mercoledì 14 febbraio 2018

CAZZANIGA DON ANGELO



Alle messe celebrate in adempimento dei legati partecipava, in verità, poca gente, salvo che nelle ricorrenze particolarmente sentite dalla popolazione. L’impegno di ampliare la chiesa fu indubbiamente sentito da don Brioschi, tanto che i suoi ultimi anni di vita furono contrassegnati da continui contatti con l’amministrazione comunale ed i possidenti del borgo, per poter concretizzare l’ambito progetto.
Una prima bozza dei lavori fu presentata il 1° marzo 1850, “corredata dai disegni di planimetria ed alzata in spaccato, descrizione delle opere, e stima delle medesime, nonché del relativo capitolato per il caso di un contratto di appalto per la relativa esecuzione”[1].
Ma l’età avanzata e alcuni malanni costrinsero don Brioschi a dover rinunciare nel 1850 al suo mandato sacerdotale e a ritirarsi nella sua natia Monza, dove morì il 19 marzo 1851.
L’opera da lui iniziata fu prontamente ripresa dal suo successore, don Angelo Cazzaniga, originario di Mairago di Coneno in Brianza e già parroco a Brumano, pieve di Lecco[2].
Il progetto di ampliare la chiesa incontrò notevoli difficoltà oltre che di ordine economico anche di vicinato, in quanto andava a contrastare con i diritti della proprietà confinante, nella persona della nobildonna Carolina Della Porta, maritata Del Majno. Costei, appena saputo dell’intenzione di ampliare la chiesa aveva scritto all’Imperial regia Commissaria Distrettuale di Varese “perché le venga comunicato il progetto dell’ampliamento della Chiesa Parrocchiale di Azzate onde non sia pregiudicata nei propri diritti d’accesso alla casa civile di sua ragione”[3].
In occasione del convocato si giunse ad un accordo tra le parti che permise di iniziare i lavori, altrimenti bloccati. L’incarico dei lavori fu affidato il 16 luglio 1851 al capomastro Luigi Bernasconi di Azzate che li portò a termine due anni dopo. Il collaudo fu affidato il 24 novembre 1853 “alla presenza e coll’intervento dei signori Fabbricieri e Parroco locale, e dall’assuntore capomastro, Luigi Bernasconi, colla descrizione e capitali alla mano si sono visitati i singoli lavori che si ritrovano eseguiti”[4].
In occasione della risistemazione di parte della pavimentazione, vennero alla luce i vecchi sepolcreti “con due porte per eccedervi e 24 colle”, prontamente riempiti con il materiale proveniente dall’abbattimento delle pareti laterali[5]
Don Cazzaniga promosse poi tutta una serie di interventi volti ad abbellire la chiesa: dagli stucchi, ornati, agli affreschi, eseguiti da Emilio e Vincenzo De Bernardi negli anni 1853-1854 e Gaetano Barabini nel 1862[6].
Ampliata la chiesa, il parroco pensò bene di procedere nella stessa direzione con la sacrestia e di costruire ex novo un rustico per riporvi gli attrezzi di uso quotidiano.
Anche in questa occasione, tuttavia, c’era da trattare con la solita vicina, la nobildonna Carolina della Porta. Per “disimpegnare siffatta controversia s’interessarono comuni amici ai quali è riuscito di comporre le parti nella seguente convenzione.
1°. La costruzione per l’ingrandimenti della Sagrestia verrà incominciata dalle sue fondamenta verso la Casa della Porta Del Majno discosto dalla medesima once 7 e della stessa guisa in linea retta scendeva per braccia 6 (…)[7]. La convenzione, redatta sotto forma di scrittura privata, risolveva in modo capillare e definitivo il lungo braccia di ferro intavolato da don Cazzaniga con la nobildonna milanese.



