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18 OTTOBRE 1968 – SUOR LORENZA E’ TORNATA AL PAESE NATIO
Mercoledì 16 corrente mese una delegazione di suore e di
infermiere del Convalescenziario “Crocetta” di Torino ha accompagnato ad Azzate
le spoglie mortali di suor Lorenza Colli, salita al cielo dopo lunga
sofferenza.
Il cappellano del convalescenziario, don Berrino, ha
gentilmente rivolto ai parenti e conoscenti della defunta alcune parole di
compianto, volte rievocare la sua nobile opera di apostolato.
“Abbiamo riportato al suo paese e ai suoi parenti ciò che
rimane di Suor Lorenza; voi ce l’avete data 36 anni fa giovane, piena di vita e
di energie, noi l’abbiamo adoperata, oserei dire sfruttata, e oggi vi rendiamo
il suo corpo inanimato. Ma per merito suo angolo di terra, prima sconosciuto,
ora vive nella nostra mente e nel nostro cuore e noi lo ricordiamo con gratitudine
e riconoscenza.
Agli occhi del mondo la vita di suor Lorenza è stata misera:
ha rinunciato alla gioia e ai piaceri che la vita poteva offrirle per dedicare
tutta sé stessa ed alleviare le sofferenze altrui.
Ha prodigato le sue cure, le sue energie,, le sue parole di
conforto e di speranza peri gli ammalati, i sofferenti, i moribondi, senza
risparmiarsi. Eppure come oggi la sua vita appare piena di merito ed
invidiabile!
Noi non vogliamo mettere in dubbio le parole del Vangelo “Si
farà più festa in Cielo per un peccatore pentito che per 99 giusti…” ma non
possiamo non pensare che oggi sia stato festeggiato l’ingresso di Suor Lorenza
nella Comunità dei Santi dopo una vita trascorsa nelle rinunce e nella
dedizione agli altri. Non le diciamo arrivederci, perché la nostra Fede ci
assicura che ella vive ancora in mezzo a noi nella gloria di Dio”.
DOPO LA MADONNINA DEL LAGO
Domenica il tempo favorevole ha facilitato la discesa dei
partecipanti verso il solitario Santuario della madonnina del Lago.
I canestri offerti, più numerosi dell’anno scorso,
all’incanto hanno dato un ricavo che si aggira sul livello dell’anno passato. I
“praticoni”, però avevano notato, sebbene sottovoce, la causa: mancava
all’incanto un concorrente, il signor Giuseppe Tibiletti di Lugano, nativo di
Azzate da tanti anni in Svizzera.
Però dobbiamo confessare che se era assente con la persona,
era presente in spirito. Infatti in questi giorni è giunto un suo scritto
dall’Isola d’Ischia (Napoli), dove si trova per un periodo di cura, col quale
ha manifestato il suo rammarico per non aver potuto presenziare alla cara festa
della Madonnina e, in segno del perenne ricordo, ha inviato un’offerta con
assegno bancario.
A tutti gli offerenti dei canestri e al signor Tibiletti
vada dunque il nostro ringraziamento.
IL TRENILANDIA
Era più di un mese che il nostro Trenilandia era andato in
letargo e ciò si era reso necessario per il sopraggiungere del freddo.
Le locomotive erano rimaste allineate davanti alla stazione;
le navicelle della funivia non penzolavano più sui loro cavi portanti, dalla
fontanella non si innalzava più lo spruzzo argenteo dell’acqua; anche le
campane della chiesina non mandavo più i loro dolci rintocchi: il tempo si era
fermato sul grandioso plastico in miniatura.
Ma ecco che improvvisamente qualcosa è venuto a risvegliare
il forzoso ma anche meritato riposo: sono bastai alcuni riflettori, una
macchina da presa e soprattutto l’allegro vociare degli alunni della scuola
elementare perché tutto si risvegliasse e ogni cosa riprendesse la sua
funzione.
Il Trenilandia era pronto per dare sfoggio di tutta la sua
bellezza e per avere il suo momento di celebrità.
In quel momento non erano certo gli sguardi ansioso dei
ragazzi presenti che lo preoccupavano, ci era abituato ormai, ma le macchine
della RAI-TV erano per lui un’esperienza nuova e, per di più, il suo pubblico
sarebbe diventato di centinaia di migliaia di ragazzi. Il suo maestoso
spettacolo è apparso infatti sui teleschermi di tutta Italia nella rubrica
“giocattoli e giochi” delle TV dei ragazzi di venerdì.
