sabato 10 febbraio 2018

LIBER CHRONICUS DELLA PARROCCHIA DI AZZATE - SECONDA PARTE




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18 OTTOBRE 1968 – SUOR LORENZA E’ TORNATA AL PAESE NATIO

Mercoledì 16 corrente mese una delegazione di suore e di infermiere del Convalescenziario “Crocetta” di Torino ha accompagnato ad Azzate le spoglie mortali di suor Lorenza Colli, salita al cielo dopo lunga sofferenza.
Il cappellano del convalescenziario, don Berrino, ha gentilmente rivolto ai parenti e conoscenti della defunta alcune parole di compianto, volte rievocare la sua nobile opera di apostolato.
“Abbiamo riportato al suo paese e ai suoi parenti ciò che rimane di Suor Lorenza; voi ce l’avete data 36 anni fa giovane, piena di vita e di energie, noi l’abbiamo adoperata, oserei dire sfruttata, e oggi vi rendiamo il suo corpo inanimato. Ma per merito suo angolo di terra, prima sconosciuto, ora vive nella nostra mente e nel nostro cuore e noi lo ricordiamo con gratitudine e riconoscenza.
Agli occhi del mondo la vita di suor Lorenza è stata misera: ha rinunciato alla gioia e ai piaceri che la vita poteva offrirle per dedicare tutta sé stessa ed alleviare le sofferenze altrui.
Ha prodigato le sue cure, le sue energie,, le sue parole di conforto e di speranza peri gli ammalati, i sofferenti, i moribondi, senza risparmiarsi. Eppure come oggi la sua vita appare piena di merito ed invidiabile!
Noi non vogliamo mettere in dubbio le parole del Vangelo “Si farà più festa in Cielo per un peccatore pentito che per 99 giusti…” ma non possiamo non pensare che oggi sia stato festeggiato l’ingresso di Suor Lorenza nella Comunità dei Santi dopo una vita trascorsa nelle rinunce e nella dedizione agli altri. Non le diciamo arrivederci, perché la nostra Fede ci assicura che ella vive ancora in mezzo a noi nella gloria di Dio”.

DOPO LA MADONNINA DEL LAGO

Domenica il tempo favorevole ha facilitato la discesa dei partecipanti verso il solitario Santuario della madonnina del Lago.
I canestri offerti, più numerosi dell’anno scorso, all’incanto hanno dato un ricavo che si aggira sul livello dell’anno passato. I “praticoni”, però avevano notato, sebbene sottovoce, la causa: mancava all’incanto un concorrente, il signor Giuseppe Tibiletti di Lugano, nativo di Azzate da tanti anni in Svizzera.
Però dobbiamo confessare che se era assente con la persona, era presente in spirito. Infatti in questi giorni è giunto un suo scritto dall’Isola d’Ischia (Napoli), dove si trova per un periodo di cura, col quale ha manifestato il suo rammarico per non aver potuto presenziare alla cara festa della Madonnina e, in segno del perenne ricordo, ha inviato un’offerta con assegno bancario.
A tutti gli offerenti dei canestri e al signor Tibiletti vada dunque il nostro ringraziamento.

IL TRENILANDIA

Era più di un mese che il nostro Trenilandia era andato in letargo e ciò si era reso necessario per il sopraggiungere del freddo.
Le locomotive erano rimaste allineate davanti alla stazione; le navicelle della funivia non penzolavano più sui loro cavi portanti, dalla fontanella non si innalzava più lo spruzzo argenteo dell’acqua; anche le campane della chiesina non mandavo più i loro dolci rintocchi: il tempo si era fermato sul grandioso plastico in miniatura.
Ma ecco che improvvisamente qualcosa è venuto a risvegliare il forzoso ma anche meritato riposo: sono bastai alcuni riflettori, una macchina da presa e soprattutto l’allegro vociare degli alunni della scuola elementare perché tutto si risvegliasse e ogni cosa riprendesse la sua funzione.
Il Trenilandia era pronto per dare sfoggio di tutta la sua bellezza e per avere il suo momento di celebrità.
In quel momento non erano certo gli sguardi ansioso dei ragazzi presenti che lo preoccupavano, ci era abituato ormai, ma le macchine della RAI-TV erano per lui un’esperienza nuova e, per di più, il suo pubblico sarebbe diventato di centinaia di migliaia di ragazzi. Il suo maestoso spettacolo è apparso infatti sui teleschermi di tutta Italia nella rubrica “giocattoli e giochi” delle TV dei ragazzi di venerdì.
Il Trenilandia non ha dubbi che il suo spettacolo sia piaciuto e perciò rivolge a tutti un cordiale invito affinché con la sua prossima riapertura primaverile lo si venga a vedere di persona per poterne gustare pienamente la grande bellezza.

