venerdì 16 febbraio 2018

REDAELLI DON LUIGI



1883. Col concorso di benefici vacanti del 6 marzo venne nominato a parroco il molto reverendo don Luigi Redaelli oblato, nato a Befana Brianza il 21 aprile 1844 e allora direttore spirituale nel Collegio di Gorla Minore, allora fiorente di ben 466 alunni.
Il 6 maggio domenica dopo l’Ascensione,  il nuovo parroco prese possesso della parrocchia e vi fece solenne ingresso, accompagnato da buon numero di superiori ed alunni del detto Collegio.
Fu ricevuto processionalmente in cima alla strada per la Gazzada e di là condotto alla chiesa parrocchiale fra apparati continui.
Il 4 luglio alle ore 5 pomeridiane Iddio visitò questa parrocchia (come tante altre circonvicine) con una terribile grandinata che portò via tutti i frutti esistenti. Il parroco chiamò in chiesa la popolazione per esortarla a portare con rassegnazione la tribolazione, come fu a lode di questo popolo.

1884 Col giorno dell’Epifania e susseguenti si incominciarono le Sante Quarantore con apparati, illuminazione chiesa, predicazioni, straordinaria; e straordinario davvero ne fu il beneficio che ancora si mantiene, quando …. tale devozione si rinnova.
In questa occasione s’ammisero alla solenne professione una sessantina di confratelli nuovi.
In quest’anno si avviò anche la devota pratica del Mese di Maggio, con sermoncino, rosario, canto e benedizione con la reliquia; pratica alla quale tuttora partecipa in massa il buon popolo.
Colla prima domenica di maggio si fece la prima Comunione alla festa di S. Luigi, il tutto per la prima volta colla massima solennità; il che riuscì di comune approvazione, e da sperarsi anche di frutto.
Si celebrò con ogni solennità il III centenario di S. Carlo Borromeo.

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1885. L’asilo. Col giorno 6 maggio s’apriva un modesto asilo pei bambini della parrocchia. Il parroco a tutta sua spesa personale aveva nei mesi anteriori in parte adattata in parte fabbricata di pianta l’attuale locale, senza che persona vivente avesse subodorato lo scopo: col 5 maggio tutto era pronto e nessuno ne sapeva nulla di nulla; col 6 entrarono 40 bambini.
Vera benedizione, specialmente per l’educazione, custodia pretesa e cristiana dei bimbi, che così imparavano a meraviglia  le loro orazioni. Pagano una tassa di centesimi 50; pel restante finora supplisce interamente il parroco Redaelli col suo.
Chissà quando ad Azzate si troveranno benefattori.
La cosa fu di tanto maggior merito perché così si sventò il progetto di un asilo alla massoneria, che si andava propagando.
Questione Società Operaia. Eterne furono le noie ed incalcolabili i danni che portò in questi tempi la Società Operaia ibrida, liberale per non dire massonica, costituitasi durante la vacanza della parrocchia nel 1883. La principale questione fu quella per la benedizione della bandiera sociale: alle importune ed insistenti pretese anche con minacce indecorose, il parroco come di dovere oppose sempre un formale rifiuto. La Società si inaugurò ugualmente il proprio vessillo con una festa civile il 28 febbraio, domenica, coll’intervento di  molte Società liberali, d’alcuna col vessillo a segni massonici; si tennero discorsi in pubblica piazza grande, infarciti di errori ed insulti a cose e persone religiose più o meno velatamente e si chiuse la giornata con un pubblico festival; va a lode del sesso femminile che, tolte 4 o 5 delle famiglie caporioni,  nessuna donna o ragazza vi partecipò, per quanto a violenza quasi affascinate sul luogo. In occasione di tal festa civile, il parroco vi fece precedere un triduo di benedizione col Miserere, e tenne orario e funzioni ordinatamente, con raccomandazione di non mancarvi e coll’esito più soddisfacente.
Di lì a quattro anni, in occasione della Missione, il parroco indirizzò una lettera d’invito a tutti i suoi della Società Operaia, perché volessero mettersi in regola coll’autorità ecclesiastica, però mettere un’immagine alla bandiera ed un articolo di sottomissione nello Statuto, e così ottenere la pace desiderata da ambe le parti sul fondamento religioso: la cosa ora ben predisposta e quasi matura, quando per opera dei soliti 4 o 5 molestatori non se ne fece nulla, e la Presidenza rescrisse al parroco

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una lettera apparentemente rispettosa ma in realtà ripiena di idee ostinate ed irreligiose. Fu allora che il Parroco troncò con sua ultima lettera alla Società ogni relazione, e presto,  come fece l’anno seguente, ad impiantare una Società Cattolica di Mutuo Soccorso.
Al cimitero, rinnovatosi nel 1883, con atto arbitrario della Giunta Municipale si divise la sagrestia di S. Rocco, adibendone 2/3 ad uso camera mortuaria. Parroco, Fabbriceria e priori confraternita protestarono inutilmente e non adirono le vie legali, solo perché le spese previste a ciò, si previdero superare il vantaggio materiale.

1886. Questioni della banda o Società Filarmonica. In seguito al servizio ripetutosi di festival, il parroco rifiutò gli assegni propri, della chiesa e delle confraternite; si affiatò coi parroci circonvicini, perché non cercassero più in servizio questa banda locale; il che si verificò quasi generalmente per tre o quattro anni; e si ebbe, dopo infinite noie, il felice risultato che la ricostituitasi banda, ammise per programmi di non accettare più servizi i quali facessero in opposizione all’autorità ecclesiastica; il che lodevolmente finora di avvera.
S. Cresima. Tenuta in questa chiesa parrocchiale il 14 settembre  da S.E. monsignor Paolo Ballerini, patriarca d’Alessandria: con apparati esterni ed interni alla chiesa; con un triduo di predicazione precedente.
Corpus Domini solenne con invito di altri sacerdoti, tenutosi in riparazione alle bestemmie del giornale Il Secolo di Milano, contro la divinità di Nostro Signor Gesù Cristo; riuscì imponente, con apparati e processione solenne fino al castello., con adorazione ed esposizione pubblica tutto il giorno, ed analogo discorso del parroco.
Giubileo concesso da Sua Santità, con due processioni a S. Rocco, con predicazione straordinaria; perché si unirono le feste di S. Andrea colle Sante Quarantore, in quest’anno anticipate.

1887. Giubileo di papa leone XIII. Col 1° gennaio e susseguenti S. Quarantore col nuovo paramento rosso a ricamo, pallio a cesello e tappeto grande con triduo solenne di predicazione precedente mattina e sera; con comunione letteralmente generale. La cappella di S. Carlo fu convertita come in sala aperta, col trono pontificio e l’effige del Papa.

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La primizia. Dopo un inutile tentativo del parroco Redaelli, si può dire completamente perduta. Fin dal 1850 non si esigeva più. Dopo il quinquennio prima di sua parrocchialità, il parroco suddetto, comprese che non avrebbe potuto più potuto ristabilire il suddetto diritto parrocchiale se non intentando causa a moltissimi dei suoi parrocchiani, abituati da 40 anni a non pagare più primizia; tutto calcolato credette per il miglior bene non insistere, con preavviso a S.E. l’arcivescovo Calabiana.
Ne rimase però al parroco il peso di pagare egualmente 1/3 di primizia alla Coadiutoria titolare, per compromesso così concepito fin dal 1800 circa. Ricorse in proposito all’Economato generale, ma finora sempre inutilmente, perché non si trova il documento (Gattico) su cui è fondato tale compromesso dalla Prebenda Parrocchiale e Coadiutoria Titolare.

1889. Questione suono delle campane. All’insaputa del parroco e con sfacciato arbitrio taluno della Giunta Comunale ordinò per la festa dello Statuto il suono solenne delle campane. All’istante accortosene il parroco fece cessare immediatamente il suono; ne presento protesta motivata alla regia Sottoprefettura, e si finì per accomodare per allora le cose in famiglia, fermo stando il diritto del parroco a regolare il suono delle campane.
Inconveniente che altre volte si tentò di rimuovere, ma finora felicemente senza riuscita dannosa ai diritti parrocchiali.