Il Trenilandia non ha dubbi che il suo spettacolo sia
piaciuto e perciò rivolge a tutti un cordiale invito affinché con la sua
prossima riapertura primaverile lo si venga a vedere di persona per poterne
gustare pienamente la grande bellezza.
LA BUFERA DI VENTO SPAZZA I TETTI… E I LADRI SPAZZANO LE
VILLE
Dopo la Messa vespertina di domenica il vento si era fatto
così gagliardo che sembrava volesse avvolgere nel suo turbine ogni cosa e
portarsela via. E tanti ci mise che in un solo colpo, con la sua violenza
scatenata, riuscì a sollevare al completo il tetto della casa del signor Carlo
Triacca, da poco costruita, e a ributtarlo per una metà sulla piazza del
Belvedere, mentre l’altra rimaneva in bilico con grande continuo pericolo, Inoltre
questo provocava il tranciamento della line elettrica, lasciando così buona
parte delle vie del paese senza illuminazione.
E’ stato necessario il pronto intervento dei Vigili del
Fuoco per la rimozione delle macerie e per abbattere la parte pericolante.
L’operazione in breve è stata felicemente conclusa, ma
intanto, protetti dal frastuono del vento e dall’oscuramento della zona, i
ladri, che presumibilmente partiti dall’abitazione dell’ing. Re, dove avevano
bivaccato e atteso il momento di agire, hanno avuto facile gioco per “visitare
e spazzare” alcune ville incustodite, fra le quali quelle dei signori Sonetti,
Basilico e dell’ing. Pedote.
In quest’ultima, però i malfattori dovevano incontrare il
risoluto intervento della signora che ritornata all’insaputa, dava l’allarme e
li costringeva a fuggire.
DOMENICA 13 OTTOBRE 1968
LA FESTA DELLA MADONNINA DEL LAGO
Attesa e puntuale, alla seconda domenica ritorna con
l’ottobre la festa della nostra Madonnina del Lago: Fissata dalla tradizione
nel mese più caro, dopo il maggio, ai devoti di Maria, à la sagra più
suggestiva dell’anno e di tutta la zona sud rivierasca del Lago di Varese.
A mezzo autunno, quando ormai sono terminati i raccolti e
non rimangono che gli ultimi frutti ad impigrire al tepido sole di ottobre,
scendono gli Azzatesi al Santuario adagiati fra il verde dei prati e gli alti
pioppi del lago a pregare la Madonna per l’anno ormai vicino al tramonto e
chiedere aiuto per i tanti bisogni che ogni nuovo anno porta con sé.
Quanti ricordi, quante memorie, racchiude questa festa! I
vecchi che ormai non possono reggere alla fatica della lunga discesa e del
faticoso ritorno, affidano ai giovani l’incarico di accendere la candeletta, di
“chiedere la grazia” e di correre all’incanto dei canestri.
Gli abitanti delle cascine sparse sul pendio della collina
corrono tutti giulivi e festanti perché questa è la loro festa.
PROGRAMMA:
Ore 9 S. Messa al Santuario (in sostituzione della seconda
Messa delle ore 8.030 in parrocchia).
Ore 14: processione delle offerte.
Ore 15: canto della Compieta e benedizione.
Ore 15.30 incanto dei canestri.
Ore 17: S. Messa vespertina in Santuario (in sostituzione
della Messa vespertina delle ore 18 in parrocchia).
IN MEMORIA DEL DOTTOR ANGELO ZOCCHI
Giovedì 3 ottobre si è spenti ad Azzate, dopo una lunga e
dolorosa malattia, il medico condotto dottor Angelo Zocchi.
Questo lutto non colpisce soltanto Azzate, ma anche tutti
quei paesi che fino che fino a una decina fa facevano parte della sua condotta.
Oltre alla comunità di Azzate, anche quelle di Buguggiate, Brunello, Galliate,
Daverio, Bodio, Lomnago e Crosio ricordano la sua opera serena e dedita al
bene, il suo servizio scrupoloso, competente, soprattutto amorevole.
Il dottor Zocchi ha prestato servizio presso il Consorzio
medico di Azzate fin dal lontano 1941 e per ben ventisette anni la sua presenza
sollecita è stata di conforto, oltre che di pratica utilità, per intere
generazioni. La malattia, che da tempo lo minava, è esplosa nel mese di giugno
ed è stata vana ogni cura: la forte fibra del nostro dottore ha resistito
invano per più di tre mesi, alla fine, munita dei conforti religiosi, la sua
anima è ritornata al Creatore.