LA BUFERA DI VENTO SPAZZA I TETTI… E I LADRI SPAZZANO LE VILLE

Dopo la Messa vespertina di domenica il vento si era fatto così gagliardo che sembrava volesse avvolgere nel suo turbine ogni cosa e portarsela via. E tanti ci mise che in un solo colpo, con la sua violenza scatenata, riuscì a sollevare al completo il tetto della casa del signor Carlo Triacca, da poco costruita, e a ributtarlo per una metà sulla piazza del Belvedere, mentre l’altra rimaneva in bilico con grande continuo pericolo, Inoltre questo provocava il tranciamento della line elettrica, lasciando così buona parte delle vie del paese senza illuminazione.
E’ stato necessario il pronto intervento dei Vigili del Fuoco per la rimozione delle macerie e per abbattere la parte pericolante.
L’operazione in breve è stata felicemente conclusa, ma intanto, protetti dal frastuono del vento e dall’oscuramento della zona, i ladri, che presumibilmente partiti dall’abitazione dell’ing. Re, dove avevano bivaccato e atteso il momento di agire, hanno avuto facile gioco per “visitare e spazzare” alcune ville incustodite, fra le quali quelle dei signori Sonetti, Basilico e dell’ing. Pedote.
In quest’ultima, però i malfattori dovevano incontrare il risoluto intervento della signora che ritornata all’insaputa, dava l’allarme e li costringeva a fuggire.

DOMENICA 13 OTTOBRE 1968
LA FESTA DELLA MADONNINA DEL LAGO
Attesa e puntuale, alla seconda domenica ritorna con l’ottobre la festa della nostra Madonnina del Lago: Fissata dalla tradizione nel mese più caro, dopo il maggio, ai devoti di Maria, à la sagra più suggestiva dell’anno e di tutta la zona sud rivierasca del Lago di Varese.
A mezzo autunno, quando ormai sono terminati i raccolti e non rimangono che gli ultimi frutti ad impigrire al tepido sole di ottobre, scendono gli Azzatesi al Santuario adagiati fra il verde dei prati e gli alti pioppi del lago a pregare la Madonna per l’anno ormai vicino al tramonto e chiedere aiuto per i tanti bisogni che ogni nuovo anno porta con sé.
Quanti ricordi, quante memorie, racchiude questa festa! I vecchi che ormai non possono reggere alla fatica della lunga discesa e del faticoso ritorno, affidano ai giovani l’incarico di accendere la candeletta, di “chiedere la grazia” e di correre all’incanto dei canestri.
Gli abitanti delle cascine sparse sul pendio della collina corrono tutti giulivi e festanti perché questa è la loro festa.
PROGRAMMA:
Ore 9 S. Messa al Santuario (in sostituzione della seconda Messa delle ore 8.030 in parrocchia).
Ore 14: processione delle offerte.
Ore 15: canto della Compieta e benedizione.
Ore 15.30 incanto dei canestri.
Ore 17: S. Messa vespertina in Santuario (in sostituzione della Messa vespertina delle ore 18 in parrocchia).

