano amplissima partecipazione. Il Prevosto, che spesso assisteva alle partite dal cortiletto della Casa Parrocchiale, compiaciuto, si domandava se spettatori tanto numerosi avrebbero potuto trovare posto nella Chiesa Parrocchiale. Era già gratificante che una larga schiera di azzatesi sinora indifferenti si trovasse riunita all'ombra del campanile e si avvicinasse all'opera della Chiesa.

La seconda fase, la ricostruzione dell'Oratorio, la realizzazione di una palestra e di un salone
per il cinema ed il teatro – il "Castellani " - dedicato alla memoria della contessa Elena Maria Benizzi-Castellani veedova Gastinelli che fu insigne benefattrice della Parrocchia, ebbe avvio nel 1963 e trovò rapida conclusione.

Don Alberto Isella governò con amore e dedizione il complesso oratoriano,  il centro giovanile e  sportivo per molti anni ancora, sino alla fine del 1975, quando fu nominato parroco di Limido Comasco ove trascorse con altrettanta operosità il resto della sua vita.
Ne perdurò viva la gratitudine e l'affetto soprattutto della gioventù  alla quale aveva dedicato la sua opera per 22 anni.


Grazie, Don Alberto.

                                                                   A cura degli ex "ragazzi dell'oratorio"



“Così si partiva il 13 maggio 1957 con la benedizione del cardinale arcivescovo mons. Montini che esaminata nell’udienza concessa al reverendo Prevosto la prima bozza del progetto dal nostro ottimo geometra Emilio Bernasconi, incoraggiava la sua realizzazione, ringraziando il Prevosto a nome dei giovani e  felicitandosi per l’iniziativa.
Naturalmente occorreva poi uno studio piuttosto lungo e approfondito del progetto che venne steso con particolare competenza e passione sportiva dal valente ingegner Sergio Brusa-Pasquè, tecnico provinciale del C.O.N.I.
Furono lunghe le discussioni e inevitabili le difficoltà burocratiche, tecniche-finanziarie, che a volte assumevano quasi l’aspetto di velata ostilità: fu pertanto costituito un Comitato di Coordinazione impegnato a seguire lo svolgimento delle varie pratiche, a dar consiglio, a raccogliere pareri, a seguire i lavori e organizzare la raccolta mensile e in altre forme. Si arrivò al luglio 1959 con il progetto definitivo e condotte in porto le laboriose ma opportune trattative compiute dall’ingegner Brusa-Pasquè con le varie ditte partecipanti all’appalto dei lavori: l’appalto venne aggiudicato alla ditta Vittorio Olivarez di Azzate che garantiva l’inizio immediato dei lavori e l’adempimento nel tempo prestabilito.
Si iniziarono quindi i lavori di questo centro Sportivo che vuole nella sua castità di iniziative essere adeguato ed impegnativo senza voler però essere troppo ambizioso per Azzate: la completezza di impianti e di servizi che si è voluto realizzare corrisponde alle pratiche esigenze del mondo moderno.
Per questo era necessario che il tutto fin dall’inizio fosse concepito con ampio respiro, con quelle attrattive – oltre che con quei vantaggi – di cui i giovani oggi sentono il richiamo: la piscina di metri 13 x 25 per il nuoto, la pallanuoto, le gare varie; il campo sportivo regolare per il calcio con la possibilità di svolgere fare di atletica leggera, campo di pallacanestro e pallavolo, spogliatoi con docce.
Il Centro Sportivo non vuole limitare la propria funzione a un piano esclusivamente tecnico, ma vuole essere ragione, o almeno occasione di contatti più elevati.
Il 6 ottobre 1957 venne solennemente posta e benedetta la prima pietra di tutto il complesso sportivo. Poco tempo dopo perveniva una lettera dalla Francia che diceva testualmente. “Monsieur le Directeur, j’ai l’honneur de vous faire savoire que j’ai trouvè un ballon bleu avec l’iscription suivante; “W l’Oratorio di Azzate – W il Centro Sportivo di Azzate” à S. Marcel de Careiret (Gard). Agreez, Monsieur mes salutations. Veisset Aline ».
Si trattava di una lettera proveniente dalla regione del Rodano nel dipartimento di Gard in Francia, in cui la scrivente con gentile premura esprimeva la soddisfazione di aver raccolto un palloncino augurale che, lanciato in occasione della festa per la posa della prima pietra, valicò le Alpi raggiungendo la Francia.
Altra graditissima risposta ad uno di quei palloncini-messaggio giunse da un bracciante di Buronzo in provincia di Vercelli.
Continuava intanto l’interessamento e l’aiuto di tanti collaboratori e da Roma in data 18 gennaio 1958 giunse pure graditissimo il parere favorevole della Commissione Interministeriale Impianti Sportivi sul progetto inoltrato tramite il CONI di Varese con l’interessamento del Presidente provinciale commendator Bellini.
In tale comunicazione si precisava: il campo di calcio di m. 90 x 50 omologato per la seconda divisione ed amatori; e la piscina utilizzabile per gli allenamenti di pallanuoto, e omologabile come campo di nuoto di seconda categoria.
Questa approvazione che recava la forma di Bruno Zauli, Presidente della C.I.S., non importava nessuno impegno di aiuto del CONI, da parte del quale però si attende sempre un contributo che valga almeno di incoraggiamento.
Ora il Centro Sportivo è completato nella sua struttura generale e a giudizio di tecnici e di tutti è ben fatto e ben riuscito tanto da costituire motivo di apprezzamento ed onore di Azzate, infatti in rapporto alla capacità del paese è stato attuato un lavoro importante finanziariamente e tecnicamente, basti a proposito pensare a ben 58.000 mc. di terra spostata e livellata tanto da cambiare l’aspetto al centro del paese, va molto apprezzato anche il lavoro di tutti: muratori, carpentieri, operai specializzati di ogni genere che hanno prestato la loro opera e la loro dura fatica.
Si tratta dunque di un complesso sportivo fatti sul “serio” che permette ai giovani di dedicarsi seriamente agli sport preferiti, di ottenere risultato sportivamente validi e attraverso la pratica della disciplina sportiva il giovane si educa e si prepara ad assimilare nella sua coscienza altre e più importanti realtà che fanno, in nome di Dio, più bella e accettabile questa vita.