In questo momento di sincero dolore, vorremmo ricordare
questi aspetti della sua personalità che maggiormente ci sembrano mettere in
luce lo spirito intimamente cristiano che lo ha sempre animato. Ci torna alla
mente la commozione profonda che lo assaliva ogni volta che contribuiva a
portare alla vita un nuovo membro del consorzio umano o la costante preoccupazione,
di fronte ai casi disperati, che il paziente fosse tempestivamente confortato
dall’assistenza spirituale dei Ministri di Dio. Ricordiamo la sua presenza
serena e confortante, mai indifferente, sempre conscia della sua altissima
missione.
Il dottor Zocchi faceva parte di quella categoria dei medici
condotti 2d’altri tempi”, altrettanto pronti nel somministrare ricette e parole
buone. La sua scomparsa assume così, in un certo senso, il significato di un
simbolo: la fine delle figura di un medico paterno, uomo prima che tecnico,
amico prima che specialista.
Sono ad accoglierlo, lassù, tutti quei nostri cari che
assisté e confortò, nelle ultime ore fatali, con dedizione professionale e con
amore cristiano.
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Nato 22 giugno 1909 a Colmar (Alsazia) + Azzate 3 ottobre
1968
Ha raggiunto la Casa del Padre il sacerdote di Cristo padre
Celso Pirovano degli Oblati vicari, accompagnato dalle benedizioni del Santo
Padre, del cardinale arcivescovo, delle eccellenze mon. Venini, Schiavini,
Oldani, dalle assidue preghiere dei suoi confratelli, amorevolmente assistito
dall’affetto del fratello Virgilio, dei nipoti letizia, Luigi, Enrico, Delfina
e parenti tutti.
I funerali avranno luogo presso la basilica di S. Celso,
Corso Italia 37, Milano ore 8.45
Milano, 31 ottobre 1968.
1968
I due vetri decorati posti nella cappella della Madonna e di
S. Carlo sono stati donati dalla signora Pedrotti di Galliate, unitamente ad
altre quattro vetrate sovrapposte alle finestre della Chiesa di S. Rocco
L’ideatore del nuovo altare è stato il nostro avvocato
architetto Gaetano Sala il quale ha curato la nuova disposizione dei marmi a
mezzo di una ditta di Milano che ha compiuto un lavoro a regola d’arte.
L’architetto Salda saldava la fattura (2 milioni e più).
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PENTECOSTE 1969
IL NUOVO ALTARE DELLA CHIESA
L’altare con la mensa addossata alla parete e col sacerdote
che celebrava voltando le spalle ai fedeli non è più che un lontano ricordo.
Le innovazioni apportate dal Concilio Vaticano II ci hanno
abituato da tempo a vedere il sacerdote celebrare la messa rivolto verso
l’assemblea.
Tuttavia quella che sembrava una novità non era che un
ritorno all’antico, alle origini del cristianesimo.
Con il documento Inter
ecumenici del 26 settembre 1964, emanata dalla Sacra Congregazione dei Riti
per l’esatta applicazione della Costituzione Liturgica, venivano impartite
disposizioni pratiche per “rendere la Liturgia sempre più rispondente allo
spirito del Concilio”, allo scopo cioè di rendere più attiva la partecipazione
dei fedeli alle sacre funzioni.
Fra le altre cose, nel documento si davano precise
istruzioni sulla disposizione degli altari nelle chiese.
Il n. 91 dice: “E’ bene che l’altare maggiore sia staccato
dalla parete per potervi facilmente girare intorno e celebrare rivolti verso il
popolo. Nell’edificio sacro sia posto in luogo tale da risultare come il centro
ideale a cui spontaneamente converga l’attenzione di tutta l’assemblea”.
E poco più avanti: “Inoltre il presbiterio attorno
all’altare sia di ampiezza sufficiente a consentire un agevole svolgimenti dei
sacri riti”.
Per ottemperare a queste disposizioni si era improvvisato,
come in quasi tutte le chiese, un altare in legno. Era bellino, non c’è che
dire, con quelle quattro colonnine intarsiate e dorate, avanzi di un vecchio
catafalco. Ma si sapeva che era provvisorio: una soluzione di ripiego in attesa
di un’opera definitiva.