1890. Santa Missione. Tenutasi dal 15 al 22 dicembre dai reverendi Missionari oblati di Rho, padri Prada, Malacrida e Tosi, con frutto consolantissimo.
Ufficio solenne consorziale tra i sacerdoti ascritti di Azzate, Bodio, Brunello, Buguggiate, Caidate, Capolago, Daverio, Galliate, Gazzada, Montonate, Mornago, Schianno stabilito di celebrarsi annualmente in suffragio dei confratelli defunti; e si tenne per la prima volta e per turno ad Azzate il 18 febbraio, con frequenza di sacerdoti al mattino, essendosi convenuti già confessati.
Società Cattolica federativa di Mutuo Soccorso fra i lavoratori del Varesotto sotto la protezione della madonna del Sacro Monte con sezione anche ad Azzate. Venne largamente diffuso il programma il dì 9 marzo ed il 7 aprile la Società fu definitivamente costituita con proprio statuto a Loreto frazione di Gazzada. Nei suo primordi contava 1.500 soci con dodici sezioni, di cui una

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delle più fiorenti ad Azzate con 150 soci. Cosicché la seconda domenica di ottobre giorno 12, fu solennemente benedetta la bandiera, madre di tutte le sezioni; al Sacro Monte di Varese da S.E. monsignor Molo amministratore apostolico del Ticino e vescovo a Lugano, con l’intervento di ben trenta altre società e bandiere, ed una sfilata da S. Ambrogio al Santuario di tremila persone, tutte di società cattoliche. Ma purtroppo i primi fervori sbollirono e da 19 sezioni in altrettante parrocchie discesero a 12 con un 500 soci, di cui per benedizione del cielo e per lo zelo del clero locale, una ottantina si contano ancora ad Azzate, a paralizzare l’azione mala della locale Società liberale. Strozzate dei torbidi del 1898 per un … di Bavara Beccaris.
Partenza coscritti. Si incominciò quest’anno la buona abitudine di attirare i giovani con speciale Messa, benedizione e discorso ai Santi sacramenti, la mattina istessa che devono partire per l’esercito.

1891. De more. In quest’anno si aprì una piccola biblioteca per letture sane della gioventù che cessò nel 1894 col sorgere dell’Agenzia …. a Varese.

1892 Festa straordinaria all’8 settembre con apparati, portoni,  illuminazione generale, processione fino al castello ecc.  In questa occasione si benedisse il nuovo stendardo dell’Asilo e la banda vestì la nuova sua divisa.
In quest’anno coll’approvazione dell’Ordinario, si incominciò a celebrare solennemente la festa del Sacro Cuore alla domenica di quinquagesima, festa che al suo posto vede quasi sempre in epoca di grandi lavori peperò difficile celebrarsi allora colla pietà dovuta.
All’8 dicembre moriva in casa propria il sacerdote don Giovanni  nobile Riva della diocesi di Como, caro modello di bontà e pietà sacerdotale; fu trasferito a Como.

1893 Giubileo episcopale di Sua Santità papa Leone XIII, celebrato il 19 marzo alla festa di S. Giuseppe, celebrate quindi con ogni solennità, tre discorsi e molta frequenza ai Santissimi Sacramenti anche d’uomini. La cappella di S. Carlo fu messa come a giardino coi colori papali e coll’effigie di Leone XIII nel mezzo.  Col 1° maggio, per opera del parroco locale uscì il primo numero del giornale La Sveglia del Popolo a Varese.

1894. Il giorno 30 marzo a 86 anni la venerata madre del parroco, Teresa Sangiorgio vedova Redaelli, nativa di Brianzuola, e il 2 febbraio  le furono celebrati solennissimi funerali, fra l’universale compianto e perché madre del curato e più ancora per la stima eccezionale di donna d’antico stampo cristiano,  che di lei giustamente si aveva.
In quest’anno si diede principio all’erezione del porticato colla sua cupola alla Madonnina delle Case Vecchie al lago, come si dirà più diffusamente nella sua rubrica, in questo libro stesso.
Provvisto l’orologio pendolo, con sua ancona di noce, in sagrestia.

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Nuovo regolamento alla Confraternita del Santissimo Sacramento. A togliere una infinità di abusi, ad instillare il buono spirito finora sconosciuto in questa importante compagnia,  il parroco trascrisse questo nuovo regolamento con piena approvazione di S.E. il cardinale arcivescovo, e ne propose l’accettazione ai confratelli il dì di S. Stefano: col 1° di gennaio di quest’anno, il regolamento veniva sottoscritto da tutti i confratelli (160), fatta eccezione di soli 4; cosicché si ricostituì e fondò la compagnia sulle nuove basi del regolamento in seguito stampato: …  …. Si ricostituisca e fiorisca presto in tutti anche il buon spirito desiderato!
Cooperativa Consumo. Iniziatasi da alcuni mesi dai soci della sezione operaia cattolica, il parroco credette ben fatto appoggiarla ed incoraggiarla: ed ottenne che a fondamento del proprio statuto, la cooperativa ponesse questo articolo da tutti i soci accettato: “La cooperativa non prenderà mai disposizione alcuna che in qualunque modo non fosse accettata dall’autorità ecclesiastica; e quel savio il quale attentasse anche solo di infirmare questa deliberazione, sarà perciò solo escluso dalla società”.
La cooperativa fa celebrare ogni anno al dì di S. Apollonia con intervento in corpo dei soci, un solenne ufficio anniversario in suffragio dei soci defunti, ed il parroco ben volentieri crede di prestare gratuitamente l’opera sua. (Strozzata nel 1898 da Bava Beccaris o meglio dai Cottoli (?) ringhiosi del paese).
Cassa Rurale, fu felicemente avviata con  12 buoni soci il giorno 7 febbraio, ed ottenuta l’approvazione ministeriale, incominciò a funzionare col 1° luglio di quest’anno. (Ma pure strozzata nel 1898).
Monsignor Francesco Magani vescovo di Parma, a rifarsi di sua malandata salute, veniva tra noi il 9 maggio e vi si fermava fino al 20 giugno, ospite del molto reverendo parroco, nella casa di proprietà privata del parroco stesso, contigua alla casa parrocchiale. L’eccellentissimo celebrava nell’improvvisata sua cappella privata; favorì non di meno celebrare due volte nella chiesa parrocchiale e tenervi l’assistenza pontificale nel dì di Pentecoste e del Corpus Domini colla processione da lui fatta.
In questo periodo fu qui a visitare monsignor Magani l’eccellentissimo vescovo eletto di Mantova monsignor Carlo Maria Origo, e specialmente l’istesso cardinale arcivescovo Ferrari

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Il quale venuto il 31 maggio, fu ricevuto solennemente da tutta la parrocchia con processione al Puvié, e tenere personalmente verso sera il discorso di chiusura del Mese di Maggio al popolo e dando pontificalmente la benedizione col Santissimo.
Monsignor Magani all’ultima sera di sua permanenza fra noi, diede la benedizione col Santissimo e tutto il popolo fu alla sua casa, bellamente illuminata, a salutarlo ed acclamarlo. Partì abbastanza rimesso in salute col desiderio di ritornare fra noi.
Cresima. Costituzione dei Luigini. Professa dei Confratelli. Benedizione della bandiera della Società Cattolica di Mutuo Soccorso. Il tutto per l’intervento di monsignor Carlo Origo vescovo di Mantova alla festa di S. Andrea 30 settembre. Giunto in parrocchia al sabato verso le 10 amministrava immediatamente la cresima a 400 ragazzi della parrocchia. Al dopopranzo, prima della benedizione benediceva ed imponeva il distintivo dei Luigini ad un 120 ragazzi. Alla domenica, festa di S. Andrea, celebrava la S. Messa con una comunione generale numerosissima, anche tra gli uomini. Prima dell’assistenza pontificale alla Messa solenne, S.E. accettava la professione di un 60 confratelli, quindi benediceva la nuova bandiera della Società Cattolica di Mutuo Soccorso sezione della Federazione del Varesotto, dopo sospesi, portava egli stesso in processione la insigne reliquia di S. Andrea, sempre accompagnando le varie funzioni, con appropriate ed efficacissime sue esortazioni. A padrino e madrina della bandiera, si prestarono gentilmente il cavalier Vittorio Avogadro di Collobiano e la contessa Anna Castellani in Caraffa, proprietari in paese.