IN MEMORIA DEL DOTTOR ANGELO ZOCCHI

Giovedì 3 ottobre si è spenti ad Azzate, dopo una lunga e dolorosa malattia, il medico condotto dottor Angelo Zocchi.
Questo lutto non colpisce soltanto Azzate, ma anche tutti quei paesi che fino che fino a una decina fa facevano parte della sua condotta. Oltre alla comunità di Azzate, anche quelle di Buguggiate, Brunello, Galliate, Daverio, Bodio, Lomnago e Crosio ricordano la sua opera serena e dedita al bene, il suo servizio scrupoloso, competente, soprattutto amorevole.
Il dottor Zocchi ha prestato servizio presso il Consorzio medico di Azzate fin dal lontano 1941 e per ben ventisette anni la sua presenza sollecita è stata di conforto, oltre che di pratica utilità, per intere generazioni. La malattia, che da tempo lo minava, è esplosa nel mese di giugno ed è stata vana ogni cura: la forte fibra del nostro dottore ha resistito invano per più di tre mesi, alla fine, munita dei conforti religiosi, la sua anima è ritornata al Creatore.
In questo momento di sincero dolore, vorremmo ricordare questi aspetti della sua personalità che maggiormente ci sembrano mettere in luce lo spirito intimamente cristiano che lo ha sempre animato. Ci torna alla mente la commozione profonda che lo assaliva ogni volta che contribuiva a portare alla vita un nuovo membro del consorzio umano o la costante preoccupazione, di fronte ai casi disperati, che il paziente fosse tempestivamente confortato dall’assistenza spirituale dei Ministri di Dio. Ricordiamo la sua presenza serena e confortante, mai indifferente, sempre conscia della sua altissima missione.
Il dottor Zocchi faceva parte di quella categoria dei medici condotti 2d’altri tempi”, altrettanto pronti nel somministrare ricette e parole buone. La sua scomparsa assume così, in un certo senso, il significato di un simbolo: la fine delle figura di un medico paterno, uomo prima che tecnico, amico prima che specialista.
Sono ad accoglierlo, lassù, tutti quei nostri cari che assisté e confortò, nelle ultime ore fatali, con dedizione professionale e con amore cristiano.

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Nato 22 giugno 1909 a Colmar (Alsazia) + Azzate 3 ottobre 1968

Ha raggiunto la Casa del Padre il sacerdote di Cristo padre Celso Pirovano degli Oblati vicari, accompagnato dalle benedizioni del Santo Padre, del cardinale arcivescovo, delle eccellenze mon. Venini, Schiavini, Oldani, dalle assidue preghiere dei suoi confratelli, amorevolmente assistito dall’affetto del fratello Virgilio, dei nipoti letizia, Luigi, Enrico, Delfina e parenti tutti.
I funerali avranno luogo presso la basilica di S. Celso, Corso Italia 37, Milano ore 8.45
Milano, 31 ottobre 1968.

1968
I due vetri decorati posti nella cappella della Madonna e di S. Carlo sono stati donati dalla signora Pedrotti di Galliate, unitamente ad altre quattro vetrate sovrapposte alle finestre della Chiesa di S. Rocco

L’ideatore del nuovo altare è stato il nostro avvocato architetto Gaetano Sala il quale ha curato la nuova disposizione dei marmi a mezzo di una ditta di Milano che ha compiuto un lavoro a regola d’arte. L’architetto Salda saldava la fattura (2 milioni e più).

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PENTECOSTE 1969
IL NUOVO ALTARE DELLA CHIESA

