venerdì 17 aprile 2015

IL NOTAIO FRANCESCO ALCIATI


Gli Alciati non sono originari di Azzate ma un certo Pietro Alciati, cavaliere milanese, marito di Maria Ghilini, è detto originario del castello di Azzate.
Dello stesso parere sembra anche il Bongiovanni che, parlando della Val Bossa, dice: “… E Val Bossa chiamavasi il territorio adiacente ad Azzate perché da tempi remotissimi (dal X secolo) dato in feudo alla famiglia Bossi, una delle più nobili di Milano, dell’Ordine dei Capitani, che diede poi una lunga serie di uomini di Chiesa, (quali due arcivescovi di Milano: S. Benigno e S. Ansperto[1]), di magistrati e di uomini d’arme. L’antico castello fu assestato in sontuoso palazzo, chiamato castello di Collobiano, appartenente prima agli Alciati e poi acquistato da Maria Cristina di Sardegna, vedova di Carlo Felice, re di Sardegna”.1
Dal predetto Pietro Alciati nacque nell’ottobre 1466 Lucrezia che, all’età di 19 anni, si fece accompagnare dal vescovo di Como, monsignor Branda Castiglioni, e da Gian Giacomo Trivulzio a Santa Maria del Monte2.
Dell’importanza di Lucrezia Alciati ci parla Raffaele Ganna3 che dice: “La fondazione del Sacro Monte sopra Varese non fu finanziata dai duchi di Milano, ma quasi certamente dalle monache che poterono concretizzare tale aspirazione in seguito all’ingresso in monastero di Lucrezia Alciati. Grazie a quest’ultima fu possibile risollevare le sorti economiche di Santa Maria del Monte e proseguire il programma spirituale e artistico inaugurato dalla prima superiora del monastero, Caterina da Pallanza. Il Sevesi riferisce che il 2 luglio 1488 Lucrezia si professò alla presenza di undici monache coriste e davanti all’allora priora del monastero, suor Benedetta Biumi, succeduta alla Morigi nel 1478.4 Il Tettamanti scrive che la monaca, prima della professione,  stese un testamento in cui istituì erede universale di tutti i suoi beni il monastero e promise la costruzione di una cappella dedicata all’Annunciata. Nel 1519, in seguito alla morte di suor Benedetta Biumi, Lucrezia Alciati venne eletta priora del Monastero. Il testamento, datato 26 giugno 1488 e rogato dal notaio Cristoforo da Velate, risulta estremamente importante, poiché fornisce informazioni utili a confermare il ruolo dell’Alciati come committente di opere d’arte e quello delle monache come soggetti per nulla marginali nelle scelte artistiche”.
Infine il dottor Francesco Alciati, notaio e causidico, rogò molti istrumenti per conto del conte Giulio Cesare Bossi del Castello di Azzate e ne possediamo l’elenco.



LETTERA DEL CONTE GIULIO CESARE BOSSI ALL’ABATE CARLO FRASCONI



Stimatissimo D. Carlo[2],
                                     ricevetti la stimatissima sua sabato tardi; onde non potei risponderle tosto perché avevo delle visite. In oggi ho il contento di ragguagliarla come per fine si sono spiegati anche a me i progetti consaputi, quali nella loro sostanza sono a norma del concertato quando V.S. era qui, toltone alcune parole mutate, quello però che ha variato si è come ne scrivo al dottor Alciati il capitolo de debiti, dopo del lodo[3] Canarisi, dove il Sig. Conte avoca l'arbitrio di riconoscere la natura de debiti stessi per averne quella considerazione, che stimerà d'equità; non posso in carta spiegarle le cose occorse per la sottoscrizione de suddetti progetti perché ci vorrebbe un quinterno di carta; basta domenica si è sottoscritto; ma per ora non posso mandarglieli perché non li ho potuti avere; verrà il Signor Conte Canefio a Milano per ridurli a istrumento. V.S. mi favorirà come mio Procuratore e il dottor Alciati per la distesa e rogito dell'
....



P.S. Sono impaziente di sentire come sia andata la venuta del massaro di Casa Porta, per la cenere e se le sia riuscito favorirmi, per quanto le ho fatto scrivere dall'Isella mentre io era occupata[4].
Caro Frascone mille scuse a tanti incomodi, le accludo lettera per l'Alciati perché gliela faccia tenere già che il corriere non volle andare in due luoghi. Sono di nuovo.


Il 21 agosto 1752 il notaio Francesco Alciati roga l’istrumento di emancipazione del conte Claudio Luigi Bossi da parte di suo padre conte Giulio Cesare[5].

DOCUMENTO N. 234

Il molto reverendo prete d. Carlo Frasconi, come procuratore specialmente costituito dall’illustrissimo signor sergente maggiore conte d. Luigi Bossi, come da procura da inserirsi nella presente.