1896. Cupola della Madonnina. Fu felicemente innalzata, per quanto col sacrificio della vita del povero muratore Luigi Vanoni di Ambrogio che, casualmente caduto dal ponte, soccombeva dopo un mese di patimenti.
Figlie di Maria. Avviate colla festa patronale dell’8 settembre e professate per la prima volta addì 8 dicembre dello stesso anno con decreto arcivescovile.
S.E. monsignor Magani vescovo di Parma ritornò fra noi dal 2 luglio al 6 agosto per rinfrancarsi nella sua malferma salute, come felicemente avvenne. Il 30 luglio fu qui ancora a visitarlo (improvvisamente) il cardinale arcivescovo Ferrari. Il 5 agosto S.E.  teneva un commovente discorso di commiato e diede la benedizione col Santissimo.

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Nel 1896 si fece a nuovo la bella mensa dell’altare maggiore, imitando marmi, ornati e disegno dell’altare.

1897. I giovinotti del paese colle vie di fatto,  formarono una specie di circolo cooperativo per lo smercio del vino. Il parroco si intromise per l’ordine religioso e morale e ne ottenne ogni garanzia, come dal 1° articolo del loro regolamento; come per esempio escluse le donne, i giornali cattivi ed accettati i cattolici, le riunioni a scopo socialistico o liberale, la chiusura nel tempo delle funzioni religiose e dopo le ore 22, l’esclusione dei soci dannosi allo spirito morale e religioso del circolo ecc.   Speriamo abbino a continuare! Ma purtroppo …. più o meno malate dei soliti mestatori e quel che è peggio lavorerio a levare le condizioni del parroco, … …., introdotte.
Il 19 giugno alle ore 10 grandinata terribile, specialmente sul versante del lago.
Benedizione della Madonnina del Lago alle Case Vecchie. Ultimati i lavori della cappella interna, se ne fece la solenne inaugurazione il dì10 ottobre 1897 seconda domenica d’ottobre, designata anche in futuro per la festa in luogo. Favoriti da una giornata splendida, alle 10 discese la processione solenne; quindi del parroco locale provvisto di facoltà arcivescovile speciale, fu benedetta solennemente la chiesa, quindi cantatavi dopo 100 e più anni la Messa solenne col discorso indovinatissimo al Vangelo dell’illustre pubblicista e dottore don Davide Albertario. Dopo un’ora circa fu ricevuta l’offerta generosa del popolo, seguita dal bacio e dalla benedizione della reliquia della Madonna Santissima.
La chiesa fu dedicata alla Sacra Famiglia.

1897. Venne definitivamente costituito coll’intervento di un rappresentante del Comitato Diocesano, Il Comitato Parrocchiale in luogo sotto il titolo ed il patrocinio di Maria Nascente (strozzato nel 1897).
Il 30 novembre la parrocchia tenne devoto pellegrinaggio proprio alla tomba di S. Ambrogio in Milano per l’occasione del XX centenario: furono un 56 pellegrini, riuscita di comune e consolante edificazione; molta comunione a messa.

1898 il 30 marzo partiva per la sua nuova destinazione di cappellano nell’Ospitale degli Incurabili di Abbiategrasso il sacerdote don Pietro Cavallé, qui coadiutore per 5 anni.
4 luglio. Visita pastorale di Sua Eminenza il cardinale Andrea Ferrari arcivescovo (preceduta dalla predicazione triduana dei reverendi Padri di Rho Montoli e Martinoli). L’eminentissimo arrivava da Milano la sera del 23, ricevuto con ogni solennità alla cappelletta dello stradone, dove da un magnifico arco d’entrata ed una vera galleria di apparati e di illuminazione fino al campanile, entrava nella chiesa parrocchiale, accompagnato anche da monsignor Magani vescovo di Parma,

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Ed incominciava la visita pastorale. Ritornato processionalmente al Campo Santo, impartiva la benedizione con Santissimo.
Alla domenica mattina Messa pontificale letta con convocato generale (920). Alle ore 10 cresima, Messa in canto con discorso di Sua Eminenza, assistenza pontificale di Sua Eminenza il cardinale e di Sua Eccellenza monsignor di Parma.
Alle 4 catechismo ai ragazzi e dottrina di Sua Eminenza, benedizione, processione alla madonnina delle Case Vecchie donde, acclamato entusiasticamente dalla popolazione, partiva su magnifica quadriglia per la visita pastorale a Bodio.
9 agosto. Congregazione del clero delle 10 parrocchie visitate (Azzate, Bodio, Capolago, Buguggiate, Brunello, Caidate, Gazzada, Schianno, Bizzozero, Gurone) e di altri sacerdoti in numero di 32. Di ritorno da Gurone, Sua Eminenza era ricevuto in processione solenne ancora alla cappelletta la sera del 2 agosto. Recitato il rosario, un discorso dal pulpito, impartiva la benedizione col Santissimo.
Al mattino di mercoledì 3 agosto celebrava la S. Messa con 400 comunioni. Alle 8.30 ufficio solennissimo per i defunti delle 10 parrocchie visitate, con Messa in canto del signor Prevosto di Varese, ed assoluzione alla tomba di Sua Eminenza.
Alle 11 messa in canto al Castello per la festa ricorrente di S. Gaudenzio, intanto che nella sala parrocchiale si teneva al Congregazione del Clero presieduta da Sua Eminenza . In ogni occasione e della visita e della congregazione Sua Eminenza effondeva il suo cuore in ben appropriati discorsi, che lasciarono in tutte le più care impressioni e frutti preziosi, che il Signore faccia siano duraturi e non lascino il tempo che trovarono.
Alle ore 16.30 Sua Eminenza accompagnato dal vescovo di Parma e da quasi tutto il clero presente, fra le acclamazioni del popolo accorso alla partenza,  ripartiva per la stazione di Gazzada per Milano.
Sua Eccellenza monsignor Francesco Magani vescovo di Parma ritornò fra noi anche quest’anno per rinfrancare la sua salute, e dimorò nella casa di proprietà personale del parroco Redaelli dal 4 luglio al 9 agosto: Celebrava la S. messa nei dì feriali nell’improvvisata sua cappella privata in casa, nei dì festivi  in chiesa parrocchiale.
In quest’anno si fece la riparazione generale ai tetti della chiesa e sagrestie con una spesa di circa lire 1.200
Le figlie di Maria si provvidero del loro bel stendardo che importò lire 450.

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Lo stato d’assedio per i motti insurrezionali di maggio a Milano, esteso anche alla provincia di Como, ebbe il suo contraccolpo anche in parrocchia, per le nostre associazioni cattoliche fiorenti, per le mene dei soliti avversari. Comitato parrocchiale, Società di Mutuo Soccorso, Cooperativa Consumo, Cassa Rurale, tutto fu disciolto con un … alla Bava Beccaris. Ne vennero noie e sospetti, specialmente per il parroco: nulla di nulla ne emerse per colpabilità politiche; né poteva emergere l’unica ingloriosa impresa per una contravvenzione per processione, essendosi casualmente sbagliata la data dell’avviso!! A tempi migliori le risurrezioni.

1899. E’ morto (1° febbraio) in casa sua a Saronno il sacerdote don Vincenzo Ambrosiani, nominato coadiutore in luogo, per otto mesi.  Venne da Pieve Emmanuele in luglio il nuovo coadiutore Emilio Mari, nativo di Gorla Minore. Nei vari intermezzi di mesi e mesi di vacanza, veniva a supplire nei dì festivi dal Collegio Rotondi di Gorla, il professor dottor don Giuseppe Rusconi di Valmadrera.
In quest’anno si rinnovarono in ghisa i ceppi alle due campane più piccole.

1900. Alla mezzanotte dal 31 dicembre al 1° gennaio, dopo celebrate Sante Quarantore si cantò la messa solenne con discorso e comunione generale (circa 1.000) secondo la pontificia concessione, a corona anche delle Sante Quarantore.
Si trasportò il battistero sito a metà chiesa nel lato destro, al posto ordinario, come di regola, con nuova cancellata.
La Confraternita del Santissimo Sacramento fece rifondere la campana del suo oratorio di S. Rocco.
Il parroco mise del suo l’impianto della luce acetilene anche nella chiesa, sagrestia e coro.
Quest’anno per un concorso di molti e specialmente di quelli di Vegonno si edificò il nuovo Oratorio di S. Giorgio, stato demolito nel 1855, per totale decadimento. I lavori spontanei finirono col febbraio 1905.
Cause legali per adempimento oneri dei benefici soppressi. Fin dai primi suoi anni di parrocchialità il parroco Redaelli tentò ogni via amichevole coi vari patroni di benefici soppressi, da essi svincolati, per gli oneri inerenti finora inadempiuti. Riusciti vani questi tentativi, innanzi scadesse la prescrizione trentennale, egli spiccò nel 1896 la citazione per l’adempimento a tutti i patroni.

