martedì 6 febbraio 2018

LA PINETA DEL SAN QUIRICO

Era usanza della nobile famiglia Riva, che si era imparentata con la nobile famiglia Bossi, portare i loro ospiti in quella pineta sul colle di San Quirico, che loro chiamavano “il Belvedere”.
In questa fotografia del settembre 1929 vediamo alcuni VIP azzatesi che, favoriti forse dal clima cortese, salirono, per una scampagnata alla torre di San Quirico: loro, alta società, sul punto alto dominanate.
Erano: il cavalier professor Angelo Comolli, la signora Acquadro, la signora De Martini, il conte Benigno Bossi, donna Elisa Borroni sua moglie, la signora Matilde Mazzocchi, donna Angiola Riva-Cottalorda (la padrona di casa), la contessa Cattaneo, la signora Mariuccia Comolli, il signor Carlo Olivieri, il generale conte Avogadro di Collobiano, il nobile Luigi Bossi.




Il nostro racconto inizia con quanto l’Ora pubblicava il 31 agosto 1932 a proposito di “Villeggiature inedite, guida turistica di Azzate degli anni ‘30”.
“In agosto bisogna andare in villeggiatura. E’ canone fondamentale del codice estivo milanese. Bisogna assolutamente andare dove vuoi: al mare, al lago, in riviera, in collina, ai monti … E’ una abitudine antichissima e insopprimibile. Il milanese va in villeggiatura come se prendesse un gelato o se fumasse una sigaretta. E guai a dover farne a meno!
Stabilito quindi che bisogna andare, il buon ambrosiano chiede a se stesso: “Dove vado?” E tastando il portafoglio si accorge che non può andare tanto lontano.
E allora decide di recarsi in Brianza, nella pittoresca regione dei laghi o nel verdissimo e ridente Varesotto, il grande e arioso polmone attraverso il quale la turbinosa e fumosa Milano respira un po’ dell’aria balsamica che soffia dalle Alpi.
Anch’io sono andato il villeggiatura.
Ho scelto un posticino tranquillo in collina, un paesino inedito, posto in un angolo dolce, quieto, tranquillo e ancora sconosciuto alle guide e agli annuari turistici.
E sono venuto ad Azzate.
Azzate è un paesino del Varesotto piccolo, da parlarne a bassa voce, senza aprire il sacco degli aggettivi sonanti. Ci si va da Varese con tram elettrico ed è una passeggiata in campagna che ne vale la pena.
Qui non ho trovato nulla di tutto ciò che ci tormenta in città: niente grammofoni, niente radio di notte, che in  campagna in tutto quel silenzio sembrano voci d’oltretomba.
Qui tutto è pace nel folgorante sole, tutta è verde la discesa dei campi all’intorno e silenzio. E se mi affaccio dalla finestra della villa, ecco nell’alto, contro il cielo azzurro, il campanile della bella Chiesa di Azzate che si stacca rossa, con la sua guglia che domina la pianura.
Più su in alto, a sinistra, s’innalza dominatrice la Torre votiva di S. Quirico, meta di tutte le passeggiate e ritrovo di tutti i villeggianti.
Chi viene ad Azzate deve andare alla Pineta di S. Quirico.
Nessun forestiero va via senza esser salito sulla Torre famosa! Si viene qui a villeggiare e dopo due o tre giorni ti invitano alla Pineta! E tu ci vai e rimani incantato! Ma per andarci occorre un invito speciale essendo la Pineta con la sua Torre proprietà riservata della nobile famiglia Riva.
E l’invito te lo procura sempre il conte Benigno Bossi, un gran signore del luogo.
Il conte Bossi è un bell’ometto, dallo sguardo furbacchiotto, e impenitente ammiratore delle belle donne[1].
Ve lo presento coi suoi capelli bianchi, sempre arzillo e sempre pronto col suo inchino aristocratico. Egli mi ha portato oggi il permesso speciale per la Torre con un perentorio invito a colazione in Pineta.
E ci sono andato”.
Qui finisce la breve descrizione dell’ignoto autore che è stata pubblicata sul gAzzatino della Valbossa n.192 del 2001 - anno XVIII – e segnalata alla redazione del mensile dal geometra Emilio Bernasconi di Azzate che la aveva messa a disposizione traendola da un ritaglio di giornale conservato in Casa Cottalorda. Peccato che non si sia potuto ritrovare la seconda parte di questo racconto che, senz’altro, ci avrebbe riservato altre sorprese!



[1] Aveva sposato Elisa Borroni, ballerina di spettacolo, contro il volere della famiglia e questo gli costò caro perché fu emarginato.

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