L’opera definitiva ora è giunta compimento, grazie alla
generosità di alcuni benefattori..
L’altare, come si presenta adesso, dà subito l’impressione
di armoniosa fusione degli elementi, di squisita ma sobria eleganza.
Della balaustra sono rimasti solo due moncherini e, per di
più, spostati avanti di quasi un metro, sì da lasciare maggiore spazio al
presbiterio. Non danno più l’impressione di una barriera che separi il popola
dal sacerdote celebrante, e lo escluda dal sancta
sanctorum, si direbbe invece due balconcini avanzati verso l’assemblea dei
fedeli.
Fra l’uno e l’altro lo spazio è aperto, arioso. Alla loro
base, i due gradini già esistenti appaiono lunghissimi e invitano lo
sguardo a salire sul piano del
presbiterio, a soffermarsi sulla sacra mensa. Questa sorge su sei colonnine di
marmo rossiccio, identiche a quelle dei due balconcini.
E’ stata un’idea brillante quella di rimpicciolire la balaustra
e usarne gli elementi per il nuovo altare. Rifatto anche il pavimento del
presbiterio con marmo dello stesso colore, l’insieme è perfettamente intonato
alle parti già esistenti.
La tavola della mensa è ancora quella del vecchio altare:
una bella lastra di marmo grigio di Viggiù, ora abbellita da una cornicetta di
marmo rossiccio come quello delle colonnine.
Ci sembra interessante dare una rapida scorsa alle note
d’archivio che riferiscono sulle varie modifiche subite dall’altar maggiore
della nostra chiesa nel corso dei secoli.
E’ quasi certo che l’antica chiesa fu ampliata nel 1500 con
l’aggiunta degli attuali presbiterio, coro e abside. La cosa sembra provata da
un muro terminante dell’antico edificio. In occasione dell’ampliamento deve
esser stato fatto il nuovo altare. La chiesa così ampliata e il nuovo altare
furono consacrati il 18 ottobre 1545 da mons. Melchiorre Crivelli, vescovo di
Tagaste e coadiutore di Bergamo, come attesta una scritta che si legge sopra la
porta centrale: “Hoc templum ac alatre maius consecravit Melchion Cribellius,
espiscopus Tagastensis, anno 1545”.
Nel 1854 il parroco don Cazzaniga provvide ad allargare
ulteriormente la chiesa aggiungendovi le due navate laterali.
Nel 1896 l’altare fu sconsacrato per essere abbellito con
rivestimenti in marmo. E’ appunto in questa versione che lo abbiamo visto sino
a pochi anni fa, e lo vediamo ancora in parte.
L’11 ottobre 1905 il cardinal Ferrari lo riconsacrava
solennemente dedicandolo a S. Andrea Apostolo.
Nella mensa venivano racchiuse le reliquie dei santi martiri
Clemente e Massimino
L’ultima modifica è quella attuale, di cui abbiamo parlato
sopra.
Luciano Tibiletti
SETTEMBRE 1969
La prima domenica di settembre nella ricorrenza della
solennità di S. Maria Nascente, Azzate festeggia la sua “sagra”.
Sarebbe stata senza dubbio l’occasione più adatta e propizia
per presentare a tutta la cittadinanza, parenti, amici e parrocchiani del
Vicariato, il nuovo complesso del nostro Centro Culturale e Ricreativo che solo
dopo lustri di sacrifici e lavoro sembra finalmente volgere alla definitiva
realizzazione.
Ma purtroppo l’edificio che in tutta la sua imponente mole e
complessità ci ha riservato non pochi problemi tecnici ed economici, ancora una
volta ha voluto avere ragione sulle nostre previsioni non consentendoci di
poter ufficialmente inserire nei programmo della Festa Patronale la sua
presentazione.
Comunque si tratta solamente di un rinvio che ci permetterà
di maggiormente assaporare la gioia della sospirata inaugurazione.
Accontentiamoci intanto di vedere già in piena attività la
sala cinematografica e la palestra guardando serenamente e con fiducia
l’avvenire dell’opera tanto attesa e desiderata, certi di raggiungere il
completo fine educativo, culturale e sportivo per il quale i nostri immensi
sacrifici tanto hanno cercato di realizzare,
La festa sarà preceduta un triduo tenuto dal reverendo
signor parroco di Brunello, professor don Umberto Colombo nei giorni di
giovedì, venerdì e sabato 4,5 e 6 settembre, che con la sua calda e suadente
parola saprò preparare i nostri animi all’altare della solenne liturgia
Mariana.
