lunedì 12 febbraio 2018

ROTA DON NATALE




Il giorno 31 dicembre, poco prima che l’anno tramontasse, chiudeva la sua vita il giovane coadiutore don Natale Rota di appena 31 anni.
Fu un vero sacerdote secondo lo spirito di Gesù Cristo. Umile e schivo di onori attuava la grande parola dell’Imitazione di Gesù Cristo. “Ama di essere sconosciuto e stimato un nulla”.
Di pietà sincera e profonda, era felice quando gli era possibile trascorrere lunghe ore ai piedi dell’altare, e questa pietà manifestava anche nell’esattezza delle funzioni liturgiche, nella precisione che esigeva nel canto popolare, nel gusto finemente artistico e nella vera passione per il decoro dei sacri altari e della casa di Dio.
Di carattere aperto e di una schiettezza fino all’inverosimile, era nemico di ogni infingimento; la sua parola era lo specchio nitido della sua anima.
Di costume intemerato, nelle parole e nel tratto faceva brillare la purezza angelica del suo cuore.
Che dire poi dello zelo infaticabile spiegato da lui nel campo del ministero affidato alle sue cure, specialmente a favore della gioventù? Ordinato sacerdote la festa di Pasqua del 1924, fu mandato dall’obbedienza a Varenna, sul lago di Como, come supplente di quel coadiutore lontano per malattia e là poté svolgere le iniziative geniali dello zelo che lo divorava per i cari giovani fino logorarsi le forze rese troppo delicate da precedenti malattie. Dopo un anno e tre mesi, tornato a Varenna il coadiutore, fu destinato ai primi di agosto alla Parrocchia di Azzate. Nei cinque mesi di sua permanenza fra noi, se non poté per la salute malferma e il troppo breve tempo attuare, in pieno accordo col parroco, il magnifico programma concepito per l’educazione dei giovani, seppe farsi amare dal parroco che lo apprezzava grandemente e dalla popolazione tutta.
Questa ne diede la prova coll’interessamento affettuoso dimostrato durante la breve sua malattia, nel gorgoglio generale per la sua immatura morte, nella prestazione gentile dei privati e delle associazioni sia nel sovvenire la sua povertà come nel rendere più solenni i funerali.
I funerali stabiliti per le ore 10 di sabato 2 corrente riuscirono senza ombra di esagerazione un vero trionfo.
Tutta la popolazione vi partecipò; dalle autorità comunali ai bambini dell’Asilo condotti dalle reverende Suore; dalle Confraternite e Sodalizi, al Corpo musicale, ai ragazzi della scuola, guidati dal corpo insegnante. Un gruppo numeroso di sacerdoti venuti dai paesi vicini e lontani,  una larga rappresentanza dei compagni in cotta salmodiò durante le esequie imponentissime. La chiesa non bastava a contenere la folla devota e lacrimante.
In chiesa, terminata la Santa Messa, il parroco, visibilmente commosso, tessé l’elogio del venerato suo coadiutore; al cimitero prima che la salma scendesse nella tomba donata da una famiglia generosa, un socio dell’Unione Giovanile e due compagni fra le lacrime dei presenti porsero l’ultimo saluto. Azzate in quel momento ha ritrovato e manifestato l’antica anima cristiana e la sua devozione al ministro del Signore!

(Estratto dal Liber Chronicus della Parrocchia di Azzate).

Coadiutore col parroco don Alessandro Vanetti, di cui fu validissimo collaboratore soprattutto nell’opera di assistenza spirituale ai giovani, rimase ad Azzate solo 5 mesi e morì ad appena 31 anni, lasciando però un vuoto e un grande rimpianto tra la popolazione.
Ordinato sacerdote la festa di Pasqua del 1924, fu mandato a Varenna, sul lago di Como. Ai primi di agosto dell’anno successivo fu destinato alla parrocchia di Azzate.
Già sofferente, non risparmiò le sue energie sacerdotali che logorarono ulteriormente le sue già deboli forze. Colpito da polmonite durante la Novena di Natale, che si cambiò in meningite, chiuse la sua vita il giorno 31 dicembre 1925, poco prima che l’anno tramontasse.
Nei cinque mesi della sua permanenza ad Azzate, se non poté attuare, per la salute malferma e il troppo breve tempo, l’ambizioso programma concepito per l’educazione dei giovani, seppe farsi amare dal parroco che lo apprezzava grandemente e dalla popolazione tutta.
Di pietà sincera e profonda, era felice quando gli era possibile passare lunghe ore in silenziosa preghiera ai piedi dell’altare; è così che lo ricordano quanti lo conobbero.
U seppellito nel vecchio cimitero di San Rocco in un loculo della tomba della famiglia Baroffio. Nel 1024 i suoi resti furono trasferiti nel nuovo cimitero di Vegonno. Un trafiletto del “Luce” di allora recita così: “ A 16 anni di distanza dalla sua morte, molti ancora ricordano il giovane pretino, o meglio il prete lungo lungo, magro, tutto ardente di zelo pei giovani, per gli ammalati, per il fasto delle sue funzioni! Pochi ebbero l’occasione di conoscerlo a fondo, perché visse poco ad Azzate, ma quando morì tutti andarono dicendo: era un santo prete! La famiglia Baroffio aveva caritatevolmente concesso un loculo della propria tomba. Don Rota non aveva né padre né madre, e neppure un fratello, e il Signore l’aveva ordinato sacerdote nella sua Chiesa per brevi anni per farlo Sacerdote in eterno lassù in Paradiso”.

(Estratto da G. Moreno Vazzoler, Azzate, vicende storico-ecclesiali, Parrocchia della Natività di Maria Vergine, Azzate 1996, pag. 269).

Nessun commento:

Posta un commento