1760
Per tenore della presente, che dovrà valere come pubblico e giurato istrumento l’illustrissimo signor sergente maggiore conte d. Luigi Bossi, figlio emancipato dell’illustrissimo signor conte d. Giulio Cesare, come da istrumento di emancipazione rogato dal dottor Francesco Alciati il 21 agosto 1752 al quale volontariamente ed in ogni altro miglior modo ha fatto, e fa vendita, e dato a proprio libero, e come meglio all’illustrissimo signor marchese d. Gio. Antonio Parravicini figlio del fu illustrissimo marchese d. Carlo, altre volte Regio Auditore generale degli Eserciti di questo Stato di Milano, presente, e che accetta per sé, e suoi, e per chi e che fa le suddette ed infrascritte cose, quanto faccia di bisogno in presenza e col consenso dell’illustrissima signora marchesa d. Angiola Landriani di lui madre, come tutrice e curatrice parimenti presente, e che le dà e presta ogni opportuno consenso ed autorità nominativamente di tutta la possessione e beni siti nel luogo e territorio di Pasquaro Seveso, cura di Greco, pieve di Bruzzano, chiamati il Molinetto e Molinazzo consistenti in casa civile, caseggiati del fittabile, caseggiato del fornasaro con una fornace, prati e campagne avvitate di pertiche circa 480 come in fatti sono con ragione d’acqua della roggia detta l’Acqua Longa come il solito e sotto le rispettive notorie coerenze, i quali beni al presente sono tenuti in affitto da Giuseppe Oriani, ed in parte da Antonio Maria Boschetti fornasaro, come dalle rispettive investiture, essi detenevano detti beni più diffusamente nel suaccennato istrumento da farsi in seguito della presente scrittura.
Parimenti di tutte le scorte tanto vive quanto morte attualmente esistenti come da consegna.
Parimenti d’ogni e qualunque ragione del conte Luigi Bossi.
E ciò per il prezzo di lire 100 imperiali per ciaschedune lire 3 soldi 6 e denari 3 di cavata dei medesimi beni già dalle parti liquidata, e accordata, come da nota esistente presso le medesime parti vicendevolmente sottoscritte.
E ciò con le dovute e solenni tenore, cessione delle ragioni, ed azioni, traslazione di dominio, e possesso, solenne e speciale costituito, costituzione di mezzo, e procuratorie in cosa propria, posizione di luogo, ragione, e stato e con promessa ed obbligo di mantenere e difendere in forma comune e di ragione.
E sotto i patti infrascritti e cioè:
1. sarà lecito al detto compratore di pagare il prezzo in tanti zecchini gigliati di giusto peso in regola di lire 14 e soldi 15 per ciascuno.
2. Sarà obbligato il compratore all’interesse del prezzo, quanto sia dalla festa di S. Martino prossimo avvenire in avanti nella suddetta regola di lire 3 soldi 6 denari 3 per cento, nel quale giorno di S. Martino prossimo esso compratore entrerà al godimento dei fitti e frutti.
3. Ogni e qualunque carico decorso e da decorrere sino alla detta festa di S. Martino prossimo si dovrà pagare dal venditore.
4. In acconto del suddetto prezzo dovrà il compratore pagare all’illustrissimo conte d. Antonio Longhi lire 12.000 di capitale con l’interesse decorso e da decorrere sino al giorno del pagamento in regola del 4%, secondo la liquidazione del suddetto interesse, che si farà tra il venditore ed il suddetto conte Longhi creditore della detta partita (anche come curatore dell’illustrissimo d: Giuseppe Longhi di lui fratello) per istrumento 11 febbraio 1726 rogato dal fu notaio Giulio Tomaso Rossone, e si dovrà dal detto venditore abbuonare al detto compratore sopra il prezzo del predetto contratto la somma che avrà pagata al detto conte Longhi coll’interesse di lire 36.3 sino alla suddette festa di S. Martino prossima avvenire; con la facoltà ancora al medesimo compratore della sub ingressione in luogo, ragione e stato del detto conte Longhi.
5. Per le cauzioni del presente contratto a favore del compratore, come pure per il successivo pagamento del prezzo, gride provvisionali, e per qualunque altro vincolo di fedecommesso, a cui fossero soggetti i detti beni, e finalmente per ogni altro emergente, che occorresse nell’esecuzione e per l’esecuzione del presente contratto staranno le parti a quanto in appresso sarà conciliato tra i rispettivi loro causidici, cioè tra il dottor e consulto collegiato Carlo Antonio Bononarroni per la parte del compratore, ed il dottor Francesco Alciati per quella del venditore.
6. promettono frattanto le dette parti sotto obbligo delle loro rispettive persone e beni presenti e futuri, e rispetto al detto compratore sotto obbligo ancora e speciale ipoteca dei riferiti beni del presente contratto, di attendere, osservare e adempiere quanto sopra e di indurre la presente a pubblico istrumento, e ciò rimossa ogni eccezione sotto refezione e per fede.


Minuta di cui il signor Abate Carlo Frasconi si potrà valere per la stipulazione della vendita dei miei beni al Molinazzo a favore dell’illustrissimo marchese Antonio Parravicini per il prezzo, patti e condizioni ed obblighi che piaceranno al medesimo Abate Frasconi.
F.to conte Luigi Bossi anche come procuratore generale del conte Giulio Cesare mio padre.
Segue: autentica di Giuseppe Viani Beltramini pubblico notaio di Milano della firma di Luigi Bossi.





[1] Ansperto Bossi non fu mai proclamato santo.
1 BONGIOVANNI GIANNNETTO – RIUDIRE MARIO, Varese e la sua provincia, 1931 – IX,
   Tra Varese e Gallarate, pag.   384.
2 E. MOTTA, Dalla storia del Sacro Monte sopra Varese. Documenti milanesi inediti del XV
   secolo, in “Bollettino della Società Storica Comense”, IV, 1, 1884, pp.12-13.
 3La Santa Città di Gerusalemme e la Chiesa dell’Annunciata al Sacro Monte di Varese”, estratto
   da TRACCE, Anno XX, n. 36, marzo-aprile 2000.
4 P.M. SEVESI, Le origini del Monastero Ambrosiano di S. Maria sopra il Monte e il Beato
   Bernardino Caimi da Milano con appendice il casato e la patria della Beata Giuliania, Firenze,
   1929, pag. 11.
[2] Prete abate Carlo Frasconi.
[3] Nel linguaggio giuridico la decisione degli arbitri.
[4] Questo fa supporre che la scrivente sia una donna, forse la vedova del conte Giulio Cesare Bossi.
[5] Vedi documento n. 234.

Nessun commento:

Posta un commento