MAPPALE N. 874 (Casa sotto la sacrestia della Chiesa Parrocchiale)

Voltura n. 150. Della Porta presidente Pietro per eredità dopo la morte del padre avvenuta il 28 aprile 1834 come da giudicazione di immissione al possesso e all’eredità per decreto del Tribunale di prima Istanza di Milano del 5 agosto 1834 passa a Della Porta Carolina q. Pietro tutelata dall’ing. Bassano Galeazzi. Mappale n. 874 di pertiche 1.9 scudi 18.3.


1882. Nella notte dall’8 al 9 dicembre 1882 e precisamente alle 2 antimeridiane moriva dopo un sol giorno di malattia il distintissimo parroco don Angelo Cazzaniga, lasciando nel pianto la popolazione, specialmente i poveri, e tracce imperiture nelle grandiosi opere a decoro di questa chiesa, quali furono l’ingrandimento di essa, i mobili in noce, la facciata della chiesa, la sagrestia nuova, la casa parrocchiale, ecc. Gli si celebrarono commoventi funerali e per anni ed anni il popolo ne conservò indimenticabile gratitudine specie per la sua generosità e popolarità.
A vicario spirituale in luogo, nella vacanza della parrocchia, fu designato il coadiutore in luogo don
 ….. Censis.


Molti credono che le due lettere dipinte con vernice azzurra e gialla sul cancelletto in ferro che dalla Via Vittorio Veneto dà accesso al piccolo giardinetto delle cosiddette “Casette della Parrocchia” siano le lettere iniziali di Azzate Calcio ma in realtà è il monogramma di Angelo Cazzaniga, parroco di Azzate.
Nato a Bernaga (frazione del Comune di Perego in provincia di Lecco) il 14 settembre 1814 da Giovanni e Giuseppina Mauri, passò nel 1851 dalla parrocchia di Brumano a quella di Azzate, che resse fino alla morte sopraggiunta il 9 ottobre 1882 per ben 31 anni.
Tale trentennio fu ricco di eventi storici fondamentali per il nostro paese: il termine della dominazione austriaca, la proclamazione del Regno d’Italia, la presa di Roma (1870) con la conseguente fine del potere temporale del Papa. La “questione romana” inasprì i rapporti tra Stato e Chiesa, rafforzando anche in Azzate la mentalità laicista, anticlericale, non di rado massonica, diffusa tra le classi dirigenti e privilegiate italiane.
Pertanto il ministero di don Cazzaniga si svolse tra non poche difficoltà. A lui si deve il primo ingrandimento della chiesa parrocchiale[8]. Infatti nel 1853 aggiunge le due navate laterali e fece pure costruire la nuova sagrestia con gli scaffali, pulpito e cantoria su disegno dell'architetto Maciachini, la facciata e la casa parrocchiale.
Venne traslato dal vecchio nel nuovo cimitero di Azzate nel settembre 1958.



I legati di culto, dopo l’unificazione d’Italia, subirono un radicale ridimensionamento e ad Azzate fu il Beneficio di S. Antonio a subire le più pesanti conseguenze.
Con un rogito del 20 novembre 1874 il beneficio veniva incorporato in quello coadiutorale presso la Chiesa Parrocchiale.
Il patrono, nobile Francesco Bossi, figlio del fu conte Luigi, nel 1868, unitamente al marchese Benigno Bossi ed il nobile Galeazzzo Bossi, cedevano i loro diritti e gli oneri alla Parrocchia, dietro un annuo compenso di lire 425. Autorizzavano altresì la Fabbriceria a ritirare quanto contenuto nell’Oratorio di S. Antonio quali arredi, mobili, quadri, campane, suppellettili, ecc. che finirono nella Parrocchiale.
Gli oneri venivano caricati alla Coadiutoria titolare della Parrocchia che, in cambio, si vedeva aumentare gli introiti.
Uno degli istituti plurisecolari azzatesi chiudeva così i battenti e l’Oratorio di S. Antonio si avviava verso un malinconico degrado, i cui segni sono tuttora visibili.