Inoltre, come di consueto, non mancherà il tradizionale
banco di beneficenza che la nostra gioventù studentesca sta attivamente
preparando.
La processione sarà solennizzata dal Corpo Musicale di
Schianno nel quale si distinguono con onore i nostri musicanti orgogliosi di
apportare il loro contributo alla nostra festa.
Il prevosto di Azzate con i parroci ed i sacerdoti della
Pieve, partecipano al grave lutto di Galliate Lombardo per la morte del Parroco
don Umberto Cicogna avvenuto lunedì 3 marzo 1969.
I funerali si svolgeranno mercoledì 5 marzo alle ore15.
Azzate. 4 marzo 1969
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24 OTTOBRE 1969
S’INAUGURA DOMENICA IL MONUMENTO AI CADUTI
Anche Azzate ora ha il suo monumento ai caduti. E’ stato
posto al centro dell’area del vecchio cimitero, di fianco alla chiesetta di S.
Rocco, secondo un’idea già prospettata due amministrazioni or sono.
Il monumento, opera dello scultore Felice Mina di Cantello,
è formato da una parte architettonica e di una scultura. La parte architettonica
è composta di tre quinte monolitiche a forma di parallelepipedo rettangolare:
quella centrale, più alta, regge la scultura; le due laterali aperte a libro:
su quella di sinistra (per chi guarda) sono incisi in oro i nome dei caduto.
Un’altra quinta monolitica a forma di squadra s’incastra, col suo braccio
superiore, all’altra di destra. La parte architettonica che raggiunge i metri
5.50 di altezza, è di serizzo grigio. La scultura invece, alta metri 2.40 è in
granito rosa di Baveno; raffigura una donna velata con una colomba sulla spalla
sinistra, e simboleggia la vittoria della pace.
Ai piedi della statua, un piastrino a prima triangolare
sostiene una mensola che, all’occorrenza, può servire da altarino, o per
deporvi fiori e corone.
Il monumento è assolutamente privo di retorica, e si
distingue per armonia e sobrietà. Se si avrà un buon gusto nel sistemare il
giardinetto circostante, rimettendo in ordine anche l’adiacente chiesetta di S.
Rocco, si darà una completa e decorosa sistemazione a tutta l’ex-area
cimiteriale, creando nello stesso tempo un suggestivo angolo in cui il vecchio
porticato e la chiesuola farebbero da piacevole contrasto alla geometrica
architettura del monumento. Antivo e nuovo felicemente sposati in una bella
cornice di verde. Nutriamo fiducia nei nostri tecnici e negli Enti interessati.
Il Comitato per l’erezione del monumento ha diffuso in
questi giorni un opuscoletto che illustra l’opera dello scultore e reca i nomi
e le fotografie dei caduti nelle varie guerre. Esso inoltre vuole mettere in
evidenza i due scopi essenziali dell’iniziativa: primo, quello di ricordare
degnamente tutti coloro che hanno sacrificato la vita per amore della patria, o
della libertà, o nel compimento del dovere; secondo, quello d’essere di monito
alle generazioni future.
Qualcuno ha detto che l’erezione del monumento ai caduti non
dev’essere un atto di pensiero, ma un atto d’amore. E lo è. Anche se è
impossibile di giungere l’amore dal pensiero.
La cerimonia dell’inaugurazione, che avverrà domenica
prossima, 26 ottobre. Si svolgerà secondo il seguente orario:
1.30 raduno in
piazza del Municipio;
Ore 10 S. Messa nella chiesa
parrocchiale;
Ore 10.45 corteo.
Ore 11 discorsi della autorità e
scoprimento della lapide;
Ore 12 rinfresco.
Tutta la popolazione di Azzate, che ha già contribuito così
generosamente all’attuazione dell’opera, è caldamente invitata a rendere questo
pietoso omaggio si suoi caduti.
Luciano Tibiletti
Il 2 novembre 1969 moriva nella sua casa di Azzate, dopo
breve malattia, la contessa Elena Benizzi-Castellani, ultima superstite della
nobile famiglia.
Nelle sue ultime volontà ha lasciato in eredità alla Chiesa
di Azzate un lotto di terreno detto “Prato grasso” affinché dalla realizzazione
per la vendita ne beneficiasse l’erigendo Centro Sportivo (valore circa lire 40
milioni).