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Primo a discutersi fu il beneficio di S. Maria e S. Giovanni Evangelista avverso le svincolanti sorelle Tosi di Milano. Perduta la causa in prima istanza, si ricorse in appello e la Corte di Appello di Milano con sentenza di cui conservasi copia stampata in archivio, finiva dopo ammesse le prove per testi, e condannare le sorelle Tosi a lire 224.78 annuali, alla rifusione delle spese in lire 557 ed al pagamento di tre anni arretrati.
Pel restante gli arretrati fu aggiudicato agli eredi del defunto don Pietro Crugnola di Varese già investito di questo beneficio, il diritto di impedire le Tosi pel pagamento mancato.
Secondo beneficio in questione fu quello di S. Andrea Apostolo. Fino dal 1878 don Federico Marliani, patrono di detto beneficio,  lasciava per testamento la somma di lire 2.000 per l’adempimento parziale di detto beneficio. Somma che venne convertita nel certificato 644805 colla rendita di annue lire 100 alla Fabbriceria. Iniziata la causa per l’adempimento dei restanti oneri, contro l’unico superstite patrono nobile Antonio Marliani di Daverio, essendosi dal detto patrono coinvolta anche la Veneranda Curia Arcivescovile per una proposta amichevole dalla stessa presentata e dal Marliani rifiutata, si finì per suggerimento dell’Autorità Diocesana, a venire col Marliani ad un accomodamento, e così fu liquidata per sempre la partita …… questo beneficio.
Per gli altri benefici pendono ancora le liti, come si dirà a suo tempo.
Colle vie amichevoli si accomodarono: il Beneficio di S. Antonio fin dal 1874, già di patronato del conte Federico Bossi; quindi nel 1886 il beneficio dei Santi Quirico e Giulitta, già di patronato Della Porta; nel 1887 il Beneficio del S. Rosario già di patronato Tredici.
Questione col Comune per le campane e relativo assegno comunale alla fabbriceria. Vedi avanti.
Il 9 giugno veniva ordinato sacerdote il candidato don Luigi Baroffio del fu Ambrogio e della vivente Cristina Rossi nato in questa parrocchia addì 25 ottobre 1876 e celebrò con ogni solennità possibile in luogo, la sua prima Messa il 14 giugno (Corpus Domini).
Venne destinato coadiutore a S. Gottardo di Milano. In quel giorno per fin di secolo, 40 vecchi, oltre i 70 anni, si dettero a mensa in casa parrocchiale, rallegrati dalla musica locale.
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1900. Per unire la parrocchia alle grandiose feste celebrate ad onore di Gesù redentore re dei secoli,  in principio del secolo XX si provvide l’attuale bella statua di Gesù Redentore sotto il tempietto dell’altare maggiore, con sotto una pergamena dei concorrenti alla spesa. In quella occasione il nobile Giacomo Cottalorda, discendente dei Bossi per linea femminile, donò la bella cornice pel quadro del Roccagno: si esposero definitivamente in chiesa le altre tele preziose l’Angioletto del Morazzone, il S. Gerolamo del Salvator Rosa, la S. Lucia del Panfilo, i Santi Pietro e Paolo sulle lesene, il Cristo deposto dell’Holbein in coro, ecc.
Si lucidò a nuovo la cantoria dell’organo, si praticarono i quattro usci sul presbiterio.
Il tutto coronato con una splendida festa ad onore di Gesù Redentore celebrata il 1° dicembre 1900 da monsignor Angelo Vasoni.

1901. Si tennero le Sacre Missioni dal 2 al 10 febbraio dai Padri Oblati della Casa S. Carlo di Milano don Alessandro Marchesi vescovo di Penne ed Atri, don Carlo pensa con frutto soddisfacentissimo. La spesa fu rifusa in lire 400 e più dalla locale Congregazione di carità, come d’obbligo,  presentando al parroco domanda di rifusione colle pezze giustificative (ricevute) singole, missionari, carreghe, ecc. Il di più fu distribuito dal parroco ai poveri, specie infermi.

1902. Fu posto il nuovo ed artistico cancelletto alla balaustra dell’altare maggiore, dono del nobile Giacomo Cottalorda.
Minacciando rovina la casa colonica di compendio della Prebenda Parrocchiale, il parroco Redaelli fu costretto atterrarla per 2/3 fino dalle fondamenta, ricostruendola a nuovo con tre locali in più. La spesa preventiva dal regio Economato fu di lire 2.600 circa, in realtà ben maggiore; a rifusione il parroco Redaelli ebbe lire 1.050 per asta di piante pretendali e il ricavo vendita di due fondi pretendali di Lomnago e Morazzone coll’obbligo però all’investito di ricostituirne il capitale entro 15 anni. Sul fondo di Lomnago gravita il legato Luigi Daverio (vedi il n. 17).

1903. Solenni funebri per leone XIII, con catafalco, apparati, fiori ecc.: intervennero Municipio, Fabbriceria, Congregazioni di Carità, Scuole, Asilo, Confraternite in abito intorno alla tomba, discorso ecc. (27 luglio) e molte comunioni al mattino. Solenne Te Deum, con Messa solo letta e discorso in domenica (al 9 agosto) per l’elezione di Pio X.
Al Corpus Domini messa nuova solenne del candidato Carlo Casati di varano nipote del signor parroco, destinato coadiutore a Cernusco sul Naviglio.
Coll’ordinazione di Pentecoste venne destinato il secondo coadiutore nella persona del coadiutore don Leopoldo Parolai di Milano (Parrocchia di S. Satiro). Venne in parrocchia col 1° luglio e col 31 ottobre venne destinato a trasferito coadiutore a Nava.
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Col 23 ottobre moriva a Buguggiate il parroco don Achille Dralli; il parroco Redaelli di Azzate vi veniva nominato vicario spirituale e alla meglio poté assistere quella parrocchia, recandovisi alla festa tra la Messa letta e la conventuale di Azzate, e poi tra la Messa conventuale d’Azzate e la dottrina, per la dottrina a Buguggiate nei dì feriali recandosi almeno una volta per settimana a celebrare. E ciò fino al mese di agosto.
Quest’anno in ossequio alle disposizioni del Sinodo XXXVIII, si celebrò la festa del compatrono S. Andrea, il giorno stesso in cui cadeva, senza trasferirla alle donne, come si usava e riuscì egualmente bene, con soddisfacente concorso ai Santissimi Sacramenti.
Alle figlie di Maria per l’Immacolata si tennero previamente un po’ di esercizi dal coadiutore di 9 prediche in 3 giorni: benissimo!

1904 Le Sante Quarantore 6, 7 e 8 gennaio predicate dal M.R. prevosto Rolandi di S. Giochino, con frutto, solo 12 astensionisti circa.
La festa del sacro Cuore, solita celebrarsi alla Quinquagesima per concessione speciale dell’Ordinario, fu preceduta da due discorsi: al mattino comunione generale al completo delle consorelle e di molti altri al sabato antecedente, due confessori straordinari.
Nuovo castello e ceppi alle campane di ghisa e ferro costruiti dalla ditta Bianchi di Varese per un totale di 2 quintali e la spesa (compresi gli accessori) di lire 2.600
Il Comune concorse questa volta con lire 800; le offerte private, fatte prima per via di sottoscrizione libere salirono a lire 500 circa; il restante spesa fu sostenuta dalla fabbriceria.
La solita festa di S. Luigi al 15 maggio, preceduta da un po’ di predicazione del parroco, riuscita bene, colla prima comunione e concorso ai Santissimi Sacramenti di molta gioventù.
I due anniversari Campi e Mayneri che cadrebbero in giorni ferventi lavori campestri si sono fissati: Campi alla vigilia di S. Andrea; Mayneri alla vigilia della Natività di maria, festa del paese, cosicché i sacerdoti che intervengono giovano come confessori straordinari per chi crede approfittarsene fin dalla vigilia.