                                                                                                            Don Alberto”.






 

 

 

 

PIERGIORGIO BOSSI

Parlare e ricordare don Alberto è nello stesso tempo parlare del nostro Oratorio.
Lui era l’Oratorio: il nostro punto di partenza per ogni avventura giovanile, che fosse una nuotata al lago, un tuffo in piscina, una partita al pallone, e per ultimo il basket.
Il suo era quasi sempre un sì, dettato con una risata, sintomo per noi di sicurezza verso quello che si stava per organizzare e poi naturalmente fare.
Non ci siamo mai persi di vista e il rivederci in qualche occasione a Limido è sempre stato un modo per continuare in quel cammino di stima e di affetto che ci aveva legati. Lui da sacerdote e noi ragazzi dell’Oratorio di Azzate.
                                                                                        Piergiorgio Bossi

DON ALBERTO ISELLA REPORTER

“E’ arrivata la banda dell’ALFA”. Con questo acronimo don Alberto comunicava l’arrivo in Oratorio di Angelo, Giorgio, Ivo e Mauro. Sì, la banda dell’ALFA, ovvero: Associazione Lattanti Fumatori Azzatesi.
Quando ci ripenso ecco che oltre al suono delle parole, si affaccia il ricordo sorridente del don, quel prete estroverso, geniale, capace in pochissimo tempo di portare tutti i giovani azzatesi e non solo ad aggregarsi intorno all’Oratorio ed al Centro Sportivo, progettando e realizzando prima la piscina poi la palestra e la grande sala cinematografica.
Don Alberto aveva doti e capacità di grande educatore, a cui tutta la mia generazione deve dire grazie  per averci dato la possibilità di vivere la nostra infanzia all’insegna dell’amicizia, tenendoci lontani da tentazioni e pericoli.
Tra le tante passioni ed hobbies che don Alberto aveva c’era la fotografia, non di certo quella “artistica”, ma più semplicemente la ricerca dell’immagine “come reportage” della vita che scorreva attorno all’Oratorio e alle persone chi vi partecipavano; l’intera documentazione della fase di realizzazione della piscina, del centro polifunzionale con palestra e sala cinematografica; le nostalgiche immagini dei vari campeggi che ancora una volta don Alberto realizzava con lo spirito dell’aggregazione e dell’amicizia.
Ora, in età adulta, ripensando a quegli anni devo sottolineare la grande fortuna di avere avuto come educatore una personalità così particolare come quella di don Alberto.
Grazie “don”!
                                                                                                    Angelo Costanza


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