Del palazzo e giardino sito in Azzate ha fatto partecipe
all’eredità la Chiesa di Azzate per una quarta parte dell’asse ereditario
(altri 15 milioni).
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IL 18 SETTEMBRE 1970
il fuoco appiccato da mano iniqua abbruciò il confessionale nella cui ceneri
miracolosamente il Signore volle salva questa immagine.
Cristo non muore ma vive e con l’intercessione della
Madonnina dà perdono e salvezza a tutti gli uomini.
Il gesto vandalico è stato scoperto per caso da don Achille
Triacca che, trovandosi ad Azzate per un periodo di vacanza, volle fare una
visita alla Madonnina.
Arrivò che il fuoco era da poco appiccato e fece quindi in
tempo ad avvertire affinché si provvedesse al rimedio ed impartire che le
bottiglie incendiarie (otto) scoppiassero tutte e provocassero l’incendio di
tutta la chiesa.
Il 17 dicembre 1970 muore a Sestri Levante don Carlo Vanoni
di Azzate.
Il mattino del 19 dicembre 1970 tutte le campane del Tempio
di Cristo redentore squillarono dondolandosi sconsolate nelle loro griglie.
Pare una scampaninata festosa ma suscita il pianto. Dalla porta principale
della villa esce nel giardino, accolta e accompagnata da tanta gente commossa e
devota una bara fiorita di bianco. Padre Carlo Vanoni esce dalla sua casa, dove
ha vissuto per quarantaquattro anni accanto a padre Enrico Mauri, promotore
dell’Opera Madonnnina del Grappa e del suo Centro di apostolato ascetico e
dove, dal 1967, lo sostituiva come direttore e “padre” amorosissimo della
grande famiglia spirituale che il geniale apostolo dei tempi nuovi gli aveva
lasciato alla sua partenza per l’eternità.
Umile, fedelissimo, instancabile, la ricevette, la custodì.
La promosse, la coltivò con amore senza misura e il 17 dicembre la lasciò per
rispondere, con la prontezza e la serenità che gli erano proprie, al Signore
che lo chiamava al Natale nell’eternità.
Lo portano a spalla i nipoti che gli furono
affezionatissimi, lo precedono i vescovi dai quali padre Carlo ebbe sempre
l’incoraggiamento della delicata stima e amicizia per l’opera e che gli
ricambiò con profonda, affettuosa venerazione.
Lo accompagnano il sincero rimpianto e la preghiera di
sacerdoti, laici e religiose; tributo vivo di riconoscenza e di affetto per il
continuo e generoso dono del suo sacerdozio.
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Questa lettera è stata inviata pochi giorni prima di morire
da don Carlo al suo parroco, amico e compagno carissimo di seminario.
CENTRO DI APOSTOLATO ASCETICO MADONNINA DEL GRAPPA
SETSRI LEVANTE (GENOVA)
9 dicembre 1970
Carissimo Prevosto,
ti penso
occupato nella benedizione delle case e perciò stanco. Penso anche alle tue
preoccupazioni che certamente non mancano. Questa mia è per porgerti gli auguri
per le prossime feste; tu sai che sono fatti di preghiera. Il Signore benedica
te e la cara parrocchia di Azzate, la quale,
come tutte le altre, non risponde, purtroppo, a tutte le tue
preoccupazioni e fatiche. Siamo sempre destinati a seminare e lasciare che altri
raccolgano.
Fatti coraggio, caro don Angelo; spero tu stia bene come il
sottoscritto: E nel prossimo gennaio non fai conto di venire un po’ di giorni a
riposare e così potrai assistere al Corso ascetico per sacerdoti – 27, 28 e 29
gennaio. Tu vieni prima e ti potrai godere il bel tempo della riviera. Sapessi
che giornata splendida quella di oggi! Il clima della madonnina, sempre buono e
la compagnia dei sacerdoti. Ti attendo. Buone feste, adunque, e abbiti un
affettuoso saluto.
affezionatissimo
padre Carlo
E’ serenamente tornato a Dio padre Carlo Vanoni degli oblati
di S. Carlo, direttore dell’Opera Madonnina del Grappa.
La presidenza del Centro di Apostolato Ascetico chiede
preghiere a coloro che lo hanno conosciuto e amato.
I funerali avranno luogo sabato 19 c.m. nel tempio di Cristo
re alla madonnina.
Sestri Levante, 17 dicembre 1970.
