Alle messe celebrate in adempimento dei legati partecipava,
in verità, poca gente, salvo che nelle ricorrenze particolarmente sentite dalla
popolazione. L’impegno di ampliare la chiesa fu indubbiamente sentito da don
Brioschi, tanto che i suoi ultimi anni di vita furono contrassegnati da
continui contatti con l’amministrazione comunale ed i possidenti del borgo, per
poter concretizzare l’ambito progetto.
Una prima bozza dei lavori fu presentata il 1° marzo 1850,
“corredata dai disegni di planimetria ed alzata in spaccato, descrizione delle
opere, e stima delle medesime, nonché del relativo capitolato per il caso di un
contratto di appalto per la relativa esecuzione”[1].
Ma l’età avanzata e alcuni malanni costrinsero don Brioschi
a dover rinunciare nel 1850 al suo mandato sacerdotale e a ritirarsi nella sua
natia Monza, dove morì il 19 marzo 1851.
L’opera da lui iniziata fu prontamente ripresa dal suo
successore, don Angelo Cazzaniga, originario di Mairago di Coneno in Brianza e
già parroco a Brumano, pieve di Lecco[2].
Il progetto di ampliare la chiesa incontrò notevoli
difficoltà oltre che di ordine economico anche di vicinato, in quanto andava a
contrastare con i diritti della proprietà confinante, nella persona della
nobildonna Carolina Della Porta, maritata Del Majno. Costei, appena saputo
dell’intenzione di ampliare la chiesa aveva scritto all’Imperial regia
Commissaria Distrettuale di Varese “perché le venga comunicato il progetto
dell’ampliamento della Chiesa Parrocchiale di Azzate onde non sia pregiudicata
nei propri diritti d’accesso alla casa civile di sua ragione”[3].
In occasione del convocato si giunse ad un accordo tra le
parti che permise di iniziare i lavori, altrimenti bloccati. L’incarico dei
lavori fu affidato il 16 luglio 1851 al capomastro Luigi Bernasconi di Azzate
che li portò a termine due anni dopo. Il collaudo fu affidato il 24 novembre
1853 “alla presenza e coll’intervento dei signori Fabbricieri e Parroco locale,
e dall’assuntore capomastro, Luigi Bernasconi, colla descrizione e capitali
alla mano si sono visitati i singoli lavori che si ritrovano eseguiti”[4].
In occasione della risistemazione di parte della
pavimentazione, vennero alla luce i vecchi sepolcreti “con due porte per
eccedervi e 24 colle”, prontamente riempiti con il materiale proveniente
dall’abbattimento delle pareti laterali[5]
Don Cazzaniga promosse poi tutta una serie di interventi
volti ad abbellire la chiesa: dagli stucchi, ornati, agli affreschi, eseguiti
da Emilio e Vincenzo De Bernardi negli anni 1853-1854 e Gaetano Barabini nel
1862[6].
Ampliata la chiesa, il parroco pensò bene di procedere nella
stessa direzione con la sacrestia e di costruire ex novo un rustico per riporvi gli attrezzi di uso quotidiano.
Anche in questa occasione, tuttavia, c’era da trattare con
la solita vicina, la nobildonna Carolina della Porta. Per “disimpegnare
siffatta controversia s’interessarono comuni amici ai quali è riuscito di
comporre le parti nella seguente convenzione.
1°. La costruzione per l’ingrandimenti della Sagrestia verrà
incominciata dalle sue fondamenta verso la Casa della Porta Del Majno discosto dalla
medesima once 7 e della stessa guisa in linea retta scendeva per braccia 6 (…)[7]. La
convenzione, redatta sotto forma di scrittura privata, risolveva in modo capillare
e definitivo il lungo braccia di ferro intavolato da don Cazzaniga con la
nobildonna milanese.