L’altare con la mensa addossata alla parete e col sacerdote che celebrava voltando le spalle ai fedeli non è più che un lontano ricordo.
Le innovazioni apportate dal Concilio Vaticano II ci hanno abituato da tempo a vedere il sacerdote celebrare la messa rivolto verso l’assemblea.
Tuttavia quella che sembrava una novità non era che un ritorno all’antico, alle origini del cristianesimo.
Con il documento Inter ecumenici del 26 settembre 1964, emanata dalla Sacra Congregazione dei Riti per l’esatta applicazione della Costituzione Liturgica, venivano impartite disposizioni pratiche per “rendere la Liturgia sempre più rispondente allo spirito del Concilio”, allo scopo cioè di rendere più attiva la partecipazione dei fedeli alle sacre funzioni.
Fra le altre cose, nel documento si davano precise istruzioni sulla disposizione degli altari nelle chiese.
Il n. 91 dice: “E’ bene che l’altare maggiore sia staccato dalla parete per potervi facilmente girare intorno e celebrare rivolti verso il popolo. Nell’edificio sacro sia posto in luogo tale da risultare come il centro ideale a cui spontaneamente converga l’attenzione di tutta l’assemblea”.
E poco più avanti: “Inoltre il presbiterio attorno all’altare sia di ampiezza sufficiente a consentire un agevole svolgimenti dei sacri riti”.
Per ottemperare a queste disposizioni si era improvvisato, come in quasi tutte le chiese, un altare in legno. Era bellino, non c’è che dire, con quelle quattro colonnine intarsiate e dorate, avanzi di un vecchio catafalco. Ma si sapeva che era provvisorio: una soluzione di ripiego in attesa di un’opera definitiva.
L’opera definitiva ora è giunta compimento, grazie alla generosità di alcuni benefattori..
L’altare, come si presenta adesso, dà subito l’impressione di armoniosa fusione degli elementi, di squisita ma sobria eleganza.
Della balaustra sono rimasti solo due moncherini e, per di più, spostati avanti di quasi un metro, sì da lasciare maggiore spazio al presbiterio. Non danno più l’impressione di una barriera che separi il popola dal sacerdote celebrante, e lo escluda dal sancta sanctorum, si direbbe invece due balconcini avanzati verso l’assemblea dei fedeli.
Fra l’uno e l’altro lo spazio è aperto, arioso. Alla loro base, i due gradini già esistenti appaiono lunghissimi e invitano lo sguardo  a salire sul piano del presbiterio, a soffermarsi sulla sacra mensa. Questa sorge su sei colonnine di marmo rossiccio, identiche a quelle dei due balconcini.
E’ stata un’idea brillante quella di rimpicciolire la balaustra e usarne gli elementi per il nuovo altare. Rifatto anche il pavimento del presbiterio con marmo dello stesso colore, l’insieme è perfettamente intonato alle parti già esistenti.
La tavola della mensa è ancora quella del vecchio altare: una bella lastra di marmo grigio di Viggiù, ora abbellita da una cornicetta di marmo rossiccio come quello delle colonnine.
Ci sembra interessante dare una rapida scorsa alle note d’archivio che riferiscono sulle varie modifiche subite dall’altar maggiore della nostra chiesa nel corso dei secoli.
E’ quasi certo che l’antica chiesa fu ampliata nel 1500 con l’aggiunta degli attuali presbiterio, coro e abside. La cosa sembra provata da un muro terminante dell’antico edificio. In occasione dell’ampliamento deve esser stato fatto il nuovo altare. La chiesa così ampliata e il nuovo altare furono consacrati il 18 ottobre 1545 da mons. Melchiorre Crivelli, vescovo di Tagaste e coadiutore di Bergamo, come attesta una scritta che si legge sopra la porta centrale: “Hoc templum ac alatre maius consecravit Melchion Cribellius, espiscopus Tagastensis, anno 1545”.
Nel 1854 il parroco don Cazzaniga provvide ad allargare ulteriormente la chiesa aggiungendovi le due navate laterali.
Nel 1896 l’altare fu sconsacrato per essere abbellito con rivestimenti in marmo. E’ appunto in questa versione che lo abbiamo visto sino a pochi anni fa, e lo vediamo ancora in parte.
L’11 ottobre 1905 il cardinal Ferrari lo riconsacrava solennemente dedicandolo a S. Andrea Apostolo.
Nella mensa venivano racchiuse le reliquie dei santi martiri Clemente e Massimino
L’ultima modifica è quella attuale, di cui abbiamo parlato sopra.
                                                                                                        Luciano Tibiletti

SETTEMBRE 1969

La prima domenica di settembre nella ricorrenza della solennità di S. Maria Nascente, Azzate festeggia la sua “sagra”.
Sarebbe stata senza dubbio l’occasione più adatta e propizia per presentare a tutta la cittadinanza, parenti, amici e parrocchiani del Vicariato, il nuovo complesso del nostro Centro Culturale e Ricreativo che solo dopo lustri di sacrifici e lavoro sembra finalmente volgere alla definitiva realizzazione.
Ma purtroppo l’edificio che in tutta la sua imponente mole e complessità ci ha riservato non pochi problemi tecnici ed economici, ancora una volta ha voluto avere ragione sulle nostre previsioni non consentendoci di poter ufficialmente inserire nei programmo della Festa Patronale la sua presentazione.
Comunque si tratta solamente di un rinvio che ci permetterà di maggiormente assaporare la gioia della sospirata inaugurazione.
Accontentiamoci intanto di vedere già in piena attività la sala cinematografica e la palestra guardando serenamente e con fiducia l’avvenire dell’opera tanto attesa e desiderata, certi di raggiungere il completo fine educativo, culturale e sportivo per il quale i nostri immensi sacrifici tanto hanno cercato di realizzare,
La festa sarà preceduta un triduo tenuto dal reverendo signor parroco di Brunello, professor don Umberto Colombo nei giorni di giovedì, venerdì e sabato 4,5 e 6 settembre, che con la sua calda e suadente parola saprò preparare i nostri animi all’altare della solenne liturgia Mariana.
Inoltre, come di consueto, non mancherà il tradizionale banco di beneficenza che la nostra gioventù studentesca sta attivamente preparando.
La processione sarà solennizzata dal Corpo Musicale di Schianno nel quale si distinguono con onore i nostri musicanti orgogliosi di apportare il loro contributo alla nostra festa.
Il prevosto di Azzate con i parroci ed i sacerdoti della Pieve, partecipano al grave lutto di Galliate Lombardo per la morte del Parroco don Umberto Cicogna avvenuto lunedì 3 marzo 1969.
I funerali si svolgeranno mercoledì 5 marzo alle ore15.
Azzate. 4 marzo 1969