La sorella Pierina, la cognata Maria, la zia Vincenzina, i
nipoti e parenti annunciano con dolore la morte del loro caro don Carlo Vanoni
avvenuta a Sestri Levante il 17 dicembre 1970.
I funerali si svolgeranno al Santuario della Madonnina del
Grappa di Sestri sabato 19 corrente alle ore 9.30
Azzate, 18 dicembre 1970.
Partecipano al lutto il prevosto e la comunità parrocchiale
di Azzate.
PADRE CARLO VANONI E’ MORTO
Padre Carlo Vanoni della Madonnina del Grappa è morto dopo
soli due giorni di malattia per infarto cardiaco, giovedì mattino a Sestri
levante.
L’Opera della madonnina ha visto tre anni or sono la scomparsa
di padre Mauri, oggi piange la perdita del cofondatore del Centro di Apostolato
Ascetico.
Egli infatti vide la madonnina del Grappa nascere, crescere
poi tra molte difficoltà, infine fiorire ed affermarsi nelle opere, prima di
assistenza, poi di apostolato.
Padre Mauri aveva accolto a Sestri il nostro don Carlo,
ancora studente di teologia, perché cagionevole di salute e bisognoso di clima
marino; poi ordinato sacerdote, sebbene del clero milanese, rimase compagno
fedele di padre Mauri anche nei momenti in cui l’opera fu sul momento di
dissolversi e sparire.
Amava molto il suo paese natio e i suoi preti e appena ne
aveva l’occasione si fermava ad Azzate presso i parenti che amava ed era
riamato, in chiesa sempre zelante si prestava nel sacro ministero.
Una rappresentanza della parrocchia parteciperà ai funerali
che si svolgeranno a Sestri sabato 19 corrente, alle ore 9.30 con l’intervento
di S.E. il vescovo di Chiavari.
APRILE 1970 – UNA SUORA AZZATESE “GENERALE” DELLE MADRI PIE
Nel noviziato delle Madri Pie di Ovada entrava ventitre anni
or sono la signorina Fernanda Vanoni per iniziare la sua vita religiosa.
Avendo manifestato una intelligenza non comune, venne
avviata agli studi classici e universitari a Castelnuovo Fogliari (Parma) e
nell’anno 1959 conseguì la laurea in matematica e fisica.
Le fu subito affidato l’insegnamento alle Scuole Magistrali
dell’Istituto di Ovada dove svolge tuttora il suo apostolato.
Durante questi anni, per la sua semplicità, comprensione e
rettitudine, si è meritata la stima e l’affetto non delle sole alunne ma anche
delle consorelle che hanno apprezzato la sua bontà e intelligenza.
Alla fine dello scorso marzo si tenne in Ovada il Capitolo
per l’elezione della “generale” e venne eletta a pieni voti.
Gli azzatesi esprimono alla loro compaesana, alla sorella
suor Germana ed alla famiglia le più vive felicitazioni assicurando una
preghiera che le sia d’aiuto per la sua nuova responsabilità.
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1970
“STA FIRMITER ET OPERA”
“non arricciamo il naso: è soltanto un motto che orna lo
stemma di un antico casato ormai estinto, ma che ha avuto la sua celebrità
anche nelle vicende della nostra vecchia Azzate.
Cosa vuol dire quest’espressione latina così concisa che sa
di antico?
Vogliamo darne un’interpretazione più che una traduzione:
“Sii saldo nei principi e agisci in conformità agli stessi”
Con tale significato lo slogan resta più che mai attuale in
una situazione come la nostra di facile contestazione di tutto.
E’ per questa ragione che, in un ideale legame tra passato e
presente si è pensato di riprodurre il motto “Sta firmiter et opera” assieme
allo stemma che orna una pregiata targa bronzea, opera del noto cesellatore
varesino Cornelio Borghi.
La targa sarà posta nell’atrio della Sala Parrocchiale con
la dedica: “Alla contessa Elena Maria Benizzi Castellani che quest’opera
incoraggiò e aiutò per la serenità della gioventù di Azzate da lei prediletta”.
E’ un piccolo atto di riconoscente memoria da parte della
Comunità parrocchiale di Azzate, che intitolata una parte del Centro
Parrocchiale alla contessa Castellani che, con particolare affetto per i
giovani, volle contribuire alla realizzazione dell’opera con un lascito
cospicuo.