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Colla fine di novembre 1904 si sostituì all’acetilene l’impianto anche in chiesa della luce elettrica

1904. Per ragione del Giubileo che terminava l’98 dicembre, si anticiparono le Sante Quarantore nei giorni 28, 29 e 30 novembre con sei prediche, 10 confessori, parata ecc. Dopo la Messa solenne del 30 novembre si chiusero le Sante Quarantore con processione breve alle ore 15. vesperi … di S. Andrea compatrono e processione solenne e benedizione colla reliquia.
Nel giorno di S. Andrea feria XV di novembre si ottenne la dispensa dal digiuno e magro: alla vigilia invece la parrocchia fece l’astinenza prescritta per il Giubileo, colla commutazione ottenuta dall’arcivescovo dall’olio nel magro, Come al solito concorso generale al completo ai santissimi sacramenti.
Grotta di Lourdes. A ricordo del 50° dalla proclamazione del dogma dell’Immacolata, si pose laggiù alla Madonnina del Lago, la grotta di Lourdes, con una spesa totale di circa 700 lire, raccolte dalle offerte di questi ultimi anni alla madonnina. La statua della madonna (e della Bernadette) benedetta al mattino ed esposta in chiesa, venne solennemente trasportata in processione e benedetta la grotta il dopo mezzogiorno dell’Immacolata stessa, con corpo musicale.
All’Immacolata si fece precedere una novena in chiesa con discorseti, benedizione, ecc. per le figlie di Maria. Al mattino dell’Immacolata comunione generale e numerosa.
Dal 1° ottobre 1903 al 5 settembre 1904 il parroco Redaelli di Azzate fu nominato vicario spirituale della Parrocchia di Buguggiate, vacante per la morte del parroco Dralli. In questo periodo di vacanza il parroco Redaelli, se non poteva farsi supplire da altri sacerdoti, binava nei giorni festivi; né mai cambiò l’orario delle funzioni ad Azzate, né vi mancò una sola volta, trasferendo l’ottava dei morti e del Corpus Domini facendo al mattino le funzioni o viceversa ad Azzate e Buguggiate.

1905. Si eresse canonicamente in parrocchia l’Associazione alla sacra Famiglia,  con decreto arcivescovile 15 gennaio 1905, celebrandone la festa.
In occasione dell’ufficio solenne di Congregazione Plebana, il curato di Varese don Enrico Baggioli oblato teneva tre famigliari discorsi agli emigranti con bel concorso ai santissimi Sacramenti, prima di partire i volonterosi di Vegonno prestarono gratuitamente l’opera e parte anche di offerte per rifabbricarne il nuovo. Il signor Rabuffetti regalò l’area, l’effige della Maddalena e parte del materiale. Se ne stese regolare atto di servitù perpetua del fondo registrato all’Ufficio del registro in Varese addì (lasciato in bianco).
Se ne spedì esatta relazione in Curia Arcivescovile,
Il parroco don Luigi Redaelli, fornito di delegazione scritta del cardinale arcivescovo, benedisse solennemente l’Oratorio al 5 marzo 1905. La festa fu funestata sulla sera da un incendio ad una stalla e cascinale sul luogo. Mistero!
Nel maggio del 1905 il parroco Redaelli si recò col pellegrinaggio italiano al paradisiaco Santuario di Nostra Signora di Lourdes ai Pirenei e vi rimase per 6 giorni di veri esercizi spirituali nel modo più poetico. Si recò anche allora a Nostra Signora della Guardia in Marsiglia, a S. Rocco di Montpelliere ecc.
Con una spesa di circa lire 8lasciato in bianco) si rinnovò e riparò tutto lo schienale di stile bizantino si bello del nostro coro, si fecero a nuovo i tre genuflessori, le cornici dei quadri soprastanti il leggio ecc. ecc. il pavimento. …. Vi fossero i mezzi per dipingere … negli schienali, il Redentore coi 12 Apostoli.
In vista della visita pastorale si fecero argentare tutti i candelieri e croci di stile barocco (una trentina) e ripulire dal cesellatore tutti gli altri arredi ecc.
Visita pastorale 10 11 ottobre. Preceduto dalla predicazione (domenica alle 2, lunedì alle 5.30 e 6.30 martedì alle 5.30) dei reverendi Padri di Rho Re e Rebuzzini, Sua Eminenza il cardinale arcivescovo Ferrari, con 4 laudeani prestati gentilmente dai Signori in luogo che lo vollero accompagnare (e visitare alla sera in uno coll’autorità comunale) da Buguggiate poi arrivava verso le 17, ricevuto in piazza grande dalla popolazione, dove era eretto un ottagono a cupola con l’altare, e di lì lungo le contrade e le case parate a festa dai privati alla chiesa parrocchiale pure addobbata con 86 lampade elettriche in giro all’arco maggiore.
Quella sera teneva la visita alla chiesa de more, e uno, anzi due de suoi  effusi e cordiali discorsi.
Alla notte davanti alle reliquie dei santi Martiri Clemente e Massimino, destinate per la consacrazione dell’altare maggiore (il bravo operaio fu il signor Andrea Arioli premiato più volte e ricercato per simili lavori, uso antico)

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Ed esposto sulla mensa dell’altare di S. Carlo la popolazione successivamente vegliò tutta la notte in preghiera, canti, discorseti dei sacerdoti presenti.
Al mattino dell’11 col 3° alle ore cinque, circondato da 12 sacerdoti, il cardinale arcivescovo consacrava solennemente l’altare maggiore (la pietra nuova grande è di marmo di Viggiù), Vi celebrava Messa pontificale, seguita dalla Messa dei parroci; dedicando l’altare al compatrono S. Andrea apostolo, come ricorda la piccola lapide posta nell’altare in coro. Fissava poi l’amena festa della dedicazione di questa chiesa ed altare per la domenica terza dopo la dedicazione della Chiesa Maggiore che cade di solito nell’ottava dei morti, rilasciandone relativo decreto con indulgenza perpetua di 100 giorni a chi visita in quel giorno l’altare maggiore.
Durante la Messa pontificale comunicava un 908 persone, una metà per la seconda volta e anche terza.
Alle 9.30 cresimava 300 ragazzi, teneva la dottrina cristiana, dava opportuni avvertimenti dal pulpito e colla benedizione solenne partiva alle 11.30 per Galliate in automobile, visitando nel passaggio la Madonnina colla grotta di Lourdes al lago.
La lapide dice:  Hoc altare maius arch. Mediol. V id oct MCMV in actu visit. Pastoralis solemniter consacravit et divo Andrea apostolo dicavit.
N.B. – Dalla mensa dell’altare maggiore, già consacrata nel 1545 il 18 ottobre, assieme alla chiesa da Melchiorre Crivelli vescovo coadiutore di Bergamo, nel 1896 rimase dissacrata in occasione del nuovo rivestimento di marmi ed ornato allora fatto a nuovo. Si supplì in questi anni di mezzo con una piccola pietra sacra, a cui oggi si sostituì l’attuale pietra grande.
Defunto il parroco don Luigi Fontana di Brunello fu nominato vicario spirituale il parroco Redaelli di Azzate, il quale vi mandava come delegato il coadiutore Mari, e poi venne don Mario Mottironi, divenutovi parroco col febbraio 1906.

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1906. Provvista di nuovi candelieri e croce d’ottone per l’altare maggiore che ne era sprovvisto.
Dal 1° aprile al 1° luglio, essendo scoperta la coadiutoria, si aveva la Messa festiva dai sacerdoti del Collegio di Arona, uno dei quali si fermò in parrocchia in quasi tutta la quindena pasquale.
Quest’anno felicemente si poté tenere nelle Scuole Comunali il catechismo nella prima e terza dal coadiutore, nella seconda e quarta dal parroco (il quale continuò dassolo dal marzo al luglio: 4 ore alla settimana per la partenza del coadiutore).
Partito come parroco di Lissago il coadiutore don Emilio Mari, venne col 1° luglio in parrocchia quale nuovo coadiutore il candidato don Fiorenzo Lavelli, nativo di Bernareggio.
1907. Colla morte di don Luigi Redaelli avvenuta nel 1908 il nuovo parroco don Enrico Baggioli lasciò in bianco il Liber Chronicus per tutti gli anni della sua permanenza cioè fino alla sua rinuncia avvenuta in data 1° gennaio 1921.