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24 OTTOBRE 1969
S’INAUGURA DOMENICA IL MONUMENTO AI CADUTI

Anche Azzate ora ha il suo monumento ai caduti. E’ stato posto al centro dell’area del vecchio cimitero, di fianco alla chiesetta di S. Rocco, secondo un’idea già prospettata due amministrazioni or sono.
Il monumento, opera dello scultore Felice Mina di Cantello, è formato da una parte architettonica e di una scultura. La parte architettonica è composta di tre quinte monolitiche a forma di parallelepipedo rettangolare: quella centrale, più alta, regge la scultura; le due laterali aperte a libro: su quella di sinistra (per chi guarda) sono incisi in oro i nome dei caduto. Un’altra quinta monolitica a forma di squadra s’incastra, col suo braccio superiore, all’altra di destra. La parte architettonica che raggiunge i metri 5.50 di altezza, è di serizzo grigio. La scultura invece, alta metri 2.40 è in granito rosa di Baveno; raffigura una donna velata con una colomba sulla spalla sinistra, e simboleggia la vittoria della pace.
Ai piedi della statua, un piastrino a prima triangolare sostiene una mensola che, all’occorrenza, può servire da altarino, o per deporvi fiori e corone.
Il monumento è assolutamente privo di retorica, e si distingue per armonia e sobrietà. Se si avrà un buon gusto nel sistemare il giardinetto circostante, rimettendo in ordine anche l’adiacente chiesetta di S. Rocco, si darà una completa e decorosa sistemazione a tutta l’ex-area cimiteriale, creando nello stesso tempo un suggestivo angolo in cui il vecchio porticato e la chiesuola farebbero da piacevole contrasto alla geometrica architettura del monumento. Antivo e nuovo felicemente sposati in una bella cornice di verde. Nutriamo fiducia nei nostri tecnici e negli Enti interessati.
Il Comitato per l’erezione del monumento ha diffuso in questi giorni un opuscoletto che illustra l’opera dello scultore e reca i nomi e le fotografie dei caduti nelle varie guerre. Esso inoltre vuole mettere in evidenza i due scopi essenziali dell’iniziativa: primo, quello di ricordare degnamente tutti coloro che hanno sacrificato la vita per amore della patria, o della libertà, o nel compimento del dovere; secondo, quello d’essere di monito alle generazioni future.
Qualcuno ha detto che l’erezione del monumento ai caduti non dev’essere un atto di pensiero, ma un atto d’amore. E lo è. Anche se è impossibile di giungere l’amore dal pensiero.
La cerimonia dell’inaugurazione, che avverrà domenica prossima, 26 ottobre. Si svolgerà secondo il seguente orario:
1.30  raduno in piazza del Municipio;
Ore 10 S. Messa nella chiesa parrocchiale;
Ore 10.45 corteo.
Ore 11 discorsi della autorità e scoprimento della lapide;
Ore 12 rinfresco.
Tutta la popolazione di Azzate, che ha già contribuito così generosamente all’attuazione dell’opera, è caldamente invitata a rendere questo pietoso omaggio si suoi caduti.
                                                                                                              Luciano Tibiletti


Il 2 novembre 1969 moriva nella sua casa di Azzate, dopo breve malattia, la contessa Elena Benizzi-Castellani, ultima superstite della nobile famiglia.
Nelle sue ultime volontà ha lasciato in eredità alla Chiesa di Azzate un lotto di terreno detto “Prato grasso” affinché dalla realizzazione per la vendita ne beneficiasse l’erigendo Centro Sportivo (valore circa lire 40 milioni).
Del palazzo e giardino sito in Azzate ha fatto partecipe all’eredità la Chiesa di Azzate per una quarta parte dell’asse ereditario (altri 15 milioni).