MAPPALE N. 874 (Casa
sotto la sacrestia della Chiesa Parrocchiale)
Voltura n. 150. Della Porta presidente Pietro per eredità
dopo la morte del padre avvenuta il 28 aprile 1834 come da giudicazione di
immissione al possesso e all’eredità per decreto del Tribunale di prima Istanza
di Milano del 5 agosto 1834 passa a Della Porta Carolina q. Pietro tutelata
dall’ing. Bassano Galeazzi. Mappale n. 874 di pertiche 1.9 scudi 18.3.
1882. Nella notte dall’8 al 9 dicembre 1882 e precisamente
alle 2 antimeridiane moriva dopo un sol giorno di malattia il distintissimo
parroco don Angelo Cazzaniga, lasciando nel pianto la popolazione, specialmente
i poveri, e tracce imperiture nelle grandiosi opere a decoro di questa chiesa,
quali furono l’ingrandimento di essa, i mobili in noce, la facciata della
chiesa, la sagrestia nuova, la casa parrocchiale, ecc. Gli si celebrarono
commoventi funerali e per anni ed anni il popolo ne conservò indimenticabile
gratitudine specie per la sua generosità e popolarità.
A vicario spirituale in luogo, nella vacanza della
parrocchia, fu designato il coadiutore in luogo don
….. Censis.
Molti credono che le due lettere dipinte con vernice
azzurra e gialla sul cancelletto in ferro che dalla Via Vittorio Veneto dà
accesso al piccolo giardinetto delle cosiddette “Casette della Parrocchia”
siano le lettere iniziali di Azzate Calcio ma in realtà è il monogramma di
Angelo Cazzaniga, parroco di Azzate.
Nato a Bernaga (frazione del Comune di Perego in provincia
di Lecco) il 14 settembre 1814 da Giovanni e Giuseppina Mauri, passò nel 1851
dalla parrocchia di Brumano a quella di Azzate, che resse fino alla morte
sopraggiunta il 9 ottobre 1882 per ben 31 anni.
Tale trentennio fu ricco di eventi storici fondamentali
per il nostro paese: il termine della dominazione austriaca, la proclamazione
del Regno d’Italia, la presa di Roma (1870) con la conseguente fine del potere
temporale del Papa. La “questione romana” inasprì i rapporti tra Stato e
Chiesa, rafforzando anche in Azzate la mentalità laicista, anticlericale, non
di rado massonica, diffusa tra le classi dirigenti e privilegiate italiane.
Pertanto il ministero di don Cazzaniga si svolse tra non
poche difficoltà. A lui si deve il primo ingrandimento della chiesa
parrocchiale[8]. Infatti nel 1853 aggiunge
le due navate laterali e fece pure costruire la nuova sagrestia con gli
scaffali, pulpito e cantoria su disegno dell'architetto Maciachini, la facciata
e la casa parrocchiale.
Venne traslato dal vecchio nel nuovo cimitero di Azzate
nel settembre 1958.
I legati di culto, dopo l’unificazione d’Italia, subirono un
radicale ridimensionamento e ad Azzate fu il Beneficio di S. Antonio a subire
le più pesanti conseguenze.
Con un rogito del 20 novembre 1874 il beneficio veniva
incorporato in quello coadiutorale presso la Chiesa Parrocchiale.
Il patrono, nobile Francesco Bossi, figlio del fu conte
Luigi, nel 1868, unitamente al marchese Benigno Bossi ed il nobile Galeazzzo
Bossi, cedevano i loro diritti e gli oneri alla Parrocchia, dietro un annuo
compenso di lire 425. Autorizzavano altresì la Fabbriceria a ritirare quanto
contenuto nell’Oratorio di S. Antonio quali arredi, mobili, quadri, campane,
suppellettili, ecc. che finirono nella Parrocchiale.
Gli oneri venivano caricati alla Coadiutoria titolare della
Parrocchia che, in cambio, si vedeva aumentare gli introiti.
Uno degli istituti plurisecolari azzatesi chiudeva così i
battenti e l’Oratorio di S. Antonio si avviava verso un malinconico degrado, i
cui segni sono tuttora visibili.