PRETE LUIGI REDAELLI

n. Besana Brianza 20.4.1844 + 7.4.1908
Parroco di Azzate.
Socio fondatore della Cassa Rurale San Benigno di Azzate.
Traslato dal vecchio nel nuovo Cimitero di Azzate nel settembre 1958.
Nel 1896 viene portata a termine la costruzione della cupola e del portico della Madonnina.
Il 10 ottobre1897 ribenedice solennemente la Chiesa della Madonnina celebrandovi la messa in canto
tra tanto giubilo del popolo. Il discorso d'occasione fu pronunciato da don Davide Albertario. La Chiesa venne dedicata alla Sacra Famiglia poiché la pala dell'altare rappresenta, appunto, la Sacra Famiglia.
Nel 1904 viene costruita alla Madonnina la grotta di Lourdes.
Il 5 marzo1905 riconsacra la ricostruita Chiesa di S. Giorgio di Vegonno col concorso della popolazione e della Fabbriceria. La sua demolizione era stata ordinata da mons. Romilli per il grave stato di abbandono nel 1855. La festa fu funestata da un incendio nella frazione.
Il 22 maggio 1884 acquista il mappale n. 86/a e 1297.

Le iniziative sociali promosse da don Luigi Redaelli (1883-1908) vanno dal Comitato Parrocchiale, alla Cooperativa di Consumo, alla Cassa Rurale, alla Società Federativa di Mutuo Soccorso. Grazie soprattutto a quest’ultima, il parroco fu il lungimirante iniziatore del movimento cattolico nel Varesotto. Istituita nel 1890, comprendeva, in aggiunta alla locale, sezione di altri parrocchie della pieve di Varese. Il movimento cattolico, grazie ad attività assistenziali e formative di vario tipo, si proponeva di contrastare l’indifferenza, se non l’ostilità religiosa e di sollevare le categorie più deboli, contadine ed operaie.
Il sacerdote fronteggiò con fermezza di principi e con bontà di atteggiamento l’inevitabile opposizione dei liberali locali. Quando pero, nella repressione governativa contro cattolici e socialisti, seguita ai tumulti milanesi del 1898, era rincarato il prezzo del pane, le fiorenti associazioni da lui promosse furono tutte arbitrariamente soppresse, nulla poté per salvarle.
Con amarezza, ma con forza di fede, continuò tuttavia instancabile il suo apostolato, specie a vantaggio dei bambini (per loro aveva progettato l’Asilo parrocchiale, inaugurato nel 1885), dei lavoratori, degli emigranti.
L’11 ottobre 1905, il cardinale Ferrari, in visita pastorale, consacrava l’altare maggiore della chiesa parrocchiale, in marmo di Viggiù, rinnovato per iniziativa del parroco.
La Provvidenza compensò don Redaelli, anche se lui non ne vide i frutti.
(Estratto da La rete, Anno 15, n. 2 (supplemento) del 10 ottobre 1995).


 
ELOGIO FUNEBRE RECITATO DAL M.R. DON LUIGI BAROFFIO SUL FERETRO DEL SACERDOTE OBLATO DON LUIGI REDAELLI – AZZATE 11 APRILE 1908

“Non si perderà la sua memoria e sarà ricordato il suo nome” (Eccl.).
Non è un discorso che intendo fare stamane, sulla tomba del nostro povero curato – non di parole hanno bisogno i morti, ma di preghiere e suffragi -. Tanto meno ne voglio tessere le lodi – avrei paura che il cadavere del trapassato che noi piangiamo, di lui sempre alieno da inutili adulazioni, avesse ad agitarsi sdegnoso nella sua bara.
Una semplice parola di saluto. Di saluto – del giovane soldato a te veterano, che per quarant’anni, sempre obbediente fino al sacrificio, nelle posizioni le più delicate, hai combattuto vigorosamente le sante battaglie del Signore. Di saluto – dal figlio amoroso a te padre amorosissimo di questa buona popolazione di Azzate, alla quale, giammai mercenario, sempre buon Pastore, hai consacrato per cinque lustri tutta la vigoria del tuo nobile ingegno, l’energia del tuo carattere adamantino, una esistenza senza macchia e senza debolezza, piena di illuminata carità. In nome di tutto il Clero, che hai sempre edificato col buon esempio, in nome di tutto questo popolo che hai sempre amato, anche quando sembravi troppo ruvido e severo, il mio saluto cordiale, riverente.
Noi tutti rammentiamo la tua fede robusta, la tua vigilanza sempre attenta. Se questo caro paese della plaga del Varesotto può vantare ancora non dubbie prove di religiosità e di santi costumi, lo si deve a questo prete, che chiamato qualche volta intransigente, ha saputo essere l’uomo dei suoi tempi. Alla parola di saluto, la parola della riconoscenza profonda, eterna.
Da ultimo una parola di preghiera. Alla vigilia di una grande battaglia, Giuda Maccabeo aveva avuto una visione straordinaria, e l’aveva comunicata ai suoi soldati per rincuorarli a sperare per il domani la vittoria. Onia gli era comparso, e gli avevo mostrato il santo profeta Geremia, che anche morto continuava ad essere il presidio del suo popolo. Vedilo, egli è l’amico dei fratelli e del popolo di Israele, egli è che prega fortemente per il popolo e per tutta la città santa. Sii Tu, o buon curato, su, come Geremia per il popolo ebreo, il presidio di questo popolo aleggi sempre il tuo spirito in questo tempio presso i nostri altari sui quali hai sacrificato il Cristo, aleggi nelle nostre case, Angelo tutelare del focolare domestico, aleggi dovunque, protettore nostro aiuto. Protettore ed aiuto di questi bambini, ai quali fino dai primi anni di tuo apostolato hai aperto e mantenuto un Asilo di pace e di ricovero perché crescessero buoni e virtuosi. Protettore ed aiuto di questo popolo di forti lavoratori, ai quali anche negli ultimi anni, mentre la malattia inesorabile ti aveva minato pensavi a fornire un pane onorato. Protettore ed aiuto a quei poveri emigranti che nelle lontane regioni non potranno giammai dimenticare le cure affettuose e gli illuminati consigli coi quali sempre li hai assistiti. E noi scriveremo sulla tua tomba le parole dei Maccabei: “Costui è l’amante dei suoi fratelli e del popolo di Israele, è costui che prega molto per il popolo e per l’universa santa carità”. E non si perderà la tua memoria e sarà ricordato il tuo nome.

Questa businada viene spedita da Milano stazione e arriva a Gazzada. E’ indirizzata al parroco di Azzate e il mittente commette un piccolo errore di ortografia scrivendo Radaelli anziché Redaelli.
Chi scrive la poesia sembra conoscere molto bene la vita azzatese e scaglia le sue invettive contro il parroco e un altro personaggio che non conosciamo, probabilmente suo zio.
Proviamo a scrivere in prosa la businada per renderla più comprensibile:

INTERMEZZO DELLA STORIA MERAVIGLIOSA DEI PAESE DEI BUOI

Due merli nipote e zio vi hanno parlato
E ora un po’ di tempo è già passato.
….. avanti finisce la storia
Di questa gente speciale e piena di boria.

Dei galli vi ho parlato chiaro e persino d’avanzo
Adesso prendiamo quegli altri e andiamo avanti
E’ necessario spiegarvi bene per farvi capire
Chi in casa vi vuol bene, chi in casa vi tiene lì.

Rissoso, Peretta dicono tutti in maggioranza
Perché infine tutti conoscono questa povera buniranza
Prepotenti, sfacciati, rissosi impostori
Vi ha portato a spasso tutti in mano del Signore.

Vi ha spogliati, vi ha pelati, vi mangia il traverso
Dà le botte agli sciocchi, con l’astuto fa i versi
Sembra una civetta che attira gli uccelli
E quando andate là con le gallette, col frumento e con i soldi.

Se gliela giura uno che non è dei suoi
Gli va il sangue alla faccia, gli viene rosso il capo.
Da buono e bravo ministro come è lui
Se la lega al suo dito, non gli perdona più.

La vostra anima gli guarda in su apposta
Vuole carne e ossi, e invece fa finta
Di leccarvi, baciarvi, di aiutarvi in tutto
…. ministro trattarli tutti per furbi.

Di voialtri di Azzate vuole essere il padrone
Sembra quello che s’intriga in tutte le tenzoni
Guardate però cosa fate, i miei cari paesani
Scappare via da un gallo, per prendere un cane.

Un gatto sgabella per conto degli arrabbiati
Da guarire …. Salva da una cognata
Fate le vostre cose, non dategli retta
…… da mangiare.

Santi Francescani, Società Cattolica e confetti
Tutte trappole piantate per fare quattrini
Un Comitato parrocchiale,  ….  di Maria
Tutto per far quabitt (quattrini?) e così sia.

… Cassa Rurale
tenete stretti i soldi, perché hanno le ali
Confratelli, consorelle, la Madonnina
Tenete stretto il borsellino, abbottonata la marsina.