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 IL 18 SETTEMBRE 1970 il fuoco appiccato da mano iniqua abbruciò il confessionale nella cui ceneri miracolosamente il Signore volle salva questa immagine.
Cristo non muore ma vive e con l’intercessione della Madonnina dà perdono e salvezza a tutti gli uomini.

Il gesto vandalico è stato scoperto per caso da don Achille Triacca che, trovandosi ad Azzate per un periodo di vacanza, volle fare una visita alla Madonnina.
Arrivò che il fuoco era da poco appiccato e fece quindi in tempo ad avvertire affinché si provvedesse al rimedio ed impartire che le bottiglie incendiarie (otto) scoppiassero tutte e provocassero l’incendio di tutta la chiesa.

Il 17 dicembre 1970 muore a Sestri Levante don Carlo Vanoni di Azzate.
Il mattino del 19 dicembre 1970 tutte le campane del Tempio di Cristo redentore squillarono dondolandosi sconsolate nelle loro griglie. Pare una scampaninata festosa ma suscita il pianto. Dalla porta principale della villa esce nel giardino, accolta e accompagnata da tanta gente commossa e devota una bara fiorita di bianco. Padre Carlo Vanoni esce dalla sua casa, dove ha vissuto per quarantaquattro anni accanto a padre Enrico Mauri, promotore dell’Opera Madonnnina del Grappa e del suo Centro di apostolato ascetico e dove, dal 1967, lo sostituiva come direttore e “padre” amorosissimo della grande famiglia spirituale che il geniale apostolo dei tempi nuovi gli aveva lasciato alla sua partenza per l’eternità.
Umile, fedelissimo, instancabile, la ricevette, la custodì. La promosse, la coltivò con amore senza misura e il 17 dicembre la lasciò per rispondere, con la prontezza e la serenità che gli erano proprie, al Signore che lo chiamava al Natale nell’eternità.
Lo portano a spalla i nipoti che gli furono affezionatissimi, lo precedono i vescovi dai quali padre Carlo ebbe sempre l’incoraggiamento della delicata stima e amicizia per l’opera e che gli ricambiò con profonda, affettuosa venerazione.
Lo accompagnano il sincero rimpianto e la preghiera di sacerdoti, laici e religiose; tributo vivo di riconoscenza e di affetto per il continuo e generoso dono del suo sacerdozio.

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Questa lettera è stata inviata pochi giorni prima di morire da don Carlo al suo parroco, amico e compagno carissimo di seminario.

CENTRO DI APOSTOLATO ASCETICO MADONNINA DEL GRAPPA
SETSRI LEVANTE (GENOVA)

9 dicembre 1970

Carissimo Prevosto,
                                 ti penso occupato nella benedizione delle case e perciò stanco. Penso anche alle tue preoccupazioni che certamente non mancano. Questa mia è per porgerti gli auguri per le prossime feste; tu sai che sono fatti di preghiera. Il Signore benedica te e la cara parrocchia di Azzate, la quale,  come tutte le altre, non risponde, purtroppo, a tutte le tue preoccupazioni e fatiche. Siamo sempre destinati a seminare e lasciare che altri raccolgano.
Fatti coraggio, caro don Angelo; spero tu stia bene come il sottoscritto: E nel prossimo gennaio non fai conto di venire un po’ di giorni a riposare e così potrai assistere al Corso ascetico per sacerdoti – 27, 28 e 29 gennaio. Tu vieni prima e ti potrai godere il bel tempo della riviera. Sapessi che giornata splendida quella di oggi! Il clima della madonnina, sempre buono e la compagnia dei sacerdoti. Ti attendo. Buone feste, adunque, e abbiti un affettuoso saluto.
                                                                                                 affezionatissimo padre Carlo

E’ serenamente tornato a Dio padre Carlo Vanoni degli oblati di S. Carlo, direttore dell’Opera Madonnina del Grappa.
La presidenza del Centro di Apostolato Ascetico chiede preghiere a coloro che lo hanno conosciuto e amato.
I funerali avranno luogo sabato 19 c.m. nel tempio di Cristo re alla madonnina.
Sestri Levante, 17 dicembre 1970.