A un anno dalla morte della contessa castellani è stata
presa questa decisione, già del resto suggerita da molti, di intitolare il
Cinema-Teatro in sua memoria. La decisione è stata confermata in modo unanime
nell’assemblea di martedì 24 novembre.
Tale omaggio della comunità, non vuole affatto sminuire
l’opera e l’aiuto di tutti coloro che hanno contribuito con generosità alla
realizzazione del centro Parrocchiale; vuole essere un segno di doveroso
ricordo e sentita riconoscenza verso chi ha generosamente sollevato la Comunità
da una grossa fetta di preoccupazioni date dai debiti che sono ancora da colmare
nel tempo. Tanto più si è ritenuto meritevole di ricordo la contessa Castellani
perché il suo è stato un atto di amore disinteressato e senza condizioni per la
sua Azzate e per i giovani, verso i quali, specie negli ultimi anni, ha
manifestato attenzioni, affetto e comprensione con animo squisitamente
sensibile e generoso.
Come venticinque anni fa il vecchio salone, ora trasformato
in cappella e sala per riunioni, veniva intestato al giovane Bruno Passerini e
ne conserva ancora il nome in memoria ed anche in riconoscenza per il generoso
aiuto dato allora dalla famiglia dell’ing. Passerini, così la nuova sala
porterà il titolo di Cinema Teatro Castellani.
Ufficialmente tale intitolazione data in una serata d’onore
con un meraviglioso spettacolo di sessanta giovani del cast di “Viva la gente!”
di Busto Arsizio. Con entusiasmo questo gruppo notevolmente affermato anche in
una riuscitissima tourné tenuta la scorsa estate in Italia, sarà tra noir
portando, in un nuovo spettacolo, un
messaggio di amore che i giovani migliori sentono esplodere in loro e vogliono
comunicare con impegno e gioia.
Tutti sono invitati allo spettacolo di “Viva la gente!” che
si terrà nella sala Cine-Teatro Castellani sabato 12 dicembre alle ore 21.
12 dicembre 1970
Egregi Signori e Signore,
il mio
saluto e ringraziamento per aver accolto il nostro invito alla serata che
questo magnifico coro “Viva la gente!” di Busto Arsizio ci ha voluto offrire e
far gustare nel profondo dell’anima.
Se loro si chiamato “Viva la gente!” noi gridiamo di cuore:
“Viva la gente di Busto Arsizio!”.
Però alla lieta riunione di questa sera noi abbiamo voluto
unire un’altra intenzione particolare: quella di dedicare la sala del nostro
Cinema Teatro alla memoria di una persona che ha beneficato quest’opera
parrocchiale, vero centro di tutte le attività giovanili di Azzate e dintorni.
Questa persona è la contessa Elena Benizzi Castellani che ha
chiuso la sua vita laboriosa il 2 novembre ultimo scorso.
Nel 1944, l’anno più duro dell’ultima guerra, raccogliendo
sassi dalle cavedagne dei campi e dai dossi del monte S. Quirico, con poco
cemento e molta cattiva sabbia, siamo riusciti ad apprestare con i nostri
ragazzi la prima sala dell’Oratorio, in funzione fino a due anni fa.
Il prof. Angelo Comolli di Milano, qui sfollato perché aveva
la casa, nel dolore profondo per la perdita del caro nipote Bruno Passerini
faceva una cospicua offerta per il nuovo costruendo Oratorio e noi preti e
fabbriceria nel 1954 abbiamo ricordato il patriota fucilato dai Tedeschi nella
targa marmorea ancora murata nella cappella-salone Passerini.
Anche per questa nuova realizzazione ci è sembrato giusto
ricordare il nome della nuova benefattrice dedicandole una targa artistica di
bronzo murata nell’atrio del Cinema. Il nome della contessa Castellani ricorderà a tutti noi che
l’abbiamo conosciuta “la donna di alti sentimenti religiosi, civili e
patriottici e signora buona e benefica di quanti la rimpiangono ancora oggi”.
La sua memoria sarà
perenne e le famiglie che frequenteranno questa sala avranno sempre un
ricordo riconoscente per la benefattrice che ha sempre amato di amore e di
preferenza la sua Azzate lasciando la Parrocchia custode fedele della sua
tomba.
Il Signore accolga nella sua gloria la sua bella e nobile
anima.
sacerdote Angelo Cremona
( La cappella gentilizia della contessa Castellani è stata
acquistata dalla Parrocchia che potrà utilizzarla per la sepoltura degli
ecclesiastici di Azzate).
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