Per adesso finisce la mia bulinata
A ricorrenza però vi farò ancora una cantata
Per dirvene di più del vostro caro rissoso
……

Ne ho delle belle da dire su quei due
Ma il mio becco è stanco e la smetto
Senza dirvi chi sono, mi conoscete molto
Degli altri due merli sono loro amico (?).



1897


INTERMEZZ DURA STORIA MURAVIGLIUSA DUR PAIS DI BOO

Duu merli naut e zio v’han parlaa
E ades un pu da temp ghe già pasaa,
Non dunca innanz a finis ra storia
Da sta gent special e pien da boria.

Di gai v’ho parlaa ciar e fin d’avanz
Ades ciapem qui alter e ndem inanz
Le necessari spiegav ben par fav capì
Chi in ca va veur ben, chi in ca va ten lì.

Resiatel, Perella, ga disan tucc in magiuranza
Parché in fin tucc conosen sta pora buniranza
Preputent, sfaciad resiatt impustur
Al va menà a spas tucc in man dur Signor.

Al va sbiota, al va pera, al va mangia ur traverz
Al ga da i bott ai matoc, cul balos a fa i verz
Al par ma sciguetta ca tira i urcei
E quand vi là cui galett cur furment e cui ghei.

Se ga la giura un quai vun che mia di sò,
La ga va un sang a ra faccia, su ga ven ros ur cò,
Da bon e brav ministar Cuma l’è lu
Sa la liga ar so dit, al ga perdona pù.

La vostr’anima al ga guarda in su da posta
Al voeur carna e oss, e inveci al fa mostra
Da lecav, basav, da iutav in tutcos
… ministar tratai tucc par balos.

Da vialtar d’Azà al veur ves ul padron
Al par quel cal s’intriga un tucc i tenzon
Guardìì però cosa fii, i me car paisan
Scapà via dur gal, par ciapaà un can.

Un gat al sgabella par cunt di rabiaa
Da guarì ghe … salva da na cugniò
Fè i vostra ropp, degh mia trà
La … no un … da mangià.

Sant Francescan, Società Catolica e anisitt,
Tut trapul piantaa .. par fa quatritt
Un Comitaa parochial, te paghi di Maria
Tut par fa quabitt e così sia.

….. e cassa rural
Tegnì strecc i danè, parchè gan i al
Cumfratei, cunsurei ra Madonina
Tegnì strecc ur bursin, butunaa ra marsina.

Par mo ra finis ra me businava
A ricurenza però va farà anmò na cantava
Par divan pusee dur vost car Resiatell
Da amur dur Cicium, cal ga fa e Bruno.

Ga no di bei da dì da qui duu lì,
Ma ur me bech l’è strach e pianti lì,
Senza dif chi sunt, ma cugnusii asee
Di altar du merli sunt so misèe.



IL NOVECENTO
VERTENZA GIUDIZIARIA INTORNO ALL’ORATORIO DI S. LORENZO

L’eco di rovinose gesta e di messaggi grondanti sangue segnava l’Italia alle soglie del Novecento. Dopo i tragici avvenimenti di Milano del 1898, seguirono giorni amari per la giovane monarchia: dimissioni governative, ostruzionismo parlamentare e norme esasperatamente cautelative avvicinarono il Regno sull’orlo del precipizio istituzionale e sociale. La sanguinosa dine di Umberto I, assassinato a Monza il 29 luglio 1900 dall’anarchico Gaetano Bresci, lacerò ancor di più il tessuto sociale e morale di un popolo in cerca di identità e democrazia.
Anche la Chiesa ambrosiana viveva momenti difficili dovuti, essenzialmente, ai sospetti di modernismo e socialismo che circondavano il cardinal Ferrari e parte del suo clero, don Redaelli compreso.
Quest’ultimo, visti i tempi non troppo favorevoli all’impegno sociale cattolico e le critiche che più volte erano cadute sulle sue spalle, allentò la sua diretta presenza nelle iniziative che rispondevano a delinearsi già a pochi anni di distanza dai provvedimenti reazionati di fine Ottocento.
Concentrò la sua attenzione sugli aspetti più squisitamente religiosi della sua parrocchia, soprattutto sulla valorizzazione e conservazione del ricco patrimonio di edilizia culturale di Azzate.
Nel 1900 iniziarono i lavori di costruzione del nuovo oratorio di S. Giorgio a Vegonno, essendo stato demolito quello vecchio nel lontano 1855 per ordine dell’arcivescovo Romilli. L’area su cui fu edificato, il dipinto dell’Addolorata e parte del materiale edilizio, furono donati dal signor Vincenzo Rabuffetti ed alla costruzione contribuirono molti “volonterosi di Vegonno”, prestando gratuitamente la loro opera.
Il nuovo tempio, terminato all’inizio del 1905, fu benedetto solennemente da don Redaelli, con delega arcivescovile, il 5 marzo di quell’anno[1].
In precedenza, “per unire la Parrocchia alle grandiose feste celebrate in onore di Gesù Redentore rè dei secoli, in principio del XX secolo fu acquistata la statua di “Nostro Signore del Trionfo”, eseguita in “papier di plastica” da Giuseppe Nardini di Milano, e posta “sotto il tempietto dell’altare maggiore”[2].
Nel 1904, nel Santuario della Madonnina, “a ricordo del cinquantesimo dalla proclamazione del dogma dell’Immacolata”, fu posta a ridosso dell’abside come cornice simbolica all’altare, la grotta di Lourdes. La spesa ammontava a 700 lire fu coperta grazie alle offerte dei fedeli pervenute negli anni precedenti[3].
Sul tempio mariano del lago ebbe parole di ammirazione il cardinal Ferrari, in occasione della sua seconda venuta ad Azzate nel 1905. L’arcivescovo giunse nel nostro paese, proveniente da Buguggiate, verso le ore 17 del 10 ottobre, accolto dal solito apparato scenico delle autorità civili, dal clero e dalla popolazione. Nella chiesa parrocchiale, la cui facciata era illuminata da 80 lampadine elettriche, il cardinal Ferrari tenne il primo dei due discorsi di quella giornata. Il mattino dopo consacrò l’altare maggiore, dedicato a Sant’Andrea apostolo, nel quale furono inserite le reliquie dei martiri Clemente e Massimino[4].
“Alle 19 e ½ cresimava 300 ragazzi, teneva la dottrina cristiana, dava opportuni avvertimenti dal pulpito e colla benedizione solenne partiva alle 11 e ½ per Galliate in automobile, visitando nel passaggio la Madonnina colla grotta di Lourdes al lago.
Rispetto alla precedente visita erano avvenuti alcuni sensibili cambiamenti riguardo l’attività lavorativa degli abitanti, suddivisa equamente tra operai ed agricoltori. Erano sorte anche tre segherie che davano occupazione al alcuni falegnami e 40 operai.