La sorella Pierina, la cognata Maria, la zia Vincenzina, i nipoti e parenti annunciano con dolore la morte del loro caro don Carlo Vanoni avvenuta a Sestri Levante il 17 dicembre 1970.
I funerali si svolgeranno al Santuario della Madonnina del Grappa di Sestri sabato 19 corrente alle ore 9.30
Azzate, 18 dicembre 1970.
Partecipano al lutto il prevosto e la comunità parrocchiale di Azzate.

PADRE CARLO VANONI E’ MORTO

Padre Carlo Vanoni della Madonnina del Grappa è morto dopo soli due giorni di malattia per infarto cardiaco, giovedì mattino a Sestri levante.
L’Opera della madonnina ha visto tre anni or sono la scomparsa di padre Mauri, oggi piange la perdita del cofondatore del Centro di Apostolato Ascetico.
Egli infatti vide la madonnina del Grappa nascere, crescere poi tra molte difficoltà, infine fiorire ed affermarsi nelle opere, prima di assistenza, poi di apostolato.
Padre Mauri aveva accolto a Sestri il nostro don Carlo, ancora studente di teologia, perché cagionevole di salute e bisognoso di clima marino; poi ordinato sacerdote, sebbene del clero milanese, rimase compagno fedele di padre Mauri anche nei momenti in cui l’opera fu sul momento di dissolversi e sparire.
Amava molto il suo paese natio e i suoi preti e appena ne aveva l’occasione si fermava ad Azzate presso i parenti che amava ed era riamato, in chiesa sempre zelante si prestava nel sacro ministero.
Una rappresentanza della parrocchia parteciperà ai funerali che si svolgeranno a Sestri sabato 19 corrente, alle ore 9.30 con l’intervento di S.E. il vescovo di Chiavari.

APRILE 1970 – UNA SUORA AZZATESE “GENERALE” DELLE MADRI PIE

Nel noviziato delle Madri Pie di Ovada entrava ventitre anni or sono la signorina Fernanda Vanoni per iniziare la sua vita religiosa.
Avendo manifestato una intelligenza non comune, venne avviata agli studi classici e universitari a Castelnuovo Fogliari (Parma) e nell’anno 1959 conseguì la laurea in matematica e fisica.
Le fu subito affidato l’insegnamento alle Scuole Magistrali dell’Istituto di Ovada dove svolge tuttora il suo apostolato.
Durante questi anni, per la sua semplicità, comprensione e rettitudine, si è meritata la stima e l’affetto non delle sole alunne ma anche delle consorelle che hanno apprezzato la sua bontà e intelligenza.
Alla fine dello scorso marzo si tenne in Ovada il Capitolo per l’elezione della “generale” e venne eletta a pieni voti.
Gli azzatesi esprimono alla loro compaesana, alla sorella suor Germana ed alla famiglia le più vive felicitazioni assicurando una preghiera che le sia d’aiuto per la sua nuova responsabilità.


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1970
“STA FIRMITER ET OPERA”