Il 1861 fu un anno di particolare risveglio religioso della parrocchia di Azzate grazie all’opera del nuovo parroco don Angelo Cazzaniga. Tra l’altro commissionò alla Ditta Giuseppe Valori di Milano il magnifico stendardo processionale dei Confratelli in raso di seta, ricamato in seta policroma e filati metallici dorati su imbottitura di cartone.



[1] A.P.A., Chiesa parrocchiale, c. 1, f. 2.
[2] A.P.A., Liber chronicus, 1, p. 51.
[3]
Imperial Regia Commissaria di Varese.

Milano, lì 5 gennaio 1851

Essendo venuto a cognizione della sottoscritta che nel convocato dei censiti di Azzate che verrò tra poco radunato, deve proporsi l’ampliamento di quella Chiesa Parrocchiale mediante l’occupazione di spazi esteriori appartenenti in parte alla Chiesa stessa ed in parte di pubblica ragione i quali sono affetti da servitù di transiti a favore di quegli abitanti e particolarmente per accesso alla Casa Civile di ragione della scrivente, interessa la medesima la compiacenza di questa Commissaria onde voglia far conoscere alla Deputazione Comunale di Azzate:
1°. L’obbligo che le incombe di comunicare alla sottoscritta quale parzialmente interessata il progetto dell’ampliazione
     suddetta onde possa farvi quelle ragionevoli osservazioni che fossero      del caso a tutela di propri diritti.
2°. Aspettando che venga essa istante prevenuta in tempo debito del giorno in cui avrà luogo il convocato onde volendo
     possa farvi intervenire un suo rappresentante e perito per conoscere se o  meno sia per recarsi pregiudizio e
     restrizione all’attuale di lei uso e possesso del già limitato ed incomodo accesso alla suddetta propria Casa.
3°. Dichiara finalmente e protesta che ove non fossero osservate in tutto e per tutto le leggi ed i regolamenti che tutelano
     i diritti pubblici e privati sull’uso delle strade, troverebbesi la scrivente nella spiacevole posizione di dover impetrare
     superiormente l’appoggio.
Nella lusinga di essere esaudita nella sua giusta domanda si protesta con distinta stima.
Carolina Della Porta maritata Del Majno.

(A.C.A., Culti e cimiteri, c. 7).

[4] Ecco i punti più importanti della relazione di collaudo: “Alle nuove cappelle laterali, che formano, siccome comunicanti l’una coll’altra due piccole laterali navate alla chiesa esistente, si è dato maggiore larghezza portando in fuori sulla linea di facciata a ponente quei fianchi, a differenza del disegno, e formando un fianco comune tra la prima e la seconda Cappella, invece dei due come era prescritto.
Doversi quindi calcolare per l’allungamento dei muri per la fondamenta braccia 39 di lunghezza per braccia 1.6 grossezza e braccia1.1 della navata di mezzo della Chiesa (…)”.
(A.P.A., Chiesa parrocchiale, c. 1, f. 2. Il Bernasconi lavorò alla facciata della chiesa nel 1859.
[5] Nel sepolcro dei Bossi era stata posta nel 1758 la seguente lapide: “A Dio ottimo e massimo. Allo spettabile e magnifico signore Giovanni Antonio trisavolo, padre fondatore e al padre Giovanni Stefano, ottimo restauratore, i figli Antonio Francesco, medico collegiato e Giovanni Battista Bossi, giureconsulto, riconoscenti, posero nell’anno 1758”.
Vedi anche G: VETTORE, Una lapide del 1758 arricchisce il patrimonio dell’Archivio storico di Azzate, in “il gAzzatino”, 12 (1984).
[6] A.P.A., Chiesa parrocchiale, c. 1 ff. 2-3.
[7] A.P.A., beneficio parrocchiale, c. 4, f. 1.
[8] Estratto da La Rete, Anno 15, n. 2 (supplemento) del 10 ottobre 1995.

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