CONTROVERSIA TRA I BOSSI ED I COTTALORDA SU S. LORENZO

Un aspetto particolare della realtà azzatese era dovuto alla presenza di un discreto numero di “signori e benestanti” e di numerosi villeggianti in autunno. I principali possidenti erano i nobili Riva-Cottalorda, i conti Avogadro di Collobiano di Torino, i nobili Ferrari, il barone Baroffio Dall’Aglio, l’ing. Morandi e la contessa Castellani.
Il parroco don Redaelli segnalava, tra l’altro, che gli abitanti di Erbamolle, frazione di Azzate ma sotto la cura della parrocchia di Buguggiate, venivano sempre a messa alla parrocchiale di Azzate. L’asilo infantile aveva visto quasi raddoppiati il numero dei partecipanti, pur usufruendo dei soliti locali parrocchiali[5]
Ci fu anche un episodio increscioso, legato alla lunga disputa giudiziaria tra la fabbriceria ed i proprietari dell’Oratorio di S. Lorenzo, conti Bossi e Cottalorda. Il pomo della discordia era a chi spettasse l’adempimento degli oneri di culto: i primi chiedevano che si continuasse a celebrare ad uso pubblico così come da tempo immemorabile si usava fare, i secondi sottolineavano l’aspetto privato dell’edificio ribattevano che non poteva ritenersi pubblica la destinazione. La lite giudiziaria ebbe inizio con un atto di citazione, 18 maggio 1897, davanti al Tribunale di Milano, da parte del parroco contro i signori Bossi Pietro, Rabaglio, Jenny in Saldini e Sacconaghi Cherubina, “per sentirli condannare all’adempimento indiviso degli oneri di una cappellania fondata con atto 27 maggio 1329 dal sac. Beltramo Bossi di Castelseprio e svincolata con atti eretti avanti l’Ufficio Registro di Varese”. (A.P.A., Chiese sussidiarie, c. 4, f. 2).
La vertenza si protrasse per ben 9 anni, fino a quando, dopo varie sentenze, il Tribunale di Milano “con sentenza 30 maggio 1906 giudicò assolti tutti i convenuti da ogni domanda della fabbriceria caricando questa ed il parroco delle spese di sentenza. Questo giudicato essendo gravatorio per la fabbriceria dacché mal apprezzò in fatto e in diritto le risultanze della causa fu appellato dalla fabbriceria”. Poi accadde l’imprevisto che pose finalmente fine alla disputa: “Essendo in corso di causa morto Giacomo Cottalorda (l’unico che non si era ritirato tra gli aventi causa), si citarono gli eredi, che rinunciarono all’eredità. E allora la fabbrica rinunciò nei confronti loro all’azione” (A.P.A., Chiese sussidiarie, c.4. f.2). Si riprese così, per il momento, a celebrare da parte del parroco in determinate occasioni ed alla presenza del popolo.
La lunga diatriba finì per costare più di mille lire, in spese legali, alle due parti: erano infatti intervenuti, nel corso dei giudizi, quattro tra i più prestigiosi principi del foro!
Quando, nel 1905 il card. Ferrari venne in visita pastorale ad Azzate, la vicenda era al culmine della tensione, tanto che fu negato l’accesso alla chiesa di S. Lorenzo al suo delegato. Nelle ordinazioni si legge: “Per l’Oratorio di S. Lorenzo. Mons. Nostro Convisitatore, recatosi per nostro mandato speciale a visitare l’Oratorio di S. Lorenzo in Castello, ci ha riferito che il rappresentante della Nobile Casa Bossi si era rifiutato di aprire detto Oratorio per proibizione avutane in lettera da Girgenti del signor nobile ingegner Pietro Bossi. Siamo costretti dal Nostro dovere di elevare formale protesta contro tale opposizione, nessuna ragione essendovi di sottrarre il detto luogo sacro alla Nostra Arcivescovile competenza e non potendosi dubitare che detto Oratorio sia pubblico, per quanto di patronato privato”. In: ASDMi, Visite pastorali, Varese, Ferrari, II.
L’episodio amareggiò notevolmente don Redaelli che già cominciava ad avvertire i primi cedimenti fisici dovuti ad una lunga malattia che lo porterà nell’arco di tre anni alla tomba.
Dal primo aprile al primo luglio 1906 don Redaelli rimase anche da solo nella cura pastorale della parrocchia, essendo stato promosso alla cura di Lissago il suo coadiutore don Emilio Mari, dopo sette anni di permanenza ad Azzate[6].
Poi, finalmente, arrivò il nuovo coadiutore, fresco d’ordinazione, don Fiorenzo Lavelli, nativo di Bernareggio, che dovette ben presto farsi carico di molti degli impegni liturgici e pastorali del parroco, che nel 1907 vide aggravarsi la sua malattia: morirà il 7 aprile 1908!
Al suo funerale, presente il clero plebano e tanta gente, spettò a don Luigi Baroffio leggere il discorso funebre all’amico e maestro oblato, che così terminava: “Protettore ed aiuto di questi bambini, ai quali fino dai primi anni del suo apostolato hai aperto e mantenuto un Asilo di pace e di ricovero perché crescessero buoni e virtuosi. Protettore ed aiuto di questo popolo di forti lavoratori, ai quali anche negli ultimi anni, mentre la malattia inesorabile ti aveva minato, pensavi a fornire un pane onorato. Protettore ed aiuto a quei poveri emigranti che nelle lontane regioni non potranno giammai dimenticare le cure affettuose e gli illuminati consigli coi quali sempre li hai assistiti. E noi scriveremo sulla tua tomba le parole dei Maccabei: Hic est fratrum amator et populi Israel, hic est qui multum orat pro populo et universa sancta caritate[7].   E non si perderà la tua memoria e sarà ricordato il tuo nome”[8].
Dal primo aprile al primo luglio 1906 don Redaelli rimase anche da solo nella cura pastorale della parrocchia, essendo stato promosso alla cura di Lissago il suo coadiutore don Emilio Mari, dopo sette anni di permanenza ad Azzate[9].
Poi, finalmente, arrivò il nuovo coadiutore, fresco d’ordinazione, don Fiorenzo Lavelli, nativo di Bernareggio, che dovette ben presto farsi carico di molti degli impegni liturgici e pastorali del parroco, che nel 1907 vide aggravarsi la sua malattia: morirà il 7 aprile 1908!
Al suo funerale, presente il clero plebano e tanta gente, spettò a don Luigi Baroffio leggere il discorso funebre all’amico e maestro oblato, che così terminava: “Protettore ed aiuto di questi bambini, ai quali fino dai primi anni del suo apostolato hai aperto e mantenuto un Asilo di pace e di ricovero perché crescessero buoni e virtuosi. Protettore ed aiuto di questo popolo di forti lavoratori, ai quali anche negli ultimi anni, mentre la malattia inesorabile ti aveva minato, pensavi a fornire un pane onorato. Protettore ed aiuto a quei poveri emigranti che nelle lontane regioni non potranno giammai dimenticare le cure affettuose e gli illuminati consigli coi quali sempre li hai assistiti. E noi scriveremo sulla tua tomba le parole dei Maccabei: Hic est fratrum amator et populi Israel, hic est qui multum orat pro populo et universa sancta caritate[10].   E non si perderà la tua memoria e sarà ricordato il tuo nome”[11].





[1] APA, Liber chronicus, I, pp. 75-76.
[2] APA, Chiesa parrocchiale, c. 3, f. 1. Nel 1902 il nobile Giacomo Cottalorda donava l’artistico cancello collocato tra i due spezzoni della balaustra dell’altare maggiore.
[3] APA, Liber chronicus, I, p. 75.
[4] APA, Chiesa parrocchiale, c. 7, f. 1. La riconsacrazione dell’altare maggiore fu dovuta al fatto che nel 1896 era stata sostituita la vecchia mensa, come riferito in precedenza. A ricordo della solennità fu posta la lapide con inciso il seguente testo: HOC ALTARE MAIUS/ARCHIEPISCOPUS MEDIOLANENSIS/V (DIE ANTE9 IDUS OCTOBRIS ANNO MCMV/IN ACTU VISITATIONIS PASTORALIS/ET/DOMINO ANDREAE APOSTOLO DICAVIT. (L’arcivescovo di Milano, durante la visita pastorale, il giorno 11 ottobre 1905 consacrò solennemente questo altare maggiore e lo dedicò a Sant’Andrea apostolo).
[5] Esiste l’Asilo d’Infanzia (I cui locali alla festa servono per riunioni delle figlie di Maria e Luigino). Consta di quattro saloni ed un ppazzaletto esterno. Tutto è compreso nel recinto del chioso parrocchiale, in parte adattato e in parte fabbricato di nuovo a spese del Parroco attuale: quindi resta intestato alla Prebenda Parrocchiale. In ASDM, V.P., Varese, Ferrari, II.
[6] A.P.A., Liber chronicus, I, p. 55.
[7] A.P.A., Liber chronicus, I, pag. 77.
[8] A.P.A., Liber chronicus, I. Pieghevole a stampa intitolato: “In memoria del sacerdote Oblato Don Luigi Redaelli. A chi l’amò in vita, ne pianse la morte. Questo ricordo offre. Il nipote sac. Bassi Luigi. NCMVIII. Elogio funebre recitato dal Molto reverendo Don Luigi Baroffio sul feretro del Sacerdote Oblato Don Luigi Redaelli. Azzate, 11 aprile 1908”.
[9] A.P.A., Liber chronicus, I, p. 55.
[10] A.P.A., Liber chronicus, I, pag. 77.
[11] A.P.A., Liber chronicus, I. Pieghevole a stampa intitolato: “In memoria del sacerdote Oblato Don Luigi Redaelli. A chi l’amò in vita, ne pianse la morte. Questo ricordo offre. Il nipote sac. Bassi Luigi. NCMVIII. Elogio funebre recitato dal Molto reverendo Don Luigi Baroffio sul feretro del Sacerdote Oblato Don Luigi Redaelli. Azzate, 11 aprile 1908”.

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