“non arricciamo il naso: è soltanto un motto che orna lo stemma di un antico casato ormai estinto, ma che ha avuto la sua celebrità anche nelle vicende della nostra vecchia Azzate.
Cosa vuol dire quest’espressione latina così concisa che sa di antico?
Vogliamo darne un’interpretazione più che una traduzione: “Sii saldo nei principi e agisci in conformità agli stessi”
Con tale significato lo slogan resta più che mai attuale in una situazione come la nostra di facile contestazione di tutto.
E’ per questa ragione che, in un ideale legame tra passato e presente si è pensato di riprodurre il motto “Sta firmiter et opera” assieme allo stemma che orna una pregiata targa bronzea, opera del noto cesellatore varesino Cornelio Borghi.
La targa sarà posta nell’atrio della Sala Parrocchiale con la dedica: “Alla contessa Elena Maria Benizzi Castellani che quest’opera incoraggiò e aiutò per la serenità della gioventù di Azzate da lei prediletta”.
E’ un piccolo atto di riconoscente memoria da parte della Comunità parrocchiale di Azzate, che intitolata una parte del Centro Parrocchiale alla contessa Castellani che, con particolare affetto per i giovani, volle contribuire alla realizzazione dell’opera con un lascito cospicuo.
A un anno dalla morte della contessa castellani è stata presa questa decisione, già del resto suggerita da molti, di intitolare il Cinema-Teatro in sua memoria. La decisione è stata confermata in modo unanime nell’assemblea di martedì 24 novembre.
Tale omaggio della comunità, non vuole affatto sminuire l’opera e l’aiuto di tutti coloro che hanno contribuito con generosità alla realizzazione del centro Parrocchiale; vuole essere un segno di doveroso ricordo e sentita riconoscenza verso chi ha generosamente sollevato la Comunità da una grossa fetta di preoccupazioni date dai debiti che sono ancora da colmare nel tempo. Tanto più si è ritenuto meritevole di ricordo la contessa Castellani perché il suo è stato un atto di amore disinteressato e senza condizioni per la sua Azzate e per i giovani, verso i quali, specie negli ultimi anni, ha manifestato attenzioni, affetto e comprensione con animo squisitamente sensibile e generoso.
Come venticinque anni fa il vecchio salone, ora trasformato in cappella e sala per riunioni, veniva intestato al giovane Bruno Passerini e ne conserva ancora il nome in memoria ed anche in riconoscenza per il generoso aiuto dato allora dalla famiglia dell’ing. Passerini, così la nuova sala porterà il titolo di Cinema Teatro Castellani.
Ufficialmente tale intitolazione data in una serata d’onore con un meraviglioso spettacolo di sessanta giovani del cast di “Viva la gente!” di Busto Arsizio. Con entusiasmo questo gruppo notevolmente affermato anche in una riuscitissima tourné tenuta la scorsa estate in Italia, sarà tra noir portando, in un nuovo spettacolo,  un messaggio di amore che i giovani migliori sentono esplodere in loro e vogliono comunicare con impegno e gioia.
Tutti sono invitati allo spettacolo di “Viva la gente!” che si terrà nella sala Cine-Teatro Castellani sabato 12 dicembre alle ore 21.


12 dicembre 1970
Egregi Signori e Signore,
                                         il mio saluto e ringraziamento per aver accolto il nostro invito alla serata che questo magnifico coro “Viva la gente!” di Busto Arsizio ci ha voluto offrire e far gustare nel profondo dell’anima.
Se loro si chiamato “Viva la gente!” noi gridiamo di cuore: “Viva la gente di Busto Arsizio!”.
Però alla lieta riunione di questa sera noi abbiamo voluto unire un’altra intenzione particolare: quella di dedicare la sala del nostro Cinema Teatro alla memoria di una persona che ha beneficato quest’opera parrocchiale, vero centro di tutte le attività giovanili di Azzate e dintorni.
Questa persona è la contessa Elena Benizzi Castellani che ha chiuso la sua vita laboriosa il 2 novembre ultimo scorso.
Nel 1944, l’anno più duro dell’ultima guerra, raccogliendo sassi dalle cavedagne dei campi e dai dossi del monte S. Quirico, con poco cemento e molta cattiva sabbia, siamo riusciti ad apprestare con i nostri ragazzi la prima sala dell’Oratorio, in funzione fino a due anni fa.
Il prof. Angelo Comolli di Milano, qui sfollato perché aveva la casa, nel dolore profondo per la perdita del caro nipote Bruno Passerini faceva una cospicua offerta per il nuovo costruendo Oratorio e noi preti e fabbriceria nel 1954 abbiamo ricordato il patriota fucilato dai Tedeschi nella targa marmorea ancora murata nella cappella-salone Passerini.
Anche per questa nuova realizzazione ci è sembrato giusto ricordare il nome della nuova benefattrice dedicandole una targa artistica di bronzo murata nell’atrio del Cinema. Il nome della contessa  Castellani ricorderà a tutti noi che l’abbiamo conosciuta “la donna di alti sentimenti religiosi, civili e patriottici e signora buona e benefica di quanti la rimpiangono ancora oggi”.
La sua memoria sarà  perenne e le famiglie che frequenteranno questa sala avranno sempre un ricordo riconoscente per la benefattrice che ha sempre amato di amore e di preferenza la sua Azzate lasciando la Parrocchia custode fedele della sua tomba.
Il Signore accolga nella sua gloria la sua bella e nobile anima.
                                                                                                  
                                                                                                    sacerdote Angelo Cremona

( La cappella gentilizia della contessa Castellani è stata acquistata dalla Parrocchia che potrà utilizzarla per la sepoltura degli ecclesiastici di Azzate).
 

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