Il 1861 fu un anno di particolare risveglio religioso della
parrocchia di Azzate grazie all’opera del nuovo parroco don Angelo Cazzaniga.
Tra l’altro commissionò alla Ditta Giuseppe Valori di Milano il magnifico
stendardo processionale dei Confratelli in raso di seta, ricamato in seta
policroma e filati metallici dorati su imbottitura di cartone.
[1] A.P.A., Chiesa parrocchiale, c. 1, f. 2.
Imperial Regia Commissaria di
Varese.
Milano, lì 5 gennaio 1851
Essendo venuto a cognizione
della sottoscritta che nel convocato dei censiti di Azzate che verrò tra poco
radunato, deve proporsi l’ampliamento di quella Chiesa Parrocchiale mediante
l’occupazione di spazi esteriori appartenenti in parte alla Chiesa stessa ed in
parte di pubblica ragione i quali sono affetti da servitù di transiti a favore
di quegli abitanti e particolarmente per accesso alla Casa Civile di ragione della
scrivente, interessa la medesima la compiacenza di questa Commissaria onde
voglia far conoscere alla Deputazione Comunale di Azzate:
1°. L’obbligo che le incombe
di comunicare alla sottoscritta quale parzialmente interessata il progetto
dell’ampliazione
suddetta onde possa farvi quelle ragionevoli
osservazioni che fossero del caso a
tutela di propri diritti.
2°. Aspettando che venga essa
istante prevenuta in tempo debito del giorno in cui avrà luogo il convocato
onde volendo
possa farvi intervenire un suo rappresentante
e perito per conoscere se o meno sia per
recarsi pregiudizio e
restrizione all’attuale di lei uso e possesso
del già limitato ed incomodo accesso alla suddetta propria Casa.
3°. Dichiara finalmente e
protesta che ove non fossero osservate in tutto e per tutto le leggi ed i regolamenti
che tutelano
i
diritti pubblici e privati sull’uso delle strade, troverebbesi la scrivente nella
spiacevole posizione di dover impetrare
superiormente l’appoggio.
Nella lusinga di essere
esaudita nella sua giusta domanda si protesta con distinta stima.
Carolina Della Porta maritata
Del Majno.
(A.C.A., Culti e cimiteri, c. 7).
[4] Ecco i punti più
importanti della relazione di collaudo: “Alle nuove cappelle laterali, che
formano, siccome comunicanti l’una coll’altra due piccole laterali navate alla
chiesa esistente, si è dato maggiore larghezza portando in fuori sulla linea di
facciata a ponente quei fianchi, a differenza del disegno, e formando un fianco
comune tra la prima e la seconda Cappella, invece dei due come era prescritto.
Doversi quindi calcolare per l’allungamento dei muri
per la fondamenta braccia 39 di lunghezza per braccia 1.6 grossezza e
braccia1.1 della navata di mezzo della Chiesa (…)”.
(A.P.A., Chiesa
parrocchiale, c. 1, f.
2. Il Bernasconi lavorò alla facciata della chiesa nel 1859.
[5] Nel sepolcro dei Bossi era
stata posta nel 1758 la seguente lapide: “A Dio ottimo e massimo. Allo
spettabile e magnifico signore Giovanni Antonio trisavolo, padre fondatore e al
padre Giovanni Stefano, ottimo restauratore, i figli Antonio Francesco, medico
collegiato e Giovanni Battista Bossi, giureconsulto, riconoscenti, posero
nell’anno 1758”.
Vedi anche G: VETTORE, Una lapide del 1758 arricchisce il patrimonio dell’Archivio storico di
Azzate, in “il gAzzatino”, 12 (1984).
[6] A.P.A., Chiesa parrocchiale, c. 1 ff. 2-3.
[7] A.P.A., beneficio parrocchiale, c. 4, f. 1.
[8] Estratto da La Rete, Anno 15, n. 2 (supplemento) del
10 ottobre 1995.
Nessun commento